Non so se è
giusto chiamarlo Cross-over, dato che non ne
ho mai scritto uno in vita mia, ma penso vada bene definire così questa shot. Diciamo che è una puntata di Skins
coi personaggi di Glee, ecco.
Cross-over: Glee/Skins.
Glee: dalla 2x08 -Furt- in poi.
Skins (prima generazione): 2x01 -Tony &
Maxxie-.
La ff è tranquillamente leggibile anche da chi non ha mai
visto, né sentito parlare di Skins [anche se mi
sembra impossibile, LOL].
Forse è
presente un piccolissimo spoiler, ma nessuno lo noterà, credo.
I dialoghi
sono quasi del tutto identici al doppiaggio in italiano, ma ho cambiato alcune
parole troppo volgari. Altre le ho lasciate perché sono carine. E poi ho
cambiato in generale gli argomenti della discussione: se per esempio Maxxie è appassionato al ballo, è ovvio che Kurt sarà
appassionato al canto.
Alla fine vi
posterò i video con i pezzi da cui ho tratto questa fan fiction, ma se non
avete mai visto Skins, aprite i video solo dopo aver
letto la storia. Rende meglio, a mio parere.
Il titolo è
una frase che dice Dale/Dave
per prendere per i fondelli Maxxie/Kurt. Mi piaceva
anche in italiano, ma il titolo in inglese fa più fAigo,ù.ù.
Ah, boh,
niente, volevo farvi notare le numerose somiglianze tra le due coppie e il nome
Dale, molto simile a quello del caro Karofsky, LOL.
Buona
lettura ^^
Oi,
look out: here comes batty boy
Paul Karofsky guardava suo figlio
con le dita delle mani intrecciate, ma non riusciva a intercettare il suo
sguardo, che gli sfuggiva e si fissava sul pavimento.
-Come lo spieghiamo a tua madre?- chiese l’uomo, con in
volto un’espressione di completa delusione. –Tutto questo porterà solo disonore
alla nostra famiglia.-
Si alzò e si mise le mani tra i pochi capelli dando le
spalle al figlio, che ancora se ne stava zitto e fermo.
-Non capisco come possa essere successo, David. Tu non sei
il tipo che va in giro a minacciare di morte la gente, lo so bene.- fece
voltandosi, e gli puntò un dito contro. Dave
finalmente alzò lo sguardo.
-Era lui che mi provocava.- disse, e la voce gli uscì
strozzata dalla gola.
Non era una bugia. Era vero, Kurt era provocante: i suoi
occhi l’avevano provocato quando s’era infatuato di lui, la sua bocca che
sputava sentenze lo aveva provocato quando l’aveva baciato, la sua voce
fastidiosa e il suo atteggiamento fiero lo avevano provocato quando l’aveva
minacciato di morte.
-Cosa ti ha fatto questo ragazzo? Voglio sapere se meriti
davvero questa espulsione.- chiese Paul Karofsky
fissando lo sguardo severo sul figlio. Quello si torse le mani, poi fece un
leggero sorriso auto schernitore.
-Lui…è gay.-
disse semplicemente. Il padre divenne subito rosso in volto, i baffi che
vibravano dalla vergogna.
- E ti sembra un motivo valido per molestare la gente?!-
Uno schiaffo raggiunse la guancia e il naso di Dave, che non osò emettere gemiti di dolore. Si limitò a
guardare il padre mentre si voltava e borbottava tra sé, con le braccia
conserte.
-Tu non eri così, non lo eri affatto!- si sfogò, e non si
fidò di guardare suo figlio in faccia. Si appoggiò al tavolo con entrambe le
mani e restò in silenzio per un tempo indeterminato, così che l’unico rumore
percepibile era il ticchettìo dell’orologio a cucù.
-Comunque…- riprese quando sembrò
essersi sbollito un po’. –Qualunque cosa tu abbia fatto, la nostra famiglia non
può sostenere un’espulsione.- mise la sedia sotto il tavolo e afferrò le chiavi
della macchina. –Prima ancora di dirlo a tua madre, parlerò un’altra volta con
la preside. E farò in modo che tu venga riammesso, anche se al momento mi
vergogno di avere un figlio come te.-
Se ne andò sbattendo la porta e lasciando Dave a
imprecare a bassa voce.
-Non è colpa mia se è un fottuto finocchio.- si disse
alzando le spalle.
*
Da quella brutta discussione col padre –in cui, per altro,
lui non aveva avuto voce in capitolo- era passato un bel po’ di tempo. Dave non aveva voglia di tenere il conto dei giorni, ma era
decisamente un bel po’ di tempo.
-Passiamo ancora a prendere Jeff.-
disse Azimio mentre scorazzava per strada insieme a
lui e ai ragazzi di football.
-Dov’è che abita?- chiese Karofsky.
-Accanto ad Hummel. Che fortuna,
eh?- rispose quello ironico, e fece una faccia schifata. Dave
lo imitò e poi gli diede il cinque.
Chiamarono Jeff con i sassolini sulla finestra, poi si
appostarono su un muretto lì vicino, convinti che ci avrebbe messo un po’ prima
di scendere.
In quel momento, una loro vecchia conoscenza stava
camminando verso l’officina Hummel, e a Dave saltò letteralmente il cuore in gola. Sperò che i suoi
compagni non lo avessero visto, ma già Azimio gli
tirava gomitate e gli faceva notare che quello che stava arrivando era proprio
Kurt Hummel.
-Ehi, guardate chi c’è: Barbie principessa capricciosa.- si
sforzò di dire Dave con tono schernitore, spronato
dai suoi compagni, che subito ridacchiarono in faccia al povero Kurt. Quello,
stringendo la borsa a tracolla, li
guardò con aria di superiorità,sicuro di poterli affrontare. Da quando aveva
lasciato quella scuola di froci della Dalton ed era tornato al McKinley,
sembrava essere in qualche modo cambiato. Era ancora più coraggioso di una
volta, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Ed era ancora più
provocante, ancora più fastidioso.
-Sta bene attento, Karofsky! Ti
pianterà nel culo un bel cazzone!- esclamò uno della
squadra.
Dave non lo trovò divertente, ma
lo stesso provò a dire qualcosa di convincente.
-Scherzi? Nemmeno per un miliardo!-
Kurt lo guardò con un sorriso schernitore, e Dave temette che gli avrebbe detto qualcosa come “puoi
vivere nella menzogna quanto vuoi, ma io so qual è la verità”. Sì, un discorso
simile a quello che gli aveva fatto il nano del suo fidanzato una settimana
prima, quando il Glee club aveva organizzato quell’inutile
beneficenza.
Ma, fortunatamente, non aprì bocca sulla questione.
-Oppure, appena apri bocca per respirare, ce lo sbatterà
dentro!- continuò un altro tipo.
Kurt li guardò scuotendo la testa e tirò avanti continuando
a sculettare.
-Sì, bravo, vattene!- urlò Azimio.
-Vai a darlo in giro!-
-Fatti sbattere come un tappeto!- aggiunse Jeff, arrivato lì
da poco.
Kurt intanto era entrato in officina. Vide che suo padre
aveva appena finito di oliare la macchina.
-Papà?- lo richiamò, e l’altro gli diede retta.
-Ehi, ragazzo! Com’è andata a scuola?-
Kurt si appoggiò coi gomiti al cofano della macchina e
sbuffò.
-Mah più o meno…- e lo disse più
che altro perché aveva avuto una piccola discussione con Blaine.
Infatti, aveva confessato al fidanzato di voler fare un provino per un musical,
perché cantare nel Glee club non gli bastava più.
Solo che in questo modo avrebbe dovuto abbandonare la scuola, e Blaine non era per niente d’accordo.
-Papà, poi volevo chiederti se mi davi il permesso per
lasciare la scuola per…-
-Come hai detto?- chiese il padre dopo essersi asciugato le
mani.
-Ma scusa, così potrò fare le audizioni per il musical a
Londra!-
-Tu finirai gli studi e lavorerai in officina con me, passo
e chiudo.- disse Burt sistemandosi il cappellino e andando verso l’uscita. Kurt
lo raggiunse e camminò al suo fianco.
-Papà, lo sai che vivo per il canto.-
-Canticchi tutti i pomeriggi al Glee
club, e ti piace.- disse l’altro.
-Sì, ma…-
-Passatempi. Non ci è concesso altro.-
-Dai…-
-Il resto non è per noi.- lo interruppe, facendogli
intendere che la questione era chiusa.
Uscirono insieme dall’officina, e Kurt fece una smorfia
quando notò che quei rompiscatole erano ancora appostati lì, a ridacchiare.
Sentì Karofsky che, per farsi figo,
disse: -Secondo me lo succhia pure ad Hudson.-
Quella frase poco carina raggiunse l’orecchio di Burt che,
con uno scatto, si fiondò su Dave e lo bloccò contro
il muro, con un braccio sotto alla gola, come aveva già fatto in passato.
-Stavi dicendo qualcosa?- fece l’uomo, apparentemente
tranquillo.
-Dico quello che voglio! E’ un paese libero, no?- disse Karofsky, che ancora sembrava non aver imparato la lezione.
Kurt lo stava guardando, e lui si sentiva ai suoi occhi un perfetto idiota.
-Senza dubbio, ma ti do un piccolo consiglio, figliolo:
riferisci a tuo padre quello che hai detto a Burt Hummel,
ok?- fece il padre di Kurt e, quando vide che Dave
annuì piano deglutendo, lo lasciò andare e si allontanò, con Kurt soddisfatto
che trotterellava al suo fianco.
Non appena quei due furono abbastanza lontani, i ragazzi del
football scoppiarono a ridere beffardi.
-Te la sei fatta nelle chiappe!-
-Vai a piangere la papino!-
-Quel frocetto ti ha fottuto!-
E Dave, per farli smettere, mollò
un pugno a quello che più stava ridendo sguaiatamente, zittendo così tutti gli
altri.
*
-Non posso decidere da solo? Non ti interessa cosa voglio?-
anche Kurt stava discutendo col padre.
-Certo, e deciderai di fare il meccanico che canta solo nel
suo tempo libero.-
-Io non voglio sporcarmi le mani con del sudicio olio da
meccanici!- strillò Kurt, tutto impettito.
-E che c’è di male?- replicò il padre.
-Niente! Niente…So solo che sono
sublime nel canto! Ho talento…- si interruppe un
attimo, essendosi accorto che Burt evitava il suo sguardo. –Tu non sei
convinto, vero?-
-Ti ho sentito cantare, ma…-
-Fantastico. Grazie tante. Non è certo colpa mia, in fondo.-
lo interruppe Kurt accingendosi a lasciare la stanza.
-Cosa?-
-Se te ne stai infognato in un furgone da una vita!- gridò,
e scappò in camera sua.
-Non parlarmi in quel modo! Altrimenti…-
ma non riuscì neanche a finire la frase, che il figlio gli sbattè
la porta in faccia.
Mentre Kurt se ne stava disteso sul letto e tentava di
ignorare Burt e Carole che discutevano riguardo il suo futuro, il campanello
suonò e suo padre andò ad aprire. Quando Kurt lo raggiunse, intercettò la
figura di Karofsky che guardava tutto tranne lui, e
intanto si mordeva le labbra.
-Signor Karofsky. Che succede?-
Kurt si accorse che accanto a Dave
c’era anche suo padre.
-Salve Burt.- salutò cordialmente
quello. –A quanto pare, il mio Dave ha parlato di
nuovo a sproposito.- spostò lo sguardo su suo figlio e gli tirò una gomitata. –Hai
perso la lingua, ora?-
Dave sembrò come riscuotersi, e
alzò gli occhi per guardare Burt.
-Scusi, signor Hummel.- disse, e
si sentì profondamente umiliato.
-E poi?- lo spronò il padre. Karofsky
posò gli occhi su Kurt, che lo guardò un po’ spaesato.
-…Scusa…Kurt.- mormorò abbassando
subito lo sguardo.
Proprio perché aveva fatto fatica a pronunciare quelle
parole, sembrava essere stato sincero.
-Per tutto.- aggiunse, di sua spontanea volontà. E a Kurt
vennero inevitabilmente in mente le spintonate contro gli armadietti, le
granite in faccia, la minaccia di morte, il bacio. Col cuore più leggero, il
più piccolo accennò un sorriso soddisfatto, e Karofsky
arrossì leggermente.
-Inoltre, vi ha preparato la torta del rimorso.- disse
ancora Paul Karofsky. Il figlio alzò gli occhi al
cielo poi, con immensa vergogna, fece spuntare da dietro la schiena un dolce
con su scritto “SORY” con la glassa verde. Oltre a non saper scrivere “Loser”, non era capace neanche di scrivere “Sorry”.
-Molto carina.- commentò Burt una volta che ebbe la
torta tra le mani.
-Allora, tutto dimenticato, Burt?- fece il signor Karofsky. L’altro gli rivolse un sorriso bonario.
-Come non fosse mai successo. Come sta tua moglie?- chiese
poi e, mentre i due genitori parlavano tra loro, Dave
cercò lo sguardo di Kurt.
-Ti faccio secco.- mormorò a denti stretti. Kurt perse il
suo sorriso e tornò serio, mentre Karofsky si
maledisse, perché, diavolo, era appena riuscito a chiedere scusa guadagnandosi
un minimo di fiducia da parte di Hummel, e con una
frase aveva mandato tutto all’aria. Dannata codardia.
*
La palestra si era trasformata in pochi minuti in una
terribile discoteca.
Gli studenti si accalcavano, e nell’aria aleggiava un
insopportabile odore di sudore.
Kurt si fece largo tra la gente perché non ne poteva più, e
anche perché aveva perso di vista Blaine. Tra le
persone che si scatenavano, Kurt notò Tina e Mike, e anche una Santana
particolarmente allegra, quindi brilla, che mancava di accompagnatore. In
effetti, non se lo immaginava Karofsky che ballava a
ritmo minimale.
-Blaine!- chiamò Kurt accorgendosi
subito che risultava inutile urlare in mezzo a quel caos. Continuò a gridare il
nome del fidanzato nella propria testa, poi pensò che, probabilmente, era
uscito a prendere una boccata d’aria, visto che anche lui non apprezzava la
confusione.
Così, il ragazzo si ritrovò all’aperto, e i pochi studenti
seduti ai tavolini all’esterno puntarono lo sguardo su di lui e sul suo kilt.
Kurt li guardò sdegnato, poi, dato che non c’era traccia di Blaine,
si inoltrò tra gli alberi e i cespugli appena fuori dall’edificio scolastico.
Aveva avuto la sensazione di udire la voce di Rachel e quella di Artie.
Non ci mise molto a perdersi, col suo pressoché inesistente
senso dell’orientamento. Fu inghiottito in pochi secondi dal buio e, anche se
si sarebbe abituato di lì a poco, iniziò ad avere paura. Soprattutto quando
avvertì delle presenze attorno a lui, presenze che non sembravano avere buone intenzioni.
-Sta arrivando.-
-Eccolo.-
-Prendiamolo.-
Kurt riuscì a sentire qualche parola confusa e qualche
risata, poi le voci si fecero più chiare quando otto o nove ombre lo
circondarono. Hummel fu assalito dal terrore, e
guardò in faccia ognuno dei ragazzi che stavano per assalirlo, riconoscendo tra
di loro Azimio, Karofsky,
Cooper, e altri giocatori di football e hockey.
-Ehi, finocchio, dove te ne vai?- chiese uno dietro di lui.
-Oggi l’hai preso, schifoso?- fece un altro spintonandolo
con un braccio sul petto.
-Finocchio.- ripetè
quello dietro di lui.
-Femminuccia sfondata.- disse Karofsky
con enfasi.
-Checca fastidiosa.- aggiunse Azimio.
Spinto dal battito frenetico del suo cuore, Kurt spinse i
due che aveva di fronte, si creò una via di fuga, e si mise a correre all’impazzata
fra la vegetazione.
-Vieni qui!-
-Inseguiamolo!-
-Voglio schiacciarlo, quel bastardo!-
-Da quella parte, è andato di là!-
-Brutta checca di merda!-
-Ti passerà la voglia di darlo in giro!-
-Te la faremo vedere!-
-Fategli a fette il fagiolino!-
Urlarono tutti insieme, sembravano posseduti da un qualche
demone.
Kurt non era un grande sportivo, sicuramente di lì a poco
uno di loro l’avrebbe raggiunto. In fondo, quegli atleti s’allenavano ogni
giorno nella corsa, non poteva paragonarsi a loro.
-Dov’è finito?-
-Ragazzi, non lo vedo più!-
Kurt si fermò un attimo ansimando, per verificare se lo
stessero ancora seguendo. Si raddrizzò e tese l’orecchio, ma neanche fece in
tempo ad assicurarsi di averli seminati –dato che non si udivano più rumore di
passi e voci concitate- che qualcuno lo spinse di lato e rotolò con lui sul
terreno ricoperto di foglie.
Hummel riuscì a frenare con il
braccio, e colui che si ritrovò addosso sembrava essere in tutto e per tutto Dave Karofsky. Stava per mettersi
ad urlare per chiedere aiuto, ma il difensore dei Titans
lo precedette fiondandosi sulle sue labbra. Kurt, preso alla sprovvista,
sollevò la mano e lasciò che i loro corpi rotolassero ancora per un po’, finchè Karofsky non lo bloccò con
le mani sopra la testa.
-…Li ho mandati da un’altra
parte.- disse Dave scrutando Kurt nella penombra. L’altro
lo guardò sorpreso riportando alla mente il momento in cui gli aveva chiesto
così umilmente scusa il giorno prima. E gli tornò alla memoria anche quel
famoso bacio che gli aveva rubato negli spogliatoi maschili tempo addietro.
Guardò Dave e sorrise leggermente.
-Sai fare le torte?- chiese poi. –E non sono mucho macho tutte quelle decorazioni sulla glassa.- lo
schernì.
Karofsky ricambiò lo sguardo
malizioso.
-Non hai apprezzato il gesto? Un pizzico di pazzia.- disse
compiaciuto. Kurt si alzò sui gomiti ritrovandosi il suo bullo personale a
pochi centimetri dal volto.
-Dave…- iniziò, e l’altro si
emozionò un poco. –Non è onesto darmi dello ‘sfondato’ e poi pretendere che…che io ti…- guardò Karofsky, che ancora sorrideva beffardo. –Ah, vieni qui.-
disse infine afferrando Dave dalla nuca per poi
attirarlo a sé ed attaccarsi alla sua bocca.
Scosso dai brividi che si spargevano veloci per tutto il
corpo, il più grande fece correre le mani sotto al kilt di Kurt che, a sua
volta, si premurò di lisciare la schiena del bullo alzandogli quasi del tutto
la maglietta. E ci mise poco a rotolare ulteriormente e a spingersi sopra Karofsky, pronto a reggere quel dolcissimo peso.
*
Kurt tornò a casa alle nove del mattino dopo, e Burt non si
stupì, visto che il figlio lo aveva avvisato che sarebbe rimasto a dormire da
Mercedes. Certo, quelli erano i piani originari del ragazzo, ma alla fine si
era ritrovato in un letto che non era certo quello di Mercedes, né quello di
qualunque altro membro del Glee club.
Carole stava parlando al telefono. Chiuse la chiamata, e
accolse il figliastro con un sorriso.
-E’ di là, tesoro.- gli bisbigliò indicando la cucina con
gli occhi. –Parlagli, ma non urlare.-
-D’accordo.- Kurt le sorrise e annuì, per poi raggiungere il
padre, che stava facendo colazione con un pezzo di dolce.
Senza proferir parola, Kurt aprì la dispensa e ne tirò fuori
dei corn flakes, per poi
versarli in una tazza.
-La torta era deliziosa.- disse Burt per attaccare discorso.
–Il giovane Dave con le mani ci sa fare.- aggiunse.
-Sì, e non solo con quelle.- assentì Kurt mentre chiudeva la
credenza.
…
Dave si sentì improvvisamente naso
e bocca bruciare, come fossero ricoperti da un liquido caldo. Si portò
istintivamente una mano sulle narici e, quando aprì gli occhi, si ritrovò le
dita insanguinate.
-No…Non un’altra volta!- esclamò
mettendosi a sedere e accorrgendosi che, se non si
fosse tolto l’altra mano dalle proprie
mutande, si sarebbe presto sporcato con un altro tipo di liquido caldo.
Erano le quattro del pomeriggio: si era assopito per giusto
mezz’oretta. Sullo schermo del computer portatile era ancora aperta la pagina
di Youtube con la puntata del telefilm che si stava
guardando.
-Beh? Hai smesso di vederti Skins?-
chiese sua sorella maggiore affacciandosi in camera.
-Sì, e ho deciso di fermarmi qui!- esclamò Karofsky cercando un fazzoletto sul comodino.
-Ma è solo la prima puntata della seconda stagione!- disse
di rimando la ragazza puntando il monitor con un dito.
-Non mi interessa, quelle schifezze da froci non me le
guardo più!- ribattè l’altro.
La sorella stava per replicare, ma poi notò le mani
macchiate del fratello.
-Ti sta sanguinando di nuovo il naso? Ma si può sapere che
fai, mentre dormi? Sogni robe sconce?-
Al solo pensiero, altro sangue sgorgò dal naso di Dave.
-Vado in bagno.- disse semplicemente quello, e il sangue fu
quasi una scusa per potersi chiudere in bagno e sfogarsi con qualcos’altro, con
la speranza che la sorella non si mettesse a spiare dal buco della serratura.
§
Com’è venuta? ^^
Allora, la prima scena è tutta farina del mio sacco. E’ una
specie di introduzione forse, boh.
La seconda scena è questa: http://www.youtube.com/watch?v=VHsp7iGkCUI
da 7.23 fino alla fine, e continua in questo video: http://www.youtube.com/watch?v=bt6LbT6VXNk&feature=fvwrel
, fino a 2.07.
La terza scena è qui: http://www.youtube.com/watch?v=bt6LbT6VXNk&feature=fvwrel
da 8.10 fino a 8.50. E continua qui: http://www.youtube.com/watch?v=g_aYbcYt78k&NR=1&feature=fvwp
da 3.42 a 5.10.
La quarta scena, quella dove ho spacciato il ballo scolastico
per una discoteca, è questa: http://www.youtube.com/watch?v=fvDZeV2MFhw&feature=fvwrel
da 6.20 a 8.54 circa, boh, comunque si vede.
La quinta e ultima scena –prima che Dave
si svegli e scopra di essersi sognato ogni cosa- è qui: http://www.youtube.com/watch?v=xm9h4iJwewA&feature=fvwrel
da 4.50 a 5.47 circa. Sì, siamo lì.
E va beh, spero di avervi intrattenuto con qualcosa di nuovo. :D
Alla prossima.
Mirokia