AUTORIPERILGIAPPONE
La telefonata della speranza
Quella mattina Tsubaki si era svegliata con una strana
sensazione. Non era solo strana, era semplicemente brutta, una bruttissima
sensazione le diceva che c’era un qualcosa che non quadrava.
Lo capì subito quando accese la televisione, dopo il
terremoto che aveva fatto tremare il suo
Giappone, lo tsunami era in arrivo.
Compose rapidamente un numero di telefono, quello del suo
migliore amico, che si trovava dal lato opposto del paese, nella zona altamente
a rischio. L’onda si sarebbe abbattuta proprio lì e lei doveva sapere se lui
stava bene, se era lontano, se era al sicuro.
Primo squillo.
Niente.
Secondo squillo.
Niente.
Terzo squillo.
Niente.
Quarto squillo.
Niente.
“Rispondimi, dannazione!” pensò Tsubaki.
Quinto squillo.
«Pronto?» la solita voce calma e tranquilla le rispose al
telefono.
«Shin dove sei? Come stai? L’onda..» chiese allarmata
Tsubaki stringendo forte il telefono.
«L’onda sta arrivando, ma io sono al sicuro.» rispose
Shinichi cercando di tranquillizzare la sua amica.
«Sei sicuro? Io..»
«Sono al sicuro, Tsu, stai tranquilla.»
«No, non sono tranquilla, non lo posso essere se tu sei lì.»
«Non mi accadrà nulla. Sono lontano dalla cittadina…»
«Come mai non ti credo?»
«Perché mi conosci bene, molto bene Tsu. Nessuno mi conosce
come te. Sono in casa, sono all’ultimo piano e dovrebbe andare tutto bene… Devi
stare tranquilla, devi fidarti di me.»
«Shin..» Una lacrima iniziò a scorrere sul viso di Tsubaki
«Io.. Io lo sapevo che non dovevi andartene da qui.. Ma..» Ma Shin aveva
seguito il suo sogno, si era trasferito, lontano dalla sua famiglia, lontano da
tutti i suoi amici e soprattutto lontano da lei. Tsubaki era sempre stata
innamorata di Shinichi, da sempre. Ma proprio quando aveva deciso di
rivelarglielo, lui le aveva detto che sarebbe partito. Così lei aveva deciso di
conservare il suo segreto.
Altra lacrima, altri singhiozzi «Shin io devo.. Devo dirti
delle cose..»
«Dimmi Tsu.. C’è tempo..»
«Dimmi che tornerai da me.» Affermò la ragazza sconvolgendo
e facendo sorridere Shinichi.
«Tornerò da te. Sarei tornato da te in ogni caso.»
«Shin io..» Tsubaki inspirò profondamente anche se le
lacrime continuavano a scendere. «Non ti ho mai detto..» Altro singhiozzo.
«Io non ti ho mai detto che ti amo. Ti amo Tsubaki. Ti ho
sempre amata. Da sempre e per sempre.»
«Shin.. Cosa?» La ragazza era semplicemente sconvolta dalle
parole del ragazzo.
«Tsu, so quello che volevi chiedermi la sera prima della mia
partenza. E se mai dovessi tornare, e credimi tornerò, voglio abbracciarti,
voglio baciarti, voglio sussurrarti che ti amo e che ti amerò per sempre.»
«Shin..» Le lacrime continuarono a scendere dagli occhi
della ragazza, inarrestabili, incontenibili, irrefrenabili. Le immagini in
televisione indicavano solo una cosa: l’onda stava arrivando. «Ti amo Shinichi.
Ti amo e ti aspetterò. Torna da me. Ti prego, torna.»
«Tsubaki, devo andare ora. Ci siamo. Sta arrivando. Ti amo.»
La comunicazione si interruppe e Tsubaki continuò a piangere
davanti alle immagini di devastazione e terrore che scorrevano veloci in
televisione. L’onda era arrivata e trascinava via con sé ogni cosa. La ragazza
cercava di capire se quella zona, quel posto preciso, era quello di Shinichi.
Ma non riconobbe nulla. Quello che vedeva sullo schermo era solo puro terrore.
Tsubaki si fece forza, chiuse gli occhi e pregò che Shinichi tornasse da lei.
Settimane dopo la devastazione, la morte, il senso di vuoto
e il dolore attraversavano il Giappone. La speranza però non aveva mai
abbandonato Tsubaki, quasi mai. Ma il destino aveva scelto per lei e proprio
quando meno se l’aspettava Shinichi tornò a casa. Tornò da lei, dalla sua Tsubaki e l’abbracciò, la baciò per
la prima volta, le disse che l’amava e che era solo grazie a lei che era
riuscito a sopravvivere all’onda. Grazie alla speranza che lei gli aveva infuso
solo attraverso una telefonata.
E finalmente, dopo parecchi giorni, Tsubaki pianse lacrime
di gioia tra le braccia di Shinichi.
***
Piccolo spazio di E.
Buon pomeriggio e
benvenutissimi o ben trovati a tutti, come sempre dipende ogni volta
dei punti di vista. Ho scritto questa One Shot, mi è venuto
naturale scrivere questa sottospecie di raccontino, per l'iniziativa Autori per il Giappone.
(E più precisamente, questo racconto lo trovate in questa pagina specifica.) Da quel maledetto venerdì, l'11 di Marzo per essere ben precisi, moltissime cose sono cambiate in
Giappone, io, essendo una persona totalmente romantica e non so per
quale motivo tendente allo stupido, ci voglio vedere un briciolo di
speranza anche lì. Mi piace vedere, o meglio cercare di vedere
il lato buono delle cose anche dove non ce n'è nemmeno un po'. Ma io voglio che
ci sia, proprio lì, in Giappone, voglio che ci sia la speranza e voglio che ce ne sia tanta.
Spero che le cose possano solo migliorare. La speranza è sempre l'ultima a morire, giusto?
Un abbraccio e a presto!
E.
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