Registro di bordo III, voce n.
230293
-Ok, ho acceso. Qui parla Nuage. Oggi mare tranquillo, vento
favorevole, capitano incazzato...
-Ti sto sentendo.
-Volevo dire! Sì, abbiamo incontrato una scialuppa con gli
ultimi scarti. C'era anche una bella...
-Tre donne, due uomini. Ti devo ricordare le regole del registro?
-No capitano! Sì, sono da qualche parte nella stiva e...
-In buone condizioni, alcuni legati, secondo quanto riferisce Cumb.
-Lo stavo per dire!
-Chiudi e accompagnami, razza di...
*
Il capitano non era mai volgare nelle registrazioni, ed il motivo era
ancora ignoto a tutta la sua ciurma. Ovviamente ciò non le
impediva a microfono spento di riprendere a parlare in modo normale.
-Te l'ho detto mille volte che devi essere fottutamente chiaro quando
registri!-, la sua voce bassa e vagamente roca era anche vagamente irritata,
ed il ritmo dei tacchi degli stivali che pestavano
senza pietà il legno del corridoio assomigliava ad una
marcia, e preannunciava già il suo arrivo.
Quando aprì la porta facendola sbattere non
riuscì a non reprimere un ghigno soddisfatto: quei cinque
tizi dovevano aspettarsi un uomo baffuto con l'uncino ed un cappello
vistoso, meglio se con
una benda in più. Dopotutto il cliché sui pirati
era quello...
Riusciva quasi a sentire la loro tensione che si trasformava in
sorpresa quando si mostrò: un bikini striminzito ed una
canottiera sgualcita che coprivano meno del copribile, la carnagione
olivastra
che faceva a pugni con la sua massa di capelli ricci e blu -tinti di
fresco, per il resto-, i tratti del volto fieri e pronti ad analizzarli.
E gli stivali da cowboy. Fece un altro passo avanti solo
perché posassero gli occhi sui suoi costosissimi tesorini.
Davanti a lei si presentava uno spettacolo insolito, una strana insalata di scarti, ma non si
scompose e preferì agire con ordine, partendo dal caso
più grave.
Si avvicinò alla donna al centro, una suora accoccolata a
terra che sembrava star per mettersi a piangere da un momento all'altro.
Lei storse il naso, accucciandosi a terra vicino alla sorella -a gambe
larghe ovviamente, a chi poteva importare?- ed esaminandola con le
labbra carnose contratte.
-Diavolo, sorella! Sei in un mare di sangue.-, commentò
schifata, e la suora emise un gemito intimorito.
-Cretino!-, sibilò al tondo Cumb rimasto vicino alla porta.
Ora capiva perché sembrava restio a dare più
informazioni.
-Ti porto in bagno, ok? Tranquilla, non sono un vampiro.-,
l'aiutò a sollevarsi e controllò che non avesse
macchiato il pavimento -peccato, Cumb si sarebbe divertito un po'-.
Era meglio guidarla di persona fino ad uno dei tanti bagni privati
sulla sua nave e fornirle in necessario -o sarebbe potuta rimanere
lì come una cretina, dopotutto, una che restava in astinenza
a vita...
Una delle cose che odiava di più delle prigioniere era il
loro piangere. Perenne. Le erano riconoscenti? Piangevano! Erano
spaventate? Traumatizzate? Devastate? Piangevano!
E quella era una suora, per il resto. L'avrebbe ricordata nelle sue
preghiere per un bel po', che schifo...
-Grazie, grazie...-, ripeteva come un mantra la sorella, la vocina
rotta e commossa. Nemmeno le avesse salvato la vita...
-Di nulla, ti capisco.-, la rabbonì lei guidandola dagli
altri.
No, in realtà non la capiva, non poteva farlo da un bel po'
di tempo ormai.
Nuage se ne era andato da un pezzo, tornando a quel benedetto timone, e
Cumb era ancora appoggiato alla parete con il viso pieno contratto in
un'espressione seriosa che non avrebbe convinto
nemmeno un bambino scemo, ma non aveva tempo da perdere. Fece sedere la
sorella ed esaminò i suoi compagni di sventura.
Le altre due donne tremavano, ma sembravano avere i nervi
più saldi della suora -che aveva iniziato a tirare su con il
naso. Corsetti crinoline, fiocchi malridotti... erano deliziosamente
vintage.
Sembravano due signorine di buona famiglia terribilmente spaventate, e
dalla foggia degli abiti riconobbe il probabile paese di provenienza,
Alba.
Si chinò su di loro in un tintinnio di orecchini solo per
prendere un respiro profondo, ruggire -WRAARGH!- grattando la gola e
gustarsi i loro gridolini terrorizzati , ridendo.
Passò all'uomo vicino: capelli brizzolati, calvizie
incipiente, panciotto lercio con i bottoni in pericolo... bottoni di
Sehnsucht, altro che. Pure quel vecchio era un riccone.
la sua smorfia disgustata si trasformò in un sorriso
sorpreso quando concentrò la sua attenzione sull'ultimo
giovane uomo.
Il suo sguardo scivolò dai capelli biondi alla camicia
aperta, dalle collane vistose alle cicatrici che gli serpeggiavano sul
corpo, dal piercing all'ombelico -ma il suo era meglio- alle due fondine
assicurate ai jeans. E gli stivali. I suoi stessi stivali da cowboy
-identici.
-Siamo un po' tamarri, vero?-, gli chiese fissando con insistenza
quelle piccole e deliziose sfere metalliche ancorate alla delicata
pelle dell'ombelico, trapassato da una sottile sbarretta metallica.
Il buongusto si stava ufficialmente togliendo la vita sul ponte.
Lui non rispose, alzando gli occhi inespressivi per farli scorrere
pigramente sul capitano. Si, lo sapeva già, era stupenda.
-Almeno i miei capelli sono naturali.-, rispose ironico, l'espressione
sempre da pesce lesso.
Cumb ridacchiò piano da dietro, ma lei lo ignorò,
preferendo far cozzare i tacchi dei suoi stivali contro quelli del biondo depresso.
-Come ti chiami, tesorino?-, gli chiese facendo cenno al suo mozzo di
accompagnare i prigionieri sul ponte.
-Kim Daffodil.-, rispose lui senza mutare tono dopo quasi due minuti
buoni, come fosse parsimonioso di parole.
-Ma tu guarda, come la mia nave.-
-Merisol.-, la voce stentorea di Sode risuonò per
tutta la nave, e raggiunse quella stanza grazie agli altoparlanti in
corridoio.
-Abbiamo un problema. Tentacoli.-, spiegò -anzi no, non
spiegò un bel niente- con assoluta calma.
Voglio che questa
storia sia satirica. E trash -oh, sì, un mucchio. Ci ho
messo un po' ad elaborarla perché ho voluto fare un lavoro
di documentazione piuttosto lungo per "creare" la nuova Terra.
E' anche il mio primo esperimento di bizarro fiction (link a
Wikipedia). I capitoli saranno più lunghi di
questo -che funge solo da introduzione- e non ho idea di quando li
posterò D:
Ma continuerò questa storia, promesso. Il titolo
è una diretta citazione da Laurence Sterne, che secondo me
era un genio. Ecco, vorrei scrivere una storia un po' così.
Già il titolo è una presa per
i fondelli in sé x° L'ideologia di Merisol non
rispecchia la mia, vorrei sottolinearlo. Ma mi serve una protagonista
scostumata :)
Lei non è un vampiro, io non sono un lupo mannaro: se
lasciate un commento/suggerimento/critica verranno apprezzati e non vi
morderò :3
Nyappy
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