An Unusual Proposal, a Woman Thinking

di _Bittersweettaste
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An Unusual Proposal, a Woman Thinking

Fuori dalla mia finestra ha appena smesso di piovere. L’acqua ha lavato strade, palazzi, i rami degli alberi scuriti dallo smog delle auto di Tokyo… Persino le persone appaiono purificate, rinnovate dall’inaspettata purezza della pioggia appena caduta. Le persiane sono state spalancate, i bambini sono scesi in strada a giocare mentre le loro sorelle scrutano il marciapiede, sperando forse nella comparsa di un innamorato dimenticato. La pioggia, in fondo, ha il potere di riportare in noi i ricordi, e a volte speriamo che assieme ad essi torni ciò che non possediamo più…
Sembra che tutte le cose brutte del mondo si stiano ritirando una dopo l’altra, per far posto al rassicurante calore del Sole, che abbraccia ogni cosa come le braccia di una madre.
Vorrei andarmene anche io, sdraiarmi sull’erba ancora bagnata per chiudere gli occhi e scivolare nel sonno come quando ero bambina.. Fuggire dalla realtà, in un luogo dove povertà e sofferenza non hanno ragione di esistere. Un mondo così è tanto bello quanto impossibile, mi costringo a pensare, e ritorno pian piano alla realtà. Non è da me alienarmi così, non ho mai amato rifugiarmi nella fantasia: solo nei sogni, di notte, mi immergo totalmente nel sogno, dove posso ancora trovare una risposta al nome “mamma”.
Scosto alcune ciocche scure dalla fronte, e il mio sguardo cade inevitabilmente sul riflesso d’arcobaleno emanato dall’anello che, da pochi giorni, mi stringe l’anulare sinistro.
Non ho mai avuto una particolare passione per i gioielli, anzi… Personalmente li ho sempre trovati pomposi ed un po’ inutili, al contrario di mio padre, che sfoggia ogni giorno almeno un bracciale o un anello d’oro o d’argento. In particolare, non scorderò mai l’espressione estasiata che mi regalò, quando Kyouya-senpai le regalò un paio di orecchini di diamanti, probabilmente suggello di un qualche patto malefico e distruttore. Li indossò immediatamente, giusto il tempo di strappare la carta decorata con le unghie smaltate. Tamaki lo guardava pensoso, e di tanto in tanto approfittava dalla confusione generata dall’entusiasmo combinato di Honey-senpai e mio padre per lanciarmi qualche occhiata in tralice, probabilmente immaginandomi con orecchini simili alle orecchie.

Il suo regalo, però, fu totalmente differente da un paio di orecchini costosi…

Si presentò a casa nostra vestito di tutto punto, con un’espressione mai vista in volto. Lo feci entrare come al solito, stupita da quella sua visita inaspettata, e lasciai la porta aperta in attesa che il solito codazzo di spostati lo raggiungesse con il solito frastuono invadente. Non entrò nessun altro.
-Senpai, c’è qualcosa che non va?- domandai. Le poche volte che avevo visto Tamaki così pensoso erano davvero troppo rare da essere considerate normali, e spesso non portavano buone notizie. Mi sedetti sul tatami del salotto, dove la sera io e mio padre ci corichiamo, e Tamaki mi seguì senza dire una sola parola.
-Vuoi qualcosa? Le tazze da the devono essere in cucina, e devo ancora avere un po’ di quel the pregiato che mi hanno portato i gemelli..- proposi, ma lui scosse la testa, senza mai distogliere lo sguardo dal mio viso. A quel punto, non sapendo bene come comportarmi, mi sedetti accanto a lui. Eravamo amici da tempo, e non mi spaventava la prospettiva di rimanere in silenzio con lui. Conoscendolo, lo trovavo quasi piacevole…
-Haruhi..- cominciò, schiarendosi la voce –Da quant’è che ci conosciamo?
-Dall’inizio delle medie, Senpai. Circa quattro anni..
Non feci in tempo a finire la frase che Tamaki mi prese la mano, guardandomi dritto in volto. L’espressione seria con la quale era giunto non era svanita, ma nei suoi occhi potevo scorgere una luce nuova, calda come il sole che, fuori, cominciava il suo lento tramonto.
-Senpai?
-Da oggi in poi, Haruhi, vorrei che tu mi chiamassi sempre e solo Tamaki.

Da quel momento in poi le cose presero una piega a dir poco comica, tanto assurda che dovetti sforzarmi per non ridere istericamente. Notai per puro caso la sua mano prendere qualcosa nella tasca della giacca in velluto, ma non ebbi il tempo di formulare un pensiero compiuto, perché ci pensò mio padre a rovinare abilmente l’atmosfera.
-Oh. Mio. Dio!! Tamaki, non vorrai sposare la mia bambina?!- urlò, portando le mani al volto in una posa assurdamente teatrale, e Tamaki rovinò a terra, terrorizzato.
Ciò che seguì fu un susseguirsi di telefonate a Kyouya, che provvide a radunare, immediatamente, ogni membro dell’Host Club reperibile. Inclusi due gemelli sovreccitati che si presentarono con un sorriso malizioso in volto e carichi di pomposi ed inguardabili abiti da sposa, raccattati in fretta e furia dall’atelier della madre.
Una proposta di matrimonio nata come una richiesta intima e umile si era trasformata in un piccolo evento da festeggiare, un giorno che i membri dell’Host Club avrebbero potuto ricordare per sempre.

Chiudo le ante della finestra con un sospiro rassegnato, e mi siedo sul divanetto, dove attende silenzioso uno dei tanti abiti che i malefici gemelli mi costrinsero ad indossare. E’ successo tutto così in fretta che non ho avuto mai del tempo per stare da sola, per pensare al cambiamento che sto per vivere. Anche se provo qualcosa di profondo per Tamaki, l’idea di sposarmi non mi ha mai nemmeno sfiorata, e ho sempre pensato alla relazione fra uomini e donne come qualcosa di effimero, che non sa resistere al tempo e alle tentazioni. Tamaki, invece, è diverso. Sebbene sia capace di mandarmi in bestia, di farmi pentire di essermi innamorata di lui, proprio non riesco ad odiarlo, e la mia rabbia non può resistere alla dolcezza che Tamaki racchiude in sé. Il mio corpo di donna disobbedisce alla mia razionalità, ed è stato lui ad abbracciarlo in silenzio quando l’anello ha raggiunto il mio dito.
Cambierà tutto, di questo ne sono consapevole…
Dopo il matrimonio mi ritroverò catapultata in un mondo scintillante, fatto di ricchezza, nobiltà, etichette da seguire e formule da rispettare.. un mondo non mio, dove dovrò lavorare duramente per non essere per sempre un’estranea, qualcuno da compatire con discrezione. La popolana che ha contratto un matrimonio d’interesse. Tamaki sembra aver capito tutto questo. Tamaki ha compreso la mia vera essenza, senza chiedere nulla in cambio, se non il mio amore.

Ed io non gli chiederò nulla, se non di restarmi accanto.


Se vi aspettavate una proposta di matrimonio smielosa e strappalacrime, siete stati delusi! Non sarebbe stato da loro, non sarebbe stato davvero genuino. Anche se ho lesinato la sentimentalità nell’aspetto più tradizionale della storia, ho voluto dilungarmi nell’interiorità di Haruhi, uno dei pochi personaggi da me realmente amati. In un seguito immaginario della storia originale, dove Hikaru ha accettato il fatto che i suoi sentimenti per Haruhi non sono ricambiati, e quest’ultima ha iniziato una storia d’amore con Tamaki. Ho da sempre sostenuto questa coppia, con alterne ricadute nella tentazione KyouyaxHaruhi, ma in questo momento ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa su di loro. Chissà, magari in futuro approfondirò maggiormente la mia presenza in questo fandom, ma per il momento questa one-shot è il mio primo esperimento sul mondo di Host Club.
Spero vi siate divertiti :)






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