Nu vaso
arrubbato
Ti
vedo abbrazzare
la tua
zita.
Ella,
che non è arrivata nippure
pel
funerale, ti vasa e io sento di odiarvi.
Lei perché ha il diritto
di abbrazzarti e acconsolarti
davanti
a tutti, te perché accetti da lei quel conforto che da me
non accetterai più.
Non vuoi sapere chillo chi provo
pe’ tia, non ammetterai mai
chillo chi provi pe’ mia.
Ella è l’unica
cui permetti di starti accanto.
So che non ti vedrò per
giorni e so che mi roderò al
pensiero di voialtri assieme, nel tuo letto.
“Occupati tu di tutto e
ricordati che non voglio essere
disturbato per nessun motivo.” Mi dicesti arrisorbuto
ed io
col cuore infranto mi sentii finanche orgoglioso di avere la tua
fiducia.
Ora ti guardo tràsere
in auto
e partire e con me resta solo il ricordo di una vasata arrubbata
in una
notte ubriaca di vino e dolore: la scorsa notte.
Approfittai che tia eri amminchiato
dal
dolore e ora mi addanno pensando che ti vergogni di quello che ci fu,
ma non
posso rimpiangere l’unico vaso che avrò da tia.
Pe’ mia fu un regalo grande
quando rispondesti al mio vaso
ma la nuttata è passata e tutto torna come prima: torno a
guardarti da lontano mio
commissario, mio Salvo.
NDA: Rivedevo per
l’ennesima volta “La forma
dell’acqua” e
mi è venuta l’ispirazione per questa shottina.
E’ la prima volta che mi cimento con Camilleri e
il suo particolarissimo
siciliano e spero che il risultato non faccia inorridire troppo i
siciliani che
leggeranno (perdonate la mia romanità!). Era tanto che
desideravo scrivere una
slash sul bel commissario se ne avete voglia lasciatemi un commento e
ditemi se
vale la pena di ripetere l’esperimento con qualcosa di
più lungo.
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