SALVE GENTE,
LEGGGETE E COMMENTATE, please ^^
Romano sbadigliò stanco, al riparo sotto l’ombra
di una magnolia, distrutto dalla calura estiva che raggiungeva quasi i
40°gradi. Ancora non comprendeva per quale oscuro, misterioso
motivo avesse infine ceduto alle insistenze dello stupido iberico, il
quale era stato non poco assillante per incontrarlo proprio in quel
giorno, ed era puré in ritardo.
L’italiano era rimasto molto seccato non vedendo giungere
Antonio, ormai era passata già una buona mezz’ora
dall’orario deciso per il loro incontro, cominciava a
chiedersi se non avesse sbagliato posto, e cosi senza accorgersene,
poggiando la schiena contro il tronco dell’albero,
lasciandosi poco a poco scivolare a terra, si addormentò.
Carriedo giunse proprio in quel momento, bagnato di sudore mentre
correva a per di fiato, già si preparava alla sfuriata del
più piccolo, che lo avrebbe chiamato con suoi soliti modi
“poco gentili”. Cominciò a scusarsi
ancor prima di arrivare, quando si trovava a pochi metri
dall’albero, dove poteva vedere il profilo
dell’altro.
-Scusami me amor, non volevo farti asp...- si azzittì di
colpo però, investito dalla più bella scena mai
apparsa davanti ai suoi occhi, -L-ovi-chan...- balbettò
l’ispanico, stupito nel vederne il viso addolcito dal sonno.
Rimanendo incantato dalle sue labbra incurvate da un leggero sorriso,
probabilmente causato dal sogno in cui era immerso. Le ombre dei rami e
delle foglie creavano magici giochi di luce sulla sua pelle, rendendo
perfetto e quasi irreale quell’istante, in cui lo spagnolo
ammiravo il dormiente Lovino in tutta la sua rifulgente bellezza, cosa
che gli sarebbe risultata impossibile se fosse stato sveglio.
Se Feliciano era l’artista, allora Romano non poteva essere
altro che il soggetto dell’opera. Si ritrovò a
pensare Antonio sorridendo solare, mentre gli si avvicinava lentamente
al soggetto dei suoi pensieri, chinandosi e sussurrandogli appena
all’orecchio - Te quiero, me amor...-
Ritrovandosi cosi le cinque dita dell’italiano in pieno volto.
-Tu stupido bastardo! Mi hai lasciato qui ad aspettare per quanto.!? Un
ora..?- cominciò ad urlagli dietro con rabbia
l’italiano, già completamente sveglio. Antonio si
era dimenticato quanto fosse di sonno leggero. –Mi hai
costretto tu ad uscire con questo caldo bestiale, brutto idiota!-
continuò ad assalirlo, gettandosi anche contro di lui preso
troppo dall’impeto di alzarsi, ma gli si erano
addormentate le gambe e cadde rovinosamente a terra, di muso.
- Whaaa! Romano!- esclamò l’ispanico aiutandolo ad
alzarsi, già dimenticandosi del pugno preso, talmente
abituato ai suoi colpi da non farci neppure più caso,
- Ba-bastardo- lo insultò nuovamente facendosi tirare su per
un braccio, coprendosi il viso con l’altra mano, arrossito
leggermente per il colpo,
- Tutto bene?- fece cortese Antonio ignorando i suoi
“dolci” appellativi,
- Lasciami!- replicò Lovino agitandosi, liberandosi da
quella presa poco ferrea e continuando a nascondere la faccia,
- Ti sei fatto male, fammi vedere- insistette l’ispanico
preoccupato,
- No-n ti interressa, va via!- si allontanò ancora Romano,
la voce un tantino isterica.
- Lovino...- sospirò Tonio, colmando la distanza creatasi
tra loro, tanto ormai l’italiano non poteva più
scappare, bloccato alle spalle dal tronco della magnolia. Si
chinò nuovamente su di lui arrivando cosi alla stessa
altezza, afferrandogli delicatamente tutti e due i polsi delle mani,
una volta che si era allontanato dallo spagnolo, la mano sinistra aveva
raggiunto subito la gemella, occultando cosi completamente il suo volto.
- Idiota- fu l’ultima resistenza di Romano, che non si oppose
quando gli scopri il viso,
- Romano, ma perché..?- cominciò a chiedergli
Antonio, non riscontrava alcuna ferita o escoriazione, tutto sembrava
normale, se non per il colorito acceso delle sue guance, non dovuto
alla caduta. -... perché sei imbarazzato?-
domandò incuriosito, causando cosi solo l’aumento
dell’arrabbiatura del più piccolo,
- TI AMO, AMORE MIO?!? Come cavolo credi che dovrei reagire,
bastardo?!- gli urlò iroso e pieno di furia, colpendolo con
una testata in mezzo alla fronte.
- M-mi hai sentito..?- esclamò Antonio prendendo anche lui
un colorito roseo, soprattutto dove era venuto il contatto tra le loro
teste,
- Me l’hai detto quasi attaccato al orecchio! Come credi che
potessi non sentirti?- replicò Lovino - Certe cose dovresti
dirmele da sveglio, non quando dormo, bastardo!..- aggiunse mordendosi
poi la lingua, maledicendosi. Si era fregato da solo. –
E-cco, ehm. Io non intendevo quello che hai capi-to-
balbettò desideroso di scomparire, fuggire lontano, ma in
quella posizione, con Antonio che lo sovrastava tenendolo saldo contro
l’albero, gli risultava impossibile, ed era anche una scena
piuttosto equivoca.
- Romano, te quiero!- gli ripeté l’ispanico,
guardandolo deciso con i propri brillanti occhi verdi, in cui
l’italiano ci si poté specchiare,
- C-che intenzioni hai, idiota?- davanti a quello sguardo Lovino
cominciò preoccuparsi. Quando Spagna diveniva serio non era
mai cosa buona per lui, – T-ti ricordo che siamo in pubblico-
provò ad aggrapparsi ad un senso della decenza che in
realtà non gli apparteneva, perché sapeva, anzi,
ne era certo, Antonio non si sarebbe fermato ad un semplice bacio.
- Non credevo fossi cosi pudico Lovi-chan...- lo riprese con uno dei
suoi più splendidi solari sorrisi, quel genere di
espressione a cui l’italiano riusciva a resistere solo se
stava ad una distanza di come minimo 200m, -... E poi guardati in giro,
non c’è nessuno- gli fece sempre notare lo
spagnolo,
- L-lasciami- fu l’invito di Romano, la voce pian piano
morente in gola, mentre la distanza tra lui e Antonio si stava
riducendo pericolosamente.
- Sei ancor più bello quando diventi cosi docile-
commentò l’ispanico con un luccichio strano negli
occhi, simile a quello di un lupo affamato di fronte ad una preda o a
Francis quando vendeva una qualunque persona/animale/oggetto,
- E tu sembri un pervertito...- aggiunse Lovino con un rapido movimento
del ginocchio.
- Uhm.. Già tornato?- gli chiese Feliciano vedendolo sulla
porta,
- Si- rispose secco Romano entrando bruscamente in casa, ignorando
deliberatamente il crucco, seduto sul divano del soggiorno, e
dirigendosi a testa bassa e passo svelto nella propria stanza senza
aggiungere altro.
- Cosa gli è preso?- domandò Ludwig, stupito di
non essere stato insultato dall’italiano,
- Credo che sia contento...- rispose Feli sorridendo nel suo modo
innocente, mentre si sentiva un forte sbattere di una porta in
lontananza,
- Co-contento..?- ripeté il tedesco poco convinto, -... Ne
sei sicuro’- insistette, non accorgendosi del rapido cambio
d’umore del suo compagno. - Ma s-se lo dici tu,
sarà vero- decise di chiudere rapidamente il discorso
quando, con molta indifferenza, Feliciano gli si sedette sulle
ginocchia, scrutandolo con degli occhi nocciola ricolmi di maliziosi,
ma che riuscivano ancora mantenere un pizzico della sua tipica purezza.
- Non mi sembra giusto che Lovino sia l’unico a trascorrere
una bella giornata- disse Italia con un finto tono lamentoso,
- Hai già qualche idea su come migliorare questo giorno?-
chiese allora il biondo ricambiando il sorriso,
- Qualcosa mi verrà in mente...- scherzò
Feliciano, cominciando a baciare il collo dell’altro,
risalendolo sino a che non ne incontro le labbra, allora lì
esisto, aspettando fosse il tedesco a colmare la distanza, e non
dovette attendere molto. La bocca del moro si schiuse alla lingua di
Ludwig, il quale non aveva intenzione di continuare la
“discussione” sul quello scomodo divano, avvertiva
la temperatura della stanza aumentare drasticamente, nonostante il
condizionatore d’aria acceso al massimo.
Di peso sollevò Feliciano, come faceva un neomarito con la
sposa, senza mai distaccarsi da loro bacio che pian piano si faceva
sempre più appassionato e vorace. Le braccia del
più piccolo gli si strinsero fortemente dietro al collo,
rendendolo ben conscio della sua impazienza, e la cosa era reciproca.
Per il tedesco sembrava era divenuta un impresa raggiungere la camera
da letto dell’italiano, tanto che per un momento, un solo
piccolo istante, tra gli ansimi nel tentativo di riprendere un
po’ d’aria, pensarono di cedere subito ai loro
bassi istinti e lasciarsi andare lì dove si trovavano, nel
corridoio.
Ci volle un enorme sforzo di volontà da parte di Ludwig per
riprendere un minimo di controllo e trovare finalmente la camera del
moro, la sua e non quella che condivideva con il fratello. Senza quasi
rendersene conto, Feliciano si ritrovò disteso sul letto
dalle lenzuola candide, la sua camicia quasi completamente sbottonata,
ansimante per quel bacio durato troppo allungo, accaldato e con la
mente offuscata dall’eccitazione.
Di fronte a lui stava Ludwig, ancora in piedi dopo essersi
assicurato di aver chiuso la porta, cosi da non avere il
rischio di essere disturbati, visto la presenza di Romano in
casa. E lo sguardo del tedesco si perse nel guardare,
ammirare, il suo compagno.
Ancora non si capacitava come la sola semplice figura
dell’italiano fosse capace di scacciare da lui ogni minimo
cattivo pensiero o preoccupazione.
Da sempre, quando lo incontrava, nel petto di Ludwig
riuscivano a prendere posto solo un gran desiderio di
lussuria e un ancor più forte sentimento di profondo amore,
nient’altro...
Romano si accasciò a terra, con la schiena appoggiata alla
porta della camera, nascondendo malamente un sorriso.
Il cuore gli batteva a mille al solo pensiero della parole che aveva
sentito pronunciare ad Antonio e doveva ammetterlo, nonostante come
avesse reagito, era stato piuttosto felice di poterle udire da lui. Era
stata la prima volta che Lovino era riuscito a leggere, comprendere la
sincerità e la convinzione dietro quello sguardo verde.
Almeno sui suoi sentimenti non gli stava mentendo e probabilmente era
stato questo la causa della sua fuga.
Anche se, con il senno di poi, forse aveva esagerato a dargli una
ginocchiata in mezzo alle gambe, lasciandolo lì agonizzante
a terra.
Chissà se da quella posizione l’iberico era
riuscito a leggere l’impercettibile movimento della sue
labbra quando, allontanandosi, Lovino aveva mormorato: Ti amo
anch’io, bastardo...
Pur vergognandosene, Romano sperava si.
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ZONA DELL’AUTORE (momentaneamente invasa da Spagna):
Spagna: Cosa!? Lovi-chan ha detto sul serio una cosa del genere???
Yumeji: Si e da adesso facciamo finta che tu
l’abbia sentito in quel momento, e non letto dalla
“ZONA DELL’AUTORE”... (?) Ehy, ma tu non
dovresti essere morente da qualche parte? (visto il colpo che hai
ricevuto?)
Spagna: Guarda che l’hai scritto tu: “talmente
abituato ai suoi colpi da non farci neppure più
caso”
Yumeji: Oookay, ma quella è una zona tabu dove nessuno,
nemmeno io (l’autore), può proteggerti dagli
attacchi fisici.
Spagna: Ah... O__o *il suo colorito cambia drasticamente*
Yumeji: Bene, vado a pretenderti una borsa del ghiaccio
Mentre Yumeji se ne va, Antonio cade a terra, percosso da atroci
sofferenze (cavoli, Romano sei proprio violento quando sei innamorato!!
Nda)
Bene, mentre procuro la borsa del ghiaccio per Antonio ringrazio
chiunque abbia letto la mia FF, nata da una delle mie ennesime notti
insonne, sperando che vi sia piaciuta. Sono consapevole che alla fine
Romano possa risultare un po’ OOC, ma la mia teoria
è che continui a scappare da Spagna: 1) Perché
“ovviamente” prova qualcosa per lo spagnolo; 2)
Perché teme che i sentimenti di Antonio non sia sinceri e
che quindi alla fine ci possa rimanere male solo lui.
È seguendo questa teoria che ho scritto questa FF (e anche
perché sono in un periodo in cui sono fissa con le
Spamano).... Per favore commentate, fatemi sapere come
l’avete trovata ^^
Bye-bye
e alla prossima ;-)))
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