My
heart, your heands,
minus your kiss
Che
odore ha Sasuke?
È
lo stesso del ferro. Ti penetra fin dentro, in ogni poro della pelle.
Acre,
così intenso da smorzarti il respiro.
Te
ne vorresti liberare scuotendo il capo, ma quello t’invade le
narici, ti brucia la gola.
Di che cosa sa Sasuke?
Sarà
quasi il sapore del sangue. Nero, asciutto sulla strada o tra la
polvere.
Così
secco che salta al solo sfiorarlo delle unghie.
Un
groviglio inestricabile di sentimenti, dolore e lacrime cristallizzati
per sempre.
Il silenzio è
una costante di ciò che chiamano senza saperlo rapporto,
rappresenta il loro particolarissimo modo di comunicare. Una quiete
solo apparente, talvolta talmente carica di suoni da rendersi
assordante.
Il respiro cadenzato dei
due giovani e il delicato fruscio delle lenzuola riempiono la piccola
camera, lasciano un retrogusto d’intimità, di sano
vissuto, screziano quel silenzio che, se svuotato da tacite promesse,
diviene gravoso e opprimente.
Costretto dalla
necessità di sentirlo in un solo movimento fluido e
aggraziato gli circonda con un braccio la schiena, ma la delicatezza
dei modi dura solo per un istante, le dita si ritrovano subito a
stringere con foga quella pelle così chiara. Poggia il mento
tra le scapole altalenando il capo avanti e indietro, ben consapevole
che Sasuke sia ormai già sveglio.
La mattina presto
è l’unico momento della giornata in cui sembra
vagamente trattabile, negli altri casi, il solo parlargli o sfiorarlo
risulta praticamente impossibile senza scatenare una qualche reazione
d’insofferenza, o chiusura ermetica nel mutismo.
Vinto da
un’irrefrenabile tentazione Naruto affonda il volto
nell’incavo del collo. Gli occhi celesti assonnati si
chiudono, mentre si lascia inebriare da quel dolce profumo.
Ne è certo,
rispetto al passato ora Sasuke sa di altro, quasi gli ricorda
l’odore dei fiori d’arancio.
Ha
lo stesso identico profumo del momento prima che ti accada qualcosa di
bello.
È inevitabile
che tra le labbra di Naruto s’infilino dispettosi e serici
capelli neri. Con la lingua ci gioca, troppo preso dal torpore del
sonno per rendersene conto.
Si spinge ancor
più sopra a Sasuke, mentre con la bocca percorre la sagoma
di quel collo niveo. Assecondando ogni movimento le lenzuola frusciano
come pagine di un libro mosse dal vento.
“Usuratonkachi.”
Mormora con la voce impastata dal sonno, socchiudendo leggermente le
iridi scure.
Naruto spinge la guancia
contro il collo dell'amico, strusciandola poi con vigore.
“Te-me.”
Ribatte titubante, come se non sapesse bene in quel momento con quale
nome chiamarlo.
“Sei
fastidioso.”
Sì, Sasuke
è sicuramente più docile del solito la mattina
presto. Naruto in fondo lo sa che quello non è altro che il
modo tutto suo per dirgli di continuare a stargli vicino.
Sfortunatamente, non riesce ancora a spiegarsi come Sasuke possa dire
il contrario di ciò che pensa, se da una parte gli chiede di
allontanarsi dall’altra lo supplica in silenzio di rimanere
lì per sempre.
Le parole svaniscono
nella quiete della stanza, illuminata dai suoni della natura e
orchestrata da agitati sentimenti. C’è il canto
dei passeri che proviene dal giardino, la brezza estiva che smuove le
fronde dei ciliegi, perfino il sole pare possedere una qualche segreta
melodia racchiusa nei raggi sonanti di luce, che trapelano dagli
spiragli delle tapparelle in carta di riso.
“A volte penso
se fosse possibile modificare il passato, cambiare i momenti tristi e i
propri sbagli con qualcosa di meglio.” È la voce
di Sasuke a far riemergere all’improvviso il frammento di un
dialogo cominciato tacitamente tra lui e Naruto.
Sbatte le palpebre
più volte nella speranza di far risvegliare la sua
mente ancora intontita dal sonno. Già normalmente ha
difficoltà a seguire i complicati quanto rari discorsi di
Sasuke, figurarsi poi in quello stato. La mattina appena sveglio i suoi
principali pensieri riguardano ben poche cose: il ramen, il sesso
— questo sconosciuto —, Sasuke, e non di certo in
quest’ordine d’importanza.
Si sforza un attimo di
concentrarsi, ripiega il gomito sulla schiena nuda dell’amico
e poggia con pesantezza la fronte contro la sua nuca.
“Di certo non
ti avrei mai permesso di andartene.” Lo dice con una lieve
sfumatura di prepotenza, stanco di ribadire per l’ennesima
volta lo stesso concetto.
“Dio, e tu
saresti…” Chiude gli occhi neri con decisione,
stringendoli. Fa sempre così quando vuole ricordare qualcosa
di lontano negli anni. Il suo strizzare le palpebre non è
segno di fastidio o sofferenza, in verità è una
sua piccola abitudine che gli fa sembrare di imprimere meglio nella
memoria i ricordi che reputa piacevoli e felici.
“Il ninja
più imprevedibile di tutta Konoha?” Tira le labbra
in un ghigno e gli sembra quasi di non aver messo abbastanza ironia
nella domanda.
“Stai forse
dicendo che sono troppo prevedibile?” Sbuffa Naruto
solleticandogli il collo.
“No, sto solo
dicendo che non sei imprevedibile.”
“Però,
non sono nemmeno prevedibile.” Puntualizza
all’orecchio di Sasuke, che arriccia il naso infastidito,
poiché la voce di Naruto rimane nel pronunciare determinate
sillabe ancora troppo penetrante per i suoi gusti.
“Una via di
mezzo.” Replica inespressivo e voltandosi incontra un paio di
occhi azzurri vivacissimi e due labbra piene che si contraggono
indispettite.
“Fottiti teme,
io non sono una via di mezzo!” Esclama alzandosi di scatto e
dopo avergli calpestato appositamente i piedi scende dal letto
avviandosi in bagno.
Sasuke si gira in posizione supina allungando le braccia su entrambi i
cuscini. Il soffitto biancastro è come un’informe
massa sfocata sospesa sopra di lui. La vista deve essergli peggiorata
ulteriormente, non riesce più a distinguere la piccola
macchia di umidità nell’angolo e dubita che se ne
sia andata via da sola. Chiude gli occhi sospirando con stanchezza,
potrà sembrare paradossale eppure il buio gli permette alle
volte di vedere molto più chiaramente la realtà
non solo di quanto possano i suoi occhi, ma anche di quelli che
funzionano perfettamente.
Lo scroscio
dell’acqua della doccia gli giunge alle orecchie.
C’è Naruto ovviamente sotto quella pioggia
artificiale, e di certo, se tenesse gli occhi aperti, non potrebbe
rivedere nella sua fantasia il corpo del dobe lambito da miriadi di
rivoli d’acqua. Stringe le labbra in una smorfia contrita e
nasconde la testa sotto il cuscino dell’amico. Forse
così riuscirà a soffocare
l’assurdità dell’essere follemente
geloso di ogni singola goccia.
Rigira la tazzina di
caffè rigorosamente senza zucchero tra le mani, soffiandoci
sopra con stizza. Sasuke non è innervosito più di
tanto dal fatto che pur essendo passati ben cinque minuti il
caffè sia ancora bollente, quanto dalla sparizione
inspiegabile dei suoi senbei[1]. Nel posto fino a ieri occupato
dalla loro colorata confezione, ora è presente uno
sgradevole spazio vuoto, e non se ne capacita.
Avverte i passi
strascicati di Naruto che giunge in cucina una volta terminata la
doccia. Ha i capelli ancora umidi che gli incorniciano il volto e, da
idiota quant’è, si è scordato di
asciugarsi i piedi lasciando ad ogni passo le sue belle impronte sul
pavimento.
Sasuke
l’osserva con sguardo annoiato, sollevando appena un
sopracciglio per mostrare tutta la sua indignazione. Sebbene la
tentazione di rimproverarlo con aria di superiorità sia
forte, abbandona subito il proposito di iniziare a discutere con lui
per quanto riguarda il tener in ordine la casa, poiché come
la scorsa volta, Naruto potrebbe giustamente obbiettare che anche se
Sasuke non bagna, non sbriciola, non sporca, o quant’altro
è anche vero che non ha mai mosso un dito in una qualsiasi
faccenda domestica. Quindi, se è lui che pulisce, ha anche
il sacro santo diritto di sporcare.
Sasuke continua a
guardarlo mentre si avventa su un anonimo sacchetto che gira
già da qualche giorno per casa, dopodiché con una
lieve smorfia torna a scrutare con amarezza la dispensa.
“Che fine
hanno fatto i miei
senbei?” Chiede sottolineando con finta indifferenza il
possessivo — miei —.
“Shono
finifi.” Bofonchia Naruto, mentre s’ingozza con gli
strani dolcetti arraffati dal sacchetto di carta.
“E chi li ha
finiti?” Chiude gli occhi fremendo leggermente. Ci sta
davvero provando a mantenere la calma, ma il dobe ha
un’innata bravura nel mettere a dura prova i suoi
già di per sé delicati nervi, e alla fine non
riesce proprio a trattenersi dal sibilare in modo minaccioso ogni
singola parola.
“Tu, teme,
ieri e te l’ho pure detto, ma non mi stai mai ad
ascoltare.” Mugugna masticando con gusto. “E poi a
me i tuoi senbei fanno pure schifo, te lo dico nel caso che stessi
sospettando di me, anzi, tu stavi sospettando di me.”
“Ti sbagli, io
sto ancora sospettando di te, dobe.” Incalza assottigliando
lo sguardo.
“Be’
non dovresti, davvero, ti giuro, piuttosto che mangiarli avrei
preferito buttarli nel cesso.” Borbotta sputacchiando
briciole e nel frattempo annuisce vigorosamente, come se
quell’insulsa affermazione potesse in qualche modo
rassicurare Sasuke che tra l’altro, colpito da
un’innocente briciola di Naruto in piena faccia, incomincia a
mostrare i primi sintomi di un esaurimento nervoso.
“Perché
non chiudi la bocca mentre mangi, dobe?” Il tono basso e
calmo di voce non concorda assolutamente con la violenza usata per
chiudere l’anta della dispensa, che per poco non si smonta.
Naruto pensa bene
allora, al fine di calmare gli indemoniati spiriti di Sasuke, di
piazzargli in mano uno di quei morbidi dolci al cioccolato.
Sasuke concede al
piccolo sgorbio un solo sguardo di pura indifferenza, poi lo pigia
contro la guancia dell’amico.
“Sai che non
mangio dolci, dobe.” Mormora continuando a premergli con
forza quella sottospecie di biscotto contro.
Naruto glielo porta via
dalla mano con un morso, sfiorandogli con i denti la punta delle dita.
“Scemo, non sai che ti perdi.” Accenna a un
sorriso. “Sakura-chan è stata così
gentile a portarceli, le farai un dispiacere se non ne assaggi nemmeno
uno.”
“È
da mesi che non si fa vedere, quando l'hai incontrata?”
Glielo chiede lo stesso, sviando lo sguardo, nonostante gli interessi
poco tendente al niente.
“Ah
già, te non c’eri. Sarà stato due
giorni fa, quando Tsunade-baba ti aveva convocato e io stavo fuori dal
suo ufficio ad aspettarti.” Replica passandosi un braccio per
pulirsi la bocca.
“Che caso,
proprio l’unica volta in cui io non sono presente lei si fa
vedere.” Replica Sasuke con sottile sarcasmo.
“Non
l’avrà mica fatto apposta, no? Quanto sei
malizioso.”
“E tu ingenuo,
anche un bambino lo capirebbe che mi sta evitando.”
“Non credo
proprio e poi scusami, dimmi perché se ti sta evitando, come
tu dici, avrebbe fatto dei biscotti apposta per te?” Gli
chiede con tono impertinente sventolandogli il sacchetto mezzo vuoto
davanti agli occhi.
A questo punto per
Sasuke la conversazione può anche concludersi, e con un
verso monosillabico di risposta si risiede con altera eleganza al
tavolo.
Naruto gli getta
un’occhiata torva iniziando a trafficare con i fornelli per
prepararsi la colazione.
“Vuoi un
po’ di latte?” Gli chiede versandone un
po’ nel pentolino.
Sasuke volta il capo
dall’altra parte e sorseggiando il caffè evita
accuratamente di rispondergli.
Mentre aspetta che il
latte di soia si riscaldi, Naruto si dà da fare con la
preparazione di una confezione di ramen istantaneo e si appresta a
riempirsi un bicchiere di succo d’arancia, brontola soltanto
un poco, ormai abituato alla gentile considerazione che gli dedica
l’Uchiha.
Nella cucina
è sceso un delicato silenzio interrotto ogni tanto dal
cozzare di pentole e stoviglie durante le operazioni culinarie di
Naruto.
Sasuke conosce
abbastanza bene l’amico da sapere che quella quiete
preannuncia un’imminente tempesta. Socchiude le iridi scure
per prepararsi a godere del momento che sta per arrivare. Infatti, fra
poco Naruto inizierà a dar aria alla bocca per svariati
minuti, parlando ininterrottamente di qualsiasi cosa gli passi per la
testa.
Come di consueto, Sasuke
gli intimerà ripetutamente di tacere o si
sforzerà di non starlo ad ascoltare, ma Naruto non si
azzittirà di certo, anche perché sa perfettamente
che Sasuke in realtà ama poter sentire la sua voce.
A parte la sfilza di
cazzate in cui riprende la questione di Sakura, cercando di
giustificarla del fatto che non si faccia quasi mai vedere con la scusa
che ha bisogno di tempo, e tempo per cosa non viene specificato,
affronta anche argomenti degni d’interesse, del tipo che oggi
pomeriggio si esce a comprare i senbei.
“E
già che ci siamo si potrebbe prendere anche un nuovo futon,
Sakura mi ha detto che c’è una svendita al negozio
di Ocasaba.” Prosegue Naruto rigirando la misoshiru[2] sul fuoco.
La storia del futon
effettivamente non è così semplice da spiegare.
Sembrerebbe che a causa di una terribile maledizione tutti gli ignari
futon che entrano in casa Uzumaki siano destinati a sparire
misteriosamente. Il fatto è che ne hanno già
comprati due ed entrambi si sono inspiegabilmente volatilizzati nel
giro di pochi giorni.
Per il primo acquisto il
diretto responsabile della sparizione è Naruto Uzumaki in
persona. Invece, con il secondo futon le cose andarono diversamente, un
giorno Naruto avvicinandosi a passo felpato al luogo dove risiedeva la
vittima trovò il misfatto già portato a termine.
Contando che vivono solo in due nella stessa casa e che se uno non
è stato… be’, insomma, è
facile smascherare il colpevole.
Per spiegare i suddetti
rapimenti di materassi bisogna partire dal presupposto che sia Naruto
che Sasuke non hanno nessuna intenzione di dormine su uno scomodo e
scadente futon, e per quanto siano capaci di negarlo
all’infinito non trovano per nulla spiacevole condividere il
letto matrimoniale. Tuttavia, il loro tacito accordo è di
tirare in ballo ogni tot giorni questa storia, in modo che non sembri
effettivamente vero che gli piaccia dormire insieme, ma solo una
questione di pura fatalità.
“Anche se
ovviamente finiremo per litigare come l’altra volta. Quindi
te lo dico già teme, io dormo nel mio letto.”
Borbotta continuando a vagare per la cucina.
Sasuke con la coda
dell’occhio e la tazzina poggiata a fior di labbra, segue
ogni spostamento di Naruto. Sarà forse per i capelli biondi
spettinati ancora gocciolanti o per il sorriso sereno che gli rilassa i
lineamenti del volto, ma fatto sta che non riesce in alcun modo a
staccargli gli occhi di dosso. La pelle ambrata dopo la doccia emana un
profumo inebriante e vinto da una voglia travolgente, senza neanche
accorgersi, allunga un braccio verso di lui.
“Che
c’è? Vuoi qualcosa?” Sbraita Naruto con
ben poca gentilezza, gettando uno sguardo alla mano
dell’amico che lo sta quasi per sfiorare.
Solo in quel momento
Sasuke si rende conto del suo gesto e ritrae immediatamente il braccio.
Sta già per rispondere con un laconico — niente
—, ma in quel modo pensa che farebbe la figura del debole o
dell’insicuro, e se ben ricorda lui in fondo è un
Uchiha, Sasuke Uchiha, e questo comporta che può ben dire e
fare tutto ciò che più gli aggrada senza doversi
intimidire, o peggio ancora, vergognare.
“Volevo
toccarti.” Lo dice alla stessa maniera di — un
bicchier d’acqua, grazie —, o — ti faccio
presente che il mio caffè scotta ancora —.
Naruto lo guarda e per
una frazione di secondo gli occhi azzurri mozzafiato si sgranano.
Poi, dopo, si arrabbia.
Con rapidità
gli afferra il polso portandosi la sua mano al petto, e Sasuke
istintivamente stringe con forza tra le dita la stoffa della maglia
nera.
“Ti ci voleva
così tanto, ne teme!?” Abbaia stringendo con forza
il polso sottile e strattonando quel braccio che rimane fermamente
incollato al suo petto.
Sasuke lo fissa
palesando fastidio. “Non urlare così tanto,
usuratonkachi.”
“Teme! Io
faccio quello che mi pare!” Esclama a voce alta e penetrante,
stritolandogli il polso nella foga.
Naruto è il
tipico esemplare di Innamorabbiato
o Rabbiamorato,
come dir si voglia, termine coniato da Sakura Haruno stessa quando non
trovava altro modo per definire il sentimento provato
dell’amico nei confronti di Sasuke.
Naruto ha i
più svariati motivi per essere arrabbiato con lui,
altrettanti per esserne innamorato. In tutti quegli anni che sono
rimasti lontani, ha saputo coltivare in sé quel disperato
sentimento, ma allo stesso modo una cieca rabbia ha radicato nel suo
cuore. Non è arrabbiato per il male che gli ha fatto Sasuke,
è furioso per il male che Sasuke ha fatto a se stesso.
“Sei assurdo,
Naruto.” Asserisce con aria svogliata e le dita ancora ben
ancorate alla maglia.
“Sai
cos’è veramente assurdo, teme?” Vocia
mostrando i denti, senza aspettare una risposta.
“È assurdo che da otto mesi che viviamo sotto lo
stesso tetto non abbiamo ancora fatto nulla!”
“E che cosa
avremmo dovuto fare di grazia?”
Naruto esita un attimo
nel rispondere. “Niente!” Replica infine.
Sasuke lascia andare la
presa e intrecciando le dita all’altezza del viso volge lo
sguardo davanti a sé. In un momento Naruto ha perso tutto
ciò che aveva d’interessante e lui può
tranquillamente ricadere nella sua apatia.
“Guardami.”
Sillaba a poca distanza dal viso di Sasuke, non glielo sta dicendo,
tanto meno chiedendo, piuttosto è un ordine.
Uchiha inizia a
sorseggiare il caffè osservando il confuso paesaggio alla
finestra, ai suoi occhi il giardino non è altro che
un’indistinta chiazza di color verde sgargiante.
“Ti ho detto
di guardarmi.”
Non ne ha intenzione.
Poggia la tazzina sul tavolo, appurando quanto Naruto possa essere
testardo e snervante alle volte, — il più delle
volte —.
“Che
c’è? Non riesci a guardarmi negli
occhi?” Lo dice con tono sferzante, sa bene che Sasuke
è intelligente, ma non tanto da sapere sorvolare su una
provocazione.
Infatti, si alza da
tavola facendo stridere le gambe della sedia e con tutta calma si volta
verso Naruto per puntare le sue iridi scure contro due spicchi di cielo
dagli indefiniti contorni.
“Ti sto
guardando usuratonkachi.” Mormora stringendo gli occhi per
mettere a fuoco i delicati lineamenti di Naruto.
Sasuke è
dannatamente vicino, potrebbe contare ogni singola ciglia di quegli
occhi così neri e percorrere con la punta della lingua il
contorno di quella bocca sottile. Potrebbe addirittura baciarlo,
“Dannato teme,
io…”
se non
l’avesse già fatto lui.
Le loro labbra si
uniscono in un morbido bacio. Naruto ha ancora gli occhi sgranati dalla
meraviglia e non sa cosa accadrebbe se anche lui come Sasuke decidesse
di chiuderli.
Sente le dita
dell’Uchiha che si aggrappano all’orlo della sua
maglia e lo vede protendere il collo per premere con più
forza le labbra contro le sue.
Serra le iridi blu,
è consapevole che Sasuke gli stia disperatamente urlando
qualcosa attraverso quel gesto, e risponde al bacio con tutta la sua
rabbia e impazienza.
In fondo non
è la prima volta che si baciano, sanno a grandi linee come
si fa, l’unica differenza è che oggi nessuno dei
due è nella fase rem.
Naruto schiude le labbra
lasciando alle loro lingue affamate la libertà di
assaporarsi a vicenda.
Ed è
così che il bacio casto e incerto diviene disperato.
Iniziano i morsi, lo scontrarsi di labbra in rudi movenze, e
sembrerebbe quasi che con quel tenero legame violento vogliano
recuperare tutto il tempo perduto.
Naruto carezza il collo
dell’amico, gli sfiora il viso e gli scosta i capelli dalla
fronte, ha un bisogno assoluto di sentire Sasuke sotto di lui e su di
lui, sentire Sasuke e — dentro Sasuke —.
Prima che
l’aria termini, il bacio si fa più irruento e
appassionato. Tutti i loro sentimenti dolci e contrastanti in un
istante sembrano sciogliersi in una vertiginosa spirale.
Sasuke continua a
stringere Naruto a sé tirandolo per la maglia, mentre si
alza in punta di piedi per avere più libertà in
quella bocca che ha appena dichiarato come sua.
Combattono per
l’ultima volta le lingue e infine si allontanano, solo un
rivolo di saliva lucente a mantenere ancora unito il rapporto.
Riaprono con lentezza le
palpebre. Naruto si ritrova davanti due occhi neri, non più
freddi e impassibili, ma lievemente sgranati in
un’espressione sconcertata. Sembra quasi che Sasuke sia
rimasto stupito dal suo stesso gesto; tiene le labbra ancora schiuse e
ansima appena, non riesci a respirare perché qualcosa gli
sta sfondando il petto. Il suo cuore sta ruggendo furioso, gli
è salito fino in gola e ne sente il battito rimbombargli
nelle orecchie.
Il respiro caldo di
Naruto gli sfiora il collo. Sasuke riesce a percepire chiaramente la
voglia dell’amico di tornare a unirsi a lui in un bacio,
glielo sta silenziosamente chiedendo.
Socchiude gli occhi,
mentre il cuore si gonfia, trema e sussulta incontrollato. Non sa
gestire tutto questo Sasuke, i suoi unici sentimenti rimasti sono il
rancore e il desiderio di vendetta, tutti gli altri ha iniziato a
seppellirli con difficoltà da quando aveva sette anni.
Non è
abituato a controllare queste emozioni, lo fanno sentire profondamente
a disagio, totalmente fuori luogo.
L’odio,
invece, e la collera li sente suoi, come appendici del suo essere. Non
ha paura a mostrarli, sono il veleno nero che copioso gli cola dal
cuore, lo fanno sentire vivo e completo scongiurando la sua angosciante
paura del vuoto.
Adesso, però,
tutte quelle emozioni che con sofferenza aveva allontanato da
sé gli stanno sfondando il petto, è certo che se
non farà al più presto qualcosa il suo cuore
cadrà sanguinante per terra.
Ghermisce la mano di
Naruto portandosela al petto, sotto la maglia bianca, contro la sua
pelle.
“Che diavolo
è questo?!” Vocia scuotendo il capo, è
umiliante per lui non sapersi dare una spiegazione.
Naruto avverte
chiaramente sotto il palmo della mano i battiti accelerati del cuore di
Sasuke e inclinando il volto, punta lo sguardo su quel pallido viso
perfetto.
“Non posso
credere che tu non lo sappia.” Mormora semplicemente.
Sasuke abbassa il volto
nascondendosi dietro i lungi capelli neri. È tutto
così imbarazzante, probabilmente anche sbagliato, non ci
capisce più nulla. Ha baciato Naruto e non vuol vedere altra
spiegazione se non quella che desiderava farlo azzittire. Eppure,
perché chiudergli la bocca quando lui adora sentirlo
parlare? È contradditorio da far schifo Sasuke.
Ora ha solo voglia di
scappare o di rimanere lì per sempre. Anzi no,
farà i capricci e poi scapperà.
“Usuratonkachi,
ti detesto.” Gli ringhia contro, vuole solo litigare.
È l’unico modo che conosce per rapportarsi con
Naruto ed è la cosa che gli riesce meglio.
“Quanto sei
stupido, teme.” Ride unendo le sue labbra a quelle di Sasuke
in un bacio morbido e veloce. Uchiha sulle prime si oppone arricciando
le labbra, ma poi cede lasciando che la lingua calda di Naruto irrompa
dentro di lui.
All’improvviso,
come colto da un ripensamento, si scansa in malo modo da Naruto
tentando di colpirlo al volto con un pugno, che però
l’amico riesce facilmente a bloccare con una mano.
Nonostante Sasuke abbia
cercato di allontanarlo, Naruto non solo resta impassibile di fronte a
lui, ma si avvicina ulteriormente solleticandogli il collo con le
ciocche chiare. Tiene ancora stretto il pugno di Sasuke nella mano, al
momento è l’unico punto di contatto che gli
permette di tenere l’Uchiha accanto a sé.
Sasuke deglutisce
visibilmente, non riesce più a gestire il confronto con
Naruto. Si sente nudo, ha bisogno delle sue distanze, di nascondersi
dietro il muro di freddezza e impassibilità, ed è
per questo che sussurra qualcosa di simile a un — devo andare
—.
Naruto socchiude gli
occhi celesti in una mesta espressione e, reclinando docilmente il
capo, lascia scivolare via la mano di Sasuke dalla sua. Resta immobile
a guardarlo mentre si avvicina alla porta di casa.
Con un gesto secco
Sasuke apre il fusuma d’ingresso decorato con preziosi
dipinti di paesaggi autunnali. I due pannelli scorrendo lungo i binari
aprono la vista sul minuscolo giardino di casa Uzumaki. La sagoma nera
di Sasuke si staglia in mezzo al vivace sfondo verde, screziato dal
giallo allegro dei girasoli e dai variopinti liliums, mentre la luce
calda del sole invade la cucina, illuminando, se possibile, ancor
più gli occhi di Naruto e rischiarando in tenui tinte
bluastre i capelli di Sasuke.
Uchiha si ferma qualche
secondo sulla soglia di casa. Socchiude le palpebre sia per proteggere
gli occhi dal solleone estivo, sia per mettere a fuoco
l’ambiente esterno che per ora non gli sembra altro che un
confuso quadro ad acquerelli, dove il verde si amalgama in
un’unica sfumatura di colore con l’azzurro terso
del cielo.
Sta aspettando che
Naruto dica qualcosa, qualunque cosa, e quando nessuna parola viene
pronunciata, avanza per lo stretto viale fra i tulipani rossi
avvicinandosi al cancello.
“Teme!!!”
Si volta con esasperante
lentezza scrutando il suo grande amore dobe che strepita sulla soglia
di casa.
“Naruto…”
Si rivolge a lui in un sussurro a malapena percettibile, tanto sa che
riuscirà a sentirlo ugualmente. “Non urlare che ti
viene la voce acuta.”
Naruto lo guarda
arrossendo di rabbia e, incassando il capo nelle spalle, increspa sulle
labbra un adorabile broncio.
“Ahou[3]
si può sapere dove
cazzo stai andando?” Sbraita raggiungendolo.
Sasuke continua ad
avanzare senza degnarlo d’attenzione. Tiene il viso rivolto
al cielo, mentre la brezza leggera gli scompiglia i capelli; la
conversazione non ancora iniziata, a quanto pare, ha già
smesso d'interessarlo.
“Oi,
rispondi.”
Si morsica
dall’interno il labbro inferiore, indispettito dal sentire la
voce penetrante di Naruto così vicina alle orecchie.
“A comprare i
senbei.” Replica con aria scocciata, allungando ulteriormente
il passo per distanziarlo.
“Per tua e
soprattutto mia
sfortuna sai che non puoi andartene in giro da solo.”
“Vuoi proprio
farmi incazzare oggi dobe, ammettilo.” Quasi ringhia Sasuke.
Uzumaki scoppia in una
risata cristallina, così forte e allegra che Sasuke si
ritrova a stringere i pugni per l’irritazione.
Si gira verso Naruto di
scatto pronto a picchiarlo — seriamente questa volta
—, ma ritrovandosi davanti al volto solare
dell’amico con gli angoli della bocca piegati verso il cielo,
in un attimo Sasuke si calma, rilassando le mani lungo i fianchi.
Così ritorna
sui suoi passi, arricciando le labbra nella smorfia che più
considera vicina a un sorriso.
Note:
[1] = è un prodotto tipico della cucina giapponese, si
tratta di una specie di cracker solitamente salato.
[2] =
è una zuppa tradizionale della cucina giapponese costituita
sostanzialmente da brodo, in particolare dashi mescolata con
pasta di miso.
[3] =
Scemo!
Angolino Autrice:
Salve a tutti! Avevo voglia di scrivere qualcosa di veramente semplice
e leggero, ed ecco qui questa sottospecie di Naru/Sasu.
È una breve fiction
di due capitoli che comprende un arco di tempo di sole
ventiquattro ore, e nel prossimo capitolo si capirà meglio
il perché di tutta questa situazione. Mi scuso per
l'estrema insulsaggine della storia, nonostante ci
abbia davvero provato a scrivere qualcosa di decente, perciò
vorrei dirvi lo stesso che sarei davvero felicissima di ricevere la
vostra opinione!
Ci tengo infine a ringraziare di cuore tutto coloro che hanno letto e
chi deciderà di recensire (se ci sarà ovviamente
qualcuno a farlo) xD
Alla prossima!
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