Disclaimer:
Legolas, Thranduil, il Bosco Atro e tutto il resto appartengono a quel
genio di JRR Tolkien e non ci guadagno assolutamente nulla a scrivere
su di loro. Sèron, Rinìe, Ettelen, Amdir, Mornon
ed Eruànna sono di mia invenzione e mi appartengono
interamente.
Dedicata
ad Helkamirie e Vale_Sama, a cui avevo promesso questa storia ormai non
so più quanto tempo fà, spero che la apprezziate
tanto da perdonare la lunghissima attesa!
I
fratelli Luce e Buio
La
chiarezza è una giusta distribuzione di ombre e di luci
(Wolfgang
Goethe)
Rinìe
si scosse, distogliendo lo sguardo dalle nubi e posandolo
sull’elfo seduto al suo fianco, intento alla lettura. Sorrise
nel vederlo così concentrato e per un secondo le dispiacque
di doverlo interrompere, ma la sensazione andò via
com’era venuta. La tentazione era troppo forte.
<
Raccontami una storia, Sèron! > chiese.
< Ti
ho raccontato tutte le storie che conosco, mia cara! > rispose
l'elfo.
La fanciulla
si portò furbescamente un dito a toccare il naso.
<
Bugiardo! > lo canzonò < Conosci
un'infinità di storie e non me le hai certo raccontate
tutte. >
<
Sono veramente molto stanco ora > , provò a dire,
anche se non intendeva davvero rifiutarle nulla. Si stava divertendo e
gli piaceva sentirla scherzare con lui.
< Sai
che non ti stanchi mai di raccontare le tue storie, mio amato
Sèron. >
Rinìe
gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulle
guance e sulla bocca.
< Oh,
ti prego, Sèron, mio adorato Sèron! >
L'elfo
sorrise.
Com'era
dolce, la sua Rinìe! E sapeva sempre come ottenere
ciò che voleva!
< Va
bene, piccola monella! > esclamò, < Ti
racconterò una storia, una storia triste, a volte
terrificante, ma che altro non è se non una storia d'amore!
>
<
Sono le mie preferite! >
Si
accoccolò contro la spalla dell’elfo, attendendo
che la sua voce profonda e antica iniziasse a raccontare. Era sempre
affascinante ascoltare Sèron, immergersi nelle sue parole
come in un ruscello in primavera.
E quando
iniziò a parlare chiuse gli occhi:
<
Molti anni sono passati da quando la bella Eruànna
passeggiava sotto le betulle del Bosco Atro o ricamava nella
sua stanza di legno e pietra. Ella era parente del Re, anche se molto
alla lontana, ma lui la teneva presso di sé nella sua corte,
perché la bellezza di Eruànna allietava le sue
giornate e i suoi splendidi arazzi ornavano le pareti della sua casa.
Aveva
capelli lunghissimi e argentei, quasi che sottili raggi di luna vi si
fossero impigliati, ma i suoi occhi erano neri come ali di corvo e a
chi li guardava sembrava costantemente di scrutare il fondo
più nero di un pozzo profondissimo e sconosciuto.
Eruànna
aveva due figli che amava più di quanto amasse se stessa e
da cui non si separava mai: Amdir era il maggiore, in tutto e per tutto
simile a sua madre, tranne che per gli occhi, non neri, ma di un
azzurro quasi bianco che lo rendeva pari a uno spettro; la pelle di un
pallore etereo splendeva opalescente alla luce e molto sua madre ne
amava la bellezza.
Il
più giovane era chiamato Mornon, lo scuro, e mai nome fu
più appropriato! Neri erano i suoi capelli e nere le sue
iridi, tanto che non se ne distingueva la pupilla, scura era pure la
sua carnagione, più simile a quella degli uomini del Sud che
a quella degli elfi. Nessuno conosceva il padre di Mornon,
ché Findon suo marito era perito prima che Amdir nascesse,
ed Eruànna diceva che Mornon era figlio di Ettelen
[straniero] e nient'altro.
Sua madre lo
amava ancor più di quanto amasse Amdir, ma la gente del
Bosco ne aveva paura e lo evitava, quantunque non fosse che un bambino.
Ora accadde,
nel mentre Mornon aveva solo dieci anni, che Eruànna andasse
in sposa a un elfo di nome Bargund, un arciere della guardia reale che
ne era enormemente innamorato e che aveva in grandissima stima Amdir.
Il maggiore dei fratelli, infatti, aveva dimostrato grande
abilità con l'arco e molte volte il Re ne aveva
lodato la bravura, paragonandolo a suo figlio che era considerato, e
non a torto, il migliore tra il popolo del Bosco.
Amdir e
Legolas divennero ben presto amici, poichè avevano la stessa
età, nonostante fossero molto diversi: là dove
Legolas era di indole allegra e gioviale, sempre pronto al riso e al
canto, Amdir era schivo e silenzioso e sovente si ritrovava a sospirare
come di un grande dolore. Tuttavia, mai Amdir parlava male di suo
fratello o incolpava lui della sua tristezza, anzi, spesso lo difendeva
quando questi era oggetto di maldicenze.
Mornon era
solo un bambino, ma già il suo strano sembiante e la sua
aura malevola gli avevano provocato l’inimicizia del Re e di
suo figlio, del suo patrigno e dell’intera popolazione del
Bosco, la quale diceva che Mornon era maligno.
Egli,
infatti, appariva già adulto quando aveva poco
più che venti anni e già il suo corpo e il suo
spirito erano giunti a piena maturità; squadrava tutti
dall’alto in basso con i suoi occhi neri, andava da solo
nella foresta a cacciare e si avventurava fino alle pendici di Dol
Guldur, ignorando deliberatamente gli ordini del Re che vietavano a
chiunque di oltrepassare il confine sud del suo Reame.
Mornon si
mostrava stranamente freddo e distaccato persino con suo fratello,
nonostante ne ascoltasse i consigli e i rimproveri, tuttavia nessuno
vide mai un gesto d’affetto da parte sua nei confronti di
Amdir, anzi vi è chi giurò che una scintilla
d’odio balenava nei suoi occhi quando incontrava quelli
chiarissimi dell’altro.
Solo per sua
madre, la bella Eruànna, egli provava amore e trascorreva
con lei moltissimo tempo, guardandola in silenzio o discorrendo con lei
e la dama sembrava non notare l’oscurità che si
celava nel suo figlio più giovane e si offendeva e adirava
quando qualcuno ne parlava.
Eruànna era
una creatura ben strana, apparentemente ingenua, eterea ed evanescente,
possedeva in realtà una vena malinconica e oscura che si
poteva percepire guardandola accompagnare suo figlio, lei argentata e
lui così scuro da confondersi con la notte; in entrambi vi
era oscurità, ma in Eruànna essa era mitigata in
egual misura dalla luce, una luce tanto più pura
perché derivante dal buio, mentre in Mornon vi era solo
ombra, nera e profonda.
Ora, accadde
che dopo molti anni, allorché il ritorno di Sauron e la
grande Guerra dell’Anello si avvicinavano, Mornon e Amdir
essendo ormai maturi e pieni nello spirito, Eruànna fu di
nuovo incinta.
Nonostante
avesse avuto già due figli, ella ne desiderava ardentemente
un altro dal suo amatissimo Bargund e non volle ascoltare le preghiere
di Amdir né i violenti attacchi verbali di Mornon.
“
Se dare la vita dovesse essere per me troppo oneroso, “ disse
“ ebbene, mi stenderò sotto questi alberi e
andrò a Mandos ad attendere il mio sposo!” e
così chiuse la discussione.
Ma, mentre
Amdir capì le ragioni di sua madre e arrivò a
rallegrarsi per lei, Mornon si incupì e si
allontanò da lei e più non passeggiarono insieme.
E per la prima volta Mornon si rivolse a suo fratello e lo
pregò di farla ragionare:
“
Sai che Eruànna è troppo debole ormai, un figlio
per lei significherebbe la morte! “
Ma Amdir
scosse la testa e rispose: “ Non è facile far
cambiare idea a nostra madre ed io non la obbligherò a
rinunciare al suo desiderio, se ella vuole partorire il figlio di
Bargund io non sarò contrario.”
I due
fratelli si separarono entrambi con nefasti presentimenti nel cuore e
spesso andavano a far visita alla loro madre. Ella si faceva di giorno
in giorno più smunta e man mano che la vita dentro di lei
cresceva, una tremenda spossatezza la teneva avvinta, finchè
non fu più in grado di mettersi a sedere.
Mornon
osservava sua madre spegnersi lentamente e nel suo cuore
l’odio diveniva sempre maggiore, odio verso Bargund, verso
suo fratello Amdir, colpevole di non averla dissuasa, e verso la sua
stessa madre morente. In tutta la sua vita non aveva amato altri che
lei e la prospettiva di perderla lo atterriva, così la
collera lo scuoteva da capo a piedi e sempre più raramente
si accompagnava a suo fratello, anzi lo evitava quanto più
poteva.
Una mattina
d’inverno, quando il sole era freddo e distante e
l’aria pungente, Eruànna, la bella
Eruànna che aveva allietato il palazzo di Thranduil con la
sua presenza e i suoi ricami, si addormentò per mai
più risvegliarsi, abbandonando il proprio corpo e il bambino
nato troppo debole per sopravvivere più di pochi istanti.
La
disperazione di Bargund fu profonda e per
l’eternità non smise mai di rimpiangere la sua
sposa e il suo figlio mai nato, attraversò il mare e non se
ne ebbe notizia. In tutto il Reame Boscoso si pianse la morte della
dama e Thranduil fu a lutto per dieci giorni, ma più di
tutti a soffrire furono Amdir e Mornon.
Erano con
lei quando Eruànna morì e le sue ultime parole
furono per loro:
“
Mi addolora lasciarvi, figli miei amatissimi, eppure vado senza
rimpianti. Non angustiarti, Amdir, per la mia sorte né per
non essere riuscito a farmi cambiare parere, sappi che non ti avrei mai
perdonato se tu avessi fatto altrimenti”
Poi si
rivolse a Mornon che se ne stava, chino e silenzioso, in un angolo:
“
Ti aspetterò, mio amato,” gli disse
”figlio della tenebra, Mornon che sei stato ragione di vita
per me.”
Lacrime
d’argento bagnavano le guance di Mornon, brillando grottesche
sulla sua pelle scura. Eruànna le raccolse con le ultime
forze e gli sorrise.
“Almeno
questo mi devi, mia signora, se vivere per me non ti è
consono. Almeno questo, che tu mi dica chi è mio
padre!”
Gli occhi di
Eruànna erano già spenti quando si posarono sul
figlio.
“Non
un elfo è tuo padre, né un uomo, ma uno degli
alti Hurùk di Dol Guldur, colui che ho amato nonostante
tutto e che ora mi attende.”
Detto questo
più non parlò e la sua mano si fece fredda e
inerte.
Non si
può immaginare quanto grande fu la sorpresa di Amdir, di
Bargund e degli altri presenti al sentire quelle parole! Solo Mornon
era rimasto impassibile, segretamente già consapevole della
sua doppia natura, del sangue nero che scorreva nelle sue vene.
Lasciò
la stanza e uscì dal palazzo, vagando poi per tre giorni nei
boschi, pazzo di dolore e sopraffatto dalla collera, meditando vendetta
anche se non avrebbe saputo dire contro chi.
Quando
tornò al palazzo di Thranduil, nonostante coloro che
conoscevano le ultime parole di Eruànna fossero pochi,
Mornon divenne ancora più schivo e crudele e
iniziò a non dare più ascolto nemmeno a suo
fratello.
Amdir, dal
canto suo, non riusciva a liberarsi dell’immagine di
Eruànna morente, degli occhi spenti e inquietanti e
dell’espressione che aveva scorto sul volto di Mornon:
tenebra e malvagità avevano brillato nello sguardo scuro
dell’elfo e Amdir aveva sentito un brivido lungo la schiena
con la sensazione che suo fratello non aspettasse altro che una
conferma, un via libera per i suoi propositi.
Sentiva che
entrambi avevano sempre saputo cosa si nascondeva nel più
giovane di loro, cosa lo rendesse tanto diverso, perché nel
suo cuore vi era tanta oscurità da ottenebrare persino la
sua mente.
Eppure, si
disse, il suo amore per lui ne era uscito accresciuto, come se la
consapevolezza del male insito in lui lo attirasse maggiormente.
Ne
parlò con Legolas, ma il figlio di Thranduil diffidava di
Mornon e a maggior ragione dopo gli ultimi avvenimenti:
“Lascia
che ti dia un consiglio,” gli disse ”tuo fratello
è malvagio e lo sai, non cercare la sua compagnia e non
assecondare i suoi propositi. Se fosse per me, vorrei che andasse
via.”
“Mornon
è mio fratello e, nonostante tutto, io lo amo.”
Più
non parlarono di queste cose, ma ogni qualvolta Legolas incrociava
Mornon stringeva i pugni e rabbrividiva sotto il suo nero sguardo.
Tuttavia mai arrivarono allo scontro perché, nonostante
nessuno si fidasse di lui e molti ne avessero paura, Mornon rimase
sempre in disparte, senza provocare danno alcuno. >
Rinìe
si scostò leggermenta dal braccio di Sèron per
poterlo guardare meglio. L'elfo aveva gli occhi chiusi e sembrava
assorto, ma riusciva a sentire gli occhi della fanciulla puntati su di
sè, poteva quasi percepirne lo sbalordimento come se fosse
corporeo.
<
Sèron > sussurrò infine
Rinìe,< Mornon era davvero un mezz'orco? >
< Ti
riesce difficile crederlo, mia cara? >
< Mi
sembra impossibile che una dama bella e gentile come Eruànna
potesse amare un Hurùk! >
<
Eppure Eruànna lo amò profondamente e totalmente,
persino più di quanto amò Bargund, per cui si
lasciò morire. >
Sèron
si chinò leggermente in avanti per osare una leggera carezza
sulle guance candide della fanciulla, sorridendo alla sua espressione
sconcertata. Era così innocente che avrebbe pianto!
< Mia
dolce Rinìe, non tutti hanno la tua candida purezza!
Eruànna aveva più lati oscuri di quanto tu non
possa immaginare! Era luminosa e tenebrosa in egual misura e nei suoi
occhi vi era più mistero che bellezza. >
<
Sono sicura che tu sai cosa accadde, Sèron! Dimmi tutto,
dimmi di questa storia d'amore! >
< Ma
non volevi sapere di Mornon e Amdir? >
L'elfa
sorrise furbescamente:
<
Anche di loro, ma non solo. >
< Non
vi è molto da raccontare, perchè nessuno, salvo
la sola Eruànna, conosce la realtà delle cose.
Conosco solo ciò che riuscii a scoprire interrogando Amdir,
anche lui riluttante, ma lei non ha mai voluto parlare del suo amore
per colui che chiamava Ettelen.
Egli era uno
degli Huruk-hai di Dol Guldur, alto e nero, spaventoso e crudele. La
vide una sera, mentre Eruànna passeggiava tra le fronde
più scure del Bosco, soleva infatti recarvisi spesso, e
rimase turbato da quella visione che giudicava magica. Gli parve simile
a uno spirito, in un primo momento, evanescente, sfuggente come un
sogno.
E lei lo
vide, ma non se ne curò, continuando a cogliere le Belle di
Notte, salvo lanciargli un'unica occhiata, lunga e penetrante. Se ne
innamorò subito? Questo non posso saperlo e probabilmente
ella stessa non avrebbe saputo dare risposta a tale domanda.
Sicuramente l'essere che ella chiamava Ettelen la desiderò
ardentemente sin dal primissimo istante, poichè era bella
più di qualunque fanciulla io abbia mai visto e mai
vedrò e quella sua aura di oscurità l'avvolgeva
come un manto, irresistibile per un cuore votato alle tenebre.
Si rividero
molte volte, la bella e la bestia, ma si scambiarono poche parole,
chè Eruànna non conosceva che il proprio idioma e
la Lingua Corrente la parlava a stento. Eppure, talmente vicine erano
le loro anime che le parole erano tra loro superflue e solo ardenti
baci si scambiavano, immersi nel loro amore oscuro e profondo, la loro
unione di bellezza e mostruosità.
Finchè
Ettelen non perì in uno degli innumerevoli scontri tra gli
Orchi e le schiere di Thranduil, ucciso da una freccia che gli si
conficcò nel cuore, quel cuore che aveva donato
così completamente alla dama che attendeva un figlio da lui.
È
stato detto che nel momento esatto in cui il suo tenebroso amante
cessò di vivere, Eruànna cacciasse un lungo e
straziante grido, per poi accasciarsi in terra, come morta, e che per
molto tempo continuò a piangere per Ettalen e che fosse
certa che lui la stesse aspettando nelle Aule di Mandos.
Infine, dopo
mesi di dolore, partorì Mornon e su di lui
riversò interamente quell'amore che aveva perduto. >
<
Come ha potuto mentire a suo figlio per così tanto tempo?
> Riniè si asciugò una lacrima che le era
sfuggita, andando a bagnarle il naso, < Se avesse detto tutta la
verità, forse Mornon avrebbe trovato la pace! >
< Ma
Mornon conosceva la verità, perchè essa era
scritta nel suo cuore a lettere di fuoco! Egli era perspicace
e arrivava a conoscere molte cose leggendo i cuori e le menti, finanche
quelli della sua amatissima madre, chè era desideroso di
sapere d'onde venisse e chi fosse suo padre. Mornon conosceva la
verità da molto prima che sua madre confessasse e
arrivò a odiare la sua gente, colpevole di aver ucciso suo
padre e di aver lasciato morire sua madre.
Il rancore
si accrebbe nel suo cuore, finchè non ne fu
accecato e iniziò a meditare vendetta. Si diceva che il
popolo del Bosco non meritava la vita, che il suo posto non era tra gli
Eldar, quanto piuttosto con la nera razza di suo padre e con i nemici
dei suoi assassini.
Tradì
la sua gente, rivelando ai nemici di Gondor la posizione della
Città nascosta in cui erano rifugiati ed essi vennero
sterminati.
Faccia a
faccia con suo fratello Amdir, calò la lama su di lui e lo
uccise, lui, unico che lo aveva amato quanto sua madre e che sempre lo
aveva difeso da chi diffidava, ucciso da colui che aveva più
a cuore su Arda. Così Amdir fu ricompensato del suo amore e
i peggiori timori di Legolas, figlio di Thranduil, si concretizzarono.
Ma anche
Mornon trovò la sua tragica fine di lì a poco: fu
infatti catturato dall'avanguardia di Gondor e tratto in ceppi dal
grande Finrod Felagund, celebrato nei canti, per poi perire sotto la
lama di una della stirpe dei Noldor.
Ed ecco che
lui, assassino del suo stesso fratello per vendetta, perì di
vendetta e si ricongiunse a Eruànna, la dama che aveva amato
e a causa della quale era sprofondato nelle tenebre.
Mai
più torneranno dalle Aule di Mandos Mornon ed
Eruànna, mentre Amdir, dopo aver detto addio a sua madre,
cammina nuovamente tra gli alberi di Valinor, tentando di dimenticare
il passato. >
La voce di
Sèron si spense e tutto ciò che Rinìe
potè ascoltare era il frinire sommesso dei grilli. Lacrime
le scendevano lungo le guance e si strinse contro il petto dell'elfo
più anziano che la circondò con le braccia.
Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal calore di
quell'abbraccio.
< Sei
triste, mia dolce Rinìe? > chiese Sèron
dopo un lungo momento di silenzio.
< Non
triste, no, > rispose piano < solo turbata. La tua storia
mi ha fatto paura perchè, se la luce e l'ombra dell'anima di
Eruànna non si fossero riversate in maniera così
nettamente separata nei due fratelli, entrambi avrebbero avuto una vita
felice. >
< E
cosa ti fa paura di questo? >
<
Eruànna comunque sarebbe morta, comunque avrebbe perduto il
suo amore e non ci sarebbe stata alcuna speranza di felicità
per lei. Ho paura perchè il suo era un amore così
terribile ed è finito nel peggiore dei modi; cosa
accadrà, allora, a noi? >
<
Noi? > Sèron la abbracciò più
stretta e le posò un leggero bacio sulla fronte, <
Noi ci ameremo, Rinìe, e saremo felici anche per lei,
perchè io non sono un Huruk-hai... > la fanciulla
rise, < e tu non hai ombre, sei solo pura e splendente luce.
>
Rinìe
si sollevo e lo baciò sulle labbra a lungo, prima di
alzarsi. Le farfalle volteggiavano tra i fori e lei amava giocare con
loro, come se avesse le ali. Fece alcuni passi quasi danzando, per poi
voltarsi a guardare Sèron, così bello e
rassicurante.
< La
prossima volta, Sèron, > chiese con un largo sorriso,
< mi racconterai una storia allegra? >
L'elfo rise.
< La
prossima volta > , disse.
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