Papà, ho messo incinta Victoire di fri rapace (/viewuser.php?uid=63184)
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Pluffe e galline
“Allora, Teddy…” iniziò il papà,
facendolo accomodare al tavolo della cucina. Dovevano parlare di come i
suoi genitori credevano che nascessero i bambini e Teddy, seppur poco
convinto, aveva accettato di ascoltarli.
La mamma, che finalmente aveva smesso di ridere a sproposito, iniziò ad agitarsi tutta:
“Oh! Oh! Posso iniziare io?” esclamò, sventolando le braccia.
“Dora…”
“Non rido più. Promesso.”
Il papà valutò la sua proposta per un lungo istante, prima di annuire:
“Vacci piano, però, va bene?”
Teddy sospirò con impazienza: quante storie per spiegargli una
cosa che, ci scommetteva, si sarebbe rivelata come una grandissima
cavolata. Tutte le cose che i grandi sembravano ritenere Molto
Importanti o addirittura Decisive - tipo lavarsi la faccia tutte le
mattine o tenere in ordine la propria cameretta - finivano con
l’essere più inutili che altro.
La mamma aggrottò la fronte, osservando di sbieco il papà.
“Piano quanto?” indagò cauta. “Non pretenderai di certo che tiri in ballo api e fiori, vero?”
“No, non così piano,” concordò papà.
Lei si rilassò contro lo schienale della sedia.
“Ok… Teddy, hai presente le tue belle Pluffette?”
Il bambino sbuffò: come al solito, ci aveva visto giusto. Voleva
tanto bene a mamma e papà, ma erano così prevedibili!
“Sì, certo,” rispose, cercando di non apparire troppo annoiato.
“Beh, servono solo a riempirti le mutandine.”
“Sì, lo so. Così si capisce che sono un maschio.”
La mamma annuì solennemente, con l’aria di chi stava per fare una grande rivelazione.
“Esatto, perché sono fuori servizio. Ma non sarà sempre così.”
Teddy si rivolse al papà, senza nascondere un certo scetticismo:
“Cioè… un giorno le mie Pluffe si
accenderanno?” Forse non era una cavolata totale,
rifletté. I bambini grandi, a scuola, grugnivano spesso che quel
professore o quell’altro le aveva fatte loro girare. Aveva sempre
creduto che fosse una parolaccia metaforica, ma ora non ne era
più tanto convinto. “E… sarà
doloroso?” aggiunse un po’ allarmato.
Il papà lo rassicurò con un sorriso:
“Non ti preoccupare, è un processo del tutto indolore.”
“Oh. Quindi quando saranno accese mi serviranno a qualcosa? Perché girare quando un insegnante mi sgrida o punisce non mi sembra molto utile.”
Per un attimo gli sembrò che la mamma fosse di nuovo sul punto
di scoppiare a ridere, ma sgonfiò le guance senza emettere un
suono e il papà sembrò molto orgoglioso del fatto che
si fosse trattenuta.
Teddy si limitò a registrare il loro scambio di sguardi senza capirci nulla.
“Tutto quello che abbiamo serve a qualcosa di importante, Teddy.
La natura non ci aggiunge parti anatomiche a casaccio perché le
sono avanzati dei pezzi e non sa cosa farsene.”
Gli parve ragionevole come spiegazione, ma…
“Ok. È molto interessante. Davvero. Ma ora possiamo
tornare a parlare di come nascono i bambini, per favore? È un
po’ imbarazzante questa riunione sulle mie Pluffe…”
La mamma allargò le braccia con enfasi.
“Ma loro sono le coprotagoniste della nostra storia! È
lì dentro che abitano i semini che i papà mettono nella
pancia delle mamme.”
“Oh…” fece Teddy, poco convinto. “Papà?”
“La mamma dice la verità.”
“Oh.”
“Sì,” proseguì papà, con tutta
l’aria di stare scegliendo con cura le parole giuste da usare,
scartando quelle troppo complicate. “I papà hanno questi
semi, mentre alle mamme, una volta al mese, nascono delle uova nella
pancia e quando semi e uova si incontrano…”
Teddy lo interruppe, deluso. Era inutile proseguire oltre il discorso.
“Sì, ho capito, papà. In pratica la mamma è
una specie di gallina. E io lo so già come funzionano le
galline: zia Molly ne ha un sacco, di quelle.”
***
“Dai, fai finta di non vederle. Sai che le femmine a volte sono
un po’ matte. Credo che sia per via delle uova che hanno nella
pancia,” disse Teddy in tono professionale.
Harry annuì tremebondo, senza però smettere di lanciare
sguardi supplichevoli verso la cucina, dove la mamma e Ginny non
facevano altro che darsi di gomito prese da una ridarella da sciocchine.
Teddy capiva che il suo padrino si sentiva un po’ preso alla sprovvista.
Quella sera, quando aveva annunciato di avere messo incinta Ginny, non
poteva prevedere che Teddy capisse tutto al volo: Harry non aveva una
mamma e un papà, quindi non sapeva che per fare un bambino non
era sufficiente baciare Ginny sulla bocca.
“Harry, io ci sono già passato con Victoire,” lo
confortò con doloroso contegno. “Ma partiamo
dall’inizio: hai presente le tue belle Pluffette?”
Ecco aggiunta la spiegazione di come nascono i bambini ^^
Oh, mi sono presa una piccola licenza poetica: quando Teddy aveva nove
anni James Sirius era già nato (credo abbiano sette anni di
differenza. Credo), ma mi serviva Harry. Perché Teddy che gli
spiega come nascono i bambini era un'idea troppo gustosa per
rinunciarci XD!
Prima classificata: 'Papà, ho messo incinta Victoire', di fri rapace.
Grammatica: 14,5/15
Sintassi:10/10
Stile:15/15
Originalità: 10/10
Parere personale: 5/5
Risate: 9,5/10
Totale: 64/65
Come vedi, sono tutti voti molto alti, perché in generale la tua storia mi è piaciuta molto, mi ha fatto ridere e l' Originalità era al massimo. Per la Grammatica, invece, ho trovato un solo errore, ripetuto più volte. Nella frase:'“Ho messo incinta Victoire,” ripeté', e in alcune delle seguenti, la virgola andrebbe messa dopo le virgolette di chiusura del discorso. Mi sembrava ingiusto toglierti di più comunque.
Insomma... per i giudizi buoni non c' è bisogno di molte spiegazioni, a meno che tu non voglia qualche centinaio di righe piene di altri 'la tua storia mi è piaciuta molto', o 'mi ha fatto molto ridere', cose che ho già scritto all' inizio.
Quindi...
Complimenti!
Se comunque hai qualche dubbio -mi sembrerebbe un po' strano, ma con me non si sa mai...-, sono qui.
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