28 Bella finalmente dice ti amo
Attenzione:
storia ad alto contenuto glicemico. Astenersi diabetici, cinici ed
afflitti da carie dentaria.
-Ti amo, Jake.
Sono entrambi in
cucina e non
è certo uno di quei momenti da film nei quali uno -Jacob
Black,
licantropo innamorato e ragazzo padre- si aspetterebbe che la sua
compagna -Isabella Swan, umana impedita e ragazza madre- gli facesse
una dichiarazione del genere.
Sono varie le ragioni
per cui Jacob
non è certo di avere capito bene, tra le quali la principale
non
è che suo figlio stia strillando come un ossesso rivelando
una
capacità polmonare degna di un essere leggendario,
né che
quelle parole siano state a malapena bisbigliate. Ci sente molto bene,
Jacob Black, non solo perché ha i sensi ipertrofici di una
creatura sovrannaturale ma anche perché, nel tempo, ha
sviluppato una sensibilità tutta particolare per il suono
della
voce di Isabella. Si può dire che abbia vissuto con le
orecchie
tese da quando lei è entrata nella sua vita.
In quel momento
giurerebbe di aver
sentito un "Ti amo". Giurerebbe. Resta con il dubbio perché
esiste la possibilità, per quanto remota, che abbia capito
male:
dopotutto è solo da quando la conosce, cioè da
sempre,
che desidera sentirsi dire da lei proprio quelle parole, ma Bella
è molto più brava ad arrossire che a parlare
chiaro.
Quindi il fatto che abbia detto "Ti amo" resta un evento da catalogare
tra quelli improbabili ed è meglio concedersi un margine di
errore, tenere in conto la possibilità di un'interferenza,
un
disturbo nella ricezione.
Ma mettiamo pure che
Bella abbia
davvero detto "Ti amo", riflette il ragazzo-lupo. Se lui desse segno di
avere realmente sentito e capito, lei fuggirebbe come quegli uccellini
ai quali dai da mangiare sul balcone: tendi la mano carica di briciole
e resti perfettamente immobile, loro si avvicinano terrorizzati ma
troppo desiderosi ed affamati per resistere. Se solo muovi un muscolo
è finita: esplodono in un frullo d'ali che percuote l'aria e
ti
fa sussultare e tu resti lì con niente se non le tue
briciole in
mano.
Così Jake
resta immobile, anzi, fa di meglio: fa finta di niente ed aspetta.
C'entra anche la paura, in parte.
Fortunatamente Bella
il super-udito
non ce l'ha, quindi non può sentire il suo enorme cuore di
licantropo battere come una grancassa impazzita.
"Ti amo, Jake". Oh, cavolo.
Isabella Swan sembra non sentire per niente le proteste di suo figlio
Elias, sempre più arrabbiato. Si lascia cadere contro il
lavello
e tormenta il grembiule rosa che la fa morire dal ridere quando lo vede
addosso a Jake. Si asciuga e poi si riasciuga le mani e poi,
già
che c'è, si occupa di una pellicina sul dito indice della
mano
destra che è diventata il problema più grave di
tutto l'universo
conosciuto.
Non ci crede, non
può averlo detto davvero.
Mentre si domanda
ansiosamente se
Jacob l'abbia sentita oppure no -speriamo
di no- si morsica il labbro inferiore in un gesto tanto
abituale quanto nervoso che però, questa volta, non vuole
significare nessun dubbio: Bella sa
perfettamente cosa ha appena detto e che è la cosa
più certa
della sua vita. Punto.
Se proprio dovesse farsi delle domande, si chiederebbe piuttosto perché
l'ha detto proprio in quel momento. Dopotutto, hanno goduto di scenari
anche più romantici, lei e Jacob, di momenti più
"giusti", anzi quasi perfetti... che lei è riuscita a
rovinare, ovviamente.
E poi che fa? Le scappano così, quelle due parole, in un
momento
assurdo, lasciandola lì a controllare se è
sopravvissuta.
Mentre lei cerca metaforicamente di capire se è ancora
intera
e se lui l'ha sentita o no e dove scapperà se per caso lui
l'ha
sentita, Jacob
si alza,
prende dalla sdraietta il piccolo urlatore e se lo posa su un
avambraccio, col pancino sulla grande mano calda. In questo modo i
doloretti passano quasi subito. Bella contempla il faccino di suo
figlio: è ancora paonazzo per il nervoso ma si sta calmando.
Tira il collo e cerca di alzare la testa, curioso, mentre suo padre
cammina
avanti e indietro, come fa sempre quando vuole calmarlo.
-Caffè,
Bells?
-Eh?
Fortunatamente Jacob
si è
già preso cura del piccolo, perché Bella proprio
non ci
sta con la testa. Litiga con un perché
e nel frattempo viaggia. E' lontana anni luce; solo il suo corpo
è rimasto lì mentre la mente si fa un giro
inaspettato
quanto nitido e reale in un'altra decina di mondi possibili,
esattamente nel
tempo che le è servito per dire "Eh?".
La cosa interessante
è che
non riesce a rimanere nemmeno per pochi decimi di secondo e nemmeno per
finta in un qualsiasi altro mondo dove non ci siano Jacob, Elias e
perfino il lavello pieno di piatti da lavare dove sta
appoggiata.
Perché
è perfetto così, ecco perché.
Perché,
viaggiando su e
giù per i mondi ed i futuri possibili, è quella
straziante, subitanea, improvvisa voglia di ritornare che le ha fatto
sentire che lì c'è tutto quello che le serve.
Tutto in un
attimo, in un secondo, nella sua cucina. Appoggiata al lavello.
Non importa che il suo
uomo sia
così bello con quelle braccia forti e nude e un bimbo
appollaiato addosso. Non importa se il sorriso di Jake ha preso quella
piega particolare e solo sua che le fa venire voglia tanto di saltargli
addosso quanto di prenderlo a sberle. Il punto non è quello,
le
sfugge ancora, ma sa che ha a che fare con il qui e l'ora.
Completa, ecco la
parola giusta.
Si sente completa.
Sente che
c'è tutto. Che il
tempo è solo un'unità di misura e serve solo se
devi
andare da qualche altra parte a fare qualche altra cosa; se hai
già tutto, il presente è più che
sufficiente. Se
sei già nel posto dove vuoi tornare sempre, non serve
neanche misurare
le distanze, dire domani andrò, domani farò. No,
è
tutto qui ed ora. E' questo il luogo giusto nel momento giusto, e Bella
una volta tanto è proprio lì.
Ecco perché
proprio ora.
Non sa se
accadrà di nuovo,
Isabella Swan. O meglio, accadrà senz'altro che
riuscirà
a dire di nuovo quelle due parole, ma non sa né come
né
quando. Vorrebbe dirglielo guardandolo negli occhi, come fa lui con
lei; Jake lo fa sembrare facile quasi come respirare, Bella
invece
inciampa con lo sguardo e coi ricordi nelle altre mille parole che
ancora non sono riusciti a dirsi, nei segreti da spezzare, nelle paure
da sciogliere al sole.
Isabella ricorda che
un attimo
prima Jacob le ha chiesto qualcosa e si attacca all'unica parola che ha
captato mentre viaggiava lontana.
-Mi berrei volentieri
un caffè, Jake.
Lui le solleva il
mento con la mano
libera. Pare che le voglia dare un bacetto dei suoi, quelli veloci che
-da quando hanno fatto pace- le schiocca ogni volta che può
,
così ad ispirazione, solo per dirle "Sono qui".
Perciò
Bella si stupisce quando Jacob quasi le mangia la bocca e la assaggia
con quelle sue meravigliose labbra calde e con la lingua, lasciandole
il suo sapore fino in fondo alla gola.
-Anch'io, Bells.
Anch'io.
*
* *
Dedicata a Ysis
Donahue che se l'è sorbita alle due di
notte convincendomi a pubblicarla
e a Kukiness
che me l'ha suggerita (non prendetevela con lei, non ne sapeva
niente...)
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