-Nostalgica-
« Anche tu hai nostalgia di
casa? », mi domandò sottovoce per non svegliare
gli altri nostri amici.
- Timeline: Capitolo 86 -
[ SPOILER!
- Akira x Rion (implicita)]
FanFiction partecipante alla Challenge "The COW-T - Sesta settimana"
indetta su maridichallenge
-Titolo:
Nostalgica
-Autore:
XShade-Shinra
-Manga:
Cage of Eden (Eden
no Ori)
-Pairing:
Akira x Rion (implicita)
-Genere:
Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
-Rating:
Verde
-Warning: E
se..., PESANTISSIMI
SPOILER!
-Capitoli:
One-Shot
-Prompt:
Nostalgia
-Disclaimer:
Tutti i personaggi
di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono
esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati.
Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono
proprietà dei relativi autori; questa storia è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento.
-Note:
Poiché da qualche settimana siamo arrivati al capitolo 100
di questo bellissimo manga ed è anche uscito il
manga in lingua italiana, cosa può fermarmi dallo scriverci
su una FF? XD
Ambientata nel capitolo 86 (non è stato ancora tradotto in
data odierna, neppure dai fansubber inglesi), racconta di un "E se..."
a cominciare dalle condizioni atmosferiche (nal manga la scena
è più luminosa).
All'interno della FF ci sono pesantissimi spoiler su parti abbastanza
importanti. Lettore avvisato...
Ultima nota: ho tolto volutamente i vari suffissi onorifici,
così il testo risulta essere più
leggero.
Vi auguro buona lettura. ^^
- Nostalgica -
La notte senza luna era talmente buia che, se non fosse stato per le
stelle, saremmo stati immersi in un nero talmente denso e cupo da
sembrare solido. In quel luogo non c’erano nemmeno quelle
strane lucciole a dare un effimero bagliore tra i lunghi ciuffi
d’erba. C’era solo il nero, attorno e dentro di
noi.
« Zaji… », sussurrai appena,
sentendo il sapore salato delle mie stesse lacrime mute umettarmi le
labbra.
Se non fosse stato per colpa mia, Zaji sarebbe ancora vivo. Era andato
a cercare Oomori, rapita da quel Gigantopiteco che ci aveva attaccate
assieme cogliendoci alla sprovvista, e lui si era sacrificato per la
sua amata, anche se non lo corrispondeva. Se solo non fossi stata
così debole, avrei potuto salvare Oomori da sola e
strapparla alle grinfie di quello scimmione prima che la trascinasse
nella giungla a fare da preda al suo piccolo. Il senso di colpa mi
stava pian piano mangiando come una tarma lentamente buca il legno,
fino a creare delle piccole voragini.
« Quanto vorrei essere a casa, ora…
», bisbigliai, certa che nessun suono avesse lasciato le mie
labbra, ma mi dovetti ricredere quando sentii la mia mano venir
sfiorata da qualcosa di caldo.
Complice il forte stress emotivo al quale eravamo quotidianamente
sottoposti e l’assenza di luce, ritrassi subito la mano con
un verso di sorpresa, mettendomi a sedere, pronta a fuggire e avvertire
gli altri nostri compagni di un altro – maledetto –
pericolo imminente.
« Rion. » Mi sentii chiamare dalla forte
ma gentile voce di Akira, che aveva il suo giaciglio proprio affianco
al mio. « Tutto bene? » mi domandò
gentile.
Con il dorso dell’altra mano mi asciugai frettolosamente le
lacrime, con il solo risultato di spalmarmele di più sul
viso, ma speravo che, complici le tenebre, il mio amico
d’infanzia non le notasse.
« Sì, grazie, Akira. »,
sussurrai, cercando di fare in modo che la voce traballante non mi
tradisse.
Avevamo parlato anche prima che lui prendesse sonno, e non pensavo che
si svegliasse per un brusio così minimo.
« Ho sentito che piangevi »,
soffiò, facendo sfumare così il mio scudo di
falsa invalicabilità. Sicuramente mi avevano tradito i
singhiozzi di pochi attimi prima.
« Scusa… », risposi.
« Non volevo mostrarmi debole… Non ora…
» “…non davanti a
te”, completai mentalmente quella frase.
Lui era il nostro capo e doveva essere forte, ed io, che gli ero sempre
vicina, lo dovevo essere altrettanto per dargli modo di poter contare
su di me, se mai gli fosse servito un supporto in un momento di
debolezza.
« Anche tu hai nostalgia di casa? », mi
domandò sottovoce per non svegliare gli altri nostri amici.
Dai rumori che sentii subito dopo, ne compresi che si era alzato a
sedere, esattamente come me.
« Sì », ammisi, abbassando la
testa. I capelli mi caddero sul davanti, formando una piccola tenda
come ulteriore difesa contro il mondo esterno e complementare barriera
per non far vedere le mie debolezze da essere umano.
« Anche a me. » Quella risposta fu
così ovvia alle mie orecchie che mi scappò un
sorriso. « Mi mancano i miei videogiochi, la mia famiglia,
perfino i professori e la scuola in generale », aggiunse
Akira.
« Io ho nostalgia delle ore al club di ginnastica
», iniziai ad elencare, « oppure del cibo che
cucinavo o del mio letto comodo, ma soprattutto, mi manca la
tranquillità che solo fino a poche settimane fa mi sembrava
così normale. »
La monotona vita da studenti delle superiori che svolgevamo prima di
quell’incidente aereo al ritorno dalla gita era
così invidiabile che al solo ripensarci le lacrime
iniziarono a scorrere senza nemmeno che me ne accorgessi.
Avevamo una tremenda nostalgia, ma dovevamo essere tutti forti e
superare quei momenti, perché – ne eravamo certi
– saremmo tornati a casa prima o poi. Avremmo abbandonato
quell’isola e tutti i mostri – gli incubi
– che la abitavano, così da tornare a quelle
nostre vite, pur sapendo che nulla sarebbe mai stato come prima, a
causa di quell’esperienza che aveva forgiato ognuno di noi.
Nel corpo...
...nello spirito...
« Rion? » Mi sentii chiamare da
Akira.
« Dimmi », lo invitai piano a continuare.
...e nei legami.
« Se tu non fossi stata qui con noi, sai quale
sarebbe stata la cosa che mi sarebbe mancata di più?
», mi chiese, muovendosi appena. Dal rumore sembrava essere
andato alle mie spalle.
« Le mie ramanzine? », chiesi con un
ghignò malefico a solcarmi la faccia in ricordo
dell’ultima volta che lo aveva sorpreso – assieme
agli altri, s’intende! – a spiare le ragazze che
facevano il bagno.
« Esatto », rispose piano, e mi sentii
circondare la vita dalle sue forti braccia piene di ematomi e
cicatrici. Trattenni il fiato quando mi strinse e poggiò il
mento sulla spalla destra, quella morsa dall’Ambulocetus
durante i nostri primi giorni di permanenza sull’isola.
« Sono contento di essere qui insieme a te, Rion
», disse poggiando la testa contro la mia,
all’altezza della tempia.
« A—Anche io, Akira », balbettai
appena, ricordandomi il suo urlo pieno di coraggio, passione
e… amore.
“Lei è la mia donna!”
« Akira… », lo chiamai piano,
un po’ imbarazzata da quella situazione. « Volevo
dirti che… io… » Ma le dolci parole che
gli volevo dedicare furono stroncate sul nascere da un lieve russare
che mi bloccò di colpo.
Rimasi in silenzio, mentre cercavo di non urlare di rabbia, poi mi
alzai di colpo, facendolo cadere a terra. Ovviamente il mio movimento
non disturbò il suo sonno letargico, in quanto
continuò a dormire della grossa nonostante tutto.
« Che tipo… », borbottai,
guardando il nero dietro di me, dove doveva trovarsi il suo corpo
assopito, con un abbozzo di sorriso.
Senza cambiare la mia espressione, decisi di fare due passi per
sgranchirmi le gambe e andare da qualche parte per dare ascolto a Madre
Natura, approfittando del buio per non dover andare troppo lontano e
quindi svegliare qualcuna perché mi accompagnasse;,in attesa
della luce del giorno che sarebbe apparsa dopo diverse ore e che ci
avrebbe dato la possibilità di proseguire le nostre ricerche
per quanto riguardava il ritrovamento di Eiken e il piccolo gruppo che
era con lui, spariti misteriosamente.
Senza sapere che sarei stata proprio io una delle prime a trovarli, in
un modo per niente piacevole.
§Owari§
XShade-Shinra
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