Erano
esattamente le 2.35 quando
guardai per l'ultima volta l'orologio del BB, dopo di che il tempo
divenne come nebbia. Stavo davanti al bancone del bar dell'albergo
con in mano il mio sesto....no settimo drink della serata e vidi
Shannon ordinarmi l'ottavo. Sentivo che avrei perso ben presto ogni
tipo di inibizione ma chi cazzo se ne fregava? Posso fare tutto
ciò
che voglio in questa fottuta vita!
Abbracciai
Tim per l'ennesima volta; mi
importava davvero della sua partenza? Esattamente come poteva
importarmi di veder volar via l'uccellino sul davanzale della mia
finestra, certo mi ha tenuto compagnia finchè c'era ma non
ne
sentirò la mancanza. Non come ho sentito la mancanza
dell'altro, lui che andandosene aveva brutalmente strappato ogni mia
speranza di amare qualcuno. Ma non era il momento di pensare a
quelle cose tristi, la biondina accanto a me sorrideva in modo
così
sexy.
“Buon
anno anche a te!” dissi
abbracciandola affettuosamente. Non l'avrei mai fatto da sobrio ma
lei ci sarebbe stata comunque, come tutte le altre.
“ehi
jay! Andiamo al Parigi mi hanno
detto che fanno quello spettacolo stile Moulin Rouge!”
comparve
Shan alle mie spalle, eccitato e saltellante come un bambino la
mattina di natale.
Guardai
la biondina che mi mangiava con
gli occhi,mi voleva scopare glielo leggevo in faccia, ma pensandoci
bene non era proprio ciò che mi andava quella sera.
“ok
andiamo” dissi e mi allontanai
salutando la bionda con un cenno della mano. Sentivo le gambe non
troppo salde per terra ma continuai facendo finta di nulla.
Shan
e Tomo davanti a me ridevano come
matti ed io volevo ridere con loro ma non appena mettemmo piede fuori
dall'albergo i giornalisti ci assalirono, e non potevo certo
permettere che quei fottuti curiosi mi facessero delle foto di merda,
per poi sbatterle sulle loro riviste con qualche scritta oscena. Ma
ho forse una reputazione tale da essere difesa? no. Perciò
decisi di fregarmene, afferrai la birra di tomo, diedi un grosso
sorso e ridendo come un deficiente uscii dall'edificio quasi
barcollando. Non pensai proprio a nulla in quel momento, se non a
raggiungere l'auto e rotolarci letteralmente dentro.
“ehi
ladro del cazzo ridammi la mia
birra!” disse Tomo ridendo e strappandomi la bottiglia dalla
mano.
“no,
che cazzo, io voglio andare a
piedi!” dissi all'improvviso guardando le persone in
movimento sul
marciapiedi, cosa cristo ci facevo in quell'auto? Era fuori il
divertimento!
“ma
dove cazzo vai Jay?!” mi gridò
mio fratello mentre aprivo la portiera dell'auto e mi gettavo fuori.
Non mi voltai a guardare ma sapevo che gli altri due mi avrebbero
seguito.
Poco
più avanti dei ragazzi
ballavano per strada a ritmo di una musica rap che avevo già
sentito. Mi gettai tra la folla e ballai come non ero capace di fare
ma mi impegnai ad imitare ciò che guardavo.
Ancora
una volta mi ritrovai con un
bicchiere in mano e una ragazza di colore bellissima che mi si
strusciava addosso. Quando la guardai negli occhi pensai:
chissà
se sa con chi sta ballando? Ma poco importava per quella gente chi
fossi, erano più ubriachi di me ed io mi trovavo a
meraviglia.
“dai
idiota!” mi esortò Shan
ridendo come un matto di come ballavo, lui sa che delle mie infinite
doti il ballo non è esattamente nelle prime dieci.
Nonostante
il torpore dell'alcool mi
venne voglia di cantare e suonare proprio lì, in mezzo a
quella strada: qualcuno mi avrebbe ascoltato? Sì
probabilmente
i due idioti dietro di me che pensando di essere invisibili e si
spalleggiavano prendendomi per il culo.
“ehi
stronzi, ho sete!” dissi
voltandomi col mio solito sorriso.
“guarda
lì c'è tutta
l'acqua che vuoi!” rise Tomo indicando il finto canale del
Venezia.
“Siiii!
Quanta acqua! Avevo proprio
caldo!” gridai come un pazzo e mi avvicinai per guardare il
mio
riflesso nell'acqua, ero davvero pessimo.
Shan
mi si avvicinò di soppiatto
e scherzando finse di volermi gettare nel canale, risi come un matto
e cercai di divincolarmi ma non era possibile con quell'animale.
“dai
porca puttana andiamo, è
dall'inizio della serata che per colpa di quelle ballerine sono
così
eccitato che ho il...”
“ehi
allontana da me quel coso
capito? Andiamo, andiamo prima che si scopi qualsiasi cosa!”
dissi
facendo esplodere una risata generale.
Finalmente
arrivammo al Parigi ed
entrammo sempre seguiti da fan e stampa che ci stavano alle calcagna
dall'inizio della serata.
“secondo
te mi seguiranno anche al
cesso?” chiesi a Tomo che si guardò alle spalle e
rise.
Non
sopportavo più tutti quegli
occhi addosso e quelle voci che non facevano che gridare il mio nome:
mi ricordo ancora come mi chiamo cazzo! O forse no...in quel momento
non ricordavo neanche più perchè fossi
lì.
Feci
pochi passi per raggiungere il
bagno quando sbattei violentemente contro qualcosa. Non avevo visto
assolutamente nulla davanti a me! E non era un bambino o una persona
bassa perchè era duro e freddo. Mi allontanai sempre
più
barcollante e vidi che era una colonna di vetro trasparente,
probabilmente la pubblicità di qualcosa.
“minchia
che botta bro!” il mio
amato fratellino rideva a crepapelle godendosi la scena mentre Tomo,
quasi alle lacrime era seduto sul divanetto tenendosi la pancia dal
ridere.
“quando
cazzo le hanno messe queste
fottute colonne?” dissi ridendo io stesso anche se la guancia
mi
doleva un poco.
Al
bagno feci un disastro vedendo a
malapena la tazza del water. Possibile che a trentanove anni non
riesca a pisciare dritto? Forse non dopo 8 drink e due birre a
stomaco vuoto.
Quando
uscii gli altri due non c'erano
più. Dov'era Tim? Ma era venuto con noi? Risi fra me e me
pensando che l'avevamo lasciato all'Excalibur ma c'erano un sacco di
amici e non si sarebbe sentito solo. Era l'alcool a parlare o la mia
coscienza? Chi se ne sbatte! Sentii la musica arrivare dal piano
superiore perciò salii la scala cercando di fare tutti gli
scalini così da non cadere e dover rifare tutto da capo.
Risi
di nuovo fra me e me di quella sciocchezza. Chissa se avrei ritrovato
Tomo e Shan? Dovevo troppo dire a mio fratello di Tim!
Entrai
nella sala semi illuminata e mi
guardai intorno ma tutto ciò che notai fu il bancone del
bar.
Non ero mai attratto così tanto dall'alcool ma quella sera
ne
sentivo il bisogno.
Calcolai
i passi fino al primo sgabello
su cui mi sarei accasciato nascondendomi nella penombra ma avevo
dimenticato che gli echelon sono forniti di raggi infrarossi e in
quei quindici passi fui fermato ben dieci volte per fare foto e
firmare autografi. Mi stupii di me stesso riuscivo s sembrare del
tutto normale anche con tre litri di alcool nel corpo. Forse un po'
meno visto quelli che stavano sul pavimento del bagno. Risi di nuovo
tra me ammiccando ad una ragazza che mi sorrideva seduta qualche
sgabello più in là.
Feci
una certa fatica a sedermi su quei
cosi girevoli ma alla fine lo afferrai con entrambe le mani e ci
appoggiai il culo. Tomo, Shan ma dove cazzo siete finiti? Saranno in
qualche sgabuzzino a salutare il nuovo anno in grande stile? Quai due
stronzi bastardi che sfoggiavano la loro storia così!
Ma
era una ragazza quella bella
morettina che mi sorrideva qualche metro più in
là?
Fanculo, le sorrisi comunque. Era quasi completamente al buio ma mi
continuava a guardare e sorridere. Magari la conosco! Afferrai il mio
bicchiere pieno di...non ricordo neanche più quale drink e
facendo il disinvolto mi avvicinai.
“Gesù
Cristo Tomo sei tu!”
imprecai quando lo riconobbi “ che cazzo mi sorridi
così?”
“scusa
ma eri troppo comico! Ma
quanto hai bevuto? Non ti reggi in piedi!” come osava
rimproverarmi? Non gli risposi e bevvi dal bicchiere guardandomi
intorno.
“dove
cazzo è shan?” gli
chiesi.
“la
bestia non vedeva l'ora di
guardare lo spettacolo, ha incontrato un paio di echelon
così
ha mandato me a cercarti” mi spiegò sempre
tranquillo e
pacato anche se lo vedevo ridere di me sotto i baffi.
“e
tu hai pensato bene di
rimorchiarmi!” risi di nuovo come un coglione e proprio in
quell'istante pensai a lui, lui che aveva fatto sanguinare il mio
cuore e ora mi fotteva anche il capodanno.
“stronzo!
Stronzo figlio di puttana!”
gridai senza neanche rendermene conto.
Tomo
si alzò di scatto e mi
afferrò per le spalle.
“Jay
posa il bicchiere ti porto in
stanza, tanto Shan ne avrà ancora per un po'”
disse in modo
così paterno che mi lasciai guidare.
Passammo
dal retro così che i
reporter non ci vedessero, mi reggeva tenendomi per un braccio quasi
non volesse toccarmi più del dovuto. Facevo così
schifo
o temeva una mia reazione brusca?
Quando
fummo all'auto io cercai di
convincerlo a restare ma faticavo persino ad esprimere una parola
figuriamoci un pensiero così non potevo essere molto
convincente.
In
auto si sedette silenziosamente
accanto a me mentre col cellulare in mano continuava a scrivere,
forse alla povera victoria o forse a Shan che lo cercava. Ma era
più
probabile la seconda.
“dai
Tomo sono un uomo adulto posso
cavarmela da solo!” dissi in tono quasi lagnoso ma non
riuscivo più
a controllare i muscoli della bocca come volevo. Lui si
limitò
a lanciarmi uno sguardo di disappunto, poi infilò il
cellulare
in tasca e si mise a guardar fuori dal finestrino.
“Dì
la verità non è
per me che lo stai facendo...neanche tu volevi rimanere in quel
posto” dissi scrutando la sua espressione persa. Potrebbe
sembrare
un'osservazione acuta in realtà parlavo a vanvera.
“ o forse
non era il posto il problema ma...”
“che
ne dici di far riposare la
voce?” mi zittì. Con quella voce possente non mi
dava mai
modo di ribattere perciò smisi di punzecchiarlo.
Una
volta dentro l'albergo ( e non fu
impresa facile entrarvi seminando le fan),il calore all'interno mi
travolse a tal punto che mi sentii svenire, per fortuna Tomo mi
afferrò con incredibile prontezza e forza. Non l'avrei
detto,
ma è forte il ragazzo! Lo ringrazia con un sorriso. Mi
avrà
considerato uno scemo o stava semplicemente facendo il dovere di un
amico? Non avevo mai permesso nemmeno a lui di avvicinarsi tanto da
poter capire cosa pensasse realmente di me. Me ne sbatto sempre del
giudizio della gente solo perchè lo temo così
tanto che
se mi fermassi ad ascoltarlo ne verrei sopraffatto.
“pessima
politica” disse
improvvisamente il mio amico barbuto. Avevo pensato a voce alta.
Riuscii
a provare imbarazzo nonostante
la sbronza e ritrovai a camminare con gli occhi bassi aggrappato alla
sua manica per non perdere l'equilibrio.
Ma
a quanto pare nemmeno da sobrio
l'orientamento di Tomo era dei migliori infatti nel giro di due
minuti ci perdemmo alla ricerca della camera.
“era
la 345! no...no aspetta! La 402!
o 409?!” farfuglia alla ricerca della chiave che pensavo di
avere
in tasca ma che poi vidi penzolare dalle sue mani.
“lo
so che numero è la stanza
idiota! È che non so dove siamo!” mi rispose
pacato anche se
con una leggera vena di scocciatura.
Alla
fine del corridoio dove eravamo
intravidi qualcosa che attirò la mia attenzione: dietro a
due
enormi porte con finestrelle di vetro, c'era un'immensa sala simile a
quella del casinò con tavoli, sedie,slot machine e persino
il
bar. Sentii quel movimento allo stomaco che mi indicava sempre che
dovevo fare qualcosa così afferrai il maniglione antipanico
di
una porta e l'aprii. C'era un grosso cartello attaccato alla porta
che spiegava come stavano ristrutturando la sala nel tentativo di
ricreare una sala da casinò vecchio stile, che era vietato
l'ingresso, che l'avrebbero inaugurata con una grande festa e che era
necessario assicurarsi di non rimuovere il fermo tra le due porte.
All'interno
non c'era il riscaldamento
e il clima era decisamente diverso dall'afa dell'hotel ma mi sentivo
meglio. Che fottuta meraviglia era quel posto! Mi persi a osservare i
tavoli vecchio stile, le stampe antiche sparse qua e là.
Pronte per essere attaccate suoi muri, c'era qualche calcinaccio per
terra e delle latte di vernice su un tavolo eppure aveva un fascino
spettacolare. Non ero ancora certo di essere sobrio o meno ma ero
sicuramente incantato.
Un
rumore assordante mi distrasse e mi
voltai a guardare verso le porte. Tomo era entrato ruzzolando dopo
essere inciampato su qualcosa e il rumore che avevo sentito era la
porta che si chiudeva alle sue spalle.
__________________________
Mi
appoggiai al
bancone del bar, liberando la mia mano dal peso dell’ennesimo
bicchiere vuoto.
“Me
ne dai un
altro?” sentii dire Shannon al barista mentre indicava il
bicchiere
vuoto del fratello. Il barista annuì, facendo come gli era
stato chiesto.
“Dammi
una
birra” chiesi a mia volta, venendo accontentato poco dopo.
Shannon
mi passò un braccio intorno alle spalle, con il suo solito
sorriso gioviale. Sorrisi a mia volta, sentendo distrattamente Jared
cincischiare con una bionda seduta accanto a lui.
“Che
ne dici
di andare al Parigi?” mi chiese Shan quasi in un sussurro
direttamente nel mio orecchio. Annuì scrollando le spalle,
cercando di controllare il respiro alterato dovuto a quel mormorio.
Contento come una Pasqua, il batterista mi lasciò un bacio
sulla guancia pungente di barba non fatta, allontanandosi poi per
chiedere conferma a Jared sull’andare a questo Parigi. Rimasi
un
attimo immobile con la bottiglia gelata colma di birra chiara in mano
finchè, dopo il consenso di suo fratello, Shan non mi
afferrò
per un braccio facendomi uscire da quella specie di catalessi.
“Dai
morto di
sonno, stasera si conclude. Oh, se si conclude”
“Si
sempre se
tuo fratello, imbottito di alcol com’è non finisce
in mano a
qualche daddy bear con cattive intenzioni. Allora si che si
conclude…
male però”. Shannon scoppiò a ridere
fragorosamente,
forse anche lui preda dell’alcol. Cominciai a ridere a mia
volta,
trovando il mio discorso particolarmente divertente. Una volta usciti
dall’albergo, dove avevamo trovato rifugio fino a quel
momento,
un’orda di giornalisti e fotografi fecero capolino intorno a
noi.
Decisi di coprirmi almeno la testa con il cappuccio della giacca nera
che avevo addosso, tentando di proteggermi dai flash assassini delle
macchinette professionali. A quel punto, cogliendomi di sorpresa,
Jared mi strappò dalla mano la bottiglia di birra,
buttandone
giù grande sorso prima di scoppiare a ridere sguaiatamente.
Uscì dall’albergo e noi lo seguimmo, raggiungendo
la
macchina.
“
Ehi ladro
del cazzo ridammi la mia birra!” gli dissi ridendo,
riprendendomi
poi la bottiglia con ben poca grazia.
“No
che cazzo,
io voglio andare a piedi!” sbottò
all’improvviso Jared,
mentre sia io che Shannon ci eravamo già comodamente seduti.
Shan gli chiese dove stesse andando, ma fu tutto inutile. Quando
Jared decideva di fare una cosa, quello era. Uscii dalla macchina
sbuffando. Sia io che Shannon sapevamo che ormai ci rimaneva solo che
seguire a piedi quel pazzo del nostro frontman. Non dovemmo camminare
molto prima di trovarlo. Stava ballando come un matto in mezzo ad un
gruppo di ragazzi più giovani, sopra una delle ultime
canzoni
rap uscite. Sorrisi scrollando la testa. si muoveva quasi come se una
tarantola lo avesse morso sul sedere, ma ne lui ne il gruppetto di
ragazzi sembrava farci caso. Shan mi diede una leggera gomitata al
fianco, come ad invitarmi a guardare.
“Quanto
ci
scommetti che domani su Youtube comincerà a circolare il
video
di Jared che balla rap ubriaco come una zucchina?” mi chiese
retoricamente, sorridendo divertito. Sorrisi a mia volta, quasi
perdendomi in quegli occhi marroni velati di ilarità.
“Sarebbe
inutile scommettere. Sappiamo tutti e due che è
così”
risposi, incrociando le braccia al petto.
“Bhé,
cerchiamo di limitare i danni. Quel povero paparazzo ha già
sofferto abbastanza, se lo riprende ancora potrebbe avere un danno
permanente alla retina” risi ancora a quella battuta campata
per
aria, mentre Shan esortava suo fratello ad andar via, accompagnando
il tutto con una nuova fragorosa risata. Jared ci superò,
continuando a camminare. Lo seguimmo, continuando a ridere fra noi.
“Ehi
stronzi,
ho sete!” esclamò Jay, voltandosi verso di noi
sorridente.
“Guarda
lì
c’è tutta l’acqua che vuoi!”
gli dissi, indicando la
perfetta riproduzione del canale di Venezia.
“Siii!
Quanta
acqua! Avevo proprio caldo!” esclamò, andando poi
ad
appoggiarsi alla ringhiera sporgendosi un po’. Shannon mi
guardò
complice, mettendosi un dito sulle labbra come ad intimarmi di fare
silenzio. Gli si avvicinò di soppiatto, fingendo poi si
volerlo buttare di sotto. Jared cercò di divincolarsi,
scoppiando a ridere per l’ennesima volta, senza successo.
“Dai
porca
puttana andiamo, è dall’inizio della serata che
per colpa di
quelle ballerine sono così eccitato che ho
il…”
“Ehi,
allontana da me quel coso capito? Andiamo, andiamo prima che si scopi
qualsiasi cosa!” sputacchiando un po’ il sorso di
birra che stavo
bevendo, scoppiai a ridere ancora. Passai la bottiglia a Shan che mi
si era avvicinato, offrendogli l’ultimo sorso. Lui mi
sorrise,
scolandosi il liquido e buttando la bottiglia vuota in un cestino al
bordo del marciapiede.
Arrivati
al
Parigi entrammo subito, seguiti sempre da fan e stampa.
“Secondo
te mi
seguiranno anche al cesso?” mi chiese Jared, indicando
l’orda di
giornalisti alle mie spalle. Mi voltai, poi risi.
“Può
darsi…” risposi, ma Jared non mi sentì.
Non era più
accanto a me, ma si stava incamminando verso il bagno con passo
malfermo. Scrollai le spalle, sedendomi accanto a Shan sul divanetto.
Un leggero botto mi fece alzare di nuovo lo sguardo dalla scarpa che
mi stavo allacciando. Jared aveva appena sbattuto contro una delle
tante colonne stipate nel locale, di quelle che fanno scorrere tante
pubblicità diverse. Scoppiai a ridere, tenendomi la pancia
con
le braccia, sentendo anche qualche lacrima formarsi agli angoli degli
occhi.
“Quando
le
hanno messe queste fottute colonne?” chiese Jared,
ridacchiando a
sua volta, sparendo poi verso il bagno. Shannon rise ancora,
guardando suo fratello barcollare pericolosamente.
“Arriverà
sano e salvo?” gli chiesi, appoggiandomi sfinito dalla risata
sullo
schienale del divanetto.
“Probabilmente
no” mi rispose il batterista, appoggiandosi a sua volta
all’indietro. Mi fermai un secondo a guardarlo. Scrutava la
gente
nel locale, probabilmente cercando la ragazza con cui quella notte si
sarebbe svuotato le palle. Si voltò di scatto verso di me,
mettendomi quasi paura. “Andiamo sopra. Voglio vedere lo
spettacolo, dai” disse, prendendomi per un braccio e quasi
trascinandomi verso la scala.
“Shannon
con
calma! Non è che muori se ti perdi i primi dieci minuti! E
poi
dobbiamo aspettare Jared, no?”
“Bene,
io mi
vado a godere lo spettacolo, e tu te ne resti qui ad aspettare Jared.
Che ne dici?”
“Dico
che sei
un imbecille, ma questo sono anni che te lo dico” Shan si
mise a
ridere, ormai abituato a quell’appellativo che gli avevo
affibbiato
quando eravamo solo io e lui. Un piccolo gruppo di ragazzi ci si
avvicinò, parlottando fra loro. L’unico ragazzo, e
probabilmente il più coraggioso, ci affiancò
titubante.
“Shan?
Tomo?”
io annuì, scostando leggermente Shannon che aveva lo sguardo
perso verso una ragazza coperta da una specie di body di piume.
“Oh
allora avevamo visto bene!” aggiunse il ragazzo, voltandosi
verso i
suoi amici. “Ci potete fare un autografo?”
“Certo,
Shannon rinfilati per un momento l’uccello nei pantaloni e
metti
una ‘X’ qui per favore” Shan mi diede una
leggera spinta, prima
di firmare qualche autografo.
“Guarderete
anche voi lo spettacolo? Ci hanno detto che è in stile
Moulin
Rouge…” continuò il ragazzo, dopo che
una delle ragazze
acconto a lui gli aveva propinato una eloquente gomitata in mezzo
alle costole.
“Sì
l’intenzione era quella. Sentite, portatevi via Shannon che
non lo
sopporto più, io aspetto Jared e vi raggiungiamo”
i ragazzi
annuirono, portandosi via Shannon che mi salutò sarcastico
con
uno sventolare di mano. Sorrisi divertito, appoggiandomi al muro poco
distante. Cominciai a guardarmi intorno, cercando di scorgere Jared
in mezzo alla gente. Poi lo vidi, mentre litigava con uno sgabello
per riuscire a salirci sopra. Sorrisi, chiedendomi quanto alcol
poteva avere in corpo quell’uomo. Jared mi sorrise a sua
volta, e
dopo un po’ si alzò barcollante, afferrando il suo
bicchiere
nuovamente pieno. Comincio ad avvicinarsi a me, sorseggiando
distrattamente il drink. Quando ormai mi era davanti, lo vidi
sgranare gli occhi.
“Gesù
Cristo Tomo sei tu! Che cazzo mi sorridi così?”
“Scusa
ma eri
troppo comico! Ma quanto hai bevuto? Non ti reggi in piedi!”
non
ottenni risposta, anzi Jared bevve un nuovo sorso dal suo bicchiere.
“Dove
cazzo è
Shan?” mi chiese poi.
“La
bestia non
vedeva l’ora di guardare lo spettacolo, ha incontrato un paio
di
Echelon così ha mandato me a cercarti” gli spiegai
tranquillamente, anche se dentro di me avrei voluto scoppiare a
ridere nuovamente.
“E
tu hai
pensato bene di rimorchiarmi!” rise istericamente, prima di
diventare improvvisamente serio. “Stronzo! Stronzo figlio di
puttana!” gridò, facendomi spaventare. Lo presi
per le
spalle preoccupato.
“Jay
posa il
bicchiere ti porto in stanza, tanto Shan ne avrà ancora per
un
po’” gli dissi, cercando di rassicurare lui e me
stesso. Parve
funzionare, infatti Jared si lasciò guidare senza fare
storie.
Mettendo in ordine le idee, decisi che era meglio passare dal retro,
così da non essere visti e riconosciuti dai paparazzi. Lo
afferrai per un solo braccio, così che non si sarebbe
sentito
oppresso dalla mia presa. Quando fummo nella macchina cercò
subito di convincermi a restare lì, ma lui stesso non
sembrava
convinto delle parole che pronunciava. Mi sedetti silenziosamente
sentendo il telefono vibrare nella mia tasca. Lo tirai fuori,
leggendo il nuovo messaggio appena arrivato. Era Shannon. Mi chiedeva
dove cavolo eravamo finiti. Gli risposi che avrei portato suo
fratello in albergo, e poi forse sarei tornato da lui.
“Dai
Tomo sono
un uomo adulto posso cavarmela da solo!” mi limitai a
guardarlo con
disappunto, prima di rinfilarmi il cellulare in tasca. Voltai la
testa, cominciando a guardare fuori dal finestrino.
“Dì
la
verità non è per me che lo stai
facendo… neanche tu
volevi rimanere in quel posto” mi disse, mentre io ero ancora
perso
nei miei pensieri. “O forse non era il posto il problema
ma…”
“Che
ne dici
di far riposare la voce?” gli dissi. Avevo solo bisogno di un
po’
di silenzio, e i vaneggiamenti di Jared potevano diventare realmente
stressanti. Rimase in silenzio, ed il viaggio fino
all’albergo fu
tranquillo. Una volta arrivati davanti l’edificio, dovemmo
seminare
un gruppo di fan, ma in breve entrammo. Il calore
dell’albergo, in
confronto al freddo che regnava fuori, era paragonabile a un pugno
nello stomaco. Vidi Jared barcollare a quasi cadere a terra. Per
evitare che si accasciasse a terra, lo presi prontamente,
sorreggendolo. Mi sorrise, ed io ricambiai.
“Me
ne sbatto
sempre del giudizio della gente” lo sentii dire
“solo perché
lo temo così tanto che se mi fermassi ad ascoltarlo verrei
sopraffatto.
“pessima
politica” risposi, e notai il suo crescente imbarazzo mentre
camminavamo, lui con gli occhi bassi e aggrappato alla mia manica per
non cadere, io che alternavo lo sguardo tra il corridoio e lui. ero
talmente preso dal guardare lui che finii per perdere
l’orientamento.
Quale imbecille si perde in un albergo? Tomo Milicevic, presente.
“Era
la 345!
No… no aspetta! La 402! O 409?!”
farfugliò, cercando di
trovare la chiave che avevo io fra le mani.
“Lo
so che numero è la stanza idiota! È che non so
dove
siamo!” dissi, cercando di sopprimere il tomo scocciato che
voleva
uscire fuori.
Alla
fine del corridoio, dietro a due enormi porte con finestrelle di
vetro, c'era un'immensa sala simile a quella di un casinò
con
tavoli, sedie, slot machine e persino il bar. Jared si
avvicinò
immediatamente alla porta, aprendola. C'era un grosso cartello
attaccato alla porta che spiegava come stavano ristrutturando la sala
nel tentativo di ricreare una sala da casinò vecchio stile,
che era vietato l'ingresso, che l'avrebbero inaugurata con una grande
festa e che era necessario assicurarsi di non rimuovere il fermo tra
le due porte. Cosa che , ovviamente, Jared aveva fatto. In quella
stanza faceva caldo, ma non eccessivamente. Jared cominciò a
gironzolare per la stanza, osservando tutto affascinato, con
particolare attenzione. Cominciai a camminare anche io per la stanza,
senza badare più di tanto dove mettevo i piedi. Fu per
quello,
forse, che inciampai cadendo poi a terra rumorosamente. O forse il
rumore assordante che aveva accompagnato la mia caduta, era quello
della porta che si chiudeva dietro di me.
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