Il
matrimonio
Un
potente calcio lo colpì alla mandibola, facendolo
precipitare
velocemente verso il basso, ma riuscì a riprendersi giusto
in tempo
e, una volta raggiunto il terreno, si diede una spinta con i piedi
per ripartire all'attacco e rispondere ai colpi del suo avversario.
Goku,
che si trovava a qualche centinaio di metri sopra di lui, lo vide
arrivare come un fulmine e sparire a qualche centimetro da lui:
alzò
lo sguardo verso l'alto, ma stavolta Vegeta riuscì ad
ingannarlo e,
ricomparendogli di fianco con un ghigno vittorioso stampato in volto,
lo scaraventò verso il basso con un destro micidiale.
La
discesa di Goku non fu altrettanto elegante, poiché egli
rovinò a
terra schiantandosi addosso a dei massi e provocando una piccola
frana sul dorso di una montagna. Riapparve qualche secondo dopo, in
mezzo ad un polverone soffocante, ridacchiando e massaggiandosi la
guancia su cui aveva ricevuto l'ultimo colpo, mentre il principe lo
attendeva a braccia conserte e con lo stesso sogghigno di pochi
attimi prima.
«Ho
vinto» proclamò con soddisfazione. «Sei
finito tre volte al
tappeto.»
«E'
vero!» esclamò il compare, pur non sembrando
affatto deluso dalla
sconfitta. «Tu solo una, stavolta. Sei in gran forma oggi,
Vegeta.»
«Lo
sono sempre» rimbeccò arrogantemente l'altro.
«Forse
non lo ero io... non ho mangiato molto a colazione. Perché
non
torniamo? Chichi e Bulma ci staranno di sicuro aspettando, e avranno
preparato qualcosa di buono!»
Vegeta
avrebbe preferito continuare con un altro round dei loro duelli
divenuti ormai abitudinari, ma anche lui iniziava a sentire un certo
languorino – termine non del tutto appropriato per definire
l'improvviso desiderio di mangiarsi qualche dozzina di cosce di pollo
fritto – così si alzò in volo e si
diresse con Goku fino alla
Capsule Corporation, la sua casa.
Da
quando era ritornata la pace, di tanto in tanto Bulma organizzava
delle rimpatriate con i suoi amici, oppure invitava la famiglia Son
per il pranzo e, mentre lei e Chichi chiacchieravano in giardino, i
bambini se ne andavano a giocare: Trunks e Goten di solito restavano
in salotto a sfidarsi con i videogames, mentre Goku e Vegeta se ne
andavano a combattere a distanza di sicurezza, generalmente in
qualche deserto o tra le montagne.
I
due si sfidavano in brevi duelli per tenersi in forma e per testare
quanto fosse aumentata la forza l'uno dell'altro e, se Goku lo vedeva
come un piacevole passatempo per restare in compagnia di un amico,
Vegeta prendeva la cosa sempre molto seriamente e dava ogni volta il
massimo di sé per sconfiggere quello che credeva di
considerare
ancora il suo acerrimo avversario.
«Devo
ricordarmi di fare i complimenti a Bulma per il polpettone che ci ha
preparato l'altra volta, era davvero buonissimo!» disse Goku
quando
furono quasi vicini a Satan City.
«Oh,
piantala Kaarot» sbottò Vegeta. «Quella
sbobba è stata preparata
da dei robot. Mia moglie non è minimamente in grado di
cucinare.»
Non
appena ebbe pronunciato quella frase, sentì Goku arrestarsi
di
colpo. Vegeta si voltò indietro lanciandogli un'occhiataccia.
«Che
ti prende? Ti muovi, o hai deciso di fare la bella statuina in mezzo
al cielo?»
«Ormai
dovrebbero essere di ritorno» affermò Chichi
portandosi una mano
sopra la fronte per proteggere gli occhi dalla forte luce solare e
poter scrutare meglio il cielo.
«Lo
credo anch'io» confermò Bulma, iniziando ad
apparecchiare il tavolo
di legno che si trovava sotto il gazebo del vasto giardino.
«A
quest'ora dovrebbero essere molto affamati.»
Le
due si lanciarono un'occhiata complice e poi scoppiarono a ridere.
«Ormai
li conosciamo troppo bene per sapere che i loro orologi sono scanditi
dai brontolii dei loro stomaci Saiyan!»
«Chissà
se anche tua cognata mette in pratica questo metodo» si
chiese
Chichi.
«Non
saprei, non ho avuto modo di parlare molto con Gure: lei e Table sono
ripartiti subito dopo la sconfitta di Avo e Kado. Ricordi la faccia
di Vegeta quando le è stata presentata? Era così
buffo!» Bulma si
mise a sghignazzare, ricordando l'espressione imbarazzatissima del
compagno davanti alla piccola cognata dalle strane sembianze.
«Come
dargli torto, eravamo tutti sorpresi! Del resto, Gure è
talmente
diversa da noi...»
«Già,
eppure, nonostante la differenza fisica, lei e Table sembrano una
coppia molto affiatata. Erano così teneri
insieme!» esclamò Bulma.
«Mi chiedo solo come facciano a...»
«...
a?»
«Beh,
hai capito!» ammiccò Bulma, e Chichi
arrossì di colpo quando
comprese a cosa stesse alludendo.
«Oh,
questa sì è una bella domanda! Credo che dovrai
invitare Table e
Gure di nuovo sulla Terra per poterlo scoprire!»
«Tu
e Bulma... siete sposati?» chiese l'amico, fissandolo con
occhi
sgranati, e l'altro, guardandolo infastidito, gli rispose scrollando
le spalle:
«Ovvio
che siamo sposati. Che razza di domanda idiota!»
«Ma
come, e non ci avete invitati? Non l'avete detto a nessuno?»
«Perché
avremmo dovuto? Non è certo affar vostro!»
«Oh,
beh... siete liberi di fare ciò che preferite, ma Chichi si
offenderà di sicuro quando lo saprà. E
quand'è stato il
matrimonio?»
Stavolta
fu Vegeta a guardare Goku con aria interrogativa.
«Eh?»
«Sì,
la cerimonia! In che giorno vi siete sposati?» insistette il
Saiyan.
«Non
ricordo il giorno preciso, ma che importanza ha?! E piantala di farmi
tutte queste domande, non sono affaracci tuoi!»
Goku
si stampò in faccia un'aria imbarazzata, prendendo a
grattarsi
nervosamente la nuca come faceva sempre:
«In
effetti, se avete voluto tenere la cosa nascosta avrete sicuramente i
vostri motivi. Pensavo solo che il vostro matrimonio sarebbe stata
un'ottima occasione per farsi una bella scorpacciata, eh eh
eh!»
«Che
razza di idiota, pensi sempre e solo al tuo stomaco!» lo
criticò
aspramente il principe, ma rimanendo subito pietrificato dalla
risposta ingenua dell'altro:
«No...
a volte penso anche al cibo!»
Quando
furono di ritorno alla Capsule Corporation, Goku era talmente
affamato che dimenticò subito di riferire alla moglie la
nuova e
strabiliante scoperta, la quale gli ritornò alla mente solo
alla
sera, a casa, ricevendo da Chichi una reazione inaspettatamente
eccitata.
«Bulma
e Vegeta si sono sposati in segreto?! Che cosa romantica! Pensi che
lo abbiano fatto prima dell'arrivo di Majin Buu o dopo? Mi chiedo
solo perché Bulma non lo abbia detto nemmeno a noi, che
siamo i suoi
migliori amici... mi sembra di essere in una soap opera! Devo
telefonarle per avere tutti i dettagli.»
«Ehm,
Chichina, io non credo che Bulma e Vegeta volessero che noi lo
venissimo a sapere...» le fece saggiamente notare Goku.
«Che
importa? Prima o poi tutti ne saremmo venuti a conoscenza!»
Scacciati
marito e figli dalla cucina per poter chiacchierare in tutta
tranquillità, Chichi afferrò il telefono e
compose il numero di
casa Brief; fortuna volle che le rispose subito la diretta
interessata, così poté travolgerla immediatamente
con un fiume di
domande.
Domande
a cui non avrebbe ricevuto le risposte che si aspettava...
Qualche
minuto più tardi, infatti, Bulma riagganciò la
cornetta del
telefono con un'aria un po' perplessa: la breve conversazione avuta
con Chichi l'aveva lasciata alquanto sorpresa, e con
difficoltà era
riuscita a convincere l'amica di non essere in grado di far luce sui
suoi dubbi.
Con
calma salì le scale e imboccò il corridoio fino
alla sua camera da
letto, dove Vegeta si stava spogliando, preparandosi per la notte.
La
donna si fermò per un attimo ad osservare il compagno con un
misto
di tenerezza e desiderio, accarezzando con lo sguardo la schiena
muscolosa e liscia che amava toccare e baciare, scendendo fino ai
glutei sodi che ogni tanto palpeggiava a tradimento, facendo
infuriare ed imbarazzare il legittimo proprietario.
Si
ridestò dai pensieri impuri che stavano per prendere il
sopravvento,
ricordando lo scopo per cui era entrata nella stanza.
«Vegeta,
amore, perché Chichi e Goku sono convinti che tu ed io siamo
sposati?»
Il
Saiyan voltò leggermente la testa verso di lei, prima di
sfilarsi la
maglietta.
«Perché
lo siamo» rispose in tono ovvio.
«Da
cosa lo avresti dedotto?» lo interrogò
l'inconsapevole moglie,
addolcendo la voce il più possibile.
Vegeta
si tolse i pantaloni della tuta.
«Beh,
viviamo sotto lo stesso tetto, facciamo sesso, abbiamo un figlio.
Ergo, siamo sposati.»
Bulma
sospirò, preparandosi a dare la brutta notizia:
«No,
tesoro, noi non siamo sposati.»
L'uomo
si voltò di scatto verso di lei, rivolgendole finalmente
tutta la
sua attenzione e apparendo inaspettatamente basito.
«Cosa?!
Ma che diamine stai dicendo? Perché non dovremmo
esserlo?»
«Semplicemente
perché per dichiararsi marito e moglie non è
sufficiente stare
insieme e avere un figlio» spiegò Bulma,
avvicinandoglisi e
prendendogli delicatamente il volto tra le mani. «Bisogna
andare dal
sindaco della città, o in una chiesa, fare una promessa di
matrimonio e firmare dei documenti.»
«Perché
diamine non me l'hai detto subito?» Vegeta la
allontanò da sé
bruscamente. Sembrava infastidito, quasi arrabbiato per quella
notizia.
«Non
ti facevo così tradizionalista! Come
potevo immaginare che un
ex mercenario che ha avuto chissà quante donne e che ci ha
messo
anni per accettare il fatto di essere padre volesse unirsi legalmente
in matrimonio?» si giustificò la donna, iniziando
lei stessa a
seccarsi per l'atteggiamento ottuso del compagno. «Inoltre,
c'è un
problema di carattere pratico: per sposarsi servono dei documenti di
identità, e tu non li hai perché sei un alieno!»
Non
le era mai lontanamente passata per la testa l'idea del matrimonio,
sia perché credeva di conoscere il
parere di Vegeta a
riguardo, sia perché non vedeva la necessità di
convolare a nozze,
né quella economica né quella spirituale.
«Pensavo
che, almeno in questo, le usanze Terrestri fossero simili a quelle
dei Saiyan» sbottò Vegeta, «e invece mi
dici solo ora che per
essere sposati bisogna fare un sacco di scartoffie e cerimonie
inutili! Ecco a cosa si riferiva Kaarot.»
«Oh,
tesoro! Non sapevo che per te fosse così importante il
matrimonio!»
esclamò Bulma sinceramente commossa di aver scoperto nel suo
Vegeta
un lato romantico, o così parve a lei. Gli gettò
le braccia al
collo e prese a sbaciucchiarlo sulle guance.
«Non
lo è, non come lo intendi tu. E smettila con queste
smancerie! Per
sbaglio ti ho chiamata “mia moglie” ed è
venuto fuori un
putiferio... Kaarot avrebbe fatto meglio a tenere quella sua
boccaccia chiusa.»
«E,
quindi, mi consideri tua moglie anche se non siamo veramente sposati?
Come sei dolce!»
«Non
nel senso che date voi alla parola. Piantala, ho detto!» ma
Bulma
non poteva fare a meno di abbracciarlo e accarezzarlo come se fosse
stato un enorme peluche.
«Come
sei tenero!» e non smise di affibbiargli aggettivi sdolcinati
fino a
quando non spensero le luci.
Tuttavia,
nonostante avesse inizialmente preso quell'episodio sul ridere, la
donna non riusciva ad addormentarsi, ma iniziò a riflettere
sui i
pro e sui contro di un possibile matrimonio. Fin da piccola, lei era
sempre stata una romantica, e come tutte le bambine aveva sognato di
sposare il principe azzurro, di indossare un bellissimo vestito
bianco di seta, con un lungo velo e un bouquet di fiori profumati, di
ballare con il suo sposo in una sala riccamente addobbata, davanti
agli occhi di centinaia di invitati venuti solo per guardare i due
innamorati. Da ragazza intraprendente e determinata com'era, aveva
cercato di trasformare il suo sogno in realtà, ma le cose
erano
andate diversamente dal previsto, e la sua ricerca del principe
azzurro era diventata una lunga ed avvincente avventura, che l'aveva
portata, dopo tanti pericoli, a trovare il vero amore, il quale aveva
un titolo nobiliare, ma era ben lontano dall'assomigliare ai principi
delle fiabe che sua madre le leggeva da piccola.
Grazie
a Vegeta, la donna aveva imparato che le cenette romantiche, i
cioccolatini, le rose rosse e le poesie non erano il solo modo per
dichiarare il proprio amore ad una persona, e che il vero sentimento
a volte faticava a venir fuori e bisognava soffrire per portarlo a
galla. Uno sguardo di Vegeta valeva più di mille
“ti amo” detti
a voce, una sua rara carezza era come un diamante regalato, un suo
bacio a fior di labbra celava una promessa di amore sincero ed
eterno.
Tuttavia,
se dal punto di vista di un Saiyan lei e Vegeta erano già
marito e
moglie, Bulma iniziò a desiderare che la loro unione venisse
ufficializzata anche tra i Terrestri.
«Vegeta,
sei ancora sveglio?» chiese nel buio. Non ottenne risposta,
ma
continuò a parlare:
«Se
vuoi, possiamo sposarci per davvero, ufficializzare la cosa. Non
dev'essere difficile procurarti dei documenti» propose.
«Non per
me.»
«Neanche
per sogno. Non mi interessano le vostre usanze Terrestri»
tagliò
corto il Saiyan.
«Ma
tesoro, non vuoi che io sia ufficialmente tua moglie, e che tutti lo
sappiano?»
«No.
Credo che sia già abbastanza ovvio.»
«Nemmeno
se organizzassimo una cerimonia molto intima, con pochi
invitati?»
«Mpf.»
«Lo
sai che interpreto i tuoi borbottii come mi pare e piace... lo devo
prendere come un sì? Ti prometto che farò tutto
io, tu non dovrai
muovere un dito.»
Vegeta,
interpretando male il significato di quella frase, rispose con un
altro borbottio, convinto che in pochi giorni Bulma avrebbe sistemato
tutto, sarebbero stati dichiarati marito e moglie e la donna non
avrebbe più tirato fuori quella faccenda.
Sentì
la compagna stringersi a lui e posargli un bacio sulla nuca.
«Grazie»
gli sussurrò prima di addormentarsi.
Il
giorno seguente, Bulma iniziò i preparativi per una piccola
e intima
cerimonia di nozze, tenendo all'oscuro sia i famigliari che gli
amici, per poter fare a tutti una bella sorpresa mandando a casa gli
inviti all'ultimo momento. Quello che non sapeva, tuttavia, era che
un matrimonio non era né facile né veloce da
organizzare, e che,
grande o piccolo che fosse, erano necessarie un sacco di cose: abiti,
una location, una lista precisa degli invitati e di conseguenza degli
inviti, fiori, un catering, musica...
Inizialmente
pensò che ce l'avrebbe fatta da sola, abituata com'era ad
organizzare rimpatriate tra amici e che, avendo fissato la data da
lì
a un mese, avrebbe avuto un sacco di tempo:
quello
stesso giorno si recò in una boutique di abiti da sposa.
«Cerco
qualcosa di molto, molto semplice» disse alla commessa,
tentando di
ignorare il richiamo della vetrina su cui erano messi in bella mostra
abiti con lunghissimi strascichi, enormi gonne di tulle e corsetti
ricamati e adornati da brillanti e fiori di seta. Non era quel tipo
di abito di cui aveva bisogno, tuttavia, tra quelli che la commessa
le mostrò non gliene piacque nemmeno uno.
«Mi
sembrano tutti... troppo semplici»
commentò insoddisfatta dopo aver provato il quindicesimo o
sedicesimo. L'impiegata, dotata di una dose infinita di pazienza e
comprensione, non smise un attimo di sorridere e con la sua
abilità
di commerciante convinse la futura sposa a provarsi alcuni degli
abiti più elaborati e più costosi.
Non
appena indossò il primo, Bulma cedette e
dimenticò i suoi buoni
propositi: quel vestito era meraviglioso e la faceva sembrare una
principessa.
“Del
resto, sono io che lo devo portare, non Vegeta: non si
accorgerà
nemmeno di che cosa ho addosso” pensò mentre
tirava fuori la sua
carta di credito.
La
tappa successiva fu il fioraio, il quale le mostrò una vasta
scelta
di bouquet e decorazioni per le tavole che la fecero impazzire; ne
acquistò trenta, nonostante avesse previsto di fare, per il
pranzo
di nozze, un'unica tavolata da venti persone.
Il
tipografo le consigliò di prenotare almeno cento
partecipazioni di
nozze e segnaposto, perché, come le disse, non si poteva mai
sapere:
all'ultimo minuto sarebbero potuti saltare fuori degli invitati di
cui ci si era scordati.
E
non si poteva certo mandare a casa gli amici a mani vuote,
così
Bulma acquistò anche un centinaio di bomboniere: eleganti
anfore in
pure cristallo su cui fece stampare le iniziali dorate
“B&V”.
L'unica
cosa a cui seppe rinunciare fu una fede nuziale per Vegeta:
difficilmente l'avrebbe convinto a portare un anello, pensò,
e per
questo motivo ne acquistò uno solo per se stessa, un
raffinato
cerchietto di oro bianco ornato da un solitario del valore di
parecchi milioni di zeni.
Pochi
giorni più tardi le fu recapitato tutto a casa, e allora la
famiglia
iniziò a chiedere che cosa stesse succedendo e cosa fossero
tutti
quegli scatoloni portati dai fattorini: la madre di Bulma esplose in
un urlo di gioia alla notizia dell'imminente matrimonio, e decise di
aiutare la figlia con i preparativi, promettendo però di
mantenere
il segreto con amici e parenti ancora per pochi giorni.
«Ma,
cara, non pensi che quattro settimane di preavviso siano un po' poche
per avvertire gli invitati?» chiese dubbiosa la signora
Briefs.
«Mamma,
al mio matrimonio saranno presenti al massimo una ventina di persone,
le stesse che vengono qui per ogni rimpatriata: Goku, Chichi, i loro
figli, Yamcha, Crilin, eccetera. Non sono esattamente persone cariche
di impegni, troveranno di sicuro il tempo per venirsi a fare
un'abbuffata.»
«E
per quanto riguarda i preparativi? Ce la farai?»
«E'
praticamente tutto pronto. L'unica cosa che mi rimane da fare
è un
trattamento di bellezza che spetta ad ogni futura sposa. Sai che ti
dico? Questo week end andrò in una spa. Al mio ritorno ci
occuperemo
degli ultimi dettagli.»
Così,
Bulma lasciò la Capsule Corporation per due giorni, senza
immaginare
i drastici cambiamenti che avrebbe trovato al suo ritorno.
Infatti,
preoccupata per la superficialità con cui la figlia aveva
affrontato
l'organizzazione del matrimonio, la signora Briefs assunse una
wedding planner che decretò che la sposa era molto in
ritardo sulla
tabella di marcia, nonostante volesse organizzare una piccola
cerimonia, e in un batter d'occhio prese in mano le redini della
situazione.
La
cerimonia venne posticipata di ben quattro mesi, la location spostata
dal giardino di casa ad un hotel di lusso del centro, gli invitati
passarono da venti a centoventi, venne affittato uno smoking bianco
per lo sposo , degli abiti per le damigelle e ingaggiati dei paggi...
Al
suo ritorno Bulma, rilassata, massaggiata, abbellita e rassodata,
trovò la propria casa invasa da sarte, arredatori, cuochi,
deejay,
fioristi, camerieri che navigavano letteralmente tra chilometri di
tulle, tappeti, fiori, buste sigillate con ceralacca e vassoi di
canapè.
«Che
diavolo sta succedendo qui?» esclamò la donna
sentendo tutti gli
effetti rilassanti del suo week end abbandonare d'un tratto il
proprio corpo.
«E'
quello che mi stavo chiedendo anch'io» le fece eco una voce
irritata, proveniente da un angolo buio dell'entrata. Vegeta la
fissava a braccia incrociate, attendendo una spiegazione proprio da
lei, come se sapesse esattamente che la responsabile di tutto quel
tran tran fastidioso fosse la compagna, nonostante in quei giorni
fosse stata assente. «Ieri pomeriggio Trunks è
entrato nella
Gravity Room frignando perché una pazza voleva costringerlo
ad
indossare un papillon. Mi spieghi che diavolo hai combinato?»
«Io?
Ma se sono appena tornata!» cercò di difendersi
Bulma.
«Tsk,
come se non sapessi che ci sei tu dietro tutto questo!»
«Non
so davvero da dove sbuchi fuori tutta questa gente, ma ti prometto
che, se torni nel GR per qualche ora, quando ne uscirai la casa
sarà
completamente deserta» contrattò la donna,
convincendo il Saiyan a
girare i tacchi e sparire nella sua sala di allenamento, facendole
tirare un sospiro di sollievo.
Andò
a cercare la madre, trovandola in compagnia della wedding planner,
che le fu antipatica alla prima occhiata: del resto, quella donna
l'aveva spodestata in sua assenza e aveva rivoltato come un calzino
il suo matrimonio.
«Mamma!
Che cosa cavolo ti è venuto in mente? Non era questo che
volevo!»
«Bulma
cara, ho pensato che stessi facendo tutto troppo di fretta e ho
voluto aiutarti. Del resto, hai tutto il diritto di avere il
matrimonio dei tuoi sogni!»
«Ma...»
«Sh
sh» la interruppe la wedding planner facendole oscillare il
dito
indice sotto il naso. «La sposina non deve fare i capricci,
altrimenti le verranno le rughe e noi non vogliamo che sembri vecchia
nelle foto del matrimonio, vero?»
Bulma
provò il forte desiderio di azzannarle quel dito.
«Fra
un po' arriverà lo scultore del ghiaccio per farci scegliere
una
delle sue opere, perché nel frattempo non assaggi uno di
questi
canapè e decidi se preferisci quelli al salmone o quelli al
caviale?»
«Avrò
una scultura di ghiaccio?» chiese Bulma, dimenticando per un
attimo
l'istinto omicida per la wedding planner. «Accidenti, non ci
avevo
pensato!»
«E
non avevi pensato ai cigni, alle colombe, al colore delle tovaglie,
ai paggetti, al cuscino per le fedi... su, siediti qui con noi, ti
mostro il mio catalogo di torte nuziali.»
La
futura sposa obbedì, ipnotizzata da quelle prospettive da
favola con
cui la wedding planner la stava cullando: la lasciò parlare
per
dieci minuti buoni, facendo cenno con la testa quando doveva
scegliere il colore dei tovaglioli o il tipo di antipasto,
finché
non passarono all'argomento abiti:
«Sua
madre ha scelto uno splendido tailleur giallo canarino con cappello
intonato» l'aggiornò l'organizzatrice,
«ma non sono ancora
riuscita a convincere il futuro sposo sulla scelta dello
smoking...»
Fu
allora che Bulma si risvegliò dalle sue fantasie.
Lo
sposo.
C'era
anche uno sposo, e non uno sposo normale, di quelli che
acconsentivano a tutto, non si curavano minimamente dei dettagli e si
facevano vivi solo il giorno delle nozze.
Era
Vegeta, il motivo per cui all'inizio si era detto “una
piccola
cerimonia in famiglia”.
«Ma
che diavolo mi è venuto in mente?»
esclamò ad alta voce alzandosi
di scatto dalla sedia. «Vegeta non farà mai una
cosa del genere!»
«Oh,
ma certo che lo farà» ridacchiò la
wedding planner. «Lo sposo
deve solo presentarsi alla cerimonia il giorno prestabilito; per il
resto, non ha diritto di parola.»
«Non
è questo il tipo di matrimonio che voglio!»
sbottò Bulma. «Questa
cerimonia lo metterà in imbarazzo, e non vi
acconsentirà mai! Gli
ho promesso qualcosa di molto intimo, ed è ciò
che farò. Mandate
tutti a casa, non spedite gli inviti, annullate tutte le
prenotazioni, e rimandate indietro gli abiti.»
«Ma...
anche quello che hai comprato tu?»
chiese la madre, basita.
«Sì,
tutto quanto!»
Si
allontanò, lasciando le due donne a bocca aperta.
Tre
ore più tardi, Vegeta uscì dal GR e
trovò la casa immersa nel
silenzio: Bulma aveva fatto sparire tutti, come promesso.
Lui
non seppe mai che cosa fosse realmente accaduto in quei due giorni,
all'oscuro com'era di come si organizzasse un matrimonio Terrestre.
Si
chiese solo se Bulma avesse scordato il suo progetto per renderli
ufficialmente marito e moglie, ma ottenne una risposta proprio la
sera successiva, mentre si preparava per andare a dormire.
La
donna lo raggiunse nella loro camera da letto, chiuse la porta e si
fermò in mezzo alla stanza, restando a guardarlo con le mani
dietro
la schiena e con un lieve sorriso sulle labbra.
«Ricordi
quando ho detto che per noi sarebbe complicato sposarci, dal momento
che tu sei alieno?» gli chiese. Vegeta annuì con
un mormorio,
sfilandosi la maglietta e sedendosi sul letto. Lei lo raggiunse,
mettendosi in ginocchio sul materasso, accanto a lui.
«Beh,
ho deciso che faremo a modo nostro. Non penso più che
firmare delle
scartoffie in comune sia così importante, possiamo
arrangiarci: in
fin dei conti, le formalità burocratiche sono venute dopo,
mentre
alla base del matrimonio Terrestre c'è una semplice promessa.»
Rivelò
infine ciò che nascondeva dietro la schiena: una scatoletta
contenente due semplicissime fedi nuziali.
«Che
significano?»
chiese Vegeta, guardandola confuso.
«Saranno
il simbolo del nostro matrimonio. Tu mi metti l'anello al dito, io
faccio lo stesso, e potremmo considerarci sposati. Nella nostra vita
non cambierà nulla, ma la gente saprà che io sono
tua moglie e tu
mio marito. Sempre che tu voglia portarlo...»
Bulma
non pensava che Vegeta fosse un tipo da gioielli, ma sperò
con tutto
il cuore che lui accettasse.
Il
compagno prese tra le dita una delle due fascette d'oro e la
studiò:
l'unico segno di riconoscimento che aveva indossato durante quegli
anni era la sua divisa di guerriero Saiyan e, in una situazione
diversa, non avrebbe mai accettato di portare un gingillo inutile
come un anello, ma quell'oggetto gli riportò alla mente il
ciondolo
su cui era riportato lo stemma reale che suo padre usava tenere
sempre al collo e che per lui aveva un grandissimo valore.
Ai
suoi occhi, quella fede nuziale apparve come il simbolo di
ciò per
cui avrebbe combattuto fino alla morte, esattamente come suo padre
aveva combattuto per il suo regno.
«Va
bene»
mormorò, e vide lo sguardo di Bulma illuminarsi di una gioia
immensa.
Senza
perdere altro tempo, la donna prese tra le sue mani la mano sinistra
del Saiyan e, prima di infilargli la fede nuziale al dito anulare,
pronunciò le parole di rito:
«Con
questo anello, io ti sposo.»
Vegeta
si osservò per un attimo la mano ornata da quel nuovo
gingillo, poi
si apprestò a ripetere l'operazione eseguita da Bulma, che
sembrava
stranamente emozionata.
«Con
questo anello, io ti sposo.»
La
donna ricambiò le sue parole con un sorriso splendente e gli
occhi
lucidi, lasciandolo di stucco nel vederla così commossa per
una cosa
che a lui apparve normale, seppur significativa.
«Ora
puoi baciare la sposa» gli riferì la donna, e
il suggerimento
venne accolto all'istante.
Fine
***
Note: questa
fanfiction si svolge dopo la saga di Majin Bu e anche dopo l'episodio
speciale di Dragon Ball “Ossu! Kaette kita Son Goku to
nakama-tachi” (Yo! Son Goku and his friends retun!).
Confesso che la parte in
cui Bulma decide di comprare una sola fede nuziale mi è
venuta in
mente grazie alle recenti nozze reali. E pure per il tailleur giallo
canarino (quello che indossava la Regina Elisabetta XD).
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