I Will Not Forget You

di LivingTheDream
(/viewuser.php?uid=113326)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


I personaggi di questo racconto non mi appartengono,
ma bensì sono stati creati dalla mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle,
che veneriamo come un dio sceso in terra.


La porta sbattè, e Holmes si adagiò sulla sua poltrona, quasi con calma.
Sentiva ristagnare nell'aria un silenzio sofferto, successivo a momenti troppo rumorosi.
Prese la sua solita siringa, ripromettendosi di smetterla di rovinarsi così.
Promessa vana, anche stavolta.
Sfiorò delicatamente con le dita il polsino della camicia, e fece per arrotolarlo.
Poi si fermò un atttimo a pensare, anziché elaborare tutto meccanicamente come suo solito.
Chiuse gli occhi.
 
Cercò di ricordare la voce di Watson, ma veniva sovrastata dal suono dello Stradivari.
Cercò di ricordare il colore dei suoi occhi, ma si confondevano tra le rosse fiamme crepitanti nel camino.
Cercò di ricordare il suo tocco delicato, ma riusciva a pensare solo all' ago dell' amata odiata indispensabile siringa. 
Cercò di ricordare il suo sorriso, ma le uniche immagini nella sua testa erano quelle delle sue lacrime.
Cercò di ricordare il suo profumo, ma il naso gli solleticava nell'avvertire l'immaginario fumo della pipa.
Cercò di ricordare le sue carezze, ma ritornava sempre a quelle dolci e femminili di Mary.
Cercò di ricordare i suoi baci, ma l'unico sapore che sentiva sulle labbra era quello della sconfitta, e del sangue.
E della solitudine.
 
John era appena uscito da quella porta, abbandonandolo, e già la sua mente stava cadendo a pezzi.
In breve lo avrebbe dimenticato.
 
Riprese ad arrotolare la manica, poi afferrò quell'oggetto meravigliosamente pericoloso, e lo svuotò dal suo contenuto.
Delicatamente, ne piegò l'ago fino a ridurlo lungo la metà, ma spesso il doppio.
Stese l'avambraccio sul bracciolo, e vi poggiò sopra il piccolo pezzo di ferro appena arroventato.
La mano gli tremava, ma cercò di scrivere comunque con caratteri delicati e decisi.
 

"I will not forget you."


Il dolore non era nemmeno lontanamente paragonabile.       
 
 




 
Nda: Da dove è uscita questa sparata, dite? 
Semplice, io ho fatto la stessa cosa. -Naturalmente non con il ferro arroventato, ma con la penna, sul dorso della mano.-
Ma la storia è quella, o  almeno molto simile.
Ah, una cosa è certa. 
Il dolore è lo stesso.
 
Grazie dei vostri secondi, Alex.

Dedicato a Miss Adler, per farmi perdonare di non averle segnalato la storia!




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=693106