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Era
notte fonda ormai e tutti si erano ritirati nelle proprie stanze.
Shin,
raggomitolato sul letto, faticava tuttavia a prendere sonno;
l'intensità della serata aveva messo a dura prova i suoi
nervi.
Lanciò
un'occhiata al letto vicino, dove Shu sembrava profondamente immerso
nel mondo dei sogni; un lampo di stizza gli attraversò la
mente:
“Ma
perché non si fa mai tutti i problemi che mi faccio io?!”
Si
pentì subito dello scatto d'ira del suo animo, Shu non lo
meritava, la vittima principale della giornata era stato lui,
dopotutto. Però era stanco di rigirarsi da una parte all'altra
in preda a quel nervosismo; adesso che erano soli, avrebbe voluto
parlare ancora, sentire ancora parole tanto dolci e appassionate come
quelle che Shu aveva esternato prima.
“Per
quanto potrei non sentirle più?”
Così
scostò il lenzuolo, mise i piedi a terra e strisciò
fino al letto di Kongo; poi allungò una mano, fino a
sfiorarlo. Un borbottio da sotto le coperte lo colse alla sprovvista:
“Guarda
che so che sei lì, pesciolino... non stavo dormendo...”
“E
cosa stavi facendo?” chiese in un bisbiglio Shin, un poco
indispettito da quella presa in giro.
“Ti
aspettavo ... sapevo che saresti venuto”. Il 'da me'
rimase sottinteso nell'aria, nel buio.
“Sei
così sicuro ...” Suiko sorrise non visto. “Speravo
che fossi sveglio ...”.
“Altrimenti
cosa avresti fatto?” mormorò divertito Kongo e ricevette
un pizzicotto in risposta.
“Ahi!
Pesciolino manesco”.
“Scimmia
tonta ...” ribatté l'altro con una linguaccia.
Un
silenzio accomodante e tranquillo scese su di loro, prima che Shu se
ne uscisse con quello che gli ronzava da un pò tutto il giorno
in testa.
“Shin,
senti... ti piacerebbe se te la regalassi? Una scimmietta intendo...”
La
domanda rimase sospesa tra di loro, fino a quando Shin soffocò
nelle coperte di Shu una risata liberatoria.
“Non
ridere così, accidenti Shin ...” gnaulò
esasperato Kongo, imbarazzato da quella 'confessione' che era uscita
solo allora, al buio più completo. O quasi.
Suiko
tentò di contenersi, sollevò il volto che teneva
appoggiato sulla coperta e portò una mano alle labbra:
“E
che... Shu... una scimmietta? In che senso? Io ce l'ho già una
scimmietta!”
“Di
pelouche, scemo!”
Con
uno sbuffo esasperato, Kongo si mise seduto gettando di lato il
lenzuolo.
Il
discendente dei Mori ridacchiò ancora:
“Ho
capito ma... mi è venuto spontaneo prenderti in giro,
scusami.”
Shu
incrociò le braccia sul petto e mise il broncio:
“Tanto
per cambiare!”
Shin
si sistemò più comodamente sul pavimento, le gambe
incrociate, le mani sulle caviglie, sporgendosi in avanti fino a
sfiorare le guance di Shu con le labbra.
“E
su... scusami...”
Il
sussurro suadente, unito al tocco di quelle labbra tanto
inconsapevolmente abili nel sedurre, spinsero Shu a concedergli
un'occhiata di traverso, anche se l'aria offesa non scomparve del
tutto.
“Era...
questo il regalo che volevi farmi?”
“Sì”
borbottò Kongo, “una scimmietta da mettere insieme alla
tua foca...”
“Allora
ti piace il soprannome …”
Shin
lo disse con una punta di divertimento che seppe, però,
mischiare con un sorriso, il quale ripagò Shu di tutte le
prese in giro e di tutte quelle sciocchezze che ora, beh ... nemmeno
ricordava molto.
“Solo
se sei tu a chiamarmi così. Lo concedo solo a te!”
Serrò
la bocca e gli occhi, prese un buffo contegno e poi concluse:
“Hai
il diritto di chiamarmi scimmietta ogni volta che vuoi ... ma non
dirlo a Touma!”.
Shin
sorrise ancora, intenerito, divertito e ...
Il
cuore fece una capriola, tutto da solo e, senza quasi accorgersene,
Shin incollò le proprie labbra a quelle del compagno, in
bilico sulle sole mani, pericolosamente addossato al corpo di Kongo.
La
posizione precaria, purtroppo, lo destabilizzò e, troppo preso
dal bacio che si faceva più appassionato istante dopo istante,
finì per cadere in avanti; Shu non si fece cogliere di
sorpresa e lo raccolse, attirandolo sopra di sé, un po' per
evitare che si facesse male, un po' perché, in realtà,
non vedeva l'ora di rendere più intimo possibile il contatto
dei loro corpi.
Nel
frattempo le loro labbra non si staccarono, neanche quando le membra
di Suiko aderirono del tutto a quelle di Kongo, le mani che
ricercavano i capelli dell'altro, in una caccia frenetica. Shin fu il
primo ad interrompere il bacio, per mettersi più comodo,
stretto al compagno, crogiolandosi nella calda accoglienza di quel
corpo massiccio. Passandogli dolcemente il dito indice sul viso, a
solleticargli la pelle, chiese in un soffio un po' malinconico:
“Quando
pensi di partire, Shu?”
“Fra
qualche giorno, credo ... mia madre comincerà a farsi sentire
...”.
“Deve
essere una bella donna, tua madre ...”
Suiko
si perse in altri discorsi, altri pensieri. Lontani dalla partenza.
“E'
severa e rompiscatole. E precisa quando si parla della cucina ....”.
Un
sorriso deliziato si dipinse su Shin.
“Mi
piacerebbe conoscerla ... deve essere davvero una madre eccezionale
per averti cresciuto così ...”.
“Quando
verrai a trovarmi ti farò conoscere tutta la famiglia ...”
Shu lo strinse a sè con rinnovata tenerezza. “Ti
adoreranno, ne sono certo. Mia madre dirà che sono fortunato
ad averti trovato ... e che per uno scavezzacollo come me, tu sei la
persona giusta ...”.
Shin
arrossì, affondando il viso nella maglia del compagno.
“Sei
il solito esagerato ...”.
“Quando
parlo di mia madre e di quello che può dire, sono solo
realista, credimi”.
Il
calore del due corpi e della coperta li avvolse, ben presto, in
quello stato a mezza via tra la veglia e il sonno: in sottofondo,
oltre i vetri della finestra, la sottile pioggia batteva, delicata e
cullante come la pioggia di primavera, anche se era ormai l'estate
inoltrata e quello un monsone leggero. Suiko sentì il proprio
corpo abbandonarlo e il tepore vincere i pensieri e le immagini
roboanti della giornata.
Da
qualche parte, nella nebbia in cui galleggiava, trovò la forza
di bisbigliare ancora alcune parole, perché ci teneva che Shu
lo sapesse:
“Scimmietta...”
Gli
rispose un grugnito sconnesso, segno che anche il suo ragazzo stava
per essere vinto dal sonno.
“Mi
piacerebbe... che me la regalassi...”
“Cosa...?”
“La...
la scimmietta...”
Per
qualche istante gli rispose solo il silenzio e credette che Shu si
fosse addormentato prima di poter ascoltare le sue parole; poi vide
appena il movimento della sua mano, ma la sentì chiaramente
posarsi tra i capelli, cosicché il suo viso si trovò
premuto contro la spalla del compagno.
“Domani
andiamo a comprarla insieme; ora dormi.”
Sorrise,
si mosse un poco, strofinando la testa contro la mano forte di Shu,
desiderando che non lo lasciasse e gli posò un bacio sulla
spalla.
“Ti
amo...”
Fu l'ultima cosa che udì dal ragazzo
sotto di lui, poi la coscienza si spense e scivolò nel sonno,
un sorriso finalmente sereno dipinto sul volto.
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