A Demon's Fate
#01 - Sonno
Yako aveva sonno, tanto che faticava non poco per tenere le palpebre
aperte, ma non aveva nessuna intenzione di addormentarsi, almeno non
finché Neuro - al momento beatamente assopito sul soffitto sopra
di lei - non si fosse risvegliato: non voleva certo rischiare di essere
colpita dalla sua pericolosissima bava corrosiva solo per qualche
misera ora di sonno...!
#08 - Rugiada
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che Neuro notò
furono le piccole gocce di rugiada che imperlavano i capelli di Yako,
addormentatasi accanto a lui sul prato dove si erano appostati la sera
prima in attesa che il mistero di cui erano in cerca maturasse, e dove
poi alla fine ambedue erano crollati sotto i subdoli colpi della
stanchezza - e, involontariamente, constatò che quei piccoli
cristalli liquidi abbellivano i suoi capelli.
#09 - Vento
«Yako, occhio alla gonna...» commentò in tono quasi
distratto Neuro, stirando le labbra nel suo solito sorrisetto maligno,
mentre il leggero vento che spazzava la strada s’intensificava di
colpo, alzandole la minigonna - che la ragazza si affrettò ad
abbassare con notevole imbarazzo.
#15 - Premio
«Quindi dovrei darti anche un premio per aver cercato di
difendermi...?» sogghignò Neuro, fissando dall'alto in
basso Yako con un'espressione sprezzante che la mise in soggezione, ma
che tuttavia non riuscì a farle muovere neppure un passo dalla
sua posizione, cosicché riuscì infine ad ottenere il suo
premio, tutt’altro che atteso: un lievissimo bacio dal ragazzo.
#16 - Regno
Nel regno demoniaco gli umani erano considerati una razza nettamente
inferiore, ma Neuro, nel tempo che aveva trascorso nel “regno
umano” con Yako, aveva appreso che anche loro avevano qualche
pregio, che aveva anche imparato ad apprezzare - nonostante fosse
pienamente consapevole che, se non fosse mai “uscito in
superficie”, avrebbe continuato a credere che il genere umano
fosse una razza totalmente inetta.
#17 - Delirio
Quando Neuro aveva modo di nutrirsi di misteri con un "alto tasso
nutritivo" - se così si voleva definire, benché la
Katsuragi non avesse la più pallida idea di come classificare i
vari misteri - era soggetto a deliri di non poca entità che lo
portavano ad azioni di distruzione notevoli su una scala notevolmente
ampia dei quali Yako aveva una paura profonda.
#30 - Schiaffo
«Yaaah! Neuro sei uno stupido! Perché continui a prenderti
gioco dei miei sentimenti?!» esclamò Yako con forza e,
nell'impeto del momento, fece per affibbiargli uno schiaffo, ma il
demone fu talmente rapido da bloccarle il polso a pochi centimetri dal
proprio viso, rispondendole un greve: «Perché io non
riesco a capirli» che la lasciò di stucco.
#31 - Accendere
Accendere l'entusiasmo di Neuro era difficile per Yako: il demone era
entusiasmato dai puzzle più complessi e assurdi come le
automobili da smontare; tuttavia, a sua completa insaputa, il demone
era vivamente entusiasmato anche e soprattutto da lei e dal suo modo di
vedere le cose.
#32 - Velocità
Era allucinante la velocità con cui Yako riusciva a mangiare -
per non parlare delle quantità, anche se la sua golosità
in un certo senso la rendeva più simile a Neuro, in quanto il
demone aveva rinunciato persino all'aria pur di soddisfare la sua fame
di misteri.
#34 - Meraviglia
«Aaah! Che belli!» esclamò Yako, appoggiandosi alla
vetrina d'un negozio di fiori, osservando piena di meraviglia le vivaci
composizioni floreali esposte, «Sono semplicemente fiori, non
capisco perché voi umani dobbiate meravigliarvi tanto...»
commentò Neuro senz'alcun entusiasmo - anzi, in tono abbastanza
annoiato.
#36 - Eclissi
«Quest'eclissi è bellissima...» commentò in
un sussurro Yako, stringendosi al petto di Neuro, il quale, con una
punta di curiosità e voluta ingenuità nella voce
replicò: «È a questo punto che dovrei dire qualcosa
di smielato come "ma non è bella quanto te"?».
#37 - Stranezza
La stranezza di Neuro riusciva ad essere in qualche modo inquietante ed
in molti modi differenti, soprattutto tramite i macabri scherzi che gli
piaceva tanto fare a Yako, la quale aveva ben imparato a diffidare di
molte sue azioni.
#41 - Fine
Non riuscivo a credere che fosse arrivata la fine, ma dovevo: Neuro,
nella sua forma di demone, stava volando verso il fascio di luce
proveniente dal portale dell'Inferno sottostante il tempio distrutto -
e chissà se avrebbe fatto ritorno, considerata la poca energia
rimastagli.
#42 - Illuminare
Al vederlo in piedi a pochi metri da lei, Yako si sentì come
illuminata dalla sua presenza di un calore che le nasceva dentro e che
la irradiava completamente, facendola sentire a proprio agio, come se
fosse un qualcosa di estremamente familiare e confortante.
#43 - Richiesta
«Per favore, Neuro... mi aiuti in matematica?» supplicai,
cercando di essere il più disperata e reverenziale possibile,
cercando così di guadagnarmi un po’ della sua attenzione;
lui mi sorrise guardandomi dall'alto in basso con palese
superiorità, poi replicò: «So che tu hai bisogno
del mio cervello nettamente superiore... ma io che cosa ci guadagno se
accontento la tua richiesta...?».
#45 - Incubo
Yako si svegliò di soprassalto, madida di sudore, gli occhi
sgranati a fissare il buio della stanza, per poi spostare quasi subito
la sua attenzione sull'ombra di profilo umano che stava sul soffitto:
l'immagine di un Neuro dannatamente frivolo, smidollato e quasi
effemminato era ancora vivida nella sua mente, come a volerle ben
imprimere nella memoria quell'incubo.
#46 - Specchio
In un assurdo modo di vedere il legame tra Yako e Neuro, qualcuno
avrebbe potuto paragonarli ai riflessi reciproci attraverso uno
specchio distorto: Yako era l'esatto opposto di Neuro, così come
lui lo era di lei, in tutti i sensi - e sempre lo stesso qualcuno,
vedendoli assieme, avrebbe anche potuto affermare che la regola per cui
"gli opposti si attraggono" funzionava alla perfezione.
#47 - Muro
La differenza di razza costituiva un muro tra Neuro e Yako di non
indifferente entità, in quanto l'impossibilità di lui
anche solo di capire il concetto dei sentimenti impediva a lei di
poterglieli esprimere al meglio.
#48 - Linea
Tra Neuro e Yako era sempre esistita, fin dal loro primo incontro, una
sottile ed invisibile linea che divideva il "concesso" dal "proibito";
però, in quel momento, a distanza di anni dal loro incontro,
mentre i loro corpi giacevano aggrovigliati sotto le coperte, nessuno
dei due avrebbe saputo dire quando quella linea fosse stata tesa fino
ad essere spezzata di netto.
#50 - Particolare
Il particolare vincolo che legava Neuro e Yako poteva essere descritto
con un semplice e cinico "il demone e la sua schiava umana"; tuttavia
tra loro serpeggiava silente anche una relazione di tutt'altro tipo,
della quale nessuno dei due si era ancora accorto.
∙ ~ ∙ ~ ∙ ~ AU ~ ∙ ~ ∙ ~ ∙
#02 - Treno
«Avanti, muoviti. Il treno sta per partire» esortò
Neuro, voltandosi indietro a guardare la sua ragazza, attualmente
piegata sotto il peso non solo dei propri bagagli, ma anche da quelli
di lui - e per la verità questi ultimi erano decisamente
più ingombranti e soprattutto pesanti.
#03 - Fermata
Yako, in piedi nei pressi della fermata dell'autobus, osservava di
soppiatto lo slanciato profilo del giovane che stava appoggiato al palo
degli orari del bus ascoltando con disinteresse la musica: era uno
studente nuovo, che era stato trasferito nella sua classe solo il
giorno prima - si chiamava Neuro, le pareva di ricordare - e,
nonostante fosse un tipo abbastanza sulle sue e sprezzante, non si
poteva certo negare che in quanto ad aspetto fosse spiacevole alla
vista.
#05 - Ritornello
Per quanto si sforzasse di prestare la propria attenzione e
serietà a ciò cui stava assistendo, Neuro non riusciva
proprio a farcela: Yako continuava a ripetere sempre quello stesso,
noiosissimo ritornello senza azzeccare neppure una tonalità -
anzi, peggiorando di volta in volta, cosa che lo convinse fortemente
del fatto che, con altissime probabilità, la ragazza non era
affatto portata per il canto.
#07 - Pietra
«Sta' attenta» esclamò Neuro, sporgendosi fulmineo
verso la giovane Katsuragi, afferrandola appena in tempo prima che
cadesse, «Siamo in un sentiero di montagna: devi fare più
attenzione a dove metti i piedi ed evitare di inciampare nelle
pietre» aggiunse, fissandola dall'alto con il suo consueto
cipiglio severo ed arrogante, al quale lei ebbe solo la forza di
replicare un mormorato: «Mi spiace... starò più
attenta...» colmo di disagio.
#11 - Strappo
«Fai più piano!» esclamò Neuro irritato,
muovendo la gamba, digrignando i denti per il dolore autoinflittosi
involontariamente; «Stai fermo, la professoressa ha detto che hai
uno strappo muscolare! Inoltre ti sei rovinato il ginocchio inciampando
negli ostacoli, quindi sii uomo e sopporta in silenzio!»
sbottò Yako in risposta, mentre gli tamponava il sangue che
usciva a fiotti dalla sbucciatura sul ginocchio.
#13 - Acqua
Dopo essere stato trascinato da Yako in spiaggia, Neuro aveva scoperto
che l'acqua di mare era limpida, fresca, salata, estremamente
differente da qualsiasi altra acqua ci fosse negli inferi, nella quale
talvolta ricordava d’aver trovato addirittura sostanze che
esalavano vapori tossici e temperature elevatissime; ciononostante,
Neuro non poteva negare il fatto che quella “scoperta”
fosse una piacevole novità.
#14 - Favola
«Papà... mi racconti una favola...?» domandò
la figlia a Neuro, cogliendolo di sorpresa, ma solo fino ad un certo
punto: dopotutto, se per metà aveva ereditato i suoi geni
demoniaci, aveva anche ereditato parte dei suoi geni da sua madre, un
comunissimo essere umano; «D’accordo...»
acconsentì in tono non troppo incoraggiante, ergendosi sopra di
lei in tutta la sua notevole altezza «... allora ti
racconterò del regno dei demoni...!».
#18 - Rana
«Di che cosa hai paura?» domandò Neuro alla sua
compagna di laboratorio, che fissava con evidente disgusto la rana
legata supina sul tavolo da lavoro, «Devi semplicemente
sezionarla» riprese lui, togliendole di mano il coltellino, per
poi piegarsi sulla sua vittima con espressione serena e noncurante.
#21 - Essere
«Essere o non essere: questo è il dilemma...!»
esclamò Neuro in tono abbastanza convincente, cercando
d'immedesimarsi nella parte del povero Amleto, anche se Yako,
conoscendolo in modo abbastanza approfondito, riusciva distintamente a
cogliere una nota annoiata nella sua voce che evidentemente
l'insegnante di teatro non aveva percepito, dato che s'alzò
entusiasta, declamando a gran voce: «Sei un attore perfetto!».
#23 - Garanzia
«Come facciamo, Neuro?! Non abbiamo nessuna garanzia del fatto
che non andrà a succhiare presunzione anche mentre siamo
fuori!!» esclamò Yako allarmata, guardando disperata la
figlioletta; «La terrò d'occhio io» sentenziò
Neuro in tono quasi solenne, gli occhi che lampeggiavano
pericolosamente fissi sulla moglie, come a volerla sfidare a
contraddirlo.
#25 - Tentativo
«Vorresti uscire con me più tardi?» domandai con un
fil di voce, quasi avessi timore che mi mangiasse viva: d'altra parte,
Neuro aveva fama in tutta la scuola di non essere esattamente quel che
si suol dire “un gentiluomo” - e fare un tentativo forse
era stato un azzardo, come parevano evidenziare il suo silenzio e la
sua espressione.
#28 - Bandiera
«Neurooo!» chiamò Yako, aggrappandosi al palo da cui
pendeva «Tirami giù!» esclamò, guardandolo
dall'alto della sua disgraziata postazione, «Perché
dovrei? Sei una bandiera migliore dell'altra!» replicò
Neuro, sogghignando al suo indirizzo con fare malefico, osservandola
con mefistofelica soddisfazione.
#35 - Bambini
«E mi raccomando, Neuro: non farla avvicinare ai fornelli...
okay?» si raccomandò Yako, prima di salutare con un cenno
della mano il demone e la bambina che gli stava appollaiata sulle
braccia, fissando la madre con soprannaturali, immensi occhi smeraldini
- troppo maturi per la sua età - ed un’espressione
angelica sul viso; tuttavia, non appena la donna fu uscita, la piccola
assunse uno sguardo ed un ghigno a dir poco satanici, inerpicandosi
sulla spalla del padre per potergli tirare meglio i capelli - cosa che
lo fece profondamente pentire d’aver fatto un bambino.
#39 - Miseria
Dopo la morte di suo padre, la madre di Yako era partita e lei era
rimasta sola ed in una condizione di miseria piuttosto seria; tuttavia,
Nōgami Neuro, un suo compagno di scuola, scoperte le sue condizioni di
vita, le aveva proposto: «Perché non vieni a vivere con
me...? In cambio... potresti diventare la mia serva...».
#40 - Luce
L'unica luce rimasta accesa in tutta la casa proveniva dalla stanza
della bambina, verso la quale Yako si diresse di soppiatto e, nello
sbirciare all'interno, riuscì a stento a trattenere una risata:
Neuro era sdraiato sul soffitto e, distesa accanto a lui, c'era la
figlia, ambedue profondamente addormentati.
#44 - Cristallo
«Neurooo! Mettilo giù dai! È pericoloso...!»
esclamò una Yako bambina decisamente allarmata, guardando
sgomenta il bambino che sogghignava vicino a lei, il quale teneva
sollevata sopra la testa uno scatolone contenente un set di calici di
cristallo, guardandolo come fosse un interessante giocattolo.
∙ ~ ∙ ~ ∙ ~ Neuro Side ~ ∙ ~ ∙ ~ ∙
#12 - Desiderio
Il desiderio, per i demoni, si presentava sotto molteplici forme e con
innumerevoli sfumature; per me, da un po' di tempo a questa parte, il
desiderio per eccellenza non consisteva più nell'assaporare
misteri d'incredibile complessità, ma piuttosto era
rappresentato nientemeno che da Yako - e per me la cosa risultava tanto
incomprensibile quanto incredibile.
#20 - Profumo
Avevo avvicinato quell'umana - Yako Katsuragi mi pareva si chiamasse,
ma in fin dei conti ciò era completamente irrilevante -
principalmente perché emanava un intenso profumo di mistero,
molto più forte e stuzzicante di tanti altri che avevo
percepito, al punto da convincermi a scegliere lei come mia copertura
nel mondo umano - così avrei avuto almeno un pasto decente, in
caso non fossi riuscito a trovarne altri in zona.
#26 - Amanti
Forse c’era un motivo superiore - che andava al di là
della curiosità, della differenza di razza addirittura - che
sarebbe riuscito a spiegare il perché avessi acconsentito a
dormire - come mio solito sul soffitto - stringendo tra le mie braccia
il fragile, piccolo corpo della mia schiava umana, al momento
beatamente assopita con il capo ciondoloni - e probabilmente quel
motivo risiedeva in un semplicissimo “siamo amanti”, che
gli umani usavano spesso per certi tipi di relazioni sentimentali non
proprio nella norma.
#27 - Segnale
Avevo avuto modo di constatare grazie a più d'un segnale -
più o meno esplicito - che la mia serva umana nutriva qualcosa
nei miei confronti, un qualche genere di sentimento che io non avrei
mai potuto capire.
#29 - Stupidità
Osservando il modo prettamente elementare di ragionare di Yako, non
potevo fare a meno di domandarmi fino a che punto fosse regredito
cerebralmente il genere umano: la loro stupidità era allucinante
sotto una straordinaria gamma di punti di vista che mi lasciava a dir
poco allibito.
∙ ~ ∙ ~ ∙ ~ Yako Side ~ ∙ ~ ∙ ~ ∙
#04 - Ora
Avevo dato appuntamento a Neuro ad un'ora non così tarda nel
pomeriggio, visto che prima lui era occupato e non poteva uscire;
tuttavia, era già passata mezz'ora e lui non era ancora
arrivato, per cui iniziavo sinceramente - e con una certa tristezza - a
credere che non sarebbe venuto, quando all’improvviso una voce
maschile mi giunse da dietro: «Sono in ritardo».
#06 - Cambiare
Dovevo diventare più capace, astuta, intelligente - in poche parole dovevo cambiare,
se volevo riuscire ad arrivare ad un livello accettabile per i
parametri di Neuro, cosicché potesse iniziare a notare
finalmente anche me ed ignorare tutte le altre studentesse che gli
ronzavano intorno sperando di riuscire a conquistarlo con
l’estetica ed i sotterfugi.
#10 - Sentimento
«Neuro...?» chiamai, senza riuscire a trattenere le
lacrime, che presero a traboccare senza che potessi far niente per
arginarle, voltandomi verso l'interno dell'ufficio: quel senso di
tristezza e smarrimento era stato adesso rimpiazzato da un sentimento
che avrei potuto definire senza errori come gioia - di avvertire di
nuovo la sua presenza, probabilmente, anche se la mano con cui mi
teneva la testa iniziava a stringere un po' troppo.
#19 - Fratello
Avevo paura: forse avevo un fratello e quel fratello era nientemeno che
il pluriomicida X, che aveva assassinato nostro padre e aveva mutilato
e ferito quasi a morte Neuro - impresa che non era affatto da poco,
considerata la sua natura palesemente non umana.
#22 - Ritmo
Il ritmo cadenzato dei suoi sommessi respiri mi solleticava le
orecchie, così come il suo fiato mi stuzzicava il collo, ma in
fondo un Neuro dormiente ed incapace di nuocere al prossimo in
qualsiasi modo era qualcosa di strabiliante - anche se in realtà
io ero felice anche solamente dormendo accanto a lui, il quale
addirittura s'era degnato di tentare di riposare in un letto come una
persona normale, anziché sul soffitto.
#24 - Proiettile
Con uno scatto quasi ferino mi si era affiancato, mi aveva afferrata
per la testa - come al solito - e mi aveva avvicinata a sé per
proteggermi dal proiettile sparato contro di me, cogliendomi
completamente di sorpresa: Neuro non era proprio il tipo da mettersi di
mezzo in situazioni pericolose per proteggere l’incolumità
d’altri, a meno che, ovviamente, non ne traesse qualche vantaggio
- ed in questo caso era abbastanza palese, dato che io ero la sua
“copertura”.
#33 - Collo
Gli artigli pericolosamente lunghi ed acuminati di Neuro mi pungolarono
il collo in modo tale da farmi alzare il capo a guardarlo negli occhi,
mentre lui, sogghignando, mi chiedeva - o, per meglio dire, mi ordinava -: «Devi fare tutto quel che ti dico... chiaro?».
#38 - Orrore
Tutto l'orrore di quella scena mi si riversò addosso come un
fiume in piena mentre lentamente prendevo coscienza del fatto che quel
corpo martoriato, grondante sangue e per giunta infilzato a morte era
quello di... «NEUROOOOO!».
#49 - Impressione
La prima impressione che mi aveva suscitato Neuro, nel primo momento in cui ci siamo visti, fu di un qualcosa - e poi un qualcuno
- di completamente estraneo agli schemi convenzionali; poi cambiai
idea: Neuro era semplicemente una persona - anzi, un demone - che non
era assolutamente definibile in alcun modo.
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