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Al mio dolce
angelo,
grazie di avermi
regalato la felicità,
grazie di avermi
donato la vita.
A Simon,
il mio futuro
compagno di avventura,
per tutti i
nostri sogni e i nostri progetti.
Al di là dell’infinito
L’unica cosa che in quel momento riuscivo a vedere,
l’unica cosa che mi affascinava terribilmente era quel meraviglioso tramonto,
ma visto prima, mai sognato, ma troppo desiderato. Lentamente il sole
abbandonava il suo cielo per nascondersi in chissà quale misterioso luogo, per
sorgere chissà dove, magari in una terra incantata lontana da qualsiasi
desiderio umano, si, anche lontano da tutti i miei sogni.
Mi sedetti sulla sabbia morbida e dorata, non riuscivo a
staccare gli occhi da quel panorama, ma c’era qualcosa che mi attirava molto più
del tramonto argentato, molto più della luce del sole, qualcosa di talmente
magico, qualcosa di talmente irrealizzabile, di infinito. L’angoscia
improvvisamente prese il sopravvento,per un istante tremai, non avevo freddo, mi
trovavo in piena estate su una spiaggia che poco tempo prima era stata affollata
dai bagnanti e dai mille turisti che puntualmente, fin dalla mattina presto si
recavano lì per poi trascorrerci tutta la giornata, era una delle spiagge più
affollate di Miami.
Odiavo stare in mezzo alla gente e agli schiamazzi dei
bambini, così decisi di fare la mia passeggiata giornaliera di sera, verso le
7.30 , quando quel luogo caotico iniziava a trasformarsi nel paradiso che io
sempre sognai.
Mi ero da poco trasferita lì, insieme al mio migliore amico
Simon. Può sembrare strano il perché lasciammo l’Italia in piena gioventù per
andare in Florida, dopotutto è una regione caotica, molto popolata e piena di
turisti in qualsiasi periodo dell’anno. Diciamo che la nostra decisione fu
quella di sfidare la vita, scappare, fuggire dal nostro paese per vivere una
continua avventura, giorno dopo giorno, cercando di fare quello che nessun
nostro coetaneo avrebbe mai fatto: combattere la guerra più violenta, più
sofferta, il nostro destino.
Sia io che Simon avevamo grossi sogni da realizzare, che ci
trascinavamo da parecchi anni, che ci fecero battere il cuore e illuminare le
nostre menti, ma anche soffrire, piangere urlare; sogni di un amore che viveva
oltre l’infinito, oltre l’irrealizzabile. Le persone che abbiamo sempre amato si
trovavano molto distanti da noi, ma niente ci fece abbandonare la voglia che
avevamo di conoscerle, niente, perché il sentimento che viveva nei nostri cuori
era molto più forte della realtà.
Non era il mio obiettivo andare a vivere a Miami, lo feci
solo per aiutare Simon, aveva bisogno della presenza della sua migliore amica,
perché solo io ero in grado di capire cosa si provava ad essere diversi, ad
amare l’impossibile, mi promisi che avrei fatto di tutto per aiutarlo. E così
feci. Ma un giorno sarei sparita, partita seguendo il mio cuore, anche io mi
sarei trovata nel luogo dei miei desideri. Ero terribilmente spaventata, avevo
paura di non farcela, paura che la vita non avrebbe potuto darmi quello che io
sempre desideravo, ne sarei morta dalla disperazione, sarei morta, sì, senza di
lui sarei morta. Il mio dolce angelo, la mia anima, il mio respiro, la mia
mente, le mie lacrime, lui , sì, lui. La melodia che accompagnava ogni mio
passo, tutte le mie urla, il mio dio, quel dolce pianoforte che viveva nello
scrigno del mio cuore, quelle note che accompagnavano il mio sonno. Lui era quel
suono che proprio in quel momento stavo ascoltando, con gli occhi chiusi, oh
come sentivo vicino la sua presenza. Lui era quella melodia, quella strana
melodia delle onde dell’ oceano, il suo oceano.
Improvvisamente una lacrima rigò il mio viso, non sarei mai
stata vicino a lui, io sì, lo speravo, ma c’era qualcosa, un qualcosa che mi
bloccava che mi rendeva inquieta, avevo tanta voglia di combattere ma avevo
anche tanta paura di perdere, di perdere lui, di non arrivare in tempo nel suo
paradiso, di non conoscere mai la felicità, quella felicità che avrebbe aperto
le mie ali, che avrebbe distrutto l’inferno, i miei peccati, la morte che mi
accompagnava, sempre pronta a colpire il mio cuore rendendo impura la mia anima.
Avevo voglia di urlare il suo nome, di dirgli quanto lo
amavo, mi aveva salvato la vita, incosciente di tutto aveva liberato la mia
anima, aveva fatto scorrere di nuovo il mio sangue, animato nuovamente le mie
speranze, il mio mondo.
Quelle onde che lentamente accarezzavano la sabbia dorata,
sì, lui, era lì con me in quel momento, Oh il mio dolce angelo, sentivo la sua
musica invadermi, mi sentivo improvvisamente libera, stavo volando insieme a
lui, attraverso la sua immensità, attraverso la sua dolce innocenza.
Mi alzai in piedi, avevo ancora gli occhi chiusi, piangevo,
ma sorridevo, era la prima volta che ero davvero felice, allargai le braccia al
cielo, sentivo il vento muovermi i capelli. L’acqua era gelida, ma non sentivo
freddo, sentivo solo il suo calore travolgere il mio corpo, sentivo le sue
braccia avvolgermi, mi sentivo al sicuro, ero con lui.
Ormai il vestito che indossavo era completamente fradicio,
l’acqua mi arrivava al ventre.
Aprii lentamente gli occhi, e vidi il paradiso, la luna, il
suo cuore, le stelle illuminavano il mio cammino, il mio sogno solitario vagava
per il cielo, in cerca del suo corpo. Smorzai il pugno che da tanto tenevo
stretto, nella mano avevo un rosario, che accompagnò ogni mia singola battaglia,
che mi fece credere che arrendersi non valeva, che dovevo combattere, che non
avrei perso, che non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di
rialzarsi, e io trovai molte volte quella forza di ricominciare, di ritornare a
sperare di non bruciare invano ogni mio desiderio, perché ognuno di essi valeva
molto più dell’oro, molto più di ogni cosa materiale.
Lo osservai, sorrisi e pensai che lui non mi avrebbe mai
lasciata sola.
Racchiusi ancora quella croce dentro la mia mano e la
strinsi forte al cuore.
“Sto arrivando da te , oh mio dolce angelo, aspettami…”
Sussurrai dolcemente, sospirando, in modo che solo il vento
avrebbe potuto sentirmi, portando il mio messaggio fino al suo paradiso.
“Continua, ti prego, non smettere, suona, fallo per me,
voglio sentire il canto delle sirene accompagnato dalla tua melodia, voglio
sentire il fruscio del vento accompagnato dalle tue dolci note…”
Caddi in ginocchio, le onde mi avvolsero, era il mio
angelo, mi stava stringendo a sé.
“Oh mio angelo della musica, sono pronta, morirò tra le
tue braccia, morirò straziata dalla sofferenza, morirò uccisa da ogni dubbio,
morirò per questa atroce realtà, morirò per te….”
Il vento accompagnava le mie strazianti sofferenze, non
potevo cedere all’oscurità che regnava nella mia vita, non potevo. Io sapevo di
esser forte, ma ero troppo stanca, non avevo forze per continuare la guerra,
questa guerra armata di pianti ed urla, questa guerra armata di infelicità.
Eppure la mia croce, il mio rosario mi dava forza, diceva che la forza del mio
amore avrebbe sconfitto ogni singola avversità, il mio amore, già, il mio amore
innocente.
“Ti prego, non mi abbandonare, ti prego, amore, ti
prego, sono qui per te, sto combattendo per te, angelo mio aspettami, avvolgimi
attorno alle tue ali, guarisci le mie ferite, portami in paradiso con te,
allontanami da questo inferno, levami queste ali nere, ti amo, voglio amarti e
lo farò per sempre, al di là di tutto, al di là dell’universo, oltre oceano, al
di là dell’orizzonte, al di là delle montagne e molto lontano, io sarò on te, la
mia vita appartiene a te, la mia anima è solo tua…”
Alzai lo sguardo al cielo, mille stelle, ma una sola stava
brillando più delle altre, una sola illuminava il cammino verso l’orizzonte,
verso la mia pace.
“Quante volte ho sognato di
percorrere il mare,di andare al di là delle montagne, verso un altro mondo,di
allargare le braccia e lasciare che il vento trasportasse lentamente i miei
capelli, di chiudere gli occhi e sorridere,di urlare il tuo nome .Quante volte
ho ascoltato le tue note, quante volte ho pianto lasciando che una lacrima
scendesse velocemente sul mio viso. Quante volte ho sognato di correre in un
prato verde, quante volte ho sognato i ghiacciai, quante volte ho sognato la tua
mano sulla mia,quante volte ho sognato i tuoi occhi, quante volte ho sognato che
tu suonassi per me...quante volte ho sognato il tuo sorriso...Quante volte mi
sono svegliata piangendo:
ero solo un sogno.”
Ma questa volta niente era
frutto dell’irrealtà. Stavo percorrendo la strada verso l’impossibile, per
arrivare a lui, finalmente avrei potuto sfiorare le sue mani, perdermi nei suoi
occhi, dello stesso colore dell’oceano, profondi e infiniti come l’universo,
limpidi come la purezza della sua anima.
Avrei potuto fargli sentire il
mio cuore, fargli ascoltare le dolci parole che scrissi in quella lettera
d’amore a Nessuno, e poi sarei sparita, mi sarei voltata ancora una volta verso
il resto del mondo, ma non lo avrei mai lasciato,non lo avrei mai abbandonato,
il mio amore sarebbe durato per l’eternità, la mia eterna sofferenza.
Iniziai a sentire freddo, era
tutta bagnata. Ancora i miei occhi luccicavano, e le lacrime continuavano a
scendere senza sosta, una cascata di infelicità che mi avrebbe accompagnata per
sempre.
Improvvisamente sentii una
coperta avvolgermi, mi girai lentamente.
“Claire, stai bene?”
Era la voce di Simon, aveva una
faccia abbastanza sconvolta.
Non risposi, ma vide che stavo
piangendo e non osò più chiedermi nulla, immaginava già cosa era accaduto.
“Ho provato a chiamarti come
minimo cento volte, ma non rispondevi.”
“Voglio morire…”
Vidi che mi lanciò uno sguardo
preoccupato, arreso. Lui riusciva a capirmi, quante volte lo consolai anche io,
gli donai la mia spalla su cui piangere. Vidi che anche i suoi occhi iniziavano
a bagnarsi.
“Claire, non sai quanto ti
voglio bene, non puoi immaginarti come mi sto sentendo in questo periodo a
vederti soffrire così, come una ragazza morente, io non mi sono mai arreso, non
ho mai ceduto, ed eccomi qui adesso ce l’ho quasi fatta. Se fai così, Claire, ti
farai travolgere dal male che è in te, e tu non te lo meriti, cosa serve vivere
per morire? Cosa serve vivere per vedersi distruggere a poco a poco, cosa serve
vivere per vedere i proprio sogni disintegrati, con la stessa velocità con cui
sono nati, cosa serve?!”
Il suo tono di voce aumentò
all’improvviso, sobbalzai.
Quanto aveva ragione, mio dio,
quanto quelle sue parole erano vere, ma non ce la facevo, non riuscivo a
cambiare, purtroppo il mio “io” sarebbe stato così per sempre.
Abbassi lo sguardo, non riuscivo
a parlare, ad ammettere i miei errori, era più forte di me.
Simon mi prese una mano, mi
guardò dritto negli occhi, stentai a piangere.
“Vedrai che anche tu un giorno
non molto lontano riuscirai ad arrivare fino in fondo, proprio come me, proprio
come ho fatto io. Non smorzare la fiamma che vive in te, la fiamma che rende
vivo ogni tuo singolo desiderio, non smettere di sognare, perché chi non sogna
non è capace di vivere. La vita, la nostra vita non si basa intorno a questa
grigia realtà, ognuno di noi è al mondo per raggiungere un obiettivo, per
esaudire quel sogno che ci fece battere il cuore, impazzire, quel sogno che ci
rese sempre diversi da qualsiasi persona, non siamo tutti uguali, Claire, non
cadere anche tu nella trappola di questo mondo, non smettere di guardare oltre a
questi grigi palazzi, oltre alla fretta e alla noia, non lasciar morire la tua
anima.”
Mi sorrise, vidi una lacrima
rigargli il viso. Mi commossi, era la prima volta, la prima volta che mi sentivo
così compresa, così capita. Dio quanto gli volevo bene, se non ci fosse stato
lui avrei già rinunciato a vivere, avrei spento la candela del mio cuore.
Lo guardai profondamente negli
occhi.
“Grazie, grazie infinite,
Simon…”
Osservò la mia espressione e
nuovamente sorrise. Poi spostò il suo sguardo verso l’oceano.
“Ma dimmi, che cosa sta a
significare per te tutto questo?”
Il mio cuore tornò a battere,
velocemente, palpitando proprio come qualche attimo prima.
Sospirai, strinsi i pugni,
trattenni le lacrime che volevano ancora scendere senza sosta.
“ Lui, sì è lui, la sua dolce
anima, ricordati questo verso: a lonely soul, an ocean soul, il mio amore e le
mie speranze, le mie ultime speranze”.
L’amico restò incantato,
sorpreso, ma si vedeva, anche lui stava male, anche lui pensava alla persona che
amava, gli ricordai quanto significasse soffrire, sperare e desiderare, amare,
gioire e urlare, sentimenti troppo profondi, troppo forti.
Chiuse gli occhi e prese un
respiro profondo, mi strinse forte a sé, era come se non volesse più lasciarmi,
e anche io avvolsi attorno al suo corpo le mie braccia.
“Non ti lascerò mai, mai, mai
più…”
Gli dissi nuovamente.
“Sono io che non ti lascerò più sola tra le tue sofferenze,
che non ti abbandonerò, mi ricorderò per sempre delle tue parole, per sempre,
dovunque sarò, dovunque tu sarai”.
Simon posò una mano sul mio volto, donandomi una carezza, ne avevo molto bisogno.
Incrociai il suo triste sguardo, ora sapevo quanto mi
voleva bene, sapevo che avrei potuto contare su di lui, il mio migliore amico,
il mio secondo fratello.
Sorridendo mi chiese indicando l’oceano:
“Ma in quale luogo incantato porta?”
Risi, la felicità si impossessò di me, ora mi sentivo di
nuovo libera, e con ancora quella speranza che viveva nel mio cuore risposi:
“Al di là dell’infinito”.
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Forse la trama di questa storia è
difficile da capire. Si è difficile, lo ammetto anche io. "Al di là
dell'infinito" nasce come libro( che sto ancora scrivendo), un giorno però mi
arriva una proposta di partecipazione ad un concorso di racconti. Volevo proprio
partecipare. Così ho pensato di creare questo breve racconto prendendo un
capitolo dal mio libro, naturalmente riaggiustandolo e curandolo in modo tale
che possa sembrare scritto apposta.
Spero che vi piaccia e che in
qualche modo vi tocchi il cuore.
Claire
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