Baby, I'm your biggest fan.

di Annavi
(/viewuser.php?uid=116500)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


- No. -
Questa parola mi è arrivata così tante volte che ormai, se torno indietro nel tempo, riesco a percepire solo quella.
Mi chiedo spesso chi l'abbia inventata, ma anche svolgendo ricerche, non ho trovato il colpevole.
La parola 'no' è l'opposto di 'sì'. Oppure è l'incontrario?
- Tesoro, però non sono sicura. Chiediamo a Isabella. - mia madre si rivolge a mia sorella e con un sorriso le chiede:
- Cosa ne pensi, dovremmo dirle di sì? Dopotutto è molto che ci pensa. -
Ecco una cosa che non mi piace di mia madre.
Per lei non c'è mai il bianco o il nero, il sì o il no.
A volte è un vantaggio, ma più spesso accade che mi porti dei danni.
Isabella alza lo sguardo dal piatto e posa la forchetta elegantemente.
Il suo parere conta molto nelle mura di casa.
Abbiamo sette anni di differenza e lei è sempre stata la pecora 'bianca' della famiglia.
Vuole diventare una scrittrice, è silenziosa e riservata, voti perfetti, sempre uscita da tutte le scuole con il massimo, autocritica in modo spaventoso, grande senso di responsabilità e un tocco di severità, il che non è mai male, secondo i genitori.

- A mio parere, Virginia non è abbastanza grande per poter capire cosa vuole e cosa vorrà. E' una scelta molto importante che potrebbe catapultarla in un mondo completamente differente in cui bisogna essere dotati di grande freddezza, di cui non sono sicura mia sorella sia in possesso. Non vedo però alcun motivo per non darle il permesso fra qualche anno. A quel punto il suo parere potrebbe essere cambiato, ma se rimarrà immutato, il mio voto sarà sicuramente positivo. -
Mio padre annuisce convinto e a mia madre si illuminano gli occhi per la grande saggezza della sua maggiore.
- Siamo assolutamente d'accordo con te. - parla mia madre per entrambi i genitori, come al solito.
- Ma non ci sarà più tempo, fra qualche anno! - sbotto io, intervenendo arrabbiata. - Ho bisogno di fare quel casting [1] adesso, se aspetterò ancora non mi prenderanno più per nulla, perchè sarò troppo grande! - cerco inutilmente di convincere i miei parenti.
Mia madre alza gli occhi al cielo. 
- Amore, io non voglio che tu reciti in quelle serie televisive che vengono prodotte dalla Disney. E' una fabbrica di ministar quindicenni senza la consapevolezza di che mondo sia! Una volta entrata non esci più. Ti circondi di approfittatori, sei sempre in competizione e sotto gli occhi di tutti. - conclude sicura, riprendendo la forchetta in mano e infilandola in un pezzetto di carne, per poi portarselo alla bocca.
- E se fosse proprio questo ciò che voglio?! - chiedo io, esasperata.
- La discussione è finita. - dichiara mio padre, con voce decisa.
Mi alzo da tavola e mi rifugio in camera mia, appoggiandomi alla porta con la schiena, dopo averla sbattuta bruscamente.
Ed eccomi.
Mi chiamo Virginia Camden, padre regista di pubblicità e madre architetto di interni: sorella futura scrittrice o comunque nell'ambito dell'editoria.
Io, invece?
A cinque anni dissi:
- Da grande farò l'attrice. -
Passati dieci anni sono ancora qui, pensiero immutato.
L'unico problema è che, anche avendo un padre nel campo: i miei genitori sono qui per impedirmelo.



[1] Casting: attività di prima selezione degli attori per la formazione di un cast televisivo, teatrale o cinematografico.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=687626