Note dell'Autore: sono due anni che non pubblico °-° e non in senso figurativo... questa è un po' vecchia, ma non avevo voglia di tenerla a marcire nel pc XD
risale al periodo in cui era uscita la puntata di Sanji sull'isola dei... quelli. Si. Avete presente. Volevo rendergli un po' di giustizia
Dedicata a Rowena °3° a cui, anche se non capisco proprio il perchè, piace Sanji XD
Invece, se dovete dare la colpa a qualcuno per il mio ritorno, datela a Little Snorky. è tutta colpa sua! XD
Infine: io, purtroppo, non possiedo nessuno dei personaggi di questa storia. è tutto di Oda, e lo invidio un sacco per questo!
Gli girava la testa: quella sera avevano festeggiato, anche se non si
ricordava esattamente cosa. Ma, probabilmente, era per il fatto che
ogni sera c'era qualcosa per cui festeggiare.
Quella prima avevano brindato a Zoro e alla sua prima notte
completamente insonne da che lo conoscevano.
Quella prima ancora a Nami e i suoi primi cento Berry dati in
beneficenza.
Oggi sicuramente a qualcosa di simile, ma non era sicuro di cosa fosse.
Sbuffò una nuvoletta di fumo: sicuramente non era il suo
primo giorno di astinenza da sigarette. Quello se lo sarebbe ricordato.
Nami camminava di fianco a lui, le guance arrossate e il passo incerto.
Per un secondo una serie di pensieri poco raccomandabili cercarono di
sfondare la barriera delle buone maniere, ma non ci riuscirono.
Sanji fissò con astio lo spadaccino che camminava davanti a
loro. Innumerevoli bottiglie e nemmeno un segno di cedimento.
Ma se era per questo, nemmeno lui barcollava. Il trucco non era reggere
bene l'alcool, ma essere dannatamente bravi a fare finta di essere
sobri.
Non era proprio un campione, ma nemmeno l'ultimo degli stronzi. Bastava
camminare dritto e non dire cose troppo strane; serviva solo un po' di
concentrazione.
Gli venne in mente una frase che aveva sentito da uno dei cuochi del
Baratie, particolarmente dedito alla bottiglia.
“Non sei totalmente ubriaco, finché riesci a stare
sdraiato sul pavimento senza dovertici aggrappare.”
Forse ora capiva cosa intendesse dire.
Respirare a fondo e sentire il cervello far presa sui pensieri, solo
allora si poteva parlare.
Niente frasi su quanto la navigatrice fosse carina quando era brilla,
almeno non ad alta voce.
Dopo qualche secondo Zoro si fermò e si guardò
intorno e, dopo essersi sincerato che gli unici nelle vicinanze fossero
il cuoco, idiota, e la navigatrice, strega, annunciò, quasi
solennemente:
- Prendo una scorciatoia. – poi si infilò a tutta
velocità in una via laterale.
Sanji sgranò gli occhi, realizzando che, forse, tutte quelle
bottiglie qualche segno lo avevano lasciato.
Nami alzò un braccio e aprì la bocca per
richiamarlo, ma sbuffando, rinunciò. Era troppo stanca per
preoccuparsi: In un modo o nell’altro, il cretino se la
sarebbe cavata.
Ricominciò a camminare, cercando di concentrarsi
sull’atto di mettere un piede davanti all’altro.
Lei reggeva l’alcol divinamente, ma quella sera il
suo fisico doveva essersene dimenticato. La testa le girava, quasi il
suo cervello non riuscisse a stare dietro ai suoi occhi, per non
parlare del sonno.
Improvvisamente andò a sbattere contro la schiena di Sanji,
che si era bloccato nel mezzo della via.
La cosa non fece decisamente bene al suo senso
dell’equilibrio; fu come se qualcuno avesse dato una bella
spinta al suo mappamondo mentale e lo avesse fatto ruotare di
trecentosessanta gradi.
Non appena fu sicura di poter aprire gli occhi senza vomitare sulla
camicia del suo compagno, si azzardò a sbirciare cosa stesse
succedendo.
Davanti a loro, a pochi metri di distanza, c’erano quattro
persone. Due di loro avevano una spada, uno un fucile e il quarto un
grosso bastone.
Il che significava che, di lì a qualche secondo, la nottata
si sarebbe chiusa in bellezza.
- L’oste ci aveva detto che quel sedativo avrebbe stroncato
anche un rinoceronte, com’è che questi se ne vanno
in giro come se niente fosse? – disse uno dei quattro, che
sembrava l’incrocio tra una rana pescatrice e un orango, e
probabilmente aveva preso i geni peggiori da entrambe le specie.
Cacciatori di taglie.
Ora Sanji capiva perché Zoro avesse fatto
quell’uscita di scena così poco naturale.
Probabilmente aveva pensato che i cacciatori avrebbero seguito lui,
dato che aveva la taglia più alta.
- Il bastardo deve averci fregato, ma poco importa. A noi è
toccata la preda facile.
Quindi, qualcuno lo aveva effettivamente seguito. Poveri loro.
Nami si mise una mano sulla fronte, come diavolo avevano fatto a farsi
drogare? Chopper avrebbe dovuto sentire l’odore del narcotico
a chilometri di distanza. Poi si ricordò che il piatto
tipico di quel posto era il curry: le spezie probabilmente avevano
messo al tappeto l’olfatto del piccolo dottore.
Non che fosse una buona scusa, si erano fatti fregare come se fossero
stati dei novellini, ma per lo meno spiegava il perché si
sentisse così male. D’un tratto, come se il suo
corpo avesse preso coscienza della situazione, le sue gambe divennero
molli e il suo cervello chiuse i battenti.
Sanji riuscì appena in tempo ad evitare che cadesse, poi la
adagiò a terra con gentilezza, calcolando ogni singolo
movimento.
La testa aveva cominciato a girargli più forte, ma non aveva
nessuna intenzione di darlo a vedere.
Cercò di concentrarsi su qualcosa che lo mantenesse lucido,
un ragionamento facile da seguire.
No, immagini di donnine nude non facevano sicuramente al caso suo, non
in quel momento almeno, quindi cercò di scacciarle dai suoi
pensieri; optò per la rabbia.
Avevano drogato Nami, i bastardi, e ora lei era sotto la sua
responsabilità.
In realtà li avevano drogati tutti, ma erano futili dettagli.
Rufy era già rientrato alla nave con gli altri e Zoro
probabilmente stava dipingendo di rosso qualche parete, nelle sue
stesse condizioni.
Era solo.
I quattro gli saltarono addosso come un solo uomo, smentendo la
leggenda metropolitana secondo cui i cattivi attaccano uno alla volta,
e il biondo prese un profondo respiro.
Piegati. Trova un appoggio. Equilibrio. Ruota. Colpisci.
L’appagante sensazione della rotazione che si smorzava,
quando il suo piede incontrava il naso o l’orecchio
dell’avversario.
Sanji si fermò, cercando di obbligare la sua visuale a fare
lo stesso.
Sputò la sigaretta e strinse i denti, i quattro cacciatori
stavano cercando di tirarsi in piedi, e questo lui non poteva
permetterlo.
In un’altra situazione si sarebbe preso il suo tempo, magari
un paio di sigarette. Ora però non aveva assolutamente un
minuto da perdere, e, soprattutto, non era dell’umore giusto.
Non che non avessero mai provato ad avvelenarli, succedeva
più spesso di quanto fosse umanamente logico, ma un conto
era provarci, un altro era riuscirci.
Loro ci erano riusciti e questo lo mandava in bestia; o per lo meno
mandava in bestia la parte di lui che non era occupata a cercare di
rimanere stabile.
Inspirò di nuovo a fondo.
Trova la stabilità. Senti il terreno sotto i piedi. Salta.
Atterra. Colpisci.
Fuori uno, due e tre. Il cuoco si girò di scatto, in tempo
per vedere che il quarto si stava avvicinando a Nami, con il fucile
imbracciato.
- Eh no. Proprio per niente. – disse, mentre
spiccava un balzo e atterrava, con meno grazia possibile, sulla schiena
del cacciatore di taglie. Poi, con un calcio lo spedì contro
la parete della casa vicina.
Probabilmente ci mise un po’ più forza di quanta
sarebbe stata necessaria, perché l’uomo
passò direttamente dall’altra parte, lasciando un
buco nel muro che di comico aveva solo la forma.
Qualcuno urlò e le luci delle finestre cominciarono ad
accendersi una dopo l’altra.
Fantastico, pensò Sanji, davvero fantastico.
Scosse la testa, solo per pentirsene qualche secondo dopo. Si
chinò e sollevò Nami, ben attento a non toccare
nulla che non si dovesse toccare: sarebbe stato vergognoso. Comodo,
magari, ma decisamente vergognoso. Drogato o no, aveva dei principi.
Dopo aver velocemente fatto mente locale, cominciò a
correre, concentrandosi su ogni singolo passo. Non era proprio il caso
che gli abitanti si mettessero tra i piedi, non nella situazione
attuale.
Dopo qualche minuto e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, qualche
svolta sbagliata, riuscì a raggiungere la nave.
Sgranò gli occhi, quando vide Zoro che correva nella stessa
direzione.
Aveva macchie rosse sulla maglietta, ma quasi sicuramente non era
sangue suo. Sembrava stare addirittura troppo bene, a parte il leggero
barcollio.
- Hai fatto in fretta… - commentò il
biondo,sospettoso, convinto che qualcosa non tornasse.
L’altro si strinse nelle spalle, cominciando a salire
lentamente la scaletta.
-Mi è bastato andare a nord-est. – disse.
Sanji per poco non lasciò cadere la cartografa.
Nord-est!?
Gli ci volle qualche secondo per capire che, effettivamente, la nave si
trovava a nord-est del punto in cui si erano divisi, e in quel momento
Nami rischiò di nuovo di fare un viaggio in direttissima
verso il terreno.
Cristo, forse avrebbero dovuto drogarlo più spesso.
La mattina dopo, la nave era silenziosissima. Un po’
perché alcuni dei suoi inquilini stavano ancora dormendo e
un po’ perché la restante parte si sentiva come se
qualcuno stesse cercando di aprirgli il cranio con un cuneo.
Si erano dovuti allontanare in fretta e furia, per evitare un altro
attacco.
Sanji si passò una mano sulla fronte, guardando il sole
sorgere su una giornata che sarebbe stata da dimenticare.
- Di un po’, - disse, rivolto allo spadaccino, il cui
colorito era solo vagamente più scuro di quello dei suoi
capelli – dov’è il Nord?
L’altro lo guardò storto, ma, troppo stanco per
replicare, alzò un braccio e indicò il sud.
Sanji si strinse nelle spalle, l’effetto della droga doveva
essere passato, almeno quella era una buona notizia.
Poi fu come se il mondo fosse esploso: Rufy si era svegliato.
Contro ogni logica, il capitano sembrava in ottima forma.
- Sanji! Ho fame! Voglio dei cosciotti fritti!
Il cuoco si prese la testa tra le mani, il mal di testa improvvisamente
ai massimi storici.
Dietro di lui, sentì distintamente qualcuno vomitare oltre
il parapetto.
Dio, pensò, che qualcuno lo droghi…
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