La giovane Fenn e il saggio Taita erano in viaggio da sei
anni quando la ragazza trovò il coraggio di rivelare al suo compagno il dubbio
che le era sorto da poco più di un mese.
Non voleva parlargliene perché era molto preoccupata dal
fatto che la sua luna rossa se ne fosse andata e, inoltre, temeva che gli dei
l’avessero privata della sua fertilità.
Cavalcavano lungo le coste dell’Egitto, Fenn in groppa a
Turbine e Taita a Brezza di Fumo, quando la donna si accorse che lui le stava
parlando.
“Non hai intenzione di rispondere alle mie domande oggi?” Le
domandò con una punta di fastidio.
“Oh! Scusami tanto, ero impegnata in altri pensieri. Cosa
stavi dicendo?”
“Dicevo che dobbiamo trovare il modo più semplice e veloce
per attraversare il mare ed esplorare nuove terre. Forse sarebbe più
conveniente raggiungere prima la Grecia, terra di grandi filosofi e
conoscitori, per trovare nuovi compagni e guide e per poi proseguire verso
ovest, attraversando terre più recenti, dove forse sarà più semplice trovare la
Fonte.”
“Pensi che la troveremo davvero, caro Taita?”
“Abbiamo tutta la vita per cercare, piccola.” La guardò
attentamente. Sembrava perennemente intrappolata in un mondo dove lui non aveva
il permesso di entrare. Da quando l’aveva condotta nelle terre del lontano est
per farle aprire il terzo occhio, Taita non poteva nemmeno più scrutare la sua
aurea per captare indizi sul suo umore.
“Perché, Fenn, mi dai questa pena? Perché continui da giorni
a escludermi dai pensieri che ti preoccupano?”
Lei lo guardò con i suoi grandi occhi blu, pieni di
tristezza e di paura.
“Non era mia intenzione. Ma ammetto che sono molto di
pensiero. Temo che gli dei mi abbiano abbandonata, o che vogliano punirmi per
qualche motivo a me sconosciuto.”
“Non potrebbero mai farlo, tu sei stata una di loro, eri la
stella Lostris. Perché dici questo? Sono sicuro che ti sbagli.”
“Mi hanno privato della mia fertilità.” Rispose con
timidezza.
“Cosa vorresti dire?” Le domandò sbigottito.
“La mia luna rossa è sparita.”
“Da quanto tempo? Magari è solo in ritardo, capita.”
“Sono passate quasi due lune.” Piagnucolò lei.
“Ah! Non ci posso credere!” Esclamò lui euforico.
“Perché gioisci delle mie disgrazie?”
“Ma quale disgrazia! Siano ringraziati gli dei! Non ti hanno
tolto la fertilità, al contrario! Sei nel momento più fertile! Come posso non
avertelo mai spiegato, alla tua età, quando le donne sono giovani, l’essenza
della luna rossa significa che sei incinta! Aspettiamo un bambino!”
Lo sguardo di Fenn si fece furioso.
“Ho creduto per giorni e giorni di essere stata maledetta
dagli dei, ma mai, mai avrei creduto che Taita di Gallala mi avrebbe potuto
tenere nascosta una cosa del genere! Tu! Tu che mi istruisci riguardo le arti
magiche e mi insegni lingue sconosciute, non mi dici una cosa del genere? Non mi
avverti? Sono molto offesa.”
Taita, che inizialmente rideva, nel sentire il tono
ingiurioso della donna, si fermò e si incupì.
“Pensavo lo sapessi, pensavo che Imbali ti avesse spiegato
anche questa cosa, piccola pesciolina.”
Usò quel nomignolo perché sapeva che l’avrebbe fatta ridere
e, infatti, sorrise per un secondo, prima di tornare seria.
“Non essere arrabbiata con me e perdonami. E’ una notizia
bellissima, non permettere alle mie dimenticanze di guastarla.”
Fenn sbuffò e sorrise accarezzandosi la pancia.
“Questo forse per qualche tempo cambierà leggermente i
nostri piani.”