UN
GIORNO NON
QUALUNQUE
CAPITOLO 1
Quella mattina, Rebby si svegliò con la nausea. Non era la
prima volta che accadeva, ma, d'altronde, quello era un periodo molto
stressante. Sul lavoro non aveva pace, perché doveva
continuamente spostarsi fra Roma e Milano. Inoltre, le cose con Alberto
non andavano molto bene, da quando lui aveva perso il lavoro a Milano e
aveva fatto ritorno a Roma. Il ragazzo era strano, quasi distaccato e
Rebby se ne stava rendendo conto sempre di più con il
passare del tempo. Anche Albina, in cui le sembrava di aver trovato
un'ottima amica, negli ultimi tempi sembrava essere cambiata
improvvisamente. Sembrava che cercasse ogni scusa plausibile per
evitarla. E adesso ci mancava pure quella maledetta nausea che le dava
il tormento ormai da qualche giorno. Alberto dormiva ancora
profondamente, così cercò di fare meno rumore
possibile, mentre si alzava, prendendo i vestiti già pronti
dalla sera prima sulla sedia e andava in bagno. Aveva un'importante
riunione a cui non poteva proprio mancare. Guardandosi allo specchio
del bagno, si trovò più pallida del solito. Si,
aveva proprio bisogno di maggiore riposo e tranquillità.
L'unica cosa positiva dell'ultimi giorni, era il nuovo appartamento, in
cui si erano trasferiti. Era spazioso, luminoso, era giusto quello che
ci voleva. Si era stancata di vivere nel residence, senza acqua calda e
con il riscaldamento rotto.. Quando uscì dal bagno, minuti
dopo, era già vestita e in ordine. Tornando in camera, vide
che il letto era vuoto, segno che Alberto si era alzato. Dirigendosi in
cucina, Rebby lo scovò seduto al tavolo, con un
caffè davanti.
- Buongiorno.
- Buongiorno Rebby.
Gli diede un bacio sulla guancia, poi prese il caffè che era
avanzato nella caffettiera e lo verso nella sua tazza preferita, che
lui le aveva già preparato. Sapeva che Alberto la stava
guardando, poteva sentire il suo sguardo su di sé.
Probabilmente si chiedeva cosa avesse. Infatti dopo qualche istante lo
sentì schiarirsi la voce.
- Tutto bene? Sei agitata per la riunione
di oggi?
La riunione!!! Così assorta dai suoi pensieri, stava finendo
con il scordarlo! Velocemente finì il suo caffè e
si alzò, correndo verso la camera.
- Se non mi muovo faccio tardissimo!!!!!
Alberto si alzò e la seguì.
- Hey, vedrai che andrà tutto
bene.
- Beh, andrà meglio se
sarò lì in orario.
Alberto le sorrise, ma vide un lampo di inquietudine negli occhi di
Rebby e si avvicinò.
- Che succede?
Rebby lo guardò per qualche istante, poi abbassò
gli occhi.
- Niente. Ora devo andare.
Oltrepassandolo, si affrettò verso la porta. Lui le
andò dietro. Riuscì solo a raccomandarle di
fargli sapere qualcosa. Quando rimase da solo, lasciò lo
spazio al senso di colpa. Rebby aveva bisogno che lui le fosse vicino
in quel periodo, invece tutto quello a cui lui riusciva a pensare erano
i nuovi sentimenti che provava per Albina. Già, Albina, una
delle migliori amiche di Rebby.
A casa Martini, era ora di colazione e, come al solito, c’era
una grande confusione, fra la cucina sovraffollata e la coda per il
bagno. Ciccio si chiese come avesse fatto a stare in quella casa per
anni senza impazzire. Quando uscì dalla camera da letto che
condivideva provvisoriamente con Bobo, Ciccio guardò senza
speranza verso il bagno, vedendo che ad aspettare c’erano
già Bianca e Maria, e si diresse verso il piano inferiore.
Scendendo le scale, fu investito da Inge e Elena che si stavano
bisticciando. Quando riuscì ad entrare in cucina, vide
Melina indaffarata come al solito a urlare contro Dante che, quasi
incurante, stava mangiando una brioche. Al tavolo, erano già
seduti suo padre Lele, Annuccia, Ave e Palù, che quando lo
vide, scese dalla sedia per corrergli incontro.
- Zio Ciccio, zio Ciccio!!!
Ciccio la prese in braccio, sorridendole.
- Buongiorno.
La sua nipotina gli ricordava tantissimo Annuccia da piccola. Pensando
a quello, Ciccio osservò sua sorella, ormai una ragazza nel
pieno della sua adolescenza. Come passava in fretta il tempo.
- Allora, Ciccio, oggi torna Tracy, vero?
- Si, vado a prenderla alle tre!
Maria irruppe in cucina pronta per uscire, con lo zainetto di
Palù in mano.
- Amore, sei pronta? Sennò
anche oggi facciamo tardi.
- Beh, ma quella ormai è una
caratteristica di famiglia!
- Lo so, papà, ma non
è comunque una scusa! Ok, noi allora andiamo, ciao
famiglia!!!
- Ciao tesoro, ciao amore del nonno!
Uscendo di casa, Maria quasi si scontrò con Alberto.
- Ciao Alberto!
- Ciao Maria, ciao piccola!
- Scusami, ma sono in ritardo! A presto!
- Ciao.
Alberto si unì al resto della famiglia Martini, nonostante
avesse già fatto colazione. Il cellulare di Ave
iniziò a suonare, così la donna si
scusò e si alzò da tavola.
- Pronto? Albina, tesoro mio, dimmi
tutto! … Ma bella tosa mia, ma non sei ancora stanca di
tutte queste prove? … No, no, va bene, allora passa verso
quell’ora. … Si, dimmi. … Si,
è qui. … Va bene, allora te lo passo. Ciao amore,
ciao.
Ave fece un segno a Alberto.
- Alberto, Albina vuol parlare con te.
Alberto sembrò quasi in imbarazzo, ma si alzò da
tavola, prese il telefono e andò in salotto.
- Pronto? Ciao.
- Ciao Alberto. Senti, ti volevo dire che
c’è un problema per il contratto di affitto. Tu e
la Rebby dovreste passare dall’agenzia per fare delle firme.
- Ah... Ok. Ehm... Senti, so che Rebby ha
tutta la mattina impegnata. Se vuoi possiamo passare quando si libera,
anche se non so dirti l’orario.
- Senti, facciamo così,
diamoci appuntamento per le due qui all’agenzia, ok?
- Ma certo! Non c’è
problema. Allora... Allora a dopo.
- Si... A dopo.
- Ciao.
- Ciao Alberto.
Alberto mise giù. Ave lo raggiunse e notò il suo
sguardo pensieroso.
- Bel toso, ci sono problemi?
- Cosa? No, certo che no! Si tratta di
una questione che riguarda l’appartamento che io e Rebby
abbiamo preso in affitto.
- Oh si, me l’ha detto
l’Albina! Ma che cara tosa che è la Rebby! Sei
fortunato, lo sai?
- Si, certo. Beh, io ora devo andare.
Alberto lasciò la casa, perché aveva le idee
troppo confuse e aveva bisogno di schiarirsele da solo.
Rebby uscì dalla sala delle riunioni stanca morta. Quattro
ore di riunione senza alcuna soluzione. Un investimento sbagliato
rischiava di portare sul lastrico l’intera azienda e lei non
riusciva ad avere la concentrazione necessaria per trovare una
soluzione. Si sentiva stanca come non mai, la nausea non le dava tregua
e era dovuta scappare in bagno nel bel mezzo della riunione. Tornando
nel suo ufficio, prese il calendario in mano e si mise a fare un conto.
Poi rimase con lo sguardo perso nel vuoto e fu distratta dal suono del
suo cellulare. Prima di rispondere, vide che era Alberto.
- Pronto?
- Ciao amore. Com’è
andata la riunione?
- Lasciamo perdere! Peggio di
così non poteva andare!
- Mi dispiace.
- Lo so, ma confido che riusciremo a
trovare presto una soluzione.
- Vedrai che sarà
così. Senti, ho sentito Albina, ha detto che dobbiamo
passare dall’agenzia. Ci aspetta lì per le due,
pensi di farcela?
- Si, credo di si. Devo fare prima una
commissione, ma cercherò di essere puntuale.
Quando udì bussare al suo ufficio, Rebby disse ad Alberto
che doveva andare, e riattaccò. Mentre un suo collega
entrava in ufficio, Rebby notò che era l’una in
punto. L’agenzia era lontana e in quell’orario
c’era molto traffico. Doveva sbrigarsi, se voleva essere
puntuale.
- Rebecca, senti, dovresti dare uno
sguardo a questi bilanci.
- Adesso? Non posso farlo oggi
pomeriggio, avrei un impegno!
- Sarebbe urgente, è del
materiale che deve arrivare il prima possibile a Milano. E comunque te
la dovresti cavare in una ventina di minuti.
- D’accordo, dammi
pure.
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