L'ambientazione è,
piuttosto fantasiosamente, in un
futuro non troppo lontano dopo l'attuale saga. Ho immaginato che dopo
lo
scontro con Daemon, Mukuro sia stato liberato dalla Vindice insieme a
Ryohei ed
i Simon, e abbia deciso di tornare per un po' in Italia con i suoi per
prendersi del tempo
per decidere cosa
fare del suo ruolo nei Vongola e
del
futuro suo e del suo gruppo.
Era di certo molto più
di quello che si considererebbe
normalmente un momento strano, a dirla tutta ancora doveva capacitarsi
completamente di come fosse finito lì. Era successo tutto
troppo velocemente e
lui aveva deciso di agire con l'istinto più che con la
ragione, era normale che
la vita gli rispondesse ponendogli davanti imprevedibili casi cui non
sapeva
come reagire.
Si trovava steso all'ombra di un
albero piuttosto isolato
di un parco comune come tanti, grandezza modesta, tanto verde e giostre
per bambini,
niente di fenomenale più di quando si potesse trovare in
qualsiasi parco
comunale di una qualsiasi piccola città del Sud Italia. Era
uscito solo perché
Chrome era riuscita a convincerlo a farlo, dopo ormai qualche settimana
che
erano arrivati lì dal Giappone. Inizialmente aveva usato
piuttosto
credibilmente la scusa del sentirsi stanco per la poca abitudine che
aveva ad
usare il suo corpo dopo il tempo passato in prigione, poi era estate e
quel
paese era maledettamente caldo, avrebbe fatto meglio a non sforzarsi
… neanche
fosse stato un ottantenne a rischio cardiaco, ma fin quando la
ragazzina gli
credeva e Ken e Chikusa erano abituati ad obbedire ai suoi ordini
assecondandolo in tutto ciò che faceva, andava bene
così. Il problema era sorto
quando lei, non volendolo lasciare solo, aveva iniziato a passare tutto
il
tempo chiusa in casa con lui, in stanze separate, a non far niente in
un posto dove
quando mancavano gli altri due ragazzi regnava il silenzio assoluto.
Era inutile che si sforzasse di
fare il duro, così come
era inutile stare le giornate intere
a
fissare il vuoto perso tra i proprio pensieri o allenandosi sfasciando
il
salotto già malconcio dell'appartamento che aveva fittato,
questo poteva farlo
anche fuori, ormai lo aveva capito. tanto valeva accontentarla ed
evitarsi gli
indesiderati sensi di colpa che nascevano verso quella ragazza per cui,
si
sapeva, si era sempre preoccupato.
Aveva deciso quindi di assecondare
una delle sue proposte
quotidiane, acconsentendo ad uscire per andare a fare una passeggiata
al parco
che stava appena in fondo alla via. Chrome si era allontanata attratta
da un
chioschetto che vendeva granite e lui era rimasto fermo lì
ad aspettarla,
ritrovandosi ancora a lottare con tutti i pensieri che gli ronzavano
per la testa
non appena restava solo.
Sarà stato per la
frescura che offriva l'ombra della
chioma dell'albero sotto cui riposava o per il conciliante rumore del
vento che
filtrava tra le foglie cullandole in un movimento leggero e continuo,
ma finì col
rilassarsi tanto che si addormentò senza accorgersene, con
le braccia
incrociate dietro la testa ormai sgombra da ogni pensiero.
Probabilmente
avrebbe dovuto ringraziare Nagi, aveva ragione.
Fu un dolore fastidioso ai capelli
seguito da un urlo a
svegliarlo di colpo, facendolo mettersi a sedere alzando la schiena di
scatto
nel gesto istintivo di sfuggire alla minaccia sconosciuta, solo che
questa
rimase aggrappata alla sua preda costringendolo a tenere la testa
chinata
all'indietro.
Si resse con le mani poggiate al
terreno ed inclinò il
volto per guardare meglio chi gli stava alle spalle ed essere sicuro di
aver
visto bene. Dovette concedersi uno sguardo colmo di stupore, aveva
visto bene.
Un bambino dai capelli verdi che
sembrava avere più o
meno quattro anni gli stringeva con una manina il suo particolare
ciuffo che di
certo lo contraddistingueva, mentre con l'altra lo indicava affermando
convinto
la parola che aveva urlato per la sorpresa quando si era lanciato ad
afferrargli il ciuffo, solo che ora la pronunciò con molta
più calma, che quasi
mal si addiceva ad un bambino.
"Maestro!"
"Fran…?"
provò a chiedere con titubanza in
tutta risposta a tutta la sicurezza del più piccolo. Gli
nacque un'espressione
graditamente sorpresa al vedere il bambino annuire in conferma
sentendogli
pronunciare il suo nome. Probabilmente i ricordi delle battaglie
avvenute nel
futuro non dovevano essere arrivate solo a lui e i guardiani di Sawada
Tsunayoshi, ma anche a tutti gli altri che le avevano combattute,
compreso quel
bambino che probabilmente non aveva dovuto capirne un bel niente se non
per
riuscire ad associare qualche ricordo a qualche sensazione …
come quella di
conoscerlo già come suo maestro anche se in
realtà ancora non si erano mai
incontrati.
Gli sorrise in modo gentile per
istigarlo a non fare
storie mentre gli prendeva la piccola mano serrata sui propri capelli
per
spingerla a liberarli. Probabilmente Fran doveva essere un tipo
piuttosto
apatico fin dalla nascita, perché non fece una piega
lasciando tranquillamente
che il più grande gli allontanasse la mano, limitandosi a
guardarlo in modo neutro.
Liberato da quella presa, Mukuro
si voltò completamente
verso il bambino, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui,
sorridente e
con un'aria interessata.
"Kufufu~
E
così questo marmocchietto sarà il ragazzino
insolente cui in un certo futuro dovrò
tutto, eh?"
Ottenne un'occhiata incuriosita
del bambino, che si
trasformò in sorpresa quando portò una mano ad
accarezzargli i
capelli, guardandolo di rimando in modo
spontaneamente intenerito.
Era strano, già per
quanto aveva visto del futuro aveva
pensato che fosse piuttosto piccolo per quello che doveva sopportare,
per il
ruolo che rivestiva nei Varia, per essere stato probabilmente cresciuto
come
suo allievo … e conoscendosi chissà quante gliene
aveva fatte passare!
In quel momento non sapeva niente
di lui se non quello
che avrebbero vissuto insieme dieci anni dopo, ma non era difficile
immaginare
che quel bambino non avrebbe avuto una vita facile se fosse finito con
l'entrare a far parte della vita di Mukuro Rokudo e dei Varia,
probabilmente
non l'aveva neanche ora che era così piccolo se lo guardava
con tanta sorpresa
mentre lo accarezzava con naturalezza … o forse la sorpresa
era dovuta al fatto
che lo stesse accarezzando l'uomo da cui nei ricordi aveva ricevuto
solo
tridentate nella testa.
Era strano anche comportarsi in
quel modo, per lui. La
vita lo aveva posto a sopportare simili inimmaginabili
atrocità che per
superarle aveva finito col considerarsi superiore a qualsiasi cosa
esistesse a
questo mondo, comprese le persone, i legami e gli affetti. Si era
sempre
definito solo, nonostante avesse sempre qualcuno che camminava alle sue
spalle,
affermava con convinzione di non essere imprigionato in alcun vincolo,
neanche
quelli dei sentimenti che lo avrebbero legato ad una qualsiasi persona,
anche
se si batteva in ogni modo per proteggerne alcune.
Nella recente battaglia con Daemon
Spade si era ritrovato
a fare fuori le illusioni delle persone a lui più vicine
senza batter ciglio,
pensando nella sua solita ottica, giustificando le proprie azioni col
motivo
nel quale aveva sempre creduto, ossia che lui non era come tutte quelle
persone
che avevano bisogno di provare e ricevere sentimenti per qualcuno, non
aveva
legami con nessuno, quelle persone non significavano niente per lui. La
verità
è che probabilmente ci credeva sul serio una volta, ma da
quando la sua vita
era stata sconvolta dallo scontro con Sawada Tsunayoshi, aveva iniziato
ad
agire in modo contraddittorio con le sue più vecchie e
radicate convinzioni, e
segretamente se ne rendeva anche conto.
Per quanto ne dicesse, infatti,
anche la recente
battaglia lo aveva colpito e costituiva una buona percentuale dei
pensieri che
gli opprimevano la mente negli ultimi tempi.
La verità era che
quando la sua evasione si era rivelata
un fallimento, aveva preferito gettarsi ad affrontare i Vindice per
donare la
libertà ai suoi compagni, la verità era che,
benché gli fosse stato di certo
utile sfruttare Nagi, aveva finito col diventare protettivo verso
quella
ragazzina anche di fronte a minacce che non andavano ad intaccare i
suoi
diretti interessi, come quando aveva fulminato con lo sguardo un
ragazzo troppo
grande che si era avvicinato a lei poco fa quando si era allontanata
per un
attimo da lui.
La verità era che
quando si era ritrovato davanti alle
illusioni di quel bastardo di uno spettro troppo tenace, aveva pensato
che non
poteva lasciarsi battere da quell'uomo in quel modo, non poteva perdere
e
finire nelle sue mani proprio perché altrimenti non avrebbe
potuto più
proteggere quelle persone, quelle vere persone
che facevano parte della sua vita.
La verità era, molto
semplicemente, che aveva finito col
diventare un infimo umano anche lui, con i suoi affetti ed i suoi
legami, solo
che l'orgoglio non gli permetteva neanche di pensarlo per davvero
razionalmente.
Per quanto ne dicesse a parole
però con i gesti finiva
sempre col ringraziare le persone cui doveva qualcosa, fosse solo per
il fatto
che gli stavano vicine, e
in quel
momento stava appunto accarezzando una di queste in un gesto istintivo,
e al
ranocchietto che gli stava davanti doveva davvero molto, seppure in un
altro
mondo.
"ascolta, Fran. Permettimi di fare
una cosa che la
mia presunzione non mi permetterà mai di fare al momento
giusto." Gli
rivolse ancora un sorriso, sincero, mentre l'altro lo guardava con
l'espressione di chi non aveva idea di cosa si stesse parlando.
"Grazie."
Una semplice parola, mai
pronunciata prima d'ora, che
liberò come un grande peso accumulato da tanti
ringraziamenti non espressi,
facendola valere in quel momento per tutti gli altri mancati.
Fran non poté capire
perché il più grande lo stesse
facendo ma sapeva che se una persona ti ringraziava, allora voleva dire
che
avevi fatto per lei qualcosa di buono. Non riuscendo ad immaginare
però come
avvicinarsi e tirargli i capelli potesse essere qualcosa di cui venir
ringraziati, risolse molto semplicemente dandogli un abbraccio.
"…. Ora non esageriamo
però! Stupido allievo!"
a salvare Mukuro dall'imbarazzo di non sapere come reagire ad un gesto
così
dolce ed infantile di un bambino arrivò una voce femminile
che chiamò il nome
di Fran. Era impossibile non riconoscerla come la madre, seppure non
l'avesse
mai vista, dato che gli somigliava in maniera sorprendente. Il bambino
non si
fece chiamare più di una volta e, obbediente, si
allontanò da Mukuro salutandolo
semplicemente con la mano, come se si fossero visti appena ieri e si
sarebbero
dovuti rivedere il giorno dopo.
"Ciao maestro!"
Con un sorriso divertito lo
osservò mentre andava via e,
raggiunta la madre, le prendeva diligentemente la mano per prendere a
camminare
al suo fianco.
"kufufu~
a
quanto pare l'irriverente con la mamma non lo facevi, piccolo
bastardo…"
"parla da solo, Mukuro-sama?"
Sollevò lo sguardo
verso la voce divertita di Nagi che lo
guardava con un'espressione interrogativa, appena tornata con in mano i
due
bicchieri pieni di granite. Scosse la testa come a dirle di non farci
caso e le
fece segno di sedersi accanto a lui.
"è successo qualcosa di
bello?" gli chiese una
volta sedutasi al suo fianco, continuando a scrutarlo un po' confusa,
mentre
gli porgeva il suo bicchiere.
"perché me lo chiedi?"
Mukuro prese il
bicchiere, guardandola a sua volta confuso.
"ha un sorriso diverso dal solito,
più bello!"
"ah sì?
Bhè… grazie per la granita, Nagi."
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~ ~
Anche se tutta questa cosa non
avrà alcun senso e a
nessuno importa, voglio dedicare lo stesso questa fic alla mia Chrome
ed il mio
Fran <3
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