Il
rumore della mia corsa sull’asfalto bagnato mi spinge a
procedere sempre di
più.
Sento
che il respiro si affanna e l’aria inizia a mancare, ma
l’idea di rallentare e
fermarmi non mi sfiora minimamente.
Il
vento mi frusta il viso con le ciocche di capelli che lascio agitarsi
da sole;
piccole gocce di pioggia mi toccano senza veramente imprimere una
traccia
definita sulla mia pelle.
Il
mio sguardo è perso, vaga attraverso il cielo grigio e
accecante nella sua
vastità, alla ricerca di una salvezza.
Sto
scappando.
Sto
correndo, sto soffrendo, sto morendo.
Sono
stanca del mondo e della vita.
Sono
stata sfortunata.
Me
ne avevano parlato … ma purtroppo non ho mai potuto provarlo
io stessa.
L’amore,
la felicità.
Non ho mai capito cosa siano realmente.
E
nessuno ha mai voluto insegnarmelo, eccetto una persona …
Ma
adesso quella persona non è qui e in questo momento non
c’è nessuno che possa
fermarmi.
Tanta
sofferenza, troppa.
Ma
ora basta, questa realtà non fa per me. E’
arrivato il momento di farla finita.
Giungo
nei pressi del porto. In lontananza riesco a vedere le barche ferme
vicino al
molo, appoggiate sull’acqua.
Continuo
a correre, senza avvertire la fatica più di tanto, e arrivo
fino ad un cumulo
di scogli calcarei accumulati lì accanto.
I
miei occhi si soffermano a guardarli con un tale interesse che sono
costretta a
interrompere la mia corsa.
E’
ora che mi accorgo di quanto sia irrequieto oggi il mare.
Le
onde non sono molto grandi, né molto alte, ma si muovono e
colpiscono le rocce
con un’aggressività che mette i brividi.
Attirata
da quel gioco di movimenti confusi e quasi disperati, muovo qualche
passo sugli
scogli. Avanzo piuttosto incerta, facendo attenzione a non cadere,
mentre il
fiato fa fatica a tornare dopo la lunga fuga.
Poggio
i piedi su una roccia molto alta che dà direttamente sul
mare, abbasso la testa
e guardo l’acqua.
Comincia
un lento processo di ipnosi, come se stessi pian piano diventando
vittima di
un’illusione ottica. Posso distinguere una miriade di piccoli
anelli che si
allargano svelti, originati dalle gocce di pioggerellina che cadono nel
mare,
inoltre la superficie ondeggia con rapidità, mossa dal
vento, lo stesso vento
che mi scuote i capelli.
Vengo
colta da un improvviso senso di mistero, di profondità, di
ignoto. La mia mente
si è ormai annullata, senza che me ne fossi accorta.
Rimango
semplicemente immobile sulla scogliera, ignorando i miei pensieri e
tutto il
resto.
Perdo
del tutto l’orientamento e la cognizione del tempo,
finché ad un tratto non
inizio a barcollare, in preda ad un capogiro.
Mi
sveglio dal mio stato di trance e focalizzo meglio il luogo in cui mi
trovo.
Sbatto
le palpebre diverse volte e mi domando come mai la
profondità del mare mi ha
affascinato in questo modo.
Ma
certo … Mi attira l’idea dell’infinito,
dell’eterna incoscienza, della perenne
ignoranza sulla vita.
Voglio
restare per sempre ignara del mondo, della realtà, di tutte
le sensazioni e i
sentimenti che un essere umano può provare.
Non
voglio soffrire ancora. Questo mondo non è il mio, il mio
posto non è questo.
Devo
andarmene, devo andarmene …
Prima
che riesca a sporgermi del tutto oltre la scogliera, una voce mi blocca.
<<
Melanie! >>
E’ qui.
Quella
persona che ha tentato di insegnarmi ad amare è qui, dietro
di me.
<<
Mel, ti prego, fermati! >>
Con
le braccia lungo i fianchi, stringo i pugni e mi mordo il labbro.
Sollevo
leggermente il capo e sussurro:
<<
Non posso. >>
<<
Certo che puoi! >> risponde con foga.
Avverto
una forte paura nelle sue parole, nel suo respiro accelerato,
probabilmente
dato da una lunga corsa.
Paura.
Anche
io ho paura.
<<
Mi dispiace … ma è finita. >> dico
con tono freddo.
Mi
parla ancora, con la voce rotta dal pianto:
<<
Che cosa è finito, Mel? Non hai nemmeno avuto il coraggio di
cominciare! E non
è troppo tardi per farlo … Ti supplico, vieni via
da lì!! >>
Coraggio.
E’
incredibile quanto in fretta riesca ad accorgermi che il coraggio
significa
solo qualcosa di positivo.
Credevo
che il mio primo vero gesto coraggioso sarebbe stato quello di buttarmi
giù da
questa scogliera per metter fine ai miei giorni … Invece no.
Solo
se riuscirò a ricominciare, solo se accetterò di
affrontare e vivere la mia
realtà, solo allora potrò parlare di coraggio.
Realizzo
tutto questo di colpo e mi volto con attenzione verso di lui.
Sta
tremando, ha il viso nero di terrore e di trucco sbavato dalle lacrime.
Si
ripara malamente dalla pioggia con il cappuccio della felpa e sembra
che abbia
attraversato il mondo intero per raggiungermi.
<<
Bill, io … >>
Mi
blocco. Mi fermo. Proprio come voleva lui.
Proprio
come in fondo anch’io ho sempre voluto.
Scuote
la testa, piangendo ancora, e mi tende la mano.
Sarà
difficile … ma ci devo provare.
Senza
più esitare, prendo le sue dita e mi lascio guidare da lui
fino a giungere sul
molo.
Appena
tocco terra, mi attira a sé e mi stringe forte,
singhiozzando e balbettando più
volte il mio nome. Io ricambio la stretta con un sospiro, chiudo gli
occhi e
cerco di godermi il calore che lui mi sta infondendo.
<<
Melanie, ho avuto così tanta paura, paura di perderti
… >>
Con
queste frasi scioglie l’abbraccio e mi guarda, ancora scosso.
Io lo fisso con
una scintilla negli occhi e gli dico, per tranquillizzarlo:
<<
Non so cosa mi sia preso … >>
Annuisce
con un sospiro di sollievo e si toglie il cappuccio.
Continua
a guardarmi; starà sicuramente cercando di capire il motivo
del mio gesto.
Abbasso
un po’ la testa per non vacillare alla vista di quel suo viso
così incantevole
e provo a spiegargli:
<<
Bill, nella vita io ho solo provato dolore, rabbia e tristezza. Non ho
mai
imparato il vero significato di tutto il resto, di tutto ciò
che mi manca … e
non sono ancora certa di volerlo comprendere. Ora … forse
dovrei ricominciare,
ma non ne sono sicura … >>
Mi
interrompe con un bacio.
L’improvviso
contatto delle sue labbra sulle mie provoca un brivido che attraversa
il mio
corpo dalla testa ai piedi.
Inizia
a muovere la bocca dolcemente e quando mi rendo conto che lo sto
facendo
anch’io, abbasso le palpebre e mi lascio cullare da questa
nuova emozione.
E’
una sensazione avvolgente, calda, confortevole in un certo senso.
Terribilmente
meravigliosa.
Tipico
di Bill. Ogni volta che sto con lui, sento qualcosa di simile.
Lui …
Lui mi ha insegnato almeno una piccola parte di quello che viene
definito Amore.
Sì,
me lo sta trasmettendo in questi istanti, con il suo bacio tenero ed
appassionato.
E
qui, sotto la pioggia, il mare assiste al nostro fenomeno.
Si
separa da me lentamente, per poi cercare il mio sguardo in mezzo
all’umidità
dell’aria.
<<
Mel … E se lo facessi per me? >> mormora,
confondendo la sua soave voce
con il fruscio della pioggia che precipita in acqua.
Questa
frase risuona nella mia mente a lungo.
Quanto
può essere difficile ricominciare? Quanto coraggio ci vuole?
E quanta paura sarò
costretta a sentire ancora?
Mentre
mi pongo queste domande, Bill mi accarezza lievemente il viso con il
dorso
della mano, un po’ infreddolita e tremante, intanto vedo una
luce particolare
nei suoi occhi, come un bagliore di speranza.
Beh
… con lui avrei il coraggio di ricominciare mille volte.
Mi
sento meglio nel sorridere dopo tanta tensione, talmente meglio che
avverto
persino delle lacrime di gioia corrermi giù per le guance.
<<
Bill, puoi insegnarmi ancora una volta ad amare? >> lo
prego.
Sorride
di felicità ed è come se la tempesta finisse per
lasciar spazio ad un sole
tiepido e splendente.
<<
Certo, Mel … Stammi vicino e conoscerai il mio amore!
>>
Per
la prima volta sento di non avere più paura. Adesso, nel mio
cuore, regna solo
il coraggio di vivere qualcosa di nuovo.
E
con un altro magico bacio, ricomincia il nostro viaggio.
~
Fine ~
By
Eliot
;D
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