Chicchi di melagrana

di morgana85
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Storia Prima classificata al Fruits contest indetto daBloodySisters
Vincitrice del premioLacrima di sole e Miglior fanfiction


Buongiorno a tutti! ^^
Sono ancora emozionata, dopo aver letto i risultati. Sto saltellando dalla gioia!
Solo qualche rapidissima spiegazione: il contest richiedeva la scelta di un frutto da un elenco stabilito,
ad ognuno dei quali erano assegnati cinque prompt, che dovevano essere inseriti in cinque storie (drabble, one-shot, long, ecc… ),
tutte riguardanti un personaggio di propria scelta. La mia è stata:

Personaggio scelto: Daphne Greengrass
Frutto scelto: Melagrana (sole, libero/a, foglio, malattia, ricordo)


Ogni capitolo è stato nominato con una particolare simbologia del melograno, prendendo spunto da
credenze popolari di diverse epoche.
Il titolo è Chicchi di melagrana in quanto ho scelto di raccontare attimi di vita di Daphne, in ordine
più o meno cronologico. Insomma, piccoli chicchi - ricordi, stralci di vita - di quella che può essere
stata la sua storia.
Nell’ultimo capitolo pubblicherò il commento della GiudiciA, che ringrazio ancora infinitamente. Questa volte sei tu che mi hai fatto venire i lucciconi agli occhi! *_*
Grazie a tutti e buona lettura!
Baci
Morgana

~Chicchi di melagrana                  

Primo promptsole                                                     
                                                 

~Fertilità                   

[…] siamo il sogno di una cosa                                                      
siamo lacrime del sole […]                                                       

- The Gang, Lacrime del Sole -                                                       


 

Aprì piano la porta, richiudendosela alle spalle cercando di fare meno rumore possibile.
La camera che l’accolse era spaziosa e ben arredata, un delicato accostarsi di color miele e avorio, che il sole di quel tardo pomeriggio di maggio faceva risplendere di sfumature ambrate e amaranto. Due grandi finestre – i suoi occhi sul mondo, come amava chiamarle– si affacciavano sul giardino, rendendola luminosa e di ampio respiro.
Le era sempre piaciuta quella stanza, era confortevole e accogliente. La considerava un piccolo gioiello di raffinatezza, destinata ad appartenere al più grande dei suoi tesori.
Una domestica stava finendo di sistemare la biancheria nel grande armadio alla sua destra. Non appena si accorse di lei, le rivolse un inchino compito. ‹‹Buongiorno, milady››.
‹‹Buongiorno, Daelys›› le andò incontro, i passi attutiti dai pregiati tappeti che ricoprivano il pavimento. Al contrario di gran parte della servitù, trovava piacevole la compagnia di quella giovane donna dalla carnagione scura. Era discreta ed efficiente, doti che reputava indispensabili in una cameriera. ‹‹Come sta la bambina?››.
‹‹Oh, molto bene direi›› le sorrise la ragazza, volgendo lo sguardo verso il lettino che si trovava poco distante. ‹‹Dorme come un angelo››.
‹‹Bene, ora puoi andare, penserò io a lei››. Mosse solo qualche passo, prima di rivolgerle un’ultima rapida occhiata da sopra la spalla. ‹‹Gradirei non essere disturbata fino all’ora di cena››.
‹‹Come desiderate, milady. Devo avvertirvi quando il padrone rientra?››.
‹‹No, non è necessario. Lo incontrerò più tardi››.
Quando il rumore della porta che veniva chiusa le diede la sicurezza di essere rimasta sola, si concesse un profondo respiro. Si inebriò del profumo dei fiori freschi – gardenie e peonie, i fiori delle regine – che permeava l’aria, misto alla fragranza di pulito.
Le tende ondeggiavano come ali di farfalla, accarezzate dalla lieve brezza che filtrava dalla finestra aperta.
Si stiracchiò pigramente, allungano le braccia verso l’alto e arcuando leggermente la schiena, lasciandosi attraversare dalla piacevole sensazione di tranquillità che percepiva. Alzò lo sguardo verso il soffitto, dove un grande sole campeggiava al centro dell’affresco che lo adornava, attorniato da ninfe danzanti, fiori e piante di melagrana. Aveva richiesto espressamente la presenza di quella pianta, che secondo antiche leggende era foriera di buona sorte.
Immersa nel silenzio, i suoi pensieri persero di consistenza, sostituiti dai suoni allegri e dolci della primavera inoltrata. Avvicinatasi alla culla scostò i tendaggi di morbida organza bianca che, vaporosi come una nuvola, la avvolgevano quasi completamente. Un timido raggio dorato si insinuò in quello spiraglio, illuminando il viso roseo e paffutello di una bambina.
Ed eccolo lì, il suo sole. La stella attorno al quale orbitava il suo mondo.
Lasciò che il tempo scorresse senza alcuna importanza, godendosi la visione di sua figlia tranquillamente addormentata, i pugnetti chiusi vicino al volto. Il cuore le si gonfiò nel petto e un sorriso dolce le incurvò le labbra alla vista di quella creatura, così piccola e delicata.
Era bella come una bambola di porcellana, dalla pelle alabastrina e i capelli chiari.
Ed era sua. E lei la amava come non aveva mai amato altro in tutta la sua vita.
Quando il medimago di famiglia le aveva confermato di essere incinta, dopo l’umiliante resoconto di una serie infinita di referti medici che l’avevano etichettata come sterile, non ci aveva creduto. Non aveva voluto crederci nemmeno osservando il suo ventre crescere e il seno gonfiarsi per il latte.
Solo nel momento in cui le avevano adagiato tra le braccia quel piccolo fagotto, aveva compreso di essere davvero diventata madre e che quello che stringeva al petto era il suo personale miracolo.
Erano passati sette mesi da quel giorno e ad ogni nuovo sguardo che rivolgeva alla sua bambina, la trovava sempre diversa e cresciuta.
Si chinò per poterla prendere in braccio, cercando di non svegliarla. ‹‹La mia splendida Daphne››. Le posò un bacio tra i capelli, cullandola e canticchiando la vecchia ninna nanna che sua madre le sussurrava per farla addormentare. Quasi avesse riconosciuto la sua voce, la piccolina si rannicchiò fra le sue braccia, abbandonando la manina sul seno, proprio accanto al cuore. ‹‹La mia piccola lacrima di sole››.
Una risatina le sfuggì dalle labbra al pensiero di quanto suo marito odiasse quel nomignolo affettuoso. Lo considerava bizzarro e poco adatto ad una futura appartenente all’alta società del mondo magico.
A suo avviso invece era praticamente perfetto.
Quando le avevano chiesto quale nome avrebbe avuto la nascitura, non aveva esitato un solo istante. Daphne.
Come il primo amore del dio Apollo, il sovrano del sole.
Si era imbattuta nella loro storia per caso quando, ancora ragazzina, aveva trovato ad Hogwarts un libro riguardante la mitologia babbana.
Aveva immaginato, con la fervida fantasia di un’adolescente, che anche sua figlia – se mai si fosse sposata e fosse rimasta incinta – avrebbe dovuto portare il nome di quella ninfa, dalla vicenda così disperata e toccante, che era stata in grado di far innamorare di sé il sole. E che probabilmente risplendeva della sua stessa luce.
Nonostante suo marito avesse dimostrato apertamente il suo dissenso, lei era stata irremovibile.
Ora, mentre la guardava, sfiorata dalla luce incantevole del tramonto, ebbe la certezza di aver preso la decisione più giusta.
Quella bambina aveva in sé il sole. Era imprigionato tra i suoi capelli biondi come grano maturo, nascosto nei suoi sorrisi innocenti e sfolgorante nei suoi occhi azzurri come il cielo estivo. ‹‹La mia piccola lacrima di sole››. Lo ripeté ancora una volta, stringendola maggiormente a sé, inspirando a fondo il profumo tipico dei bambini, di buono e pulito. ‹‹La mia Daphne››.



Ed eccosi alla fine del primo capitolo.
Come avevo anticipato, saranno frammenti della vita di Daphne. E, per iniziare, mi è sembrata la cosa più logica presentarla da bambina, vista dagli occhi di sua madre.
Allora, cosa ve ne pare?
Grazie fin da adesso a chiunque leggerà, commenterà, sorriderà o si commuoverà con questa storia.
Baci a tutti
Morgana





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