Il vampiro che c'è in me

di kithiara
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Prologo: Sogni
 

E’ buio.
Molto buio.
Infinitamente buio.
Non ci sono ombre, l’oscurità è totale, priva di qualsiasi sfumatura.
E’ come trovarsi immersi nel nulla.
Sto correndo alla cieca, non so nemmeno dove sto andando, ma corro.
Il battito impazzito del mio cuore è l’unico suono che sento, è assordante e mi riempie la testa, mi confonde la mente.
Ho paura. Di cosa, non so.
E’ la stessa paura irrazionale che hanno i bambini quando, infilandosi sotto le coperte, pregano che il mostro che vive sotto il loro letto non li mangi.
So che c’è qualcosa.
So che non è nulla di buono.
So che non devo farmi prendere.
Sento i crampi alle gambe e quel dolore insopportabile alla milza.
I miei polmoni ossigenano ad una velocità folle, se continuo così il mio cuore esploderà.
 
Poi d’improvviso una luce.
Non si tratta di una luce soffusa, di un chiarore in lontananza, ma di una vera è propria onda di luce, una colonna abbagliante come i raggi di mille soli.
Ne vengo investita e lo stupore mi paralizza.
Le mie pupille non possono o non vogliono nemmeno prendere in considerazione l’idea di adattarsi ad una tale intensità di luce, così chiudo gli occhi e avanzo a tentoni in quella direzione.
Sento caldo.
Il vortice luminoso emana una forza straordinaria e io ne sono irrimediabilmente attratta.
Per un qualche inspiegabile motivo, sento che l’energia che sprigiona è positiva, forse perchè il suo tepore riesce a lenire le mie sofferenze, sbiadisce le mie paure.
 
Avanzo passo dopo passo con le mani in avanti a proteggere il viso.
Una sensazione di pace mi pervade il cuore e lacrime calde sgorgano dai miei occhi socchiusi, improvvise, ma consolatorie.
Ancora pochi metri e potrò toccare la luce.
 
Cinque passi.
 
Mi sento stranamente euforica.
 
Quattro passi.
 
Il calore si fa sempre più intenso.
 
Tre passi.
 
La terra inizia a tremare.
 
Due passi.
 
Fatico a restare in piedi e nuovamente la paura mi attanaglia, mi sono distratta e ora pagherò con la vita. Ma avanzo lo stesso.
 
Un passo.
 
Allungo una mano per sfiorare la cascata di luce, solo pochi centimetri mi separano da quella fonte di energia sconosciuta.
 
Poi d’improvviso sento il terreno franare sotto i miei piedi.
Inizio a cadere, sempre più in fretta, precipito sempre più giù. Ma giù dove?
Come per un riflesso incondizionato inizio ad urlare mentre continuo a sprofondare e…
 
DRIIIIIIIIIN!
 
Mi sollevo di scatto a sedere, il corpo madido di sudore, il battito del cuore ancora accelerato, le lenzuola stropicciate sul materasso che conserva ancora la sagoma del mio corpo inquieto.
Ancora lo stesso sogno. Tutte le notti ormai, da più di due settimane.
E ogni volta è sempre peggio. So che devo toccare quella luce, sento di doverlo fare, ma quando sembra che io stia finalmente per riuscirci, un abisso si apre sotto i miei piedi, una voragine oscura e di una profondità indefinita, forse addirittura infinita.
Lacrime di frustrazione rotolano sulle mie guance accaldate.
Prima o poi ci riuscirò.
Indugio inconsciamente ancora per un secondo su questo pensiero, ma quando metto i piedi giù dal letto il sogno è già dimenticato.
Fino alla prossima volta.







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