Sapeva di essere in una situazione critica.
Molto critica.
C’era già passato una volta. E quella volta
l’aveva segnato per sempre. Da allora aveva un forte blocco
emotivo quando si trattava di mediare per la vita di qualcuno. Specie
poi se questo qualcuno era di sesso femminile. I tratti caucasici della
ragazza però erano diversi da quelli della ragazza che
quella volta aveva perso la vita a causa sua.
Quando quella brutta faccenda s'era conclusa, molti l’avevano
consolato.
“Non
è colpa tua.” gli avevano detto.
E benché fosse ciò che lui più
d’ogni altra cosa desiderava sentirsi dire, era ben conscio
del fatto che la ragione ce l’aveva proprio l’unica
persona che non era stata clemente nei suoi confronti.
Per questo non poteva prendersela con Allan Blackmoore.
Perché era lui nel torto.
-Non fatte un solo passo!- ordinò il sequestratore, agitando
la canna della pistola davanti al viso palesemente spaventato della
ragazza. Lei fissava l’arma quasi a supplicarla di non fare
fuoco, ma rimaneva immobile. Non piangeva convulsamente, non si
agitava, non parlava. Stava semplicemente buona a sperare che
l’uomo si calmasse.
Iyv doveva agire, ma non sapeva cosa dire.
Si maledisse per essersi alzato dal letto quella mattina.
Per avere accettato il lavoro.
Non che avesse scelta.
Doveva affiancare un’indagine e la situazione era degenerata.
Poi, con spavento, il trentenne si accorse della porta di ferro che si
apriva piano. Pregò mentalmente che non facesse rumore.
Cercò di non guardare insistentemente in quella direzione
per paura che l’uomo se ne accorgesse. Ma quando
dall’uscio socchiuso comparve la zazzera argentea di Hogan,
il suo cuore si fermò.
Gli si gelò il sangue nelle vene.
L’uomo continuava a minacciare i pochi passeggeri della nave
che era riuscito a sequestrare poco prima di partire. Aveva tolto fuori
la pistola, minacciato di avere dell’esplosivo addosso e
molti erano fuggiti in preda al panico e nessuno aveva avuto il
coraggio di assalirlo perché era troppo rischioso.
Voleva solo che acconsentissero alle sue richieste. Voleva ritornare
libero, ricostruirsi una vita!
Il carcere l’aveva rovinato.
Non aveva più un lavoro, né una famiglia.
Uno stupido errore giudiziario l’aveva gettato in mezzo alla
strada e alla disperazione.
-Senti…- disse piano Iyv.
-ZITTO!- sbottò quello stringendo il collo della ragazza e
puntando l’arma prima sull’italiano, poi su di lei,
poi di nuovo su di lui.
-Tranquillo…- disse Iyv, alzando le mani –Volevo
solo chiederti perché lo fai… tutto
qui…-
-Non sono affari tuoi!- rispose quello, suscettibile.
-Ma… penso che sia nostro diritto sapere perché
dobbiamo morire con te!-
-Non morirà nessuno!- esclamò quello,
risvegliandosi dopo qualche secondo perso a contemplare fuori
dell’oblò –Nessuno creperà se
non farete cazzate!-
Non era sicuro di poter continuare a distrarre il sequestratore. Gli
era già costato tanto l’aprire bocca senza la
certezza di dire qualcosa di sensato.
Hogan scosse la testa.
Sempre a voler dimostrare di essere capace di risolverla da solo,
Iyv…
Di soppiatto si portò dietro l’uomo.
Era bravo ad agire nell’ombra.
A volte gli capitava di rubare. Una botta e via col malloppo.
Infatti, gli bastò un colpo secco.
Lesse negli occhi del compagno una sorta di supplica. Tra il
“Fallo” e il “Ti prego, no!”.
Lo fece.
L’uomo si accasciò sulla giovane donna che
costringeva a sé e quella di primo acchito urlò.
Poi si scrollò di dosso il corpo pesante e inerte del
sequestratore, correndo fra le altre persone, libera, in lacrime.
Una donnina minuta la strinse al petto con dolcezza la fece piangere
per sfogarsi.
Iyv sorrise, osservandola.
Si voltò poi a guardare Hogan con gratitudine. Voleva fargli
anche un bel predicozzo per essersi intromesso a rischio della vita in
una delicata operazione di polizia, quando quello gli puntò
alla testa la pistola sottratta all’uomo che giaceva svenuto
a terra.
-Ho…-
-Zitto o ti faccio saltare questa testa di cazzo che hai!-
-Ma…-
-Ti rendi conto di quanto mi fai stare in pensiero, deficiente?!-
-Ehm… si però…-
Hogan gli sbatté la canna sulla testa, quasi premendo il
grilletto.
-Fanne un’altra e ti giuro che ti crivel…-
Questa volta fu Iyv a interromperlo, posandogli una mano sul petto.
-Scusa.-
Uno dei passeggeri fece qualche passo incerto verso la porta, ma Hogan
gli puntò contro l’arma.
-Ehi!- esclamò di nuovo Iyv.
L’americano strinse l’altro a se con prepotenza.
-Fermo lì!- ordinò.
Quello s’irrigidì.
-Hai un futuro da sequestratore…- commentò Iyv.
-Zitto.-
-E’ la verità.- ribatté
l’italiano baciandolo sulla bocca.
L’americano raccolse la provocazione e ricambiò
–Ah, si? Ho intenzione di sequestrarti proprio ora.-
-Come sei cattivo…-
-Ehm… scusate…- emise la donnina anziana di
pocanzi –Noi possiamo andare?-
L’americano sbottò –Alla polizia direte
che è stato quest’idiota a sventare il
sequestro… E ora andate!-
I poveretti confusi levarono le tende e il trentenne
d’origini italiane prese la mano armata dell’uomo
innanzi a lui.
-Ora puoi metterla giù, mio eroe…-
-Non credo proprio.- protestò Hogan, stringendo
l’altro a sé -Sei sotto
sequestro… - finse di pensare, con l’arma sempre
in pugno –Credo ti rinchiuderò nella cabina del
capitano per un po’.-
L’altro sorrise e si lasciò condurre
agli arresti dal compagno.
-Scusa se ti ho fatto preoccupare…-
L’americano annuì.
-Non pensavo saresti arrivato a pedinarmi, però…-
E Iyv sorrise compiaciuto nell’osservare il rapido arrossire
di quell’orso rude che era Hogan. Rise poi mentre quello lo
inseguiva per la nave con l’intenzione di fracassargli la
testa da qualche parte.
E rise un po’ meno quando Hogan riuscì a
rinchiuderlo in una suite della lussuosa nave da crociera.
-Sei un maiale.- esclamò l’italiano.
-Zitto, ti devo perquisire.- ribatté l’altro
infilandogli la mano fra gli abiti. –Sei tutto sudato.-
-Sai com’è, faceva caldo là dentro.-
Hogan allora gli avvicinò il viso al padiglione auricolare
–Ora ne farà di più.-
sussurrò. Le sue mani procedettero sicure sul corpo
dell’altro. Più sicure di quanto si sarebbe
aspettato lui stesso. Non era abituato a toccare e a dover preparare
l’altro. Purtroppo.
Decise di andare fino in fondo comunque. Aveva dato il via a quel
gioco, tanto valeva proseguire, vista la posta in palio.
-Seriamente, Hogan, mi hai seguito?- sussurrò Iyv, mentre
l’altro gli baciava avidamente il collo chiaro.
-No.- rispose, separandosi a malincuore dalla pelle accaldata
dell’italiano –Oggi toccava a me fare la spesa,
ricordi?- fece una breve pausa per levarsi la maglia scura e buttarla
sul letto. Rimase in piedi dietro il compagno fermo. Iyv era di spalle.
Non si era mosso da quando l’aveva bloccato. Anche per lui
doveva essere in qualche modo divertente l’idea del sequestro
improvvisato. Oppure…
-C’era il mercato del pesce. Buoni prezzi…-
continuò, slacciandosi i calzoni.
Iyv non rispondeva.
Allora l’americano lo afferrò per le spalle e lo
voltò verso di lui.
Si sforzava di sorridere, ma i suoi occhi erano lucidi.
Hogan si spaventò.
Da un lato la vide come una cosa comica.
Assurda.
Iyv piangeva?!
Proprio lui?
Quella peste di fidanzato che al massimo si lagnava quando lui non
voleva saperne di vedere film strappalacrime appallottolati sul divano?
Quello che si sfogava solo durante il sesso e non prima? Quello che si
mostrava agli altri per quello che era solo dopo una bottiglia di
Scotch? Quello che l’obbligava a chiamarlo per nome solo
quando era, appunto, ottenebrato dai fumi dell’alcool?!
-C-cos’hai?- chiese Hogan, sul chi vive.
Iyv chinò lo sguardo.
-Nulla.- rispose, poi tese le braccia verso Hogan, come a dargli di
nuovo il via libera. Ma quello era concentrato, perso, nei suoi occhi
smeraldini sfuggenti.
-Patrizio.- disse fermo e Iyv tremò –Patrizio.-
ripeté, compiendo un passo verso di lui e prendendogli la
testa fra le mani.
-E’ successo, Patrizio. Devi crescere…-
-Io…-
-C’era un ragazzino…- disse piano –Che
si prostituiva con me…-
Iyv stava per sfuggirgli, ma Hogan gli afferrò il viso
più saldamente e lo costrinse a guardarlo dritto
nell’occhio.
-Una volta mi sono rifiutato di salire in macchina con un cliente. Lui
ci andò, dicendomi che ero troppo schizzinoso. Io lo mandai
a fare il culo senza tanti complimenti.- sospirò
–Hanno trovato il suo corpo in condizioni pietose ai margini
di una stradina di campagna. E io ero l’unico a sapere come
si chiamava e quello che sognava. Io che l’ho lasciato andare
a morire.-
Si vergognava di quella storia, ma…
-E’ inutile che ci pensi troppo. E’ successo e
basta.- istintivamente lo abbracciò –Non ti chiedo
di smettere di fare il coglione. Ma almeno non farmi preoccupare ogni
volta che esci di casa…-
Se poco prima si mordeva le labbra, dopo quel racconto e quelle parole,
l’italiano scoppiò in lacrime.
-Non mi avevi mai parlato in questo modo…-
Fu Hogan ad arrossire.
-Già… e preferirei non rifarlo.-
Rimasero in silenzio, a guardarsi intensamente.
Iyv in lacrime era uno spettacolo più unico che raro,
così come sentire Hogan dire qualcosa di confortante, in
qualche modo.
Era anche cosa rara che l’americano riuscisse ad andare in
fondo ai rapporti. Infatti, Iyv riusciva sempre a trascinarlo a letto e
il destino doveva essere dalla sua anche quando accadeva il contrario.
Come se una stella gelosa vegliasse su di lui.
E la “buona” stella inviò il suo messo a
interrompere Hogan per l’ennesima volta.
Bussarono alla porta della cabina.
-LANCIA! VIENI FUORI LO SO CHE SEI LI’!-
-Oh, mammina santa… Arrivo capo!- esclamò quello
svincolando via dall’abbraccio di Hogan che rimase di sale.
Si rivestì in fretta e prima di aprire la porta
però, il detective Iyv Lancia si voltò verso il
compagno e gli fece l’occhiolino.
-Dai, ti rifai stasera, mio eroe!-
Hogan lo osservò andare via con apprensione. Scosse la
testa.
Sarebbe andato in bianco anche quella sera.
°
Ok, noticine:
Non so chi sia il Boss di Iyv XDDDDD Ok, è il capo della
polizia, ma è il suo ex-capo inventato per l'occasione.
Questa doveva essere una storia dmenziale e invece ho iniziato con quel
"Patrizio..." da film strappalacrime e mi sono sciolta da sola XDDDD
Questa
fic
partecipa all'iniziativa di BlackIceCrystal, The One Hundred Project,
Prompt
#84 Rimpianto
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