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Dico
solo che è un missing moment riferito (precendente) alla
fanfic that's
me, that's my life -ebbene sì. Un altro.
Il rating è aranzione perchè - beh, in questo
capitolo non succede niente. Ma il prossimo/i prossimi saranno molto...
brutali. hehehe. Devo dare sfogo alla mia anima perversa in qualche
modo, no? Beh, poi alla fine, se avete letto i capitoli della fic
sapete già tutto. Ma vabbeh.
Detto questo, arrivederci.
Gloria.
«Lo ami davvero?» mi chiese Ryan, appoggiato a braccia
conserte alla porta del bagno, mentre io mi sfregavo forte gli occhi
cercando di cancellare ogni traccia di eyeliner prima che mia madre
potesse notarle. «C-cosa?» sapevo benissimo di cosa
parlasse, cosa credete? Non sono mai stata una di quelle persone che
chiede sempre di ripetere una domanda, prima di rispondere. Una parte
di me era certa che avessi sbagliato, però, che in
realtà mi stesse chiedendo qualcosa di diverso, di non avere
capito bene. Sembrava stesse parlando di Chester, stava chiaramente
parlando di Chester, ma... ma era semplicemente assurdo, dovevo aver
capito male. A Ryan non era mai importato niente della mia vita, o
almeno non che io ricordassi; aveva notato a stento quando mi tinsi i
capelli di biondo platino. Era il fratello maggiore, lui, tutto il
giorno fuori casa, diviso tra università e fidanzata
inquietantemente simile ad una Barbie e tanto gentile da far venire il
voltastomaco, ciliegina sulla torta di una vita impegnativa e tanto
bella da essere estenuante. Figurarsi se poteva essere a conoscenza del
fatto che la sorella minore stesse uscendo con qualcuno. Io ero la
piccola della casa, ero
ancora una bambina.
Probabilmente aveva semplicemente detto "Mangi la carne, vero?",
o qualcosa del genere. Sì, doveva essere così. «Sei davvero innamorata di quel tizio?»
riformulò la domanda lentamente, come se stesse parlando con
una bambina di due anni, fissandomi con gli occhi azzurri spalancati. «S-sì. Credo di
sì.» borbottai, sforzandomi di portarlo a chiudere
l'argomento.
Sembrò trovare la mia risposta divertente, senza nessuna
spiegazione apparente. Non stavo certo facendo una battuta o niente di
simile. Ridacchiò tra sé, buttando leggermente la
testa all'indietro. «Crede di sì.»
ripetè, sussurrando incredulo. «Cosa provi quando lo vedi?» chiese
schiarendosi la voce, e guardandomi dritto negli occhi.
Sbuffai e volsi nuovamente lo sguardo allo specchio, impregnando il
cotone con lo struccante che mi aveva prestato Eliza. Doveva essere evidente, il modo con cui cercavo
di contenere la mia reazione, di arginarla e lasciarla sfociare in
qualcosa di innoquo, o che non mi causasse guai, almeno. «Ryan, da quando ti importa qualcosa della mia
vita? Io non ti ho mai chiesto niente della tua Barbie, lasciami in
pace.» sbottai, sbattendo la confezione verdastra sul
lavandino. «Si chiama Allie.» brontolo quasi a
sé stesso, spostandosi e percorrendo lo stretto corridoio
verso la sua stanza, con le mani affondate nelle tasche, e sbattendo la
porta abbastanza forte da far tremare l'impalpabile linea di alcol
nella boccetta davanti ai miei occhi. «Vaffanculo.» sussurrai tra me e me; non
avevo mai messo così tanta rabbia in una sola
parola. «Vaffanculo a te e alla tua maledetta Allie.»
sibilai sempre più forte, scaricando nel water il cotone
sporco e nascondendo nella mia borsetta lo struccante. «Andate tutti e due a farvi fottere e mandatemi
una fottuta cartolina.» «Tesoro? Hai detto qualcosa?»
trillò mia madre dall'altra stanza. «No, mamma, non preoccuparti! Vado a fare i
compiti, ho un sacco da studiare e sarà maglio che
salti la cena!» urlai, cercando di dare alla mia
voce un tono allegro e serafico quanto esausto per lo studio. «Certo, amore!»
Sbuffai, raggiungendo la mia camera a grandi falcate e chiudendo la
porta. Afferrai velocemente un libro di testo a caso, e lo aprii sulla
scrivania, allineando con cura l'astuccio.
No, ovviamente non mi sarei messa a studiare. Studiare? No grazie,
passo. «Ci si vede, biologia.» sussurrai
ironica, mettendomi la borsetta a tracolla e aprendo la finestra,
attenta a non produrre nessun rumore.
Odiavo questa parte dell'anno, la odiavo davvero. Novembre. Le otto di
sera, e tutto era scuro, impossibile vedere ad un palmo dal naso senza
una torcia. Mi calai lentamente dalla finestra, saltando
silenziosamente dietro al cespuglio che ornava l'ingresso alla villetta
giallognola dove vivevo.
Sentii distintamente un cigolio, e mi rannicchiai su me
stessa. «Mamma, esco!» strillò Ryan
da sopra la spalla. «Torno tra qualche ora, non aspettarmi in
piedi!» chiuse la porta senza aspettare una risposta. Non
dovetti aspettare molto perchè fosse fuori dal mio raggio
visivo, giusto il tempo di girare un paio di angoli e tirai il
cellulare fuori dalla borsa, aprendolo con uno schiocco.
Schiacciai velocemente un paio di tasti, e scrissi un messaggio per
Chester.
Ho bisogno di vederti.
Tra mezz'ora al solito posto.
Ci vediamo lì? xxx.