Era notte fonda, ma in una cucina di una vecchia casa un po’
sbilenca, due donne chiacchieravano davanti ad una tazza di té.
«Come vanno le cose cara, ti vedo così sciupata» chiese Molly
Weasley alla giovane che stava seduta davanti a lei.
«Oh Molly sono giorni così pesanti, specie dopo la battaglia
al ministero» rispose Tonks con voce stanca.
«Per non parlare della morte di Sirius. Hai più sentito
Remus?» chiese lei sapendo quanto dolore aveva portato quella perdita.
«Non è venuto nemmeno in ospedale a trovarmi...» rispose
amareggiata.
Più di ogni altra cosa, oltre allo star male, le dispiaceva la
freddezza di Remus nei suoi confronti. E non solo perché era
incredibilmente attratta da lui, ma perché lo stimava come uomo, prima
di tutto.
Erano mesi che non si vedevano. Remus la evitava, ormai ne era
certa, da quella maledetta notte in cui tutto era cambiato. Non le
sembrava ancora reale, quel giorno in particolare le sembrava un
magnifico sogno, ma forse era solo l’inizio di un incubo.
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Era una serata come tante altre e stava bevendo del
té con Remus dopo aver finito il turno al Ministero, aveva la settimana
a completa disposizione. Al momento si era rifugiata nella biblioteca e
chiacchierava del più e del meno, più che altro Remus parlava e lei
ascoltava.
Adorava la sua voce, come spiegava e la sua pazienza.
Aveva proprio ragione Sirius, era un vero professore. Ma di quelli che
amavano il loro lavoro e sapevano trasmettere le loro conoscenze.
Sirius era salito a medicare Fierobecco, che si era
fatto male, e li aveva lasciati soli. Da perfetta incapace, mentre
leggeva curiosa i titoli sui dorsi, stava per inciampare, quando Remus
la salvò dalla ennesima caduta.
Ridacchiando si appoggiò a lui e diede un bacio sulla
guancia. «Come farei senza di te?»
«Mi chiedo come mai sia tutta intera, nonostante
tutto» osservò lui con un sorriso.
«Ed io che credevo che me lo chiedessi solo per far
ridere Sirius» rispose lei con una boccaccia.
«No, mi preoccupo per te» affermò lui piuttosto serio.
Le cose non stavano andando affatto bene.
Metà degli Auror erano impegnati a star dietro alle
follie di Caramell, che ora aveva spiccato un mandato di cattura per
Silente con l’accusa di essere un sovversivo, ignorando completamente
la minaccia di Voldemort.
Sirius, alla notizia, aveva brindato al vecchio
preside, omaggiandolo del titolo di Malandrino, cosa che aveva fatto
ridacchiare sia Tonks che Remus, lontano dalle occhiatacce severe di
Molly.
«Dovrei baciarti più spesso allora» disse lei con una
risatina, ma poi si accorse di cosa aveva detto e arrossì.
Aveva appena detto a voce alta il suo più grande
desiderio.
Remus scosse il capo e la strinse più forte a sé.
«Ninfadora...»
«Tonks...» lo ammonì lei allontanandosi da lui.
«Tonks, io mi preoccupo sempre per te» ripeté ancora.
«Non si direbbe sai?» disse lei improvvisamente
triste.
Altre sere avevano già visto quella discussione. Lui
non aveva mai negato un certo interesse, ma non voleva condannarla a
una vita da reietta.
Tonks era stufa di sentire tutte le volte quella
solfa. Ogni volta che lo ripeteva, lui si stringeva sempre più a lei. E
lei custodiva, come preziosi gioielli, quei momenti. Sapeva di non
poter chiedere di più, ma non poteva impedirsi di sperare.
«Perdonami, se puoi» disse raggiungendola alla
finestra.
Lei continuava a dargli le spalle, lui gliele
carezzò, facendo scivolare poi le mani lungo le braccia, e posando
infine un lieve bacio sulla testa.
«Lo vuoi davvero? A me non sembra. Fai tutto per
farti odiare» rispose con voce dura.
E come spesso accadeva, lui la costringeva a
voltarsi, a guardarlo negli occhi e si facevano del male a vicenda. Un
bacio, una carezza e poi l’oblio del piacere che cancellava tutto.
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«Tieni bevi un po' di té» disse riportandola al presente.
«Grazie Molly. Tra quanto arriva Harry?» chiese cercando di
non pensare a nulla.
A pensarci bene erano passati solo due mesi da quella sera.
«Tranquilla non prima di domani mattina» la rassicurò lei.
«Allora, cara perché non mi racconti cosa ti succede?» chiese cercando
un modo per farla aprire.
«Che devo dirti, amo un uomo che per le sue stupide
convinzioni fa finta di niente».
«Vedrai, capirà e ti chiederà in ginocchio di sposarlo»
affermò Molly sicura.
«Magari, ma va al di là delle mie aspettative» rispose lei con
un sorriso stiracchiato.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta interrompendo la
discussione. Era Silente, e con lui c’era Harry.
«Molly grazie per il tè, e il conforto. Ora è meglio che vada»
disse alzandosi.
«Cara verrai a pranzo domenica? Non è il caso di restare sola»
disse lei cercando di strapparle la partecipazione. «Ci sarà anche
Remus».
«No, davvero ho da fare. Grazie» disse prima di sparire.
Gli inviti a pranzo di Molly le ricordavano l’inizio di
quell’avventura. E quando aveva conosciuto Remus. Era passato circa un
anno da quella prima riunione a Grimmauld Place.
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Voldemort era risorto da solo poche settimane, ma
l'Ordine della Fenice era già in movimento. Silente lavorava
instancabilmente per trovare nuovi combattenti, e lei era stata
reclutata dal suo mentore Malocchio Moody insieme a Kingsley
Shacklebolt.
«Signori benvenuti» esordì Silente con voce grave.
«Ci ritroviamo ad affrontare ciò che tutti abbiamo sperato non sarebbe
più accaduto. Lord Voldemort è risorto» fece una pausa.
«Il ministero non intende vedere la verità, sarà
nostro compito vegliare sulla società magica» disse riprendendo dopo
che il brusio di voci si era spento.
«Dannato Caramell» borbottò Malocchio.
«Sono lieto di presentare due nuovi acquisti» disse
sorridendo. «Gli Auror Kingsley Shacklebolt e
Ninfadora Tonks».
Dopo le presentazioni, la riunione proseguì con
alcune indicazioni. Spiegò come mai Sirius era tra loro, chi era il
vero traditore e come Voldemort era ritornato in possesso del corpo.
Raccontò perché Harry e i Potter erano l'ossessione
del Signore Oscuro, e che sicuramente tra i suoi piani per l'immediato
futuro c'era la ricerca di una profezia custodita al ministero. Oltre
ovviamente il reclutamento di nuove forze.
Vecchia e nuova guardia ascoltavano le parole della
loro guida con attenzione.
Ognuno di loro aveva un compito specifico, ad esempio
Kingsley, che era responsabile della ricerca di Sirius, si era
impegnato per depistare le indagini. Altri avevano compiti di
sorveglianza, o di raccolta informazioni.
«Silente ha detto che ti chiami Tonks?» le chiese
Sirius alla fine della riunione.
«Sì» rispose lei con un sorriso.
«Quindi sei la figlia di Andromeda... forse non sai
di me, ma lei è sempre stata la mia cugina preferita» spiegò Sirius
abbastanza frettolosamente, forse non ne voleva parlare.
«Sì che lo so!» rispose lei entusiasta. «La mamma mi
ha detto molte cose su di te».
«Meglio non sapere» rispose ridacchiando, sollevato
di non scorgere quel ribrezzo che aveva sempre paura di intravedere.
«Lui è Remus, un vecchio amico» disse facendo le presentazioni.
«È un vero piacere conoscerti. Ho sentito spesso
parlare di te» rispose lei entusiasta di poterlo conoscere.
«Da chi?» chiese perplesso.
«Malocchio» rispose lei con semplicità.
E in quello stesso momento i suoi capelli da rosa
divennero grigi, fece sparire il naso e il viso si coprì di cicatrici.
«Vigilanza costante» disse poi con voce gracchiante
facendo ridere i due.
«Occhio, se ti becca mentre fai la sua imitazione
sono guai» disse la voce profonda e tranquilla di Kingsley.
«Sciocchezze, ho fatto di peggio» rispose lei con un
ghigno che fece ridere più forte i due malandrini.
In breve tempo legò con tutti quanti. Adorava Sirius,
sua madre le aveva raccontato molto spesso dell'unico Black finito a
Grifondoro. Gli Weasley erano eccezionali, e poi... beh c'era lui.
Sempre accanto a Sirius, schivo e riservato, peccato che lo sguardo
ironico e la battutina sempre pronta dimostrassero tutt’altro.
L'aveva subito colpita, c'era qualcosa in lui che la
attraeva. Sapeva che era uno studioso della difesa contro le arti
oscure e che a causa della sua condizione aveva avuto molte difficoltà.
Quando restava a cena nella sede dell'ordine, si
faceva raccontare di Harry, della prima guerra. James, Lily e tutti gli
altri. Ogni occasione era buona per parlare con lui, e ridere delle
battute di Sirius.
Fu lei, poi, a portare la notizia dell'attacco a
Harry, e dare una mano a Remus per tranquillizzare Sirius. Quello fu il
primo vero momento che passarono assieme, da soli. Si ritrovarono a
notte fonda nella vecchia cucina a discutere.
Più ci parlava, più se ne sentiva attratta. E non
mancavano certo i momenti imbarazzati per via della sua sbadataggine.
«Avvolte mi domando come tu abbia fatto a diventare
Auror» disse Remus raccogliendo i cocci. «Ninfadora...».
«Non chiamarmi in quel modo... sono Tonks».
«Visto che mi chiami per nome, mi pareva carino
ricambiare la cortesia» rispose lui con un ghigno malandrino.
Sapeva bene che lei odiava quel nome ma si divertiva,
come gli altri, a stuzzicarla.
Tonks, come voleva essere chiamata, era davvero
entusiasta di far parte di quel gruppo. E aveva accettato con gran
piacere di far parte della squadra di recupero di Harry Potter.
Quella sarebbe stata la prima vera missione extra
agli ordinari compiti che ciascuno di loro aveva. Erano davvero in
tanti e Moody coordinava la squadra.
«Tonks, me la posso cavare con Sirius. Torna pure a
casa, ci sarà qualcuno che ti aspetta» disse interrompendo quello
strano silenzio.
«Chi? Il mio gatto?!» disse ridacchiando. «Nessun
problema resto volentieri, so cosa vuol dire avere a che fare con un
Black nervoso» aggiunse cambiando colore di capelli.
«Non ci ho ancora fatto l'abitudine» disse indicando
i capelli. «Non avevo mai conosciuto un Metamorfomagus».
«Sei uno dei pochi fortunati» disse lei con tono
solenne.
«Che onore» rispose accennando un breve inchino. «Io
salgo di sopra» disse poi alzandosi.
Questa reazione la stupì parecchio. Si sentì un po'
sciocca, sperava, sempre, di attirare la sua attenzione, ma proprio
quella sera non aveva fatto nulla e si erano trovati in cucina a
chiacchierare.
Si alzò anche lei, «Vado a casa» disse raggiungendo
in fretta la porta per evitare di mostrare l'imbarazzo.
E mentre usciva, si scontrò con Sirius, che rimase
basito nel vedere le facce dei due. Remus come suo solito era la
perfetta maschera dell'indifferenza, e sua cugina era più abbattuta e
triste di quanto non fosse quando era arrivata.
«Che succede?» chiese temendo un peggioramento.
«Nulla» rispose Remus riponendo le tazze.
«Moony...» disse con un ringhio.
«Pad non è niente, doveva tornare a casa. Harry è al
sicuro» rispose con la solita tranquillità.
«C'è qualcosa che non mi dici» continuò lui
imperterrito. «Se non riguarda Harry, allora chi?» chiese.
«È tardi, meglio andare a dormire, sai bene che
Silente sarà qui presto» replicò ignorando la richiesta di spiegazioni.
«Al momento, come mi avete fatto notare, Harry non ha
bisogno di me, ma tu Remus?» chiese ben sapendo che quello sciocco del
suo amico lottava contro se stesso e i suoi sentimenti.
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Era inevitabile, al ricordo di quei momenti scappò una
lacrima. Dopo quella sera qualcosa era cambiato nel loro rapporto. Non
sapeva cosa lo aveva spinto per la prima volta tra le sue braccia, e
ora se lo chiedeva. Voleva una risposta.
Aveva sempre avuto l’impressione che il suo cuore e la sua
anima fossero già occupati, o comunque che non ne avrebbe avuto mai
l’esclusiva. E forse era questo che gli permetteva di allontanarsi da
lei senza soffrire, in apparenza.
Ma non riusciva a fare a meno di amarlo.
Che cosa non andava, allora? Remus non le aveva mai dato una
risposta vera, e forse anche lei preferiva sapere che il suo cuore era
devoto a un'altra persona.