TOO LATE
Note dell’autrice: scritta per l’ultima settimana
del COW-T. Il prompt era la
citazione che apre questa fanfic.
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"Impegnarsi vuol dire soprattutto rischiare.
Non solo la vita, ma la propria serenità."
(Roberto Saviano)
Rachel aveva
messo davvero tutta se stessa dentro quel matrimonio. Fin da quando lei e Danny
erano fidanzati, aveva riposto tante speranze in lui, forse troppe in effetti,
ma proprio grazie a questo era riuscita a non arrendersi davanti alle
difficoltà. A non arrendersi alla disapprovazione dei suoi genitori, alle
difficoltà economiche, alle notti insonni e cariche di ansia a cui la
costringevano gli assurdi incarichi del marito, alla paura di dover dire alla
piccola Grace che suo padre non sarebbe più tornato, mai più.
Ora con Stan le cose erano un po' più semplici, e forse era questa
la vera ragione per cui Danny le mancava un po'. Quando era tutto troppo
facile, quando si finiva con l'andare avanti per inerzia, allora cominciava ad
avere l'impressione che non le interessasse veramente.
Senza
contare che il suo cuore continuava a battere all'impazzata ogni volta che
sentiva la voce dell'ex.
Se solo se
ne fosse resa conto prima.
Appena
sposati non l'avrebbe mai detto, e a ripensarci oggi le pareva assurdo. eppure,
quando stavano ancora assieme, ad un certo punto tutto aveva cominciato a
sembrarle troppo faticoso, troppo difficile da gestire, troppo... beh,
semplicemente troppo per lei.
Vero, Danny
rischiava la vita ogni giorno ma lei - lei rischiava molto di più. Rischiava la
sua felicità.
Continuava a
star male, a piangere quando l'altro non la vedeva, a domandarsi se valesse la
pena di trascinare avanti quella relazione che la faceva star tanto male. La
risposta che si era data era stata che sì, ne valeva la pena, così all'inizio
ci aveva provato comunque a far funzionare le cose e a nascondere il suo
disagio interiore. Perché il matrimonio presupponeva che si superassero le
difficoltà e le si superassero assieme, no?
Così si sforzava di essere sempre sorridente e di autoconvincersi
che tutto andava bene. Cercava di mettere a tacere il suo cuore in frantumi
tutte le volte che Danny la chiamava per dirle di non aspettarlo alzata, perché
non sarebbe rientrato a casa quella notte. Si ripeteva che andava bene, perché
in fondo lo sapeva già quale era il suo mestiere ed aveva scelto lo stesso di
sposarlo, e quindi non poteva lamentarsi di qualcosa che avrebbe potuto
benissimo immaginare. E quando lui rientrava invece di arrabbiarsi lo abbracciava
e lo baciava, gli chiedeva com'era andata al lavoro e faceva l'amore con
lui, appassionatamente come se nient'altro avesse importanza al mondo.
Il tutto non
necessariamente in quest'ordine.
E poi era
accaduto che si era resa conto di essere cambiata. A furia di fingere che non
le importasse, forse davvero non le importava più. Non che avrebbe visto il
marito morto senza battere ciglio, ma semplicemente aveva smesso di sentirsi in
ansia quando lui non tornava, di sentirsi triste quando doveva portare da sola
Grace al parco. Non solo. Aveva smesso di sentirsi lusingata quando lui le
faceva un complimento, di sentirsi eccitata quando lui la seduceva, di sentirsi
euforica quando progettavano le vacanze assieme.
A furia di autoanestetizzarsi dal dolore, aveva finito con
l'anestetizzarsi da ogni sentimento.
E poco a
poco aveva dimenticato come si faceva a provare qualcosa, come si faceva ad
essere felici.
Forse, se
invece di sforzarsi tanto per rendere felice Danny e seppellire il suo cuore sotto
uno spesso strato di indifferenza si fosse sforzata di rendere partecipe il suo
compagno di ciò che provava, forse le cose sarebbero potute andare
diversamente.
Ma la loro
storia era finita, e lei lo aveva perso.
Oramai era
troppo tardi.