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Capitolo 2
Due Contro Sedici
19 Aprile 2011
E' l'una e mezza e ormai il mio
unico pensiero non è altro che quello di andare a dormire e
svegliarmi l'indomani con qualche altro pensiero per la testa, che non
sia la faccia indifferente fatta da Anita nel momento in cui il mio
nome era stato associato alla parola "Fidanzato".
Guido è ancora preso
dalla lettura, mentre io me ne sto affacciato alla finestra, cercando
di non badare agli studenti che cercano di comunicare via balcone e si
danno appuntamento nelle loro stanze, apparentemente incapace di
riuscire a credere che riuscire a scavalcare un balcone senza farsi
scoprire dai prof sia la loro massima ambizione.
Che cavolo sono partito a
fare?! Per spendere centinaia di euro solo per condividere la stanza
con un'asociale e appurare che, di sicuro, per Anita le parole che le
dissi la scorsa estate non sono altro che un vago ricordo di cui
sbarazzarsi?
Mi do del ridicolo dopo un
pò, battendomi una mano contro la fronte: cosa speravo, che alle
parole di Sartini Anita avesse iniziato a saltellare sulla sedia, a
sbracciarsi e a dire: "Avete ragione prof! Ascolterò il vostro
consiglio!"?
All'improvviso il mio cellulare annuncia l'arrivo di un sms.
Ti va di venire da me? Ti aspetto...
E' proprio lei, Anita. Anita mi
aspetta! Dovrei chiedermi dov'è la fregatura, ma, da solito
coglione quale sono, dimenticandomi delle mie paranoie di pochi secondi
prima, scappo fuori dalla stanza dopo aver risposto con un entusiasta
"Inizia ad aprire la porta" mentre avviso Guido della mia "partenza".
"Piemontesi! Cristofori!
Insomma, è l'ennesima volta che vi becco!". La voce scocciata di
Sartini mi riempie i timpani appena metto il naso fuori dalla porta,
proviene dal corridoio laterale, così, faccio anima e coraggio,
sospiro e corro veleocemente fino al corridoio dove si trova la stanza
di Anita.
Guarda prima a destra, poi a
sinistra: non c'è nessuno, così faccio gli ultimi metri e
sospiro di sollievo quando vedo la porta della 111 socchiusa.
Rapidamente, entro e chiudo la
porta alle mie spalle il più lentamente possibile, prima di
voltarmi vittorioso verso la ragazza che mi sorride.
Quasi quasi non mi viene da sbavare: indossa una semplice maglia che le arriva fino a metà coscia come camicia da notte.
"Ehi, tutto bene?" domando,
confermando incosciamente di essere al corrente del fatto che di solito
mi chiama solo se le serve qualcosa.
Scrolla le spalle e mi invita a prendere posto sul letto.
"Ora sì" sussurra, e si appoggia contro la mia spalla.
Mi irrigidisco all'istante,
incredulo, e il diavolo che è in me si risveglia e mi chiede
dov'è la fregatura questa volta.
"E' successo qualcosa?".
"No, no, diciamo che ho capito
qualcosa... Prima, con Claudia, ho reagito in quel modo solo
perchè sono invidiosa del suo modo di affrontare le cose. Non si
fa problemi, non sta sempre a riflettere, si butta...".
Inizio ad accarezzarle i capelli, e la sento rilassarsi.
"Dov'è ora?" domando,
conoscendo, però, già la risposta. Se Claudia fosse stata
lì, di certo non mi avrebbe mandato l'sms.
"Nella stanza di Alessandro...
Non volevo chiamarti, sai?" risponde subito, con una vocina non da lei,
che quasi trasuda vergogna.
"Perchè?".
"Perchè sembra che io ti sfrutti solo, chiamandoti quando sono sola o quando mi servono i compiti di matematica...".
Vorrei darle torto, ma,
purtroppo non ci riesco, e al tempo stesso non riesco nemmeno ad
incolparla: insomma, scuse o non scuse, io voglio che lei mi cerchi,
qualunque sia il motivo. Sarà stupido, e di certo lo è,
ma farmi trattare in questo modo mi va bene se rappresenta un modo per
starle vicino.
Deglutisco e, approfittando del fatto che la sua testa è ancora appoggiata contro la mia spalla, le accarezzo i capelli.
"Anita, a me fa piacere" dichiaro, con un tono neutro.
"Lo so, e probabilmente me ne
approfitto ancora di più per questo! Mi sento una stronza... Non
so perchè lo faccio, però, credimi".
Non posso vederla in viso, ma la sua voce mi sembra quella di una che si ritrova improvvisamente in crisi.
"Beh, forse è meglio
così allora. Vuol dire che forse, molto in fondo, un pò
hai bisogno di me" dichiaro esitante, chiudendo gli occhi per la bomba
lanciata.
Starsene così, con Anita
appoggiata sulla mia spalla e con indosso una maglia nemmeno
chissà quanto lunga non aiuta di certo. Fatto sta che non
risponde.
"Ok, scusa, mi rimangio tutto,
va bene?" chiedo, a disagio a causa del silenzio che si è
creato. Mi viene da ricordare il momento in cui, otto mesi fa, le ho
confessato i miei sentimenti. Al mio "Mi piaci e... Molto! E, visto che
ci sono, ti confesso che mi piacerebbe che... Che tu fossi la mia
ragazza" (molto in stile poppante della terza elementare, lo so), lei
aveva spalancato gli occhi ma non aveva sussurrato mezza parola per
chissà quanto tempo, finchè io non avevo attuito il
momento con una risata nervosa e lei si era aggiunta.
All'improvviso la vedo alzarsi
e si siede di fronte a me. "Non devi rimangiarti nulla, Fra! Hai
ragione, ho bisogno di te, e il solo pensare che dopo l'esame non ci
vedremo più così spesso mi dà i nervi" sussurra.
Alla luce delle lampada
soffusa, vedo il suo colorito farsi più roseo. Abbassa lo
sguardo e sospira, scrollando le spalle.
Per me, quella piccola
confessione è un qualcosa di incredibilmente stupendo, tanto che
di sicurò avrò un'espressione ebete dipinta in volto.
Vorrei avere qualcosa di adatto da dire, anzi, magari di figo, quando il telefono della stanza squilla.
"Perfetto, ecco a voi Mr Sfiga 2011! Ma dico io, tra tanti momenti proprio ora doveva squillare quel coso?"
"Cavolo, c'è Sartini che
sta facendo la ronda, vero?" esclama Anita, improvvisamente attiva,
come se si fosse scossa dal suo torpore.
Annuisco, e lei si fionda a rispondere prima che il professore possa udire lo squillo del telefono e venire a controllare.
"Pronto? Chi? Ah,sì...
Eh? Sì". Guarda in mia direzione ed annuisce, prima di
allontanare la cornetta dall'orecchio e dire: "Dimmi che hai con te la
chiave della tua stanza".
"Sì, perchè?".
Mi fa cenno di aspettare, sussurra qualcosa all'interlocutore e attacca.
"In poche parole il tuo
carissimo Guido è rimasto chiuso in bagno ed è riuscito a
comunicare con il ragazzo che ha la stanza vicino alla vostra
attraverso le pareti del bagno che combaciano, quindi dovresti tornare
lì e cercare di sbloccare la porta visto che il signorino soffre
anche di claustrofobia..." spiega, con il suo spiccato sarcasmo.
"Che cosa? Ma quello è
deficiente? Insomma, era solo in camera, che cavolo ha chiuso a fare la
porta a chiave?" sbraito, esasperato per la deficienza di quell'essere
bipede che mi ritrovo come compagno di stanza.
Anita mi guarda comprensiva ed annuisce. "Fossi in te lo lascerei marcire nel bagno" suggerisce.
"Lo farei volentireri, credimi.
Uffa, ora vado da Sartini, così magari mi aiuta a sbloccare la
porta..." sbuffo, alzandomi.
"Che palle, però. Allora ci vediamo domani mattina?".
"Sì... Passo da te prima di colazione, ok?" propongo.
"Passo io da te!" dice
sorridendo, e mi saluta con la mano mentre mi allontano e sento la voce
di Sartini poco distante, preparandomi per spiegargli la situazione
idiota che si è creata. Ah, quel Guido! Sul serio lo lascerei
marcire in bagno...
Circa ventuno ore dopo,
scorazzo spensieratamente con sette delle sedici componenti della mia
classe per i corridoi per i vari piani della nave che ci
condurrà a casa.
"Ci sono dei tipi niente male,
sapete? Li ho visti prima, sul ponte..." esclama Nina con la sua voce
stridula. Purtroppo ce la siamo trovata dietro insieme ad altre due
URSS, alias Melania e Giusy, e non abbiamo potuto mandarle via in nome
del patetico "E' la gita dell'ultimo anno, dobbiamo volerci tutti bene
perchè questi momenti non tornano più e bla bla bla".
"E perchè non li vai a
conoscere? Tentar non nuoce" propongo, con la speranza che uno di
questi si riveli un assassino o giù di lì, così
che ce la tolga dalle scatole una volta per tutte. Sono cattivo, lo so.
Nina si blocca nel bel mezzo
del corridoio, spalancando la bocca, come se avesse appena visto
davanti a sè una delle sette meraviglie. "Ma sai che è
una buona idea, Fra? Che mi costa! Mely, Giu, venite con me, forse sono
ancora lì...".
"Che? No, non posso, se giunge
voce a Carlo che ho conosciuto dei ragazzi in gita è la fine!"
esclama risoluta Melania, scuotendo il capo con aria decisa con
quell'aria da saccente che tanto mi dà ai nervi.
"Non lo saprà mai, fidati! Dai, vieniiiii!".
"Oh, Mely,
io l'accontenterei solo per non dovermi sorbire più i suoi
piagnistei e la sua voce stridula, lo sai? Fai qualcosa di utile per
l'umanità, una volta tanto!"
Evidentemente la volontà
di Melania non è così forte, perchè alla fine
sbuffa, come se stesse andando a farsi crocifiggere, e acconsente, tra
gli squittii deliziati della sua migliore amica e l'entusiasmo di
Giusy.
Ah, Giusy: la lecchina per
eccellenza, quella che probabilmente arriverà alla
maturità senza più saliva visto che l'avrà
prosciugata tutta per leccare il sedere a tutti i prof!
"Oh, che animo nobile che ha
Mely" la scimmiotta inacidita Anita, al mio fianco. In effetti, se ci
penso, oggi non ci siamo separati un attimo sin da quando me la sono
trovata in camera per andare insieme a fare colazione, se non per
andare in bagno. "Potrei fotografarla scausalmente mentre è con
quei ragazzi e pubblicare erroneamente la foto su Facebook, che dite?".
"Io ci sto!" esclama Sara.
"Idem" asserisco.
Ci perdiamo in risate
spensierate finchè non ci ritroviamo davanti Sartini, che
esibisce due occhiaie bluastre da quella mattina, segno della notte
insonne appena trascorsa.
"Ragazzi, per favore!" dice
subito, bloccandoci. "Stanotte voglio dormire! Già non mi piace
il fatto di dormire sulla nave, quindi fate i bravi e basta! Sembra che
sia l'unico accompagnatore, qua, la Crisci dorme e fa shopping, Montani
pensa a giocare a carte con quelli del suo corso, Cristofori vive in
simbiosi con il cellulare per parlare con la moglie e il figlio di otto
mesi che giustamente non sa parlare... E che cavolo!".
Poverino, mi fa tanta pena, evidentemente al momento sta sfogando tutta la sua frustrazione dovuta alla mancanza di sonno.
"Tranquillo, prof, siamo
stanchi anche noi e tra un pò andiamo in camera, vero, ragazze?"
esordisco, voltandomi indietro per chiedere conferma alle ragazze alle
mie spalle.
"Ovvio" mi sostengono.
Sartini si perde in un sorriso
e mi mette una mano sulla spalla. "Lo dicevo io che sei un ragazzo da
sposare! Approfittatene, questa è l'ultima notte che potete
sfruttare per conquistarlo!" e così dicendo, aggiungendo che se
faremo i bravi ci metterà un voto in più, se ne va,
probabilmente agognando già il suo cuscino.
"Illuso" borbotta qualcuna delle ragazze.
"Oddio!" esclama all'improvviso
Katia, quella della classe fissata con i telefilm americani e che
conosce a menadito tutti i gossip riguardo le Star di Hollywood.
"Che c'è?" le chiediamo all'unisono.
La fisso, mentre se ne sta aggrappata vicino ad uno degli oblò che danno la vista sul ponte.
"Impossibile! Quelle tre ce l'hanno fatta! Hanno abbordato quei tipi... E che tipi!" urla estasiata.
"Nooo!" le danno man forte le altre, e tra grida eccitate, saltelli e parole incomprensibili, decidono di raggiungerle.
"Voi siete pazze" decreta
Anita, guardandole con disapprovazione e incrociando le braccia.
"Insomma, volete dar loro questa soddisfazione?".
"A chi, ai ragazzi?" chiede Sara.
"No, a quelle tre!" sbuffa spazientita in risposta, con la stessa espressione che fa quando qualcuno sbaglia un congiuntivo.
Le sei ragazze la guardano scandalizzate, come se avesse detto un'eresia, e se ne vanno dopo le ultime esortazioni.
Senza sapere perchè le sorrido, e lei ricambia senza dire nulla, facendomi segno di continuare a camminare.
Passano le ore, e alla fine ci
ritroviamo a chissà quale piano della nave, seduti sulle scale
che conducono al piano successivo.
"Claudia è ancora con il suo tipo?" chiedo dopo qualche attimo di silenzio.
Annuisce e sospira. "A quanto
pare ieri sera mi sono sbagliata... Lui l'ha semplicemente portata di
nascosto sul terrazzo dell'hotel- chissà come, poi!- e hanno
deciso di uscire ufficialmente questo sabato".
"Sono felice per lei".
"Anche io, se lo merita, è una brava ragazza...".
"Ci credo, per riuscire a sopportarti in tutti questi anni!" la rimbecco, decidendo di metterla sullo scherzo.
Mi fa la linguaccia, prima di
guardare l'orologio sul display del cellulare. "Cavoli, sono le tre!"
esclama, prima di alzarsi e prendermi per mano. "Cerchiamo di trovare
la strada per tornare nelle nostre camere...".
Ancora con le mani strette,
iniziamo a scendere le scale per chissà quanti piani, ricordando
che noi avevamo le cabine al secondo. Da qualche parte si sentono
ancora delle voci, incontriamo ragazzi svegli con in mano ottiglie di
birra e chissà quali alcolici e poi, con nostro sommo stupore,
anche Nina e Giusy con due tipi, appoggiate contro le pareti del
corridoio tutte ridenti.
"Scusate, ragazze, ma che piano è questo?" le interrompe spavalda Anita, cercando di catturare la loro attenzione.
Probabilmente ci riesce, anche
a causa delle nostre mani intrecciate che attirano l'attenzione,
perchè Nina le guarda con lo sguardo basso e dice: "Quarto!"
prima di tornare a dedicarsi al suo bellimbusto.
Senza nemmeno ringraziare,
Anita fa dietrofront, sussurrando: "Altri due piani, dai...", ma il suo
sussurro viene totalmente sorpassato dalla voce concitata di Sartini.
"Insomma, e che cavolo, meno
male che avevano detto che avrebbero fatto le brave! Vanno pure in giro
per la nave alle tre di notte con degli sconosciuti! Ma dico io, mi
faranno passare un guaio!".
Ci blocchiamo, sentendo che al
massimo si può trovare dall'altra parte del corridoio, e nella
mia mente, oltre che ad una paternale, già immagino Sartini, in
consiglio, che non vule farmi ammettere all'esame perchè il mio
7 passa a 5 per questo atto di totale negligenza...
"Oh cazzo" mormoro, buttandomi una mano contro la fronte.
"Sssh, zitto, scemo, fai fare a
me! Vedremo se rispetterà tutte quelle cose che dice su di
te..." dice concitata Anita, prendendo un bel respiero e sbattendomi
letteralmente contro la parete del corridoio.
La guardo interrogativo, per
poi dire: "Non credo che appiattendoci così riusciremo a
nasconderci" con aria di ovvietà, invece lei, nel momento in cui
i passi e le parole del professore si fanno più vicini, riprende
un bel respiro, mi fa segno di tacere e i movimenti che seguono vengono
percepiti dai miei sensi come se ci fosse il rallentatore: Anita mi
appiattisce ancora di più contro il muro, appoggia le sue mani
sulle mi guance e, in un unico gesto fluido, unisce le nostre labbra.
Inutile dire che attorno a me
sento un coro di "Alleluja" con tanto di putti rosa che ci volano
attorno, e nella mia mente Sartini ci guarda ammaliato con gli occhi a
cuoricini mentre suona l'arpa, muovendo la testa a ritmo di musica....
Non riesco a reagire, sono
sicuro che sia uno dei miei tanti sogni in cui Anita è la
protagonista assoluta, prima che la mia parte maschile più
evidente e che spesso viene oppressa da quelle galline si decida a
farsi viva e ad approfittarne, tanto che la stringo a me e cerco di
approfondire il bacio come meglio posso.
Ho paura di aprire gli occhi,
sia perchè potrei trovarmi davanti Sartinisia perchè, al
contrario, potrebbe non esserci più e quindi Anita non avrebbe
modo di baciarmi ancora.
Eppure, con mio sommo stupore,
inizia a ricambiare il bacio con più disinvoltura e a stringersi
di più a me, mentre io non posso far altro che bearmi di questa
sua decisione, tanto che, imprudente come non mai, dischiudo le labbra
e cerco di far entrare in gioco anche la lingua quando lei si seprara
di botto.
"Scusami, non dovevo, lo so
che..." inizio a blaterare, mentre lei si guarda alle spalle e, come se
non stessi parlando, senza guarrdarmi negli occhi, dice: "Ok, è
andato, possiamo tornare giù" come se nulla fosse.
Cioè, ma è
normale? Un secondo prima mi bacia e sembra coinvolta anche se lo sta
facendo solo per uno "scopo", poi si stacca, senza nemmeno guardarmi in
faccia e se ne va, come se non ci fossi più. Chissà,
forse dopo il diploma mi chiederà in affitto solo le mie labbra
per salvarsi da qualche situazione spinosa, anche se, ad essere onesti,
non ho nemmeno capito bene a cosa sia servito baciarmi...
Come un robot telecomandato, la
seguo fino al secondo piano, finchè non gira a destra, in
direzione della sua cabina, dicendo a stento un sussurrato:
"Buonanotte" senza nemmeno girarsi, lasciandomi lì, immbobile e
incredulo, incapace di formulare un pensiero.
Stringo i pugni e mi dirigo a
sinistra, certo che non riuscirò nemmeno a ricordarmi il numero
della mia cabina, quando sussulto trovandomi davanti Sartini, sbucato
dall'altra parte del corriodio.
"Prof, vi giuro che sto...".
"Francè,stai zitto,
farò finta di non avervi visto" dichiara, stranamente tranquillo
rispetto alla sua immagine di qualche ora prima.
Deglutisco, senza sapere cosa dire.
"Non c'era nulla da vedere, in realtà" mormoro.
"Come? Non credo che siano state le allucinazioni dovute al sonno che mi hanno fatto vedere tu e Anita che vi baciavate".
"Oh, prof, non c'era nulla da
vedere! Insomma, lei lo ha fatto perchè credeva che vedendoci in
questi attegiamenti non ci avreste rimproverato... Ed ora se ne
è andata senza nemmeno guardarmi in faccia, pur sapendo che sono
pazza di lei". Sembro un vulcano in piena eruzione, non me ne frega di
quello che sto rivelando a quello che tecnicamente dovrebbe essere un
"nemico", e continuerei per ore se lui non mi bloccasse con un singolo
gesto, mettendomi una mano sulla spalla.
"Le donne sono così, Francesco".
"Lo so, convivo con sedici di
loro in classe più tre a casa ogni santo giorno..." ribatto con
un sarcasmo amaro, non da me. "E tutto da solo" sbuffo.
Il professore mi regala un
sorriso strano, che non gli ho mai visto dipinto in volto in tre anni,
abituato alle sue smorfie e risate di ilarità quando ci prende
in giro. "Non sapevo ti sentissi così, credevo ti facesse
piacere... Però, sappi che da oggi in poi posso essere un tuo
alleato in quanto uomo, che dici?".
Lo guardo incredulo, strabuzzando gli occhi. "Cosa?".
"Sì, insomma, posso
esserti di grande aiuto, sai? E potrei convincere Anita a fare meno la
scema se la minacciassi di non farla ammettere all'esame..." propone
ironico,prima di abbraciarmi all'improvviso, mettendomi in imbarazzo.
"Grazie, prof".
"Ehi, ma io scherzavo, non posso minacciare...".
"Lo so, intendevo grazie per
tutto quello che avete fatto durante questa gita" rispondo, e la sua
solita risata cristallina riempie il corriodio, prima che, a dieci
metri di distanza, la voce irata di Cristofori ci interrompe.
"E che cavolo, fate silenzio! Devo calmare mia moglie perchè il bambino ha le coliche!".
Io e Sartini scuotiamo il capo, prima di avviarci ognuno nella propria stanza.
"Beh, almeno... Ora siamo due contro sedici!
Fine
*°*°*°*
Ed eccoci giunti anche al secondo ed ultimo capitolo.
Spero non ci siate rimasti troppo male per il finale, ho
preferito non lasciare nessuna conclusione per farla trarre a voi, in
base a qualche indizio sparso, come il comportamento di Anita.
Spero vi sia piaciuto, anche perchè questa storia,
seppur breve, per me è stata importante perchè ci tenevo
a scrivere qualcosa riguardo l'ultimo anno di liceo poichè tra
un pò io l'avrò finito (oddio, detto così sembra
che mi dispiaccia tantissimo, cosa non vera XD).
Grazie
ancora a chi ha recensito lo scorso capitolo e a coloro he hanno letto
e inserito la storia tra preferiti, da seguire e da ricordare...
Beh, alla prossima! Spero mi farete sapere cosa ne pensate! ^^
-milly92-
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