Consapevolezza
*
Non capisco. E il non
capire mi fa andare su tutte le furie.
Fa più male
fisicamente o psicologicamente? Ma, soprattutto, fa male oppure no?
Sospiro ed il mio
corpo si rilassa per poco, la schiena ancora effettivamente dolorante, mentre
una brezza fresca lambisce la mia pelle, la voce di Mizuno, intenta a cantare, che
mi raggiunge da lontano. In questi mesi sono stata bene, dopotutto. Non ho
pensato a nulla, mi sono impegnata a guardare avanti, mi sono sforzata a non
girarmi e rimanere imbambolata di fronte ai ricordi di un passato che era roseo
a macchie scure. Sono stata brava, posso proprio dirlo…
Stringo i pugni sul
grembo e non sento nient’altro intorno a me. Mi fa rabbia, tanta rabbia,
che, apparentemente, sia bastato un episodio, un singolo incidente, per
riportare a galla i fantasmi delle memorie che ho cacciato nei meandri della
mia anima con così tanta fatica.
Chiudo gli occhi e mi
sembra di sentire ancora il caldo piacevole di quel giorno, gli squittii
ammirati delle altre studentesse sugli spalti, il fiatone dei miei compagni e
degli avversari. Ma, soprattutto, il dolce, opprimente peso di un atletico
corpo premuto sopra il mio.
Arrossisco
violentemente e scuoto il capo, prendendomelo tra le mani. Cerco di convincermi
a lasciar fuori tutte quelle emozioni, che non mi servono, che ormai sono state
rimpiazzate da altre, più semplici ed innocenti.
Un nuovo sospiro ed
il mondo mi sembra incredibilmente gravoso, proprio sulle mie spalle. Mizuno
ripete spesso che ha imparato a sentirne la voce, ma io non riesco proprio ad
essere così in armonia con ciò che mi circonda. Fingo, pretendo
di aver imparato a chiudere capitoli della mia vita e ad aprirne di nuovi, ma
la realtà è tanto distante da queste mie bugie; da queste mie illusioni.
Sorrido e penso al mio cavallo di battaglia.
Se un’illusione
non sparisce, è reale.
Ed io sono qua, no?
In carne ed ossa, no? Forse è proprio questo il problema. Cerco di confermare
la mia presenza così fortemente che finisco con il coinvolgere dentro di me
tutto il resto, provocando una grande confusione. È questo baccano, credo, che
non mi fa sentire la fantomatica voce del mondo.
E quindi non è stato
l’incidente di oggi, a gettarmi nel baratro. Semplicemente mi ha aperto gli
occhi. Essere la Star Driver dell’Ayingott non è servito proprio a nulla, eh?
Dovevo per forza battere la schiena per terra per rendermene conto. Perché sì,
in un modo o in un altro, oggi un uomo è venuto a sbattere contro di me,
facendomi cadere, lui con me. Per una perversa volontà del destino è finito con
il volto nell’incavo dei miei seni. Un déjà-vu da manuale, veramente, che ha
risvegliato in me una consapevolezza sopita.
La canzone di Mizuno,
che mi sta facendo da sottofondo, termina ed io mi sento incredibilmente stanca,
neanche avessi appena combattuto. Mi alzo e una mano corre sul coccige,
massaggiandolo lentamente, mentre la stessa brezza di prima fa ondeggiare
disordinatamente i miei capelli.
Kiraboshi Juji Dan.
Vanishing Age. Manticore. Takuto Tsunashi. Forse non ho ancora lasciato
andare niente, di tutto ciò. Forse non lo farò mai. E, in fondo, mi sta bene
così, perché – a scapito della confusione – non mi sono sentita mai tanto viva
quanto in quel periodo dolceamaro.
It’s a WTF?, me ne rendo perfettamente conto ♥ Volevo
scrivere qualcosa su Marino, visto proprio dai suoi occhi, ma senza scendere
troppo nel particolare del post-partenza per non incasinare il tutto, quindi è
uscito ciò. Sono ancora alle prime armi, con questo fandom, spero proprio di
prenderci la mano al più presto. E Kiraboshi! a tutti quanti ♥.
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