Sparks

di Breath_Less
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Sparks


 



 


Non apparteneva più a nessuno, nemmeno a se stessa.
Le aveva regalato una parte del suo cuore, e ora al suo posto rimaneva solo il vuoto.
La guardai respirare piano e nascondere le lacrime che il vento già asciugava.
Si sarebbero posate sul marmo, freddo, e forse l’avrebbero fatto luccicare sotto un cielo stellato, ma la brezza gliele rubò tutte, e la pioggia le nascose sotto il manto del suo pianto.
In quell’istante la osservai.
Sentii il suo cuore scheggiarsi e pian piano infrangersi in mille pezzi.
Seguii il percorso delle sue lacrime e raggiunsi i suoi occhi.
Non ne ricordavo più il colore.
Prima, forse, avrei detto che erano verdi brillanti. Scintillanti come il suo sorriso. Dolci come una sua carezza.
Forse sarei riuscita a scorgere la sua anima, da qualche parte, dietro mille maschere colorate, che solo gli occhi lasciavano scoperti.
Ma in quell’istante mi sembrarono solo uno specchio, che rifletteva racconti di un mondo al quale non apparteneva più, racconti di sogni tanto piccoli da essere andati perduti nelle tasche dell’impermeabile, di paure tanto grandi da soffocare un urlo; racconti narrati per dimenticare di avere perso per sempre la propria storia.
Se ne era andata insieme al suo ultimo respiro.
Da quel giorno smise di esistere.
Il suo sorriso brillava la metà. Nel pianto le sue lacrime non luccicavano più. I suoi passi non s’infrangevano sul terreno, ma lo accarezzavano, e le sue orme venivano subito cancellate dal vento, che la seguiva sempre, e in qualche modo riusciva a soffiare via persino l'ombra.
Cercai una scintilla di vita stringendole la mano, ma non riuscii a percepirne il calore.
Ormai non era che la luce di stelle impietosite che ogni notte le illuminavano il volto cercando di infonderle nello sguardo quella scintilla che lei aveva perduto per sempre. Non era che il ticchettio della pioggia che s’infrangeva sul suo ombrello. Che le parole che scacciavano il silenzio.
Poi un giorno smise di essere anche quello.
Ricordo il suo ombrello blu appoggiato come sempre alla ringhiera.
Ricordo di aver aspettato che con la sua voce colmasse ancora il vuoto.
Ma iniziò a piovere, e i suoi capelli si bagnarono e ancora una volta le lacrime si mescolarono a fredde gocce di pioggia, e il suo ombrello rimase sulla ringhiera.
Iniziò a parlare, e la sua voce non ruppe il silenzio.
Non apparteneva più a nessuno, nemmeno a se stessa.
Cessai di stringerle la mano e finalmente la lasciai andare.
Ora è a casa.
Nei suoi occhi non brillano più stelle che non riesce a vedere, perchè è diventata una di quelle stelle, e ogni sera mi illumina il volto, permettendomi di vedere lo scintillio nascosto nei miei occhi, dietro mille maschere colorate.





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