Eccomi qui con la mia nuova fic.
Sinceramente? È un lavoro scritto di getto, che mi ispira
tremendamente. Ma di cui voglio i vostri pareri, anche solo per queste poche
righe. Se piace continuo. Se no continuo lo stesso. Ma le vostre recensioni mi
aiuterebbero molto.
È un POV (Point Of View)di Ginny, che è difficilissimo
rendere al meglio, ma che mi da soddisfazione. Ovviamente il pairing è il mio
preferito: Harry&Ginny.
Questa potrebbe a buona ragione essere considerata il
seguito di “Semplicemente una promessa…”, l’altra mia fic. Non è necessario
leggerla, ma se lo farete vi calerete di più nella parte.
Credits e ringraziamenti nel secondo capitolo. Purtroppo,
siccome voglio scriverla bene, controllerò bene ogni capitolo e ne posterò uno
ogni sabato, tranne ovviamente questo^^. Mi tornerà più comodo. Sarete avvisati
di ritardi^^
Ora basta, iniziamo. In fondo è solo un’altra storia.
Prologo
A light came from Darkness
POV Ginny
[crawling
in my skin
these wounds they will not heal
fear is how I fall
confusing what is real
Crawling – Linkin Park]
Corro velocemente, fissando le bianche pareti che mi
circondano, cercando un appiglio, un luogo che mi ricordi un particolare.
Nulla da fare, il San Mungo mi ha sempre messa in
soggezione, sin dalla prima volta che ci misi piede. Ricordo ancora il giorno
in cui mamma entrò piangendo in camera nella casa di Sirius, sussultando e
lacrimando parole che assomigliavano a un: “Papà è in ospedale…”.
Era al reparto lesioni magiche, appena morso da Nagini.
Ancora una volta avevi salvato qualcuno.
Arrivo correndo all’ascensore, che aspetto ansiosamente.
Nella mano che stringo convulsamente c’è un foglietto di carta a cui mi
appoggio come un condannato si appoggia alla grazia, come un malato si appoggia
alla panacea.
Perché è questo quello che martorio nella mia mano. Una
medicina dal male che mi sta divorando da tanto, troppo tempo.
Oppure è semplicemente un modo in cui conoscerò meglio
l’inferno.
Anche se è difficile conoscere il reame di Lucifero come lo
conosco io. In questi ultimi tre anni l’ho visitato in lungo e in largo. Se
contassi le ore di pianto non arriverei mai alla fine.
L’ascensore finalmente arriva, io entro e rileggo il pezzo
di carta, leggendo, sviscerandolo fino in fondo. Cercando un qualche
significato secondario che non avevo ancora trovato. E che speravo di non
trovare.
Ma volevo.
Era semplicemente troppo bello per essere vero.
Premo il pulsante numero 4 e l’ascensore comincia a muoversi
lentamente.
Troppo lentamente.
Batto i piedi a terra per l’impazienza, un gesto che mi fa
sorridere.
Sembro una bambina, sembro ancora a scuola, sono appena
quattro anni che è finita, ma sembra sia passata un’eternità.
Tante ferite non hanno ancora avuto il tempo di
rimarginarsi, e tante ancora non lo faranno. Le mie notti sono ancora
tormentate da capelli rossi sorridenti e da visi saccenti.
Ma in particolare da occhi di smeraldo, contornati da un
cielo stellato, testimone di una promessa mai mantenuta.
L’unica che non hai mai mantenuto in vita tua.
Le porte dell’ascensore si aprono, e una figura conosciuta
mi sorride.
“Ciao
Ginny…”
“Luna!”
L’abbraccio.
Luna Lovegood era diventata Medimagus al San Mungo, reparto
lesioni magiche, dove erano ricoverati da anni anche i genitori di Neville.
È scritta di suo pugno la luce che stringo nella mano.
Non ci siamo viste molto ultimamente. Troppi impegni, troppo
diverse.
Troppe ferite comuni, ricordarsele a vicenda con la propria
presenza sarebbe doloroso, troppo.
Mi sciolgo da quell’abbraccio fraterno.
“E’…”
Lei sorride con fare saccente.
“Stanza 36, è una singola. Muoviti.”
Senza nemmeno guardarla prendo a correre lasciando cadere
quella speranza concretizzata. Non potevo vedere Luna che raccoglieva quel
foglietto, lo leggeva e faceva scorrere una lacrima sul viso contornato da
borse, testimonianza di pianti dolorosi.
Tutti soffrono. Lucifero non aveva risparmiato a nessuno il
tour per le sue terre.
“Forse sarebbe stato meglio se non fossi stato trovato.”
Ginny, Harry è vivo, o quasi. È ricoverato al quarto piano
del San Mungo. Mi troverai li se vuoi. A presto
Luna.