Se
è amore, non puoi scappare
1.Ten
years later
C'è
sempre un po' di verità
dietro ad ogni "Stavo solo scherzando".
Un
po' di conoscenza dietro ad
ogni "Non lo so".
Un
po' di emozione dietro ad
ogni "Non mi interessa".
Un
po' di dolore dietro ad
ogni "Sto bene".
Afferrò
in mano la rivista per l’ennesima volta. Quella
copertina lo stava tormentando.
Come
poteva catturarlo da un giornale?
Come
ci riusciva dopo dieci cavolo di anni?
Buttò
nuovamente Mary Claire sul divano, sbuffando. Certo, se
non avesse avuto due donne in casa sarebbe stato più facile
evitarlo, se una
delle due non lavorasse per la moda forse ancora di più.
E
invece quel giornale da donne era lì, con lei
in copertina fiera e bellissima, nel suo vestito senza
spalline, con i boccoli che le ricadevano sulle spalle.
Rachel
Berry, la sua tortura. Finito il liceo McKinley era
volata velocemente a Broadway, salutando i genitori e Finn. Che due
ipocriti.
Quello fu il giorno in cui la odiò maggiormente.
Dopo
pochi anni era diventata una star, come era destinata ad
essere. Aveva preso parte in numerosi spettacoli e da qualche anno
aveva
cominciato la sua carriera cinematografica. Una vita perfetta,
esattamente
quello che voleva. Aggiungi poi quel bell’imbusto riccioluto
di Jesse St. James
al suo fianco ed è fatta. Cosa si può desiderare
di più? E così ora gli toccava
vederla in tv, al cinema e persino sui giornali. I giornali nella sua
casa
erano colpa di quelle due, o
almeno
cercava di convincersene.
Dopo
il liceo anche Noah aveva lasciato Lima in effetti, non da
solo. I genitori di Brittany avevano regalato alla figlia un
appartamento a New
York e lei aveva chiesto immediatamente a Santana di andarci a vivere
insieme.
Ovviamente quest’ultima aveva accettato, poi
l’avevano chiesto a lui. Subito
era stato titubante. Non sapeva se voleva andare a vivere con le
amiche, che
tra l’altro erano una coppia, né voleva realmente
lasciare la madre e la
sorella. Dopo però aver avuto il consenso della famiglia, ed
aver ricevuto
varie lamentele in spagnolo aveva accettato.
Così
si erano trasferiti nella Grande Mela e avevano scelto le
università.
Brittany,
la quale di scuola non ne voleva proprio più sapere,
era stata velocemente adocchiata da qualche stilista che
l’aveva voluta come
modella. Aveva fatto molto successo e con il suo senso della moda aveva
anche
iniziato una sua collezione. Santana non era troppo felice del lavoro
della
bionda, ma tutto per un fatto di gelosia.
La
mora aveva scelto giurisprudenza, dopotutto si era diplomata
col massimo dei voti, e Noah non conosceva nessuno che avrebbe potuto
fare l’avvocato
meglio di lei. Infatti si era laureata in fretta ed aveva cominciato a
lavorare, ottenendo immediatamente successi. Il vederla vestita da
persona
seria la mattina lo turbava ancora un po’, ma quando uscivano
e lei indossava i
suoi gilet di furetto rivedeva la solita Santana.
Lui
aveva scelto medicina, e chi mai l’avrebbe detto! Lui che
non aveva mai studiato nulla a scuola, che si domandava ancora come era
riuscito a diplomarsi si era buttato su uno degli studi più
lunghi e difficili.
Sarà che quando l’aveva scelto voleva dimostrare
di valere, doveva dare prova
di riuscire in qualcosa, doveva dimenticare qualcuno. Effettivamente i
libri e
i test l’avevano aiutato ad offuscare alcuni ricordi, ma lei era sempre lì pronta a
ritornare fuori. Anche lui era arrivato
alla laurea, alla faccia di quelli che avevano detto che non ce
l’avrebbe mai
fatta, di quelli che gli avevano dato del pazzo, di quelli che non
l’avevano
mai supportato.
Così
da qualche anno era un chirurgo pediatra. Anche questa
scelta era stata azzardata.
Pediatra.
Avrebbe
dovuto lavorare sempre a contatto con dei bambini, ma
era quello che voleva. Piaceva ai bambini e a lui piaceva poterne
aiutare
qualcuno.
In
quegli anni aveva perso alcuni contatti con quelli del
vecchio Glee, ma non tutti. Sam era ancora il suo miglior amico e
conviveva
ormai da mesi con Quinn. Lui era diventato un astronomo come tanto
sognava, lei
era diventata una arredatrice e si divertiva a farlo anche con le case
degli
amici. Casa loro era stata già messa a posto più
volte da quella trottola
bionda. Bè, a parte loro i contatti con gli altri era quasi
completamente
spariti.
Ovviamente
se non contiamo le discussioni con la figura di
Rachel sullo schermo o sul giornale.
Nonostante
fossero già passati dieci anni si trovava ancora a
condividere l’appartamento con quelle due squilibrate.
Probabilmente per la
troppa fatica di cercarne una sua, o forse perché avrebbe
odiato una casa
vuota, o magari perché si era anche affezionato alle due
coinquiline. Sì, Kate
gli aveva chiesto se voleva andare a stare da lei, ma lui aveva
cambiato in
fretta il discorso.
Inizialmente
si era infuriata quando aveva scoperto che viveva
con Brittany e con un’altra ragazza. Poi aveva scoperto che
erano lesbiche e
fidanzate e le era andato a genio.
Katelyn
Harris lavorava con Brittany, era una modella e ormai
usciva con lei da due anni. Già, da due anni.
Gliel’aveva presentata l’amica
una sera, in un locale in centro. Bè, che fosse bellissima
non c’erano dubbi.
Era poco più bassa di lui senza tacchi, aveva due grandi
occhi verdi e lunghi
capelli castani e mossi. Poi era divertente, sapeva scherzare, era
sempre
allegra ed era una bomba a letto. Ancora non riusciva a trovare difetti
in
lei,e questo forse era il problema. Sapeva solo che qualcosa in lui non
andava,
nel cervello s’intende, tutti gli altri organo funzionavano
alla perfezione,
era sempre e comunque Puckzilla.
Senza
accorgersene aveva preso tra le mani Mary Claire, senza
sfogliarlo, fissava solo la copertina.
Come
sempre, in realtà.
-Puckerman!-
il grido arrabbiato di Santana lo riportò alla
realtà –Cosa stai facendo??- sbraitò
sulla porta. Non era nemmeno entrata e si
era già messa ad urlare, Noah sbuffò.
-Niente-
soffiò lui. Santana lo fulminò con lo sguardo.
Andò
verso di lui con passo spedito e fissò il giornale che aveva
in mano. Sorrise,
alquanto irritata.
-Sbaglio
o era già finito nel pattume?- domandò alterata,
chiudendo gli occhietti scuri a fessure.
-Noooo-
la schernì lui, rimanendo serio. Lei scosse la testa,
poi prese con forza la rivista. Lo guardò storto e
strappò la copertina.
Sorrise soddisfatta. Andò dal cestino e la distrusse in
tanti piccoli pezzi.
Noah rimase fermo sulla sedia, con il resto della rivista in mano. La
ragazza
tornò da lui
-La
smettiamo con questa storia?- domandò più
tranquilla.
-Appena
passerò davanti ad un edicola ne comprerò un
altro-
sorrise lui, sfidandola con lo sguardo. Santana alzò
entrambe le sopracciglia,
incrociò le braccia al petto, soffiò e
sibilò –provaci sol..-
-Stavo solo scherzando-
la fermò Noah, ridacchiando. Santana borbottò
qualcosa per poi calmarsi.
-Lo
spero per te- lo avvertì, prima di dirigersi nella sua
camera.
Per
fortuna San non capiva sempre quando mentiva. Non era
proprio una bugia, lui non voleva comprarlo più quel
giornale. Però quando la
vedeva su quella copertina patinata era più forte di lui.
Non vedeva l’ora che
non lo vendessero più e che la pagina iniziale cambiasse
soggetto.
Voleva
bene a Santana come lei ne voleva a lui. Per questo si
arrabbiava e strappava giornali. Proprio perché teneva a
lui, cercava di
tenerlo lontano dalla Berry, di cambiare argomento quando qualcuno ne
parlava,
spostare canale quando appariva in Tv. Sapeva quanto aveva sofferto per
lei e
sapeva che in parte ne stava ancora soffrendo. Era arrabbiata sia con
la Berry
che con lui. Non riusciva a capire come ” in dieci cavolo di
anni quella nana
malefica”, testuali parole, non lo lasciasse ancora stare.
Sinceramente questa
cosa non la capiva nemmeno lui. Lui che era sempre stato per rapporti
di una
notte, o meglio da una botta e via. Lui che aveva sempre rifiutato i
sentimenti, che aveva deriso e preso in giro in tutti i modi la Berry,
se ne
era perdutamente innamorato.
“Chi
disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre
quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine
doveva sempre aver
ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato
quando non voleva
mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora
non viveva senza waffle.
La seconda volta gliel’aveva detto perché da
piccolo aveva affermato, alquanto
convinto, che a lui non piacevano le “femmine”,
perché giocavano con le bambole
e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente
cambiata. La terza
volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di
sposare un’ebrea, una
come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva
risposto che
piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora
avrebbe
rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome
Puckerman a
Rachel.
Ok,
non era proprio il massimo avere una ragazza e pensare ciò.
Kate
era spuntata fuori dal nulla perché anche Brittany gli
voleva bene. Infatti una sera l’aveva costretto ad uscire con
lei che doveva
incontrarsi con delle colleghe. Modelle ovviamente, allora Puck aveva
detto
“perché no?”. Così Brit lo
aveva trascinato in un piccolo locale con le luci
basse dove l’aspettavano due sue amiche. Una era una bionda
frizzante e altissima,
l’altra era Kate. Era tranquilla e sorridente e presto erano
cominciati ad
andare d’accordo. Per uno strano motivo Brittany e
l’altra bionda si erano
allontanate, lasciandoli soli. Puck era sempre Puck, non si sarebbe
lasciato
scappare quegli occhi verdi e quel fisico da urlo.
E
poi diciamo che era sempre in cerca di una che gliela facesse
dimenticare.
Fatto
sta che in breve erano finiti nell’appartamento di lei e
avevano smesso di chiacchierare. La mattina dopo si era svegliato solo
nel
letto, ma un buon odore di brioches l’aveva attirato in
cucina dove Kate, con
indosso una maglia larga e una paio di mutandine, canticchiava
preparando la
colazione. Quella volta non se ne andò come faceva sempre,
si sedette al tavolo
e intonò con lei quella canzoncina. Lei si girò
sorridente e gli porse la
colazione, cominciando a raccontargli qualcosa sui suoi gusti. Era
così facile
e divertente stare con lei. Quel giorno si era convinto che lei era
quella
giusta, che ormai Rachel Berry l’aveva perso.
Poi
erano passate qualche settimane e lui e Kate erano diventati
una coppia fissa, rendendo felice anche Santana. Però, Noah
aveva capito che
nemmeno lei avrebbe vinto su Rachel, anche se lui avrebbe fatto di
tutto per
favorirla. Rachel era sempre lì, pronta ad assillarlo quando
era solo. Eppure
lui voleva odiarla, voleva detestarla, ma faceva solo il contrario.
Era
riuscito ad odiarla malapena quel
giorno. Perché lo ricordava ancora così bene?
Erano passati
tutti quegli anni, perché quello stronzo del suo cervello
non rimuoveva tutto?
Puck
strattonò la ragazza per
un braccio, prendendola in disparte.
-Cosa
stai dicendo?- disse,
leggermente irritato.
-Non
voglio ferirti più Noah-
ripetè Rachel, abbassando gli occhi, non riuscendo a reggere
quello sguardo
forte. Puck deglutì, non capendo, o volendo capire, cosa
diceva la ragazza.
-Non
capisco- borbottò
accigliato.
-Io
amo ancora Finn. Non posso
più stare con te- farfugliò lei, mentre le
lacrime avevano iniziato a scendere
dai suoi occhioni nocciola. Noah non rispose subito. La confessione lo
scioccò.
Lasciò il braccio di lei.
-Non
puoi lasciarmi- sbottò-
nessuna lascia Noah Puckerman-. Dal tono della sua voce
sembrò che dovesse auto
convincersi.
-Amo
Finn, non posso più
mentirti- disse lei nuovamente. Le lacrime scendevano veloci e
frequenti.
-Non
è vero!- sbraitò lui,
facendola sobbalzare- come puoi amarlo? Come puoi farlo dopo quello che
ti ha
fatto passare? Lui non ti ama!- non riusciva più a
controllare la rabbia. Diede
un pugno contro l’armadietto chiuso.
-Diavolo
Rachel, lui non ti
ama o almeno non come me-. Ok, quello era delirio puro. Noah aveva
appena detto
quella cosa ad alta voce? L’aveva detta mentre lei lo stava
lasciando? Chi
cavolo aveva formulato quel cazzo di pensiero?
Rachel
singhiozzava ormai.
-M-mi
dispiace Noah, ma io amo
lui più di quanto ami te- ammise con un filo di voce.
Puck
a stento tratteneva l’ira
che aveva in corpo e sentiva gli occhi pizzicare. No, piangere non
l’avrebbe
mai fatto.
-Sai
cosa ti dico- borbottò
facendo un giro per poi tornare di fronte alla ragazza –Che
sei solo una
bambina viziata, egoista, petulante e da oggi anche stronza. Brava-
applaudì le
mani per schernirla –hai vinto un altro ottimo aggettivo
Berry- sibilò, vinto
dal dolore.
-Mi
dispiace- ripetè Rachel,
incassando le dure parole del ragazzo. Noah la guardò
un’ultima volta poi se ne
andò, senza più voltarsi.
Non
era stata per quella la volta in
cui era riuscito veramente ad odiarla. Era stato tempo dopo. Neanche
qualche
mese forse. Era la cerimonia dei diplomi. Avevano ottenuto tutti i
diplomi e si
erano esibiti per l’ultima volta, tra abbracci e lacrime,
avevano così detto
addio al McKinley.
E
quel giorno Rachel aveva detto
addio anche a Finn.
Lo
aveva lasciato, perché lei sarebbe
partita per Broadway e lui non voleva partire con lei.
Lei
lo aveva lasciato per Finn e poi
si erano lasciati per quella stronzata.
Aveva
lasciato lui che l’avrebbe
seguita anche in Antartide.
L’aveva
lasciato per il grande amore a cui
in quel momento
stava dicendo addio.
L’aveva
lasciato senza motivo.
Gli
aveva solo spezzato il cuore.
***
Oook,
ecco la long di cui avevo
accennato. Intanto devo ringraziare la mia pecora, dirle che la adoro
come sempre
e che senza di lei non so se l’avrei continuata o pubblicata.
Grazie Ari di
esserci, sei la pecora più dolce che ci sia ;)
Questa
ff non è da me, io sono
totalmente contro l’angst, mentre una in una long ci deve
essere per forza. Per
questo adoro le one-shot o le raccolte u.u
Precisazioni:
-La
ff è tutta nata dalla pazzia del
mio cervello e dalle copertine di Marie Claire, scegliete quella che
volete,
Lea è meravigliosa sempre, anche se mi ha ispirato quella di
Maggio 2011
MarieClaire
MarieClaireMay2011
-Io
credo seriamente che Puck
potrebbe diventare quello che vuole se s’impegnasse. Per il
lavoro mi sono un
po’ collegata ad Alex di Grey’s. Mi piacciono anche
i lavori che ho scelto per
gli altri u.u
-Non
so perché Rach mi è uscita così
stronza e Puck così coccoloso. Cercherò di essere
più IC
-Ovviamente
il Brittana è on, ma lo è
sempre stato dopotutto ;)
-Kate
mi è uscita troppo bene, non
riesco nemmeno ad odiarla tanto. Ci proverò. Il nome
è stato scelto dalla mia
cara pecora, e no, la Middelton non c’entra nulla.
-Penso
ci saranno spesso flashback.
-I
waffle perché ho riguardato la
puntata originale e Puck non ama i muffin come ho sempre creduto ma i
waffle.Sì, sono stata sconvolta anche io per giorni e giorni.
-Ah,
sì. La frase all’inizio è
abbastanza importante, quando diranno le frasi ricordarla (io ve le
metterò in
corsivo). Non ricordo di chi è, ma io amo le citazioni e per
esse userò la
signora Puckerman ;)
-Perché
Jesse St. James e non Finn??
Perché odio Finn U.U
Bene
direi di aver finito per ora ;)
Aggiornerò
appena posso. La storia è
tutta nella mia mente, devo solo trovare il tempo per metterla anche su
Word.
Se avete consigli e ideuzze provate pure a dire ;)
Che
altro? Spero vi piaccia e che gli
errori siano pochi ..
Besos,
Miky
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