I exist

di Signorina Anarchia
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I exsist

Se la vita di Mirtilla fosse stata un luogo, di certo sarebbe stato un bagno.

Avrebbe potuto allagarlo fino a farsi arrivare l’acqua alle ginocchia, così da affogare nell’acqua tutti i suoi dispiaceri.

Per questo motivo, dopo essere sta derisa da Olive Hornby, si era rifugiata nel primo gabinetto che aveva trovato: era l’unico modo, il modo migliore, di trovare una qualche forma di conforto.

Prima di entrare in uno dei cubicoli, prima ancora di scoppiare a piangere, Mirtilla aveva aperto tutti i rubinetti. Avrebbe allagato il bagno. Avrebbe affogato nell’acqua tutti i suoi dispiaceri.

Tuttavia il motivo non era solo questo: dietro a quel gesto, si nascondeva il disperato desiderio di essere trovata da qualcuno. Se i pochi centimetri d’acqua avessero invaso il corridoio, qualcuno sarebbe entrato e si sarebbe accorto di lei. Chiunque, anche uno dei professori, avrebbe potuto offrirle un po’ di conforto in quel momento.

Fu per questo che, appena entrata nel cubicolo, cominciò a ululare in modo esagerato. Pianse così tanto, che alla fine cominciava quasi a trovarlo spassoso. Nel frattempo, l’acqua che fuoriusciva dai rubinetti era arrivata anche ai suoi piedi, strisciando sotto la porta chiusa. Faceva un tale rumore, che Mirtilla quasi non si accorse della voce maschile proveniente dall’esterno. Ma quando la udì, il suo cuore scoppiò di gioia.

“Mi hanno trovata“, ripeteva nella sua mente. “Qualcuno mi ha trovata. Qualcuno è venuto a consolarmi. Qualcuno si è accorto di me“.

Quel qualcuno, chiunque fosse, esitava a farsi vedere. Mirtilla decise di mettere da parte la dignità, e spalancò la porta per accogliere il suo salvatore. Si aspettava di vedere chiunque, eccetto la bestia che si trovava proprio di fronte a lei. A dire il vero, l’unica cosa che riuscì a scorgere, furono gli enormi occhi dell’animale, che le parvero brillanti come due citrini. Se ne avesse avuto il tempo, probabilmente li avrebbe ammirati più a lungo. Ma, su questa terra, c’è chi di tempo ne ha da vendere, e chi invece non riesce neppure ad accorgersi che la sua vita è giunta al capolinea.

Mirtilla avrebbe voluto più tempo, per fare in modo che qualcuno si accorgesse di lei. Per questo divenne un fantasma: per mostrare al mondo di esistere, seppur grazie ad una pallida imitazione di vita.

E se qualche studente si fosse fermato a parlare con lei, a chiederle perché amasse tanto allagare i gabinetti, lei avrebbe risposto: “Per mostrare che esisto”. Purtroppo, nessuno glielo chiese mai.

  





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