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Lontano
« Davvero non ti ricordi di
lui? »
Scuoti impercettibilmente la
testa e cerchi lo sguardo di tua sorella; non stai scherzando: davvero
non sai chi io sia.
Barcollo all’indietro e
faccio spazio ai medici affinché controllino il tuo stato: pochi minuti fa erano
pronti a staccarti dalle macchine che ti tenevano in vita, mentre adesso sono
tutti lì, attorno a te, ad accertarsi sulle tue condizioni.
Devo andarmene, ora…
Sento addosso a me lo sguardo
preoccupato di Jack: mi chiama, mi afferra per un braccio, ma io continuo
imperterrito la mia marcia fuori dal tuo mondo, dalla tua vita.
Seduto sul divano di casa mia
– anzi, casa tua – chiudo il libro che tentavo di leggere e lascio vagare la
mente, che dispettosa ha deciso di fare un viaggio nei ricordi degli ultimi
giorni insieme.
Come? Come posso vivere
ancora qui quando tutto mi ricorda te.
Con mano tremante sfioro il
tuo volto sulla fotografia che ho preso in ospedale: so che dovrei lasciarla in
casa quando andrò via – perché ormai è solo questione di giorni, prima che tua
sorella mi chiami – ma non posso separarmi da lei… è l’unica cosa che mi tiene
ancora legato a te.
Mi guardi da quella
fotografia, abbracciata a tua sorella, e mi torna in mente la tua risata… quanto
vorrei poterla sentire per davvero, e invece devo accontentarmi di un’eco dei
miei ricordi.
Non è ironica la vita?
Proprio ora che avevo trovato in te un motivo per andare avanti, il destino ha
voluto separarmi nuovamente dalla mia ragione di esistere.
Forse vuole dirmi qualcosa.
Magari devo cogliere i
segnali che il fato lascia cadere in giro.
O forse, più semplicemente,
dovrei togliere il disturbo…
Il suono del campanello mi
distoglie da questi lugubri pensieri.
Non nascondo la sorpresa nel
riconoscere l’inquilina del piano di sotto: come l’ultima volta, non indossa
praticamente nulla.
La faccio accomodare, sediamo
l’uno accanto all’altra, vicini, forse un po’ troppo… beviamo una cioccolata
calda, e lentamente le distanze tra noi si fanno più piccole.
Sento il suo sapore in un
bacio lento, che nulla ha di passionale o romantico: sono solo due labbra
sconosciute premute sulle mie.
Lei mi sorride, timida,
sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio; la prendo per mano e la
conduco, senza dire una parola, nella camera da letto: forse questo è un segno
del destino, forse lei è entrata nella mia vita in questo modo per aiutarmi a
dimenticare… ed io non la lascerò andare via anche stavolta, non prima di aver
preso ciò che vuole donarmi.
Ricordi, Liz? Hai sempre
detto che la timidezza mi rendeva a tratti ridicolo, ma stasera con la
sconosciuta del piano di sotto non sembra essere un problema. Nonostante tutto,
vorrei che fossi qui, come la prima volta che lei si è presentata in casa, e
vorrei poter sentire ancora la tua voce che mi prendeva in giro: non c’era
cattiveria nelle tue parole, ma una complicità che neanche con mia moglie ho mai
realmente avuto.
E il pensiero che quella
complicità non fosse reale mi fa stare male.
Lascio sfogare la mia
frustrazione su di lei, e non me ne dispiaccio.
I nostri corpi sono stretti
l’uno contro l’altro, si cercano, si esplorano, in quella danza antica quanto
l’uomo, ma non è ciò che desidero, ciò di cui ho bisogno.
Prima di scivolare
nell’oblio, un nome mi sfugge dalle labbra: Elizabeth.
Perché io amo te, Liz, te
solamente.
***
La telefonata che tanto
temevo è giunta: tra un mese dovrò liberare l’appartamento.
Questo vuol dire che stai
bene.
Dovrei essere contento per
te, e lo sono.
Sono contento che presto
tornerai a vivere la tua vita, ma soffro al pensiero che mai saprai quanto
accaduto tra noi.
Oh, come vorrei poter
cambiare le cose!
Come vorrei tornare indietro
nel tempo ed impedire che…
Che cosa?
Non lo so… So solo che non
posso continuare così…
Ogni mattina vorrei che il
sole rimanesse a dormire, per concedere un po’ di riposo alla mia mente stanca.
E maledico il giorno che ci
ha unito!
Non dovevi venire a
sconvolgere la mia vita, per poi uscirne così, senza preavviso alcuno!
Mi pento di averti
incontrata, Liz.
Vorrei non aver mai affittato
il tuo appartamento.
No… non è vero.
Sei stata la cosa migliore
che mi sia capitata.
E la notte, nei sogni, vengo
a cercarti, ma anche nelle mie fantasie tu mi sfuggi.
Vorrei poterti incontrare
ancora una volta, e spiegarti…
Vorrei poterti far vedere
cosa c’è stato tra noi.
Se potessi, ti darei gli
occhi miei per farti vedere, per farti sapere.
Ma non posso.
Non posso farti vedere ciò
che non vedi…
Vorrei lasciare almeno un
segno del mio passaggio, e forse c’è solo un modo per farlo.
Afferro un foglio e una penna
e inizio a disegnare: non potrò farti ricordare di me, ma questo sarà il regalo
di uno sconosciuto per augurarti una buona vita.
Lo schizzo è pronto: il
progetto è molto semplice, in verità.
Il tempo per attuarlo c’è,
non devo perdere nemmeno un secondo.
Sarà dolcissimo
distruggerci vedrai
e come i cieli amore nitido sarà
(I mistici
dell’Occidente – Baustelle)
Sono dieci giorni che
faccio avanti e indietro per la città per trovare tutto ciò che mi occorre, e
ormai è solo questione di dettagli.
Mentre ripongo gli ultimi
acquisti nell’auto ti vedo, aggrappata al braccio di un uomo.
Probabilmente è il marito di
tua sorella – noto una certa somiglianza con una delle tue nipotine, ma è
difficile dirlo con certezza.
Nonostante questa
possibilità, avverto una morsa stringermi il petto: sono geloso, Liz.
Perché quell’uomo non sono
io: non sono io a poterti toccare, sentirti ridere, parlare, respirare.
Mi manca il tuo respiro, mi
manca tutto di te.
Io non posso averti.
Ma cercherò di andare avanti.
Lo farò per te, perché un giorno tornerò e ti racconterò tutto.
Mi prenderai per pazzo? O mi
ascolterai e – lo volesse il cielo! – mi crederai?
Non lo so, non so cosa
accadrà.
Magari aspetterò sotto casa
tua per vederti rientrare.
E magari sarai con qualcuno.
Qualcuno che non sono io, ma
che mi somiglia.
Perché tu continuerai a
cercarmi, Liz.
Non lo saprai, ma quando
ti guarderai intorno sarà me che cercherai.
E in un sorriso, sulle labbra di un altro, troverai quella mia
timidezza per cui tu mi prendevi un po’ in giro.
Ma non sarò io, con te.
Sarà un altro.
E a lui io non potrò fare
altro che affidare la tua felicità.
Ma io farò parte della tua
vita, anche se non lo saprai: penserai a me, ogni qual volta salirai in
terrazza.
Penserai a me quando siederai
su questa panchina.
Penserai a me quando, nel
mezzo del giardino che ho creato per te, scruterai l’orizzonte.
Ed io sarò lì per te,
Elizabeth: il mio pensiero sarà sempre con te, e forse, un giorno, tu verrai a
cercarmi, ti ricorderai di me, magari mi troverai in un sogno.
E da quel momento sarai mia,
mia per sempre.
***
Un grazie infinito per esser
arrivati fin qua senza scappare! ;)
La storia si è classificata seconda al
Contest
Baustelle: originali e multifandom il cui obiettivo era scrivere una storia
ispirata a una canzone tratta da "I mistici dell'Occidente". Ecco il giudizio:
Grammatica e sintassi: 10 punti
Originalità: 9 punti
Caratterizzazione dei personaggi: 9 punti
Attinenza al tema : 9 punti
Utilizzo dei prompt : 5 punti
Gradimento personale : 5 punti
47/50
La storia mi è piaciuta molto ed era anche ben scritta, mi aspettavo un finale
diverso, mi ha fatto piacere che non era scontato come temevo, mi hai sorpresa!
Si è classificata terza al Contest
Sfigafandom: quando il titolo dice tutto: si doveva scrivere su uno dei
fandom sconosciuti (o quasi) di EFP, e da brava amante di Marc Levy quale sono
io, non potevo non lanciarmi su Se solo fosse vero!
Erano a disposizione delle citazioni da inserire, per intero o parafrasate, e la
mia scelta è caduta su:
-
Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi { Renato Zero,
'Nei giardini che nessuno sa' }
-
Di giorno mi pento d’averti incontrata; la notte ti vengo a cercare {
Luigi Tenco, 'Mi sono innamorato di te' }
-
In un sorriso, sulle labbra di un altro, troverai quella mia timidezza
per cui tu mi prendevi un po’ in giro { Luigi Tenco, 'Lontano lontano' }
Questo il commento:
Sintassi e grammatica: 10/10
C’è solo una minuscola cosa, una domanda che non hai chiuso con il punto
interrogativo. Mi detesto persino per avertelo fatto notare. Perché la tua
scrittura è talmente perfetta che sto praticamente piangendo di gioia. ;w;
Caratterizzazione dei personaggi (IC): 9.5/10
Quanto, quanto amo David? Ma nella tua storia lo amo di più. Ho apprezzato molto
la tua scelta di fargli tentare di dimenticare, di cedere alla sconosciuta del
piano di sotto, cosa che nel film non viene mostrata e forse non sarebbe mai
neppure accaduta; soltanto per questo non posso darti il punteggio pieno, eppure
a me sta benissimo così. Il tuo David ama di un amore inimmaginabile e i suoi
pensieri sono di una delicatezza unica. Bravissima.
Originalità: 8/10
Ammettiamolo. Quando ci muoviamo nel limite dell’introspezione e della
riflessione, raramente scriviamo qualcosa di totalmente innovativo. Ciò non
toglie che le scene che hai descritto – la vicina, il progetto – in qualche modo
mi sono sembrate veramente tue, molto staccate dal film ma perfettamente
integrabili in esso.
Stile: 10/10
Perfetto. Giusto così com’è. Non so neppure dilungarmi. Forse qualche punto e a
capo superfluo, ma questa è una considerazione puramente soggettiva. È...
giusto, sì, e basta. (Amore folle per le citazioni che hai scelto, e per il modo
in cui le hai integrate nel testo.)
Gradimento personale: 10/10
Credi ci sia bisogno che dica altro? <3
+ 5 punti bonus per le lyric
Totale: 52.5/55 punti
In più, la storia ha vinto il premio speciale "Parole in Musica", per la
migliore integrazione delle lyric scelte.
E questi sono i banner:
http://yue07.altervista.org/albums/banner-sfigafandom-contest/3.-kla81.jpg
e
http://yue07.altervista.org/albums/banner-sfigafandom-contest/premio-parole-in-musica-kla81.jpg
(Appena avrò un attimo di tempo, e se la creatrice lo consente, ridurrò le immagini, che per la grandezza di ora sformano la pagina...)
Ringrazio nuovamente i
giudici dei contest e i lettori; un grazie in particolare a chi avrà voglia di
lasciarmi detto cosa pensa di questa storia.
E un augurio di buona Pasqua
a tutti voi, che avete avuto la forza di seguire i miei sproloqui fino a qua ;)
Bax, Kla
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