Ambrosia.

di VioletBow
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- P-Per favore, f-fermati.
Le parole balbettate e i gemiti di Tsuna ubriacavano Gokudera come il più dolce tra tutti i nettari... Come ambrosia.
Era per questo che, anche se di solito non esitava ad ubbidire a ciò che il Decimo chiedeva, stavolta non poteva fermarsi.
L'odore di quel fragile corpo lo inebriava e toccarlo gli provocava un immenso piacere.
Tsunayoshi, tremante, non si liberava del peso dell'altro su di sé mentre le mani di Hayato lo accarezzavano con la stessa delicatezza usata con un reperto di incommensurabile valore.
Mordeva, Gokudera, mordeva piano... Voleva assaggiare quella morbida pelle che lo provocava da tempo ormai.
Le sue labbra erano state ferme per troppo tempo, preoccupate dalla possibile reazione del boss, ma adesso non potevano più trattenersi.
Lo vedeva, lo sentiva, lo percepiva: ormai Tsuna non aveva più intenzione di resistere, si era lasciato andare tra le braccia del suo fidato braccio destro.
Era suo ormai, il Decimo, e non l'avrebbe condiviso con nessuno.
Quegli occhi lucidi, quelle labbra calde, quegli sguardi supplicanti dovevano essere solo suoi ad ogni costo... Non li avrebbe lasciati a nessun altro per nulla al mondo.
Pensate di trovarvi tra le mani una qualche bevanda, per così dire, assuefacente... Non sareste d'accordo con lui?
Non ne dubito, ma avreste anche paura che finisca troppo presto; giusto?
Già, anche lui lo temeva, anzi lui sapeva che sarebbe stato così.
Poteva avvertire il contatto con il suo Tsunayoshi ma, nella sua mente, vagava la convinzione che presto tutto quel piacere sarebbe finito.
Si sarebbe prosciugato lasciandogli in mano una vuota bottiglia di vetro e sulle labbra, ancora per poco, il dolce sapore di ciò che l'aveva estasiato.
Si fermò per contemplare, con lo stesso sguardo con cui si guarda un reminiscente sogno, il ragazzo sotto di lui che tremava come un pulcino bagnato.
Gokudera appoggiò la testa al petto di Tsuna.
- Juudaime, non svanisca... La prego.
Chiuse gli occhi, spaventato all'idea di non sentire più quel respiro candido sotto di sé.
Sentì una mano leggera accarezzargli la testa e sperò con tutto il cuore che fosse quella Decimo, ma sapeva che non era così.
Riaprì gli occhi e incontrò quelli castani di Yamamoto che lo osservavano.
- Cosa stavi sognando? - gli chiese. - Avevi il battito cardiaco accelerato.
- N-Niente... - bisbigliò Gokudera, arrossendo.
Si sentiva tremendamente in colpa a starsene accoccolato sul caldo petto di Takeshi come un gatto.
- Di nuovo Tsuna?
Hayato annuì piano.
Si sentì spinto indietro e vide il ragazzo dai capelli scuri posizionarsi su di lui.
- Ti va di dirmi cosa avete fatto, nel sogno? - chiese, sorridendo.
Non avrebbe voluto dirglielo ma Yamamoto sembrava saperlo già.
Da bevitore, Gokudera diventò bevanda.




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