Si affaccia a guardarti il
tramonto quando esci la sera
e ti si vede annaffiare con cura gli amori di ieri
Cala lento il sole ed il giorno piano si assopisce. Lei, splendida come
il diamante più puro, si avvia leggera camminando piano.
L’incedere vellutato, il passo lieve e composto, pare quasi
che leviti come se la terra sotto di lei potesse sporcarla.
Il viso di un angelo intagliato nella porcellana più fine.
Magnifico a guardarsi, talmente splendido da far dimenticare a chiunque
che, seppur provvisto di lineamenti perfetti, è privo delle
semplici espressioni dell’anima.
Sorride, si arrabbia, si imbroncia, piange … ma tutto senza
passione.
Calma si inoltra tra le altissime siepi del suo curato e solitario
giardino. Un dedalo infinito di corridoi profumati e colorati. La luce
rossastra del tramonto incanta le rose riflettendo sul suo viso.
Accuratamente sceglie i fiori migliori, i più profumati,
quelli maggiormente curati e privi di imperfezioni. Li posa con
delicatezza sul braccio, recidendoli uno ad uno con altera eleganza.
Continuando questo suo rito si addentra sempre più in quel
labirinto imponente e pericoloso, che però lei pare
conoscere così bene.
Senza indugi sceglie di volta in volta la strada da seguire, mai
indecisa di fronte all’ennesimo bivio.
Passano i minuti ed il sole silenzioso si assopisce. E’ ornai
solo una stringa tremula all’orizzonte, quando lei giunge nel
centro esatto di quel groviglio di strade profumate.
Al centro una fontana, che tacitamente –quasi non volesse
disturbare la calma di quel luogo-, spande acqua intorno a
sé. In cerchi concentrici da quella maestosa fontana si
dipanano tanti sassi levigati, che nello scurirsi della notte brillano
come stelle cadute.
Lapidi.
Si avvicina, sul volto un’espressione triste ma che non
trasmette tristezza alcuna. Con gesti meccanici, dettati
dall’abitudine, distribuisce i fiori sulle tombe in modo
ordinato. Per ogni pietra un fiore diverso –raccolto durante
il tragitto- , per ogni stele una carezza lieve ed una parola sospirata
a mezze labbra.
I suoi amori la fissano muti ed immutabili nella certezza della morte.
Eccola ormai di fronte all’ultima sepoltura, quella con la
terra della fossa ancora fresca. L’ultimo suo uomo,
l’ultimo di una lunga serie che continuerà anche
dopo di lui… uno dei tanti.
Anche per lui un fiore delicatamente appoggiato ed una parola di
cordoglio sussurrata sensualmente con quelle magnifiche labbra.
Si volta, per quella sera ha reso onore ai suoi defunti,
domani… domani dovrà iniziare una nuova ricerca.
Un nuovo amore, una nuova vita che decida di immolarsi a lei.
Non è crudeltà, non è cattiveria, non
è malvagità, ma solo un disperato bisogno
d’amore.
Una sete di vita, una necessità impellente che non viene mai
soddisfatta. Amante dopo amante, lapide dopo lapide, preghiera dopo
preghiera.
Lei, splendida ed avida dei sentimenti altrui, impossibilitata a
provarne di propri. Esperta nell’arte
dell’amore ma incapace di amare tutti quei poveri illusi che
da secoli immemori le donano il cuore.
La notte è più buia del nero, priva di stelle o
di luna. Alza lo sguardo verso il cielo… sa che sarebbe
meglio aspettare il giorno, fare le cose con calma, ma non
può attendere neppure un altro istante.
Splendida ed immacolata si avvia verso l’uscita del labirinto.
Ora, subito… ha bisogno di un nuovo amore che la faccia
innamorare, ha bisogno di una nuova vita che la faccia vivere.
Accompagnata ed avvolta dalle tenebre oramai fittissime,
l’Avida si incammina nella notte in cerca della sua prossima
preda.
PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Partecipante al concorso di Eilys
" Il labirinto e... l'Avida"
Classificata quarta
La frase iniziale è tratta dalla canzone di Barbarossa "Via delle storie infinite"
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