Note dell’autore: Eccomi qua, sono tornato per opprimervi con uno dei miei
nuovi lavori; è la prima volta che scrivo una fict su Ranma ½, e so che ho
fatto i personaggi molto OOC, quindi, cari fan di questo manga, perdonatemi se
potete. Vi avverto, non è molto lunga: una notte mentre cercavo di
addormentarmi, ho avuto un’ispirazione improvvisa, mi sono alzato, ho acceso
il computer e mi sono messo a scrivere lasciando andare le mani, e questo è il
risultato. Bene, detto questo, vi lascio alla letture, spero che vi divertiate.
Un soffio d’amore
Matteo87’
"Solo da quando amo la vita è bella
solo da quando amo so di vivere"
T. Korner
"Maledizione" disse Akane sbattendo la porta di camera sua "e
anche oggi è riuscito a farmi arrabbiare" la ragazza si guardo per un
attimo intorno, poi si diresse verso il muro e sferrò un poderoso pugno alle
assi che componevano la parete. La sua faccia era deformata dalla rabbia, ma
quando estrasse la mano dal muro, guardandosi le nocche arrossate per il colpo i
suoi lineamenti si addolcirono e la sua faccia tornò quella di sempre; per chi
non la conoscesse bene, a prima vista, poteva sembrare una ragazza dolce e
carina da quanto era disteso e rilassato il suo volto mentre sorrideva, ma, chi
viveva con lei da ormai più di un anno, come Ranma, sapeva che aveva invece un
carattere fiero e orgoglioso, che, quando lottava, non mollava mai, che non
avrebbe mai ammesso di essere sconfitta, tantomeno da un maschio. Aveva un
carattere difficile, si, ma era anche questo che la rendeva speciale, oltre ad
essere molto bella, era sempre pronta ad aiutare gli altri, nonostante avesse
solamente sedici anni era già molto matura e sapeva assumersi, nella maggior
parte dei casi, le proprie responsabilità; le piaceva combattere, fino alla
fine, fino allo sfinimento, le piaceva dare fondo a tutte le sua energia, lo
ammetteva anche e se stessa, le piaceva dare fondo alle scorte, la esaltava
sentire prosciugato ogni briciolo di forza, e allora… insistere, fino a che
ogni muscolo si sarebbe bloccato, fino a che la sua mente non sarebbe stata più
in grado di formulare un pensiero lucido e allora subentrava l’istinto, l’inconscio
della sola voglia di lottare, per non arrendersi per non ammettere mai la
sconfitta e per non dare a nessuno la soddisfazione di poter dire "io l’ho
sconfitta". Nessuno sarebbe mai potuto venire da lei per dirgli in faccia
"io sono migliore di te", e se solo qualcuno ci avesse provato, lei
gliela avrebbe fatta pagare molto cara, perché poteva cascarci una volta, non
una seconda. Poi un giorno era successo qualcosa di strano, qualcuno aveva
cominciato a proteggerla, e non era stato suo padre, neanche le sue sorelle,
loro non ne avevano mai avuto il bisogno, o per lo meno non ci avevano mai
pensato, avevano sempre pensato a lei come a una che se la sa cavare facilmente
da sola, e così lei aveva sempre fatto. Ma quel giorno arrivò una persona che
ancora non la conosceva bene e che iniziò subito a prende le sue difese, forse
non intenzionalmente, o forse no, ma era cominciato così, con la sua solita
lotta mattutina, per la prima volta Kuno si era sentito in obbligo di sfidare un
altro ragazzo e non lei perché ormai la figura di quel ragazzo troneggiava su
lei come la figura del suo fidanzato, più per obbligo che per scelta all’inizio,
ma pur sempre fidanzato. Aveva avvertito una strana sensazione la prima volta
che l’aveva visto combattere, perché anche se non lo faceva certamente
apposta stava combattendo per lei e, all’inizio questo la irritava. Poi a
Kuno, si erano susseguiti molti altri avversare: Ryoga, Mousse, e così via fino
a Saffron, il principe Kirin e molti altri ancora, e molte altre erano state le
ragioni, ma sempre, proprio sempre lui combatteva per lei per difendere lei e il
loro legame, fidanzamento se bisognava proprio chiamarlo così, e anche se non
lo avrebbero mai ammesso tra loro c’era qualcosa di speciale, che con il tempo
e con le varie avventure, con i litigi, le lotte si era andato sempre più
fortificando. Quel sentimento chiamato infatuazione, attrazione, magnetismo… o
più comunemente amore, era quello che li legava, e loro ancora non lo avevano
capito, o meglio non lo avevano ancora ammesso ne agli altri ne tantomeno a loro
stessi; e il loro era un amore strano costellato da attimi di rabbia, istanti di
odio, lotte e litigi continui, situazioni imbarazzanti e avventure bizzarre,
strane polveri magiche, tecniche antiche e viaggi in paesi sconosciuti,
corredati sempre alla fine da attimi di dolcezza e amore con la piena
consapevolezza almeno in quei pochi minuti di voler passare tutta la vita
insieme, fianco a fianco, per sempre. E alla fine di ogni avventura, non
cambiava niente, loro erano sempre lì ad insultarsi e a prendersi in giro, solo
un po’ più uniti, un tantino più vicini, aspettando il momento in cui, quel
poco spazio che ancora li divideva, si sarebbe finalmente chiuso e avrebbero
potuto incontrarsi, per poi sovrapporsi, e non lasciarsi mai più, e sarebbero
stati sempre insieme, come due pezzi di un puzzle che devono ancora capire quale
sia il lato giusto per potersi incastrare, è come quando lo sai che due cose
devono stare insieme, ma non trovi il verso, e qualsiasi altra combinazione la
scarti, perché sai che sono quelli i pezzi giusti per stare insieme, gli altri
sono solo indicazioni, che servono, tramite i loro errori, a rendere più forte
la tua convinzione; e finché non troverai il verso giusto non avrai pace, ma
non ti disperi perché sei più che sicuro che alla fine la posizione giusta
salterà fuori e tutti i pazzi andranno al proprio posto, il puzzle finirà,
potrai metterlo in cornice e guardarlo quando ti pare ricordando i tempi in cui
litigavi con i pezzi quando poi la soluzione la avevi sotto il naso, bastava
fare la cosa più semplice, unire i pezzi per come erano, non per come li volevi
tu o come li volevano gli altri. Dovevi solo lasciare che i pezzi decidessero da
soli e alla fine si sarebbero incastrati.
"Deve sempre aver voglia di litigare, anche per le cose più
banali" disse aprendo la finestra e appoggiando i gomiti sul davanzale,
guardava le stelle, quella sera non c’era nemmeno una nuvola in cielo e l’aria
fresca delle sera con il vento che le scompigliava i capelli la faceva sentire
più leggera, come se il vento avesse il potere di toglierle di dosso il peso
della rabbia "ormai siamo a corto di repertorio, se non ci inventiamo
qualcos’altro la gente ci prenderà per scemi" disse sorridendo al
pensiero di quella mattina quando lui la aveva derisa perché era inciampata ed
erano finiti a litigare come al solito
"Che fai, parli da sola adesso?" era sul tetto, proprio sopra la
sua finestra; lei non si stupì più di tanto, sapeva che ogni tanto se ne
andava la sopra per guardare le stelle, e guarda caso ogni volta sopra la sua
finestra come se ci fosse una calamita invisibile che lo attirava lì, perché
lui doveva averla vicina, doveva sentirla vicina, doveva controllare che non le
accadesse niente; a lei ormai questa sua mania di protezione non dava più
fastidio e non perdeva nemmeno più tempo a stuzzicarlo sul perché del suo
comportamento, le risparmiava solo un po’ di fatica nel combattere i vari
pretendenti e nel respingere le varie rivali in amore.
"E tu? Ascolti gli altri dai tetti?" chiese, ma senza provocazione,
mantenendo la calma senza neppure alzare lo sguardo per vederlo, sapeva che era
lì e tanto le bastava, le era sufficiente essere consapevole della sua presenza
per sentirsi sicura
"Si, ogni tanto mi capita di spiare la gente, sono un maniaco omicida e
questo è il mio passatempo preferito" rispose il ragazzo con un’ironia
che Akane riconobbe come non sua. Quella sera non aveva voglia di litigare e si
sentiva dal tono della sua voce così calmo e rilassato, c’era un cielo
talmente bello che era come che avesse fatto chiarezza anche nella sua mente,
come se fosse talmente incantato dalle stelle da non avere la forza di
risponderle male. Lei ne fu leggermente sorpresa, ma anche felice, se non doveva
litigare, meglio, avrebbe rilassato i muscoli anche lei.
"Comunque, hai ragione, devo inventarmi qualcosa di nuovo, questi litigi
stanno diventando monotoni" intanto sorrideva e teneva gli occhi chiusi
come a voler assaporare quella tregua fino in fondo, perché sapeva che il
giorno dopo non sarebbe più stato così, l’indomani avrebbero ricominciato ad
insultarsi aspettando una nuova tregua che, chissà quando sarebbe arrivata.
"Allora pensaci tu, io non ho proprio voglia di sprecare il mio tempo
per queste cose"
"Già, dimenticavo che il tuo tempo è molto prezioso miss"
stavolta Akane capì che c’era veramente qualcosa di strano nella sua voce,
non sembrava in lui, questo sarcasmo e questa ironia non erano decisamente da
lui, per il modo di sufficienza con cui lo aveva trattato avrebbe già dovuto
dirle qualcosa del tipo: oppure o che altro ancora; e invece, se ne veniva fuori con queste uscite
alla perdonami, ma non sono venuto per litigare. A questo punto ebbe un feroce
dubbio, che non avrebbe mai creduto possibile
"Sei ubriaco per caso" le parole le uscirono di bocca più per
istinto che per volere, lui non rispose subito, ma si frappose tre loro uno
strano silenzio, Akane che, visto che ormai glielo aveva chiesto, attendeva poco
convinta una risposta e Ranma che, stupito dalla domanda e dalla naturalezza con
cui lei gliela aveva posta, cercava di razionalizzare bene i suoi pensieri per
capire il motivo di quel quesito. Improvvisamente il ragazzo si aggrappò al
cornicione e si calò sul davanzale della ragazza con una faccia a metà tra l’incredulo
e il divertito. Lei un po’ disorientata dalla sua improvvisa entrata in scena
indietreggiò di un passo notando che lui la scrutava negli occhi poi finalmente
Ranma si decise a parlare
"Ma si può sapere che hai in quella testa, come ti vengono in mente
certe idee?" in effetti il ragazzo era più lucido che mai, e, Akane,
rendendosi conto di aver detto una stupidaggine, cercò di giustificarsi
farfugliando qualcosa
"Beh ecco… tu, facevi delle battute ironiche e … non le hai mai
fatte e…" il ragazzo continuava a squadrerla e alla fine Akane si
convinse che probabilmente era lei che quella sera aveva strane idee in testa
"Sei veramente una strana ragazza" le disse mantenendo quello
sguardo indagatore, poi vedendo che il volto della ragazza si stava contraendo
in una smorfia di irritazione decise di intervenire drasticamente e si mise a
ridere. Ben presto Akane, dopo esser passata dallo sbigottimento per la
sorprese, fu contagiata dalle risa di Ranma e sul suo viso tornò il sorriso.
Ramna si voltò nuovamente verso le stelle e tornò a contemplarle, chiuse per
un attimo gli occhi e senti un movimento dietro di se, capì che Akane si era
seduta sul davanzale accanto a lui, ma non riaprì gli occhi, lasciò che fosse
lei stavolta a parlare per prima, anche se avrebbe mantenuto volentieri il
silenzio un altro po’. La ragazza gettò uno sguardo al volto rilassato del
suo fidanzato, sorrise e poi si concentrò sulle stelle; quello che si era
creato tra di loro, non era un silenzio imbarazzato, non era pesante da
sopportare, semplicemente era gradevole, entrambi godevano del silenzio e della
presenza dell’altro; un debole soffio di vento scompigliò i capelli ad Akane
proprio mentre Ranma riapriva gli occhi per guardarla; quando la vide rilassarsi
e sorridere riavviandosi i capelli dietro ad un orecchio e poi chiudere gli
occhi per assaporare il vento fresco, il ragazzo si imbambolò ad osservarla,
era così tranquilla in quel momento e lui ne restò affascinato. Lei se ne
accorse e non resistette alla tentazione di stuzzicarlo
"Cos’hai da guardare, sei rimasto paralizzato?" sulle prima
battute Ranma cercò di tornare in se e non riuscì subito a dire una frase
sensata
"He, io non… quando…" ma poi riprese il controllo ed ebbe
chiaro in testa cosa dire, tanto ormai era una frase brevettata, così fece un
bel respiro e poi la guardò negli occhi sorridendo dolcemente
"So che l’ho già detto, ma lo ribadisco, sei molto più carina quando
sorridi" lei arrossì, ma abbassò la testa per non darlo a vedere, quanto
tempo era che non le faceva un complimento? Tanto tempo, decisamente troppo
tempo, ma ora era felice e sarebbe andata a dormire con il sorriso.
"Grazie" fu l’unica cosa che riuscì a dire e a Ranma fu più che
sufficiente, credeva sarebbe stato più difficile dirglielo, ma adesso si
sentiva stranamente più leggero, come se si fosse liberato da un peso, si
sentiva soddisfatto e poté tornare ad ammirare le stelle, quella notte erano
decisamente più splendenti. Ad un certo punto, però sentì qualcosa che non
aveva niente a che fare con le stelle, qualcosa che stava succedendo lì e
adesso, Akane aveva cercato la sua mano e aveva intrecciato le dita con le sue,
il ragazzo voltò leggermente le testa per vederla in viso, lei lo aveva
abbassato, ma Ranma poteva giurare di vederne comunque il rossore dipingerle il
volto. Ranma decise che se lei aveva trovato il coraggio di stringergli la mano,
lui poteva riuscire ad abbracciarla e si preparò mentalmente a qualsiasi
evenienza; prese un bel respiro profondo e partì. Alzò la mano con cui
stringeva Akane e le portò il braccio intorno alle spalle, quando i loro corpi
si toccarono avrebbe giurato di sentire un TUC legnoso de quanto erano entrambi
tesi, ma dopo un po’ si rilassarono e Ranma sentì per la prima volta quanto
in realtà, in confronto al suo, il corpo della ragazza gli apparisse piccolo e
fragile, provò in quell’istante un forte istinto di protezione verso di lei.
Da parte sua Akane aveva già ritenuto incredibile che Ranma avesse acconsentito
a stringerle la mano, non si sarebbe mai immaginata che il ragazzo avesse mai
potuto aver il coraggio di fare una cosa tanto dolce e protettiva nei suoi
confronti, aveva avuto le palpitazioni quando aveva solo intuito cosa volesse
fare e si era irrigidita tutta, ma poi, quando aveva sentito il calore del corpo
di lui e aveva poggiato la testa sul suo petto si era rilassata e adesso si
faceva abbracciare da Ranma, e la cosa più bella era che, stavolta lo avevano
fatto di loro spontanea volontà, non c’erano di mezzo recite, scommesse,
combattimenti o altre cose, stavolta c’erano solo loro e la loro voglia di
stare insieme.
Probabilmente il giorno dopo sarebbe tornato tutto come al solito, ma adesso
loro avevano fatto un grosso passo in avanti e qualunque cosa si sarebbero detti
in futuro, quella sera resterà sempre nei loro cuori e servirà sicuramente ad
avvicinarli ancora, e ancora si avvicineranno perché i pezzi del puzzle alla
fine si incastrino alla perfezione e le loro vite potranno essere incorniciate
in un solo quadro, ammirato e invidiato da tutti gli altri. Perché quella che
hanno vissuto stasera non è una storia, ma una parte di essa, è uno spezzone,
un tratto, un semplice passaggio nella loro vita; un unico e indimenticabile
soffio d’amore.
Owari
Allora, che ne dite, vi è piaciuta? Se si, commentate, altrimenti, uguale;
per qualsiasi recapito, consiglio o insulto sapete come contattarmi, ci vediamo,
lettori, alla prossima. Bye Bye
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