«In All but Blood»
Scontri
- Capitolo 34° -
Patroclo
era in collera con se stesso per essersi fatto prendere così
alla
sprovvista quella mattina. Achille a un certo punto scomparve, e
mentre lui stava cercando il principe, gli venne in mente che il
posto più ovvio dove cercare erano le sue stanze. Achille
non era
lì, ma mentre stava uscendo quasi sbattè contro
qualcun altro.
Aveva più o meno l'età di Achille, con lunghi
capelli rossi. Non
aveva bisogno di chiedere chi fosse.
"Posso
aiutarti?" le chiese freddamente.
"Sono
qui per parlare con Achille, non con te."
"Non
è qui." Patroclo sapeva che si stava comportando da
maleducato,
ma non gliene poteva fregare niente. "Ti consiglio di tornare
negli alloggi delle donne."
Lei
sorrise amabilmente e incrociò le braccia. "Tu sei Patroclo,
vero? Ho sentito parlare di te. Ho sentito dire che sei una persona
meravigliosa. Così gentile, e riflessivo, un po' timido." Si
voltò e iniziò a incamminarsi, poi
guardò dietro di sè e disse,
"Devo dire che sono un po' delusa." Poi se ne andò.
Patroclo
non era sicuro di cosa dire. "Hm, va bene," disse allo
spazio vuoto dov'era lei prima. "Chi se ne importa."
Non lo
infastidiva. Non per la maggior parte del giorno, almeno.
Passò il
tempo normalmente. Alla fine rinunciò a cercare Achille e
andò alle
stalle dai Xanto e Balio. I cavalli all'inizio erano diffidenti con
lui, ma poi divennero più affettuosi quando videro che si
prendeva
cura di loro.
Poi
iniziò a stufarsi e ritornò alle sue stanze. Si
buttò sul letto e
guardò fuori dalla finestra. Stava per
farsi
tardi, e la cena sarebbe stata servita presto. Achille ancora non si
vedeva. Non che Patroclo si aspettasse che lo venisse a cercare, ma
gli sarebbe piaciuto.
La porta
si aprì, poi si chiuse. Patroclo alzò lo sguardo
per vedere Achille
camminare nella stanza, a testa bassa.
"Achille,
dove sei--" si fermò all'improvviso quando vide la sua
faccia.
"Hai pianto?"
"No."
Non fu molto convincente quando la voce di Achille si
incrinò.
Patroclo
si sedette e si appoggiò alla spalliera del letto. "Vieni
qui,
amore. Dimmi cosa c'è."
Achille
si sistemò vicino a lui, portando le braccia intorno al
busto di
Patroclo e appoggiando la testa sul suo petto. Tuttavia, non disse
nulla per un bel pezzo, singhiozzava solo un po' mentre Patroclo gli
accarezzava i capelli.
"Ho
visto mia madre," disse, finalmente.
"Cosa?"
Patroclo era sorpreso.
"Non
è la prima volta da quando sono tornato," ammise Achille.
"Ma
stavolta è stata orribile nei miei
confronti."
"Cos'ha
fatto?"
"Ha
detto che mi sto comportando da egoista, che non posso avere tutto
quello che voglio. Ultimamente sono stato così felice,
però,
avendoti qui con me, e andando fuori in cerca di avventure e cose
simili come hanno fatto i nostri padri.. Non chiedevo nient'altro. E
lei ha iniziato a ricordarmi quanto ha fatto per me, e ora dice che
la sto lasciando."
"Lei
ti vuole molto bene," disse Patroclo, nonostante non ne fosse
molto sicuro. "Sono sicuro che vuole il meglio per te."
"Lo
so, ma volte vorrei solo che se ne andasse.
Continua a cercare di vivere la mia
vita al posto mio,
e la sta rovinando.
Prima ci lascia, poi torna indietro e decide di mettermi su un isola,
e questo è stato decisamente umiliante.
E poi mi dice che devo decidere io, poi mi grida contro per le mie
decisioni. E non le piace che io sia il tuo amato, che mi stia
mettendo sotto di te o qualcosa del genere. E poi ha iniziato a dire
delle cose orribili su di te."
Patroclo
si irrigidì. "Cos'ha detto?"
"Che
tu non sei così fantastico come sembri e cose simili. Che
fai tutto
il gentile, ma che in realtà guardi le persone dall'alto in
basso, e
io so
che non è così. Poi mi ha chiesto se sapevo
perchè tu vivessi a
Ftia, e ovviamente
io lo so," disse Achille. Patroclo pensò che se non l'avesse
interrotto non avrebbe preso neanche un respiro. "E allora le ho
detto che non me ne importa niente, che ti amo comunque. Lo so quando
non approvi qualcosa, anche se non dici niente, e so che tu non credi
che questo sia il tuo posto. Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, che
per me è importante la tua opinione anche se non sono
d'accordo. E
ho finito per urlarle contro, e poi lei ha iniziato a piangere, e io
ho finito per sentirmi un mostro quando se n'è andata. Ero
così
imbarazzato che ho pianto e non volevo che nessuno se ne accorgesse."
"Ti
imbarazza che io lo sappia?"
"No,"
disse Achille sospirando. "Te ne saresti accorto comunque."
Patroclo
sorrise e baciò i suoi capelli, aumentando la stretta della
sua
presa. Non dissero quasi niente dopo, e decisero che nessuno dei due
sarebbe sceso giù per la cena. L'orgoglio di Achille era
troppo
grande, e Patroclo non voleva lasciarlo lì, altrimenti
Achille
avrebbe dubitato davvero del loro amore dopo il discorso con sua
madre, e sarebbe di nuovo scoppiato a piangere. Inoltre, Achille era
riuscito di nuovo a rimanere senza un briciolo di energie. Patroclo
continuò a tenerlo stretto finchè pian piano le
mani aggrappate al
suo chitone allentarono la presa e Achille si addormentò.
Quando
Achille si svegliò fuori era buio. Si stiracchiò
e rotolò sulla
schiena. Patroclo accese un lume.
"Ti
senti meglio?" chiese.
"Sì,"
disse Achille. "Dovevo solo parlarne con qualcuno."
"Vuoi
che vada a prendere qualcosa da mangiare?"
"Lo
faresti? Sto morendo di fame."
Patroclo
si abbassò e gli diede un bacio prima di tirarsi su.
"Tornerò
presto," disse.
Scese
giù verso le cucine quando vide Kyros uscire da una stanza.
Corse a
fermare il suo servo. Kyros sorrise quando lo vide. Patroclo gli
disse di far portare del cibo nella stanza di Achille, poi
guardò
Kyros procedere nel corridoio. Il ragazzino lasciò passare
Deidamia,
appena la vide, e la salutò. Patroclo sbuffò; non
aveva proprio
voglia di parlare di nuovo con lei, ma non poteva assolutamente
lasciarla avvicinare ad Achille in quel momento. Le bloccò
la
strada.
"Fammi
passare," disse lei. "So per certo che Achille è qui, e
voglio vederlo."
"No."
Lei si
accigliò e sibilando disse, "Non puoi fare questo."
"Guardami,"
replicò lui.
"Perchè
mi odi così tanto?" gli chiese. "Perchè l'ho
avuto per
prima?"
"No,"
disse. "Ti odio perchè penso che tu sia una gatta morta
subdola e ingannatrice. Hai visto in Achille una via per ottenere
qualcosa di
meglio, e hai sfruttato la tua vanità e la sua solitudine.
Hai
ottenuto ciò che volevi, quindi ora lascialo in pace."
Lei
rimase sbigottita per un momento, non sapeva se essere arrabbiata o
ferita. Optò per mostrarsi arrabbiata.
"Hai detto quello che
volevi dire." disse
lei."Ora
ascolta me. Io ho il diritto di
vederlo. Gli darò dei figli. Dimmi, tu potrai mai dargli
qualcosa di
più importante?"
Patroclo
rise sommessamente e disse, "Tutto quello che tu non puoi
dargli." Le diede le spalle e soggiunse, "Gli dirò
che sei venuta. Ti vedrà quando avrà tempo."
Udì la ragazza emettere
un debole gemito, poi singhiozzare un poco. Pensò che non si
sarebbe
dovuto sentire così soddisfatto per una cosa del genere, ma
non fece
alcuno sforzo per fare andar via il sorriso che aveva sulle labbra.
Quando raggiunse le stanze di Achille, tuttavia, riuscì a
farsi
tornare un'espressione seria, non avendo voglia di spiegargli la
ragione della sua lietezza. Achille sembrava non essersi accorto di
nulla.
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Nota della traduttrice:
Ehehe.. pensavate di esservi liberati di me,
eh? A volte mi vengono degli sprazzi di energia e aggiorno. Qualche
sera fa ho beccato un pezzo di Alexander in tv e mi è venuta
in mente questa storia XD
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