Avvertimento: i fatti di questa storia si svolgono a partire dalla puntata 2x14, senza seguire la trama degli episodi successivi.
Prologo
It’s
complicated.
I was only
looking for a short cut home.
But it’s
complicated.
So complicated.
It is what it
is. Lifehouse
“Questo
è l’accampamento, Tyler.
Il
mio branco, il nostro branco, si è stabilito qui da poco.
Sai
come funziona un branco? Ci muoviamo in gruppo e non permettiamo mai a nessuno
di rimanere indietro se non è lui stesso a deciderlo. Ti prego di considerare
questo posto come un luogo a cui appartenere. Non dobbiamo essere un
rifugio temporaneo dalle tue paure, né tanto meno un leggero attimo di
debolezza. Tu sei un licantropo, Tyler. Le scelte che fai devono essere
influenzate da ciò che hai ereditato assieme al sangue; è nel tuo DNA. Con il
tempo, imparerai che lo scopo di vivere in branco non è
solo quello di riunire più creature della stessa specie. Non siamo
solo un gruppo persone appaiate per categoria, Tyler. Noi siamo una famiglia.
Imparerai
presto a scendere a patti con la tua nuova natura. Ti insegneremo
a comprenderti, ad accettarti. Ad affrontare quel dolore che si sta prendendo
gioco di te con prepotenza, lasciandoti spaventato e solo…”
Spaventato
e solo..
Spaventato
e solo…
Le ultime tre parole di Jules erano
inserite come segnalibri fra le pagine dei pensieri di Tyler.
E si trovavano ancora lì a qualche
giorno di distanza dal suo arrivo all’accampamento.
Il ragazzo si accovacciò ai piedi di
una quercia osservando con disinteresse il cielo tingersi di rosso e la luce
del sole sfiorire, prosciugata dalle ombre.
Inspirò profondamente un paio di volte,
avvertendo con una leggera sensazione di benessere l’aria inebriargli
pienamente i polmoni.
L’impressione di riuscire respirare a
fondo, più a fondo del solito, lo faceva stare bene,
almeno per qualche manciata di minuti.
Dopodiché la paura tornava a
picchiettare con forza sul suo sterno e i polmoni perdevano fiato, recuperando
il loro volume attuale.
E Tyler tornava a sentirsi
semplicemente “Tyler.”
Il ragazzino
spaventato.
Il vigliacco
scappato di casa.
Lo stronzo
che aveva tradito un’amica.
Chinò il capo verso il terreno per
inseguire con lo sguardo le ombre tracciate dai confini dell’accampamento; era una sorta di “villaggio-mobile”,
una “città fatta di tende”: un
insediamento del genere era il perfetto compromesso per un gruppo di creature
in parte uomini e in parte lupi.
A Tyler, quel posto ricordava un po’ il
campeggio in cui suo padre lo portava da piccolo, nei fine settimana estivi.
Richard Lockwood non era mai stato il tipo di persona che amava trascorrere del
tempo con la famiglia – per lui c’era sempre qualche faccenda più importante da
sbrigare - , ma il campeggio gli piaceva. Lo
considerava educativo.
Richard voleva che Tyler imparasse a
cavarsela da solo. Voleva esasperare il suo spirito di sopravvivenza.
Se
non comporta conseguenze per te, allora è la scelta migliore.
Questo era ciò in cui credeva Richard e
nel campeggio, l’uomo aveva trovato lo strumento didattico perfetto per aiutare
il figlio ad assorbire il concetto.
Tyler, d’altro canto, adorava quei
momenti. Sebbene non amasse particolarmente le attività da svolgere all’aria
aperta, quelli erano gli unici giorni in cui tutto il tempo di Richard veniva speso in parole per lui. In sguardi per lui.
In quei momenti, Tyler si accorgeva
improvvisamente che le parole “Sindaco” e “Padre” non si escludevano a vicenda,
come aveva sempre immaginato.
Tuttavia, quei brevi attimi di
accortezze, non erano sufficienti a lenire la delusione che il Tyler bambino
aveva finito per riporre in lui.
Un improvviso brivido di freddo lo
riportò al presente, mentre sollevando lo sguardo, il ragazzo si accorse che le
prime stelle avevano preso a fare capolino nel cielo sempre più nero.
“Trovati un altro albero, omega.”
Un dolore sordo alla nuca lo costrinse
a gemere più per la sorpresa, che per il dolore.
Tyler si sollevò in piedi
istantaneamente, le pupille dilatate per lo sgomento.
“Chi è là?”
La sua voce risultò
piuttosto tremula e scarna rispetto a come se la era aspettata. D’un tratto si rese conto che non utilizzava le corde vocali
da giorni.
“Questa quercia è mia.”
A parlare era stata una ragazza.
Una ragazza all’apparenza poco più
piccola di lui.
Il tono di comando nel suo timbro di
voce sfiorò gli angoli delle labbra di Tyler, minacciando da far sorgere un sorriso
vagamente sarcastico sul suo viso.
Era stata lei a colpirlo?
Nota dell’autrice.
Premetto che per chi mi
conosce questo potrebbe sembrare perfettamente un pesce d’Aprile, poiché io e le Long Fiction
non andiamo molto d’accordo: non le so seguire e, principalmente, non le so scrivere.
Ma ci tenevo e alla fin
fine ho concluso per voler fare un tentativo comunque –chissà come andrà a finire-.
Premetto anche una
seconda cosa: questa storia non è una Delena. Damon, Elena e Stefan saranno a
malapena presenti. (E con ciò mi sono appena garantita la totale assenza di letture/eventuale seguito, ma questi sono dettagli).
I personaggi principali su cui verrà
incentrata questa storia sono Tyler e Cady, (quest’ultima inizierete a
conoscerla nel prossimo capitolo) . Jeremy e Caroline avranno entrambi un ruolo
di rilievo nel corso della vicenda.
Detto questo,non ho voglia di annoiarvi sin dal prologo. Mi limito a ringraziare di cuore le persone
che hanno reso possibile questo mio timido tentativo di lanciarmi nel mondo
delle long (incrocio le dita affinchè la cosa vada in
porto).
Innanzitutto ringrazio la
mia Beta-Reader,
Fiery, per aver letto e controllato il capitolo e
per aver sopportato i miei continui “ma
non voglio disturbarti” o “mamma mia
sono agitata!”. Il banner che troverete a breve ainizio
capitolo è suo, perciò un doppio grazie per lo splendido lavoro.
Un secondo
ringraziamento va alle ragazze del forum
Delena che hanno letto il primo capitolo in anteprima e mi hanno dato l’ok
per passare alla pubblicazione.
Concludo ringraziando gli stessi Tyler e Cady per avermi
dato l’ispirazione nella speranza che questa storia non vada a finire nel
dimenticatoio come tante prima di lei. In questo potreste aiutarmi voi. ^^
Un abbraccio forte
Laura