Se è amore, non puoi scappare di Tem_93 (/viewuser.php?uid=41807)
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2.Marry me
-Kate
è malata-disse
dispiaciuta Brittany entrando in casa.
Puck
seduto a tavola la
guardò e le sorrise.
-Sì,
mi ha chiamato poco
fa. La andrò a trovare domani dopo il lavoro.- la
informò, mentre lei arrivava
furtiva dietro ad una Santana intenta a cucinare.
L’abbracciò e le schioccò un
bacio sulla guancia. La mora ridacchiò, dopodiché
la bionda si sedette vicino a
Noah. Cenarono allegramente parlando di quello che avevano fatto
durante il
giorno. Puck avrebbe fatto il turno di notte per cui la maggior parte
della
giornata l’aveva passata a letto.
Gli
piaceva quando
cenavano assieme. Non succedeva spesso, né che fossero tutti
e tre in casa per
quell’ora, né che Santana avesse abbastanza voglia
per cucinare loro qualcosa.
Quelle
due non erano
cambiate una virgola da quando avevano lasciato il McKinley, se non per
il
fatto che ora erano una coppia fissa e certamente non aperta. Non erano
proprio
più quelle che andavano con chiunque, quelle che cercavano
solo una notte di
divertimento con un ragazzo a caso. Si amavano e si bastavano e Puck lo
sapeva,
eccome se lo sapeva. Infatti Santana e Brittany non avevano perso la
naturalezza e spensieratezza di una volta, e di certo non si
trattenevano
perché in casa c’era lui. Tutt’altro.
Noah
in fondo era felice
per loro, voleva bene ad entrambe e sapeva che ora che si erano trovate
non si
sarebbero mai separate. Passò velocemente uno sguardo sulle
loro fedi. Già,
erano sposate da qualche anno. Non c’era voluto tanto per
capire che era la
cosa più ovvia da fare. Era successo tre anni dopo il
diploma e avevano deciso
di sposarsi a Lima, quella cittadina dove erano cresciute e che era
stata in
passato tanto ostile.
Era
stata la prima volta
dopo anni in cui l’aveva rivista. Infatti, sposandosi a Lima,
avevano invitato
tutti i vecchi amici, in particolare quelli del Glee; erano riuscite
perfino a
rintracciare Holly.
-Morirò-
sussurrò Santana sistemandosi ancora una
volta il boccolo dietro all’orecchio.
-Tranquilla, Brit
ci sarà. L’ho vista.- la confortò
lui –e Quinn l’ha aiutata a vestirsi. Non ti
preoccupare.- le sorrise
raggiante. Lei distolse lo sguardo dalla sua figura riflessa nello
specchio.
-Perchè
Brittany mi dovrebbe preoccupare? La sposerei
anche se venisse in tuta da motocross. Tu mi preoccupi-
chiarì la mora,
sospirando.
-Io?- chiese Noah
non capendo.
-Già,
non so ancora perché ho accettato che facessi tu
il discorso a cena. Sei sicuro di volerlo fare?- chiese lei. Puck la
guardò
storto.
-Ci ho perso ore a
pensarlo e mi hai rotto due mesi
per convincermi. Ora vuoi veramente ritirare l’offerta?-
borbottò quello
incrociando le braccia.
-Mi metterai
sicuramente in imbarazzo- sbuffò scocciata
lei, avvicinandosi per aggiustare la cravatta dell’amico.
-E’
l’unico motivo per cui ho accettato- sorrise
sornione lui, ricevendo poi uno schiaffo sulla spalla.
-Su, andiamo,
c’è una bionda che mi aspetta- esclamò
la mora aprendo la porta.
Puck sorrise e
uscirono.
In effetti come
suo solito Santana arrivò in ritardo.
Brit era
là che l’aspettava con un gran sorriso sulle
labbra, stretta nel suo vestito color crema, mentre sbatteva
velocemente le
ciglia chiare. Fu una cerimonia veloce ed allegra, allietata dai cori
del Glee.
Appena terminò si spostarono nel giardino della villa dei
Pierce, dove
cenarono. Quando portarono la torta Puck decise che era il momento del
suo
grande discorso. Aveva pensato più volte a cosa dire, ma non
l’aveva mai messo
per iscritto. Forse avrebbe dovuto farlo, considerò in quel
momento. Quando
tutti gli occhi furono puntati su di lui cominciò con un
sorriso.
-E Santittany fu!
Santittany è come piace a Santana
definire loro due. Quando eravamo al liceo spesso usavamo nomi simili
per le
coppie, era una cosa alquanto buffa. Vivendo con loro due ho scoperto
che
esistono cose molto, molto più buffe di quella.
All’inizio ero titubante, non
ero sciuro di voler conviverci. Primo perché avrei fatto un
po’ la parte del
terzo incomodo, secondo perché erano Santana e Brittany. Voi
non immaginate
cosa voglia dire condividere la casa con loro. Una è una
dittatrice che da
ordini tutte le ore, perfino durante il sonno. L’altra
è una nullafacente che
invece di mettere ordine crea disordine, ma che ha il diritto di farlo
perché
sta con la dittatrice. Quindi, immaginate chi deve eseguire gli
ordini?- gli
invitati scoppiarono a ridere. – Devo dire però
che in fin dei conti è
divertente. Sicuramente non è una convivenza né
normale, né sana, ma in qualche
modo è fica. Sarà che siamo tutti e tre dei gran
fichi – sorrise ebete.- Basta
abituarsi ad avere due matte in giro per casa ed è fatta.
Dopo ti sembra
normale tornare a casa e metterti sul divano a guardare orribili film
commentati secondo per secondo da Santana, o ritrovarsi impegnati in
qualche
gioco di società fino a tarda notte; perfino perdere una
gara di rutti con Brit
ormai è normale. Prima o poi la batterò-
annuì convinto mentre la bionda scosse
la testa, estremamente discorde. –A vivere con loro ho
così imparato quanto
quelle due si amino. Se c’è una cosa di cui sono
certo, è che, per quanto
faranno le cretine, non si lasceranno mai. A volte capita che
litighino, e da
scemotte quali sono vengono tutte e due a lamentarsi da me. E tutte le
volte,
in poco tempo hanno già fatto pace, e se dovesse essere
successo qualcosa, la
colpa viene data a me.- alzò le spalle scoraggiato.
-Mia madre mi
diceva sempre che quando è amore, non si
può scappare. Penso che questo a loro sia chiaro, ma credo
anche che non
proveranno più a fuggire.- Sorrise guardando le amiche.
Santana stava
sicuramente bonfichiando qualche insulto nei suoi confronti. Puck
alzò il
bicchiere deciso.
-Al Santittany-
esclamò e tutti alzarono i bicchieri,
brindando poi alle spose.
Noah rimase
lì ancora qualche oretta a festeggiare,
chiacchierando allegramente con i vecchi compagni e tenendosi
cautamente
lontano da certi individui. Purtroppo non tutto andò come
aveva deciso, un po’
perché anche lei era lì e non riusciva ad
ignorarla, un po’ perché era
leggermente brillo.
-Vai via?- chiese
Noah vedendo Rachel infilarsi la
giacca e dirigersi verso il cancelletto.
-Già.
Anche tu?- domandò lei di rimando, vedendo che
anche il ragazzo stava uscendo. Lui annuì solo.
-Vai a piedi?-
disse Noah vedendola incamminarsi.
-Sì. I
miei papà sono rimasti solo al matrimonio. Se
ne sono andati in fretta e furia perché dovevano partire per
andare a trovare
alcuni parenti.- lei sollevò le spalle.
-Ciao Berry- la
salutò, infilandosi nella macchina
nera. Lei agitò la mano, percorrendo il vialetto. Puck mise
in moto poi vide
Rachel quasi cadere per terra. Le si era rotto un tacco e stava
imprecando
ferocemente. Sbuffò e si accostò al marciapiede.
-Sali, ti
accompagno a casa- la invitò lui. Rachel gli
sorrise ed entrò nell’automobile.
-Grazie-
sussurrò –Hai fatto un bel discorso- sorrise
lei.
-Grazie- disse a
sua volta lui.
-Così
vivi con Brittany e Santana- puntualizzò la
ragazza. No, stare in silenzio non era il suo forte.
-Già-
annuì lui.
-E la tua ragazza
non è gelosa?- domandò portando lo
sguardo su di lui.
-Non ho una
ragazza… fissa- rispose lui, sorridendo
maliziosamente.
-Certo, sei sempre
Puckzilla- sussurrò lei sorridendo
debolmente. Arrivarono a casa della ragazza e scesero. Puck
l’accompagnò alla
porta, probabilmente perché non era del tutto sobrio.
-Buonanotte- le
augurò sistemandosi la giacca mentre
lei apriva la porta.
-G-grazie-
farfugliò Rachel allungandosi verso di lui
e posando le sue labbra sulla sua guancia. Si guardarono per un momento
poi lei
entrò e si fermò sulla porta.
-Di nulla-
mormorò, sospirò e fece per andarsene. Non
riuscì nemmeno a girarsi che Rachel lo afferrò
per la cravatta nera e lo tirò
verso di se, baciandolo. Probabilmente anche Rachel doveva aver bevuto
qualche bicchiere
di troppo. Puck la guardò un attimo negli occhi, poi la
sollevò e riprese a
baciarla con foga. Le alzò il vestito rosa pastello
così che potesse
avvinghiare le gambe intorno al suo bacino. Si dovette staccare per
riprendere
fiato e scese sul collo profumato della ragazza, cominciando a
torturarglielo.
Lei era intenta a sciogliere il nodo della cravatta, per poi sfilargli
la
giacca e cominciare a sbottonargli la camicia bianca. Non furono
né educati, né
tantomeno gentili. Noah non perdeva occasione per mordere quella pelle
liscia e
Rachel continuava a graffiare quella di lui. Sembrava quasi volessero
lasciare
il segno, marchiarsi, fare sì che quel momento rimanesse per
un po’.
Il giorno dopo
Noah si svegliò, stropicciò gli occhi e
si accorse di avere tra le braccia il corpicino di Rachel, la quale
dormiva
ancora tranquilla. Si maledì più e più
volte. Come cavolo era potuto succedere?
Si era ripromesso di starle lontano per sempre ed odiarla, non di
andarci a
letto.
Ok, poteva
classificarsi come una botta e via. O meglio
tre o quattro botte e via.
Ma sì,
Rachel era una delle tante, tentò di persuadersi.
Si alzò cercando di non svegliarla e si mise a rintracciare
i vestiti; la
camicia e la giacca dovevano essere rimaste di sotto.
S’infilò i pantaloni e le
scarpe poi sentì la ragazza muoversi dietro di lui.
-Noah-
bisbigliò confusa.
-E’
stato un errore Rachel. Eravamo ubriachi- disse
lui continuando a darle le spalle.
-Lo so. Non
ricordo molto- mentì lei, sistemandosi i
capelli e tirando la coperta fino al mento.
-Bene, cerchiamo
di dimenticare questo fatto- suggerì
il ragazzo alzandosi in piedi e voltandosi verso di lei. Sarebbe tanto
voluto
restare per tornare a dedicarsi a quelle labbra morbide e quegli occhi
da
cerbiatta, ma non poteva.
-Ci vediamo- la
salutò uscendo dalla camera
-Certo, a presto
Noah- disse lei guardandolo andare
via.
Puck scese e
recuperò gli ultimi indumenti per poi
lasciare la casa e ripartire per New York.
Ok,
forse non erano
proprio dieci anni che non la vedeva. A volte capitava di incontrarsi e
quando
succedeva finivano sempre col fare quello che non avrebbero dovuto.
Sembrava
più forte di
loro.
Si
evitavano tutto il
tempo, però, in qualche modo, alla fine si ritrovavano soli
in una stanza.
Per
essere sinceri erano
quattro anni che non la vedeva, ma ora era quasi sicuro che se si
fossero
incontrati di nuovo, stavolta sarebbe andata diversamente.
Ora
lei stava con Jesse e
lui con Kate; inoltre gli era quasi passata questa fissa per lei.
Bè,
forse quello era ciò
di cui voleva e doveva convincersi.
Come
se non bastasse,
Santana aveva capito tutto ed aveva intenzione di tenerlo costantemente
sott’occhio.
Noah
sapeva che da lì a
poco l’avrebbe rivista. L’estate si stava
avvicinando e con essa anche un
matrimonio che avrebbe riunito nuovamente le New Directions dopo tutto
quel
tempo.
Finalmente
Dave
gliel’aveva chiesto!
C’erano
voluti cinque anni
e vari rimproveri di Santana prima della proposta.
Ah,
in un certo senso non
avevano perso i contatti nemmeno con quei due, ma vivendo loro ora a
Parigi, li
sentivano solo per telefono o Skype.
Dave
quando aveva saputo
che Kurt aveva ottenuto quel lavoro in Francia si era subito opposto.
Continuava a ripetere che odiava la Francia e che i francesi erano
tutti delle
checche. Kurt si era arrabbiato e gli aveva detto che poteva anche
starsene in
America. Con quelle parole Kurofsky aveva borbottato un po’,
aveva messo su il
broncio e poi si era arreso.
Puck
pensò che anche quei
due erano una coppia di matti.
Così
erano partiti per
Parigi e Kurt aveva potuto lavorare per uno delle maggiori riviste di
moda
francesi, mentre Dave aveva cominciato a lavorare come architetto,
appena dopo
essersi laureato.
Sarebbero
tornati a Lima
per l’inizio dell’estate. Avevano deciso di
sposarsi a casa, anche perché
portare tutti gli amici e parenti in Francia era molto più
difficile che fare
il contrario.
E
come non avrebbe potuto
invitare Rachel? Bè, se fosse stato per Dave si sarebbero
sposati da soli perché
tutti gli altri gli davano noia, ma Kurt aveva preso il totale
controllo del
matrimonio, e oramai nessuno poteva più fermarlo.
Così Noah si era messo il
cuore in pace e aveva accettato il fatto che tra qualche mese
l’avrebbe
rivista.
-Se
stai pensando alla
Berry ti castro- gli sibilò Santana nell’orecchio,
rubandogli poi una patatina
dal piatto.
-No,
pensavo al vostro
matrimonio in realtà- rispose velocemente il ragazzo.
-Puckerman,
possibile che
vivendo con me tu non abbia mai imparato a mentire??-
borbottò la mora per poi
tirare un calcio alle gambe dell’amico –e smettila
di pensare alla nasona-.
-Perché
non le chiedi di
sposarti?- domandò Brittany sorridendogli.
-A
chi?- Puck corrugò le
sopracciglia.
Brittany
scoppiò a ridere.
-Sei
ancora malato-
affermò.
Brittany
era convinta che
fosse una malattia, perché non riusciva a concepire come una
persona sana
potesse essere innamorata di Rachel Berry per così tanto
tempo. Parlava lei che
si era scelta proprio un angioletto come moglie!
-Puck,
chi può essere? Sei
fidanzato con Kate e nessun altra!- mormorò
l’ispanica.
Puck
sbuffò annoiato,
quelle due volevano sempre aver ragione! Che cavolo, sapevano che una
parte di
lui era convinta di avere ancora una possibilità con Rachel.
-Vado
a lavorare, mamme!-
disse alzandosi e andando a prendere la giacca.
-Ci
vediamo domani!- le
salutò aprendo la porta.
-Buon
lavoro figliolo-
disse Brittany sorridendo e salutando con la mano, mentre
l’altra ridacchiava.
In
una ventina di minuti
Noah arrivò all’ospedale ed iniziò il
suo turno. Non fu una giornata
particolarmente pesante. Non c’era nessun caso grave,
così l’avevano messo nel
pronto soccorso, ma anche quello non era affatto affollato. Nonostante
fossero
pesanti, i turni di notte erano solitamente tranquilli. Le ore
passarono in
fretta e senza complicazioni. Ormai aveva finito, tra poco gli
avrebbero dato
il cambio. In quel momento fu chiamato in pronto soccorso da un suo
specializzando.
Arrivò
velocemente e
scostò la tendina azzurra. Il giovane ragazzo stava parlando
con la paziente.
Appena si accorse che era arrivato si scostò, lasciando
libera la visuale di
Noah che buttò un occhio sulla ragazza, la quale
sgranò gli occhi.
-Ecco,
è arrivato il
dottor..- farfugliò il giovane ma Noah richiuse in fretta la
tendina e tornò
indietro.
-Noah!-
squillò la
ragazza.
Puck
respirò lentamente.
Si bloccò un momento, dopodiché riaprì
la tenda, tornando dallo studente e
dalla paziente.
-O
dottor Puckerman se
preferisci- gli sorrise lei.
-Ciao
Rachel-.
***
Ecco
qui il secondo
capitolo ;)
Precisiamo
qualcosina :
-Il
titolo è per l’affollamento
di matrimoni in questo capitolo
-Kurtofsky,
eh già! Mi
piacciono come coppia, se non si era capito io sono per le coppie
difficili
[Ari so che mi odierai, ma in qualche modo mi farò perdonare
;)]
-Mi
piace pensare che quei
tre in casa facciano cose dolci e buffe, come mettersi a fare un puzzle
perché Brittany
non riesce a prendere sonno. Sì, il mio cervello
è malato, lo so tranquilli u.u
-Perché
Santittany e non Brittana?
Perché in Glee Santana l’ha chiamato
così e poi anche perché Naya vorrebbe che
lo chiamassero così. In realtà tutti lo chiamano
Brittana XD
Spero
vi sia piaciuto e
che ci siano pochi errori. Se ci dovessero essere ditemi pure!
Besos,
Miky
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