Nick Autore:
Any
Ikisy
Categoria scelta:
Neon Genesis Evangelion
Titolo: Sottile Scambio di Favori
Genere: Introspettivo, Slice of
Life, Generale, Friendship
Rating: Giallo
Protagonisti/Pairing: Kaworu Nagisa,
Shinji Ikari, Kensuke Aida, Toji Suzuhara [KawoShinji]
Avvertimenti: Shonen-ai, One-shot,
AU, Lime
Citazione scelta (queen contest):
Friends will be friends
Prompt scelto (parole
e luoghi contest): Abbandono
Luogo scelto (parole e luoghi
contest): In una discoteca
Note d’Autore: La
storia ha partecipato a due contest; è stata giudicata, la
prima volta,
simultaneamente a Metro
di paragone, classificandosi per altro nella stessa
posizione. Ha partecipato nel frattempo ad un altro contest, la cui
classificazione sembra migliore… la storia resta ad ogni
modo uguale. A voi.
SOTTILE SCAMBIO
di FAVORI
Contrariamente
a quanto si poteva
pensare, un negozio di
dischi offriva un notevole conforto per chi era avvezzo alla noia: le
luci al
neon e il ritmo ripetitivo delle canzoni commerciali che la radio
diffondeva in
quel periodo non davano modo alle percezioni di captare il buio che
avanzava o
il ticchettio dell’impersonale orologio appeso alla parete;
distinguere il
tempo scorrere, in qualche modo, non era concesso nella discoteca.
Tutto
semplicemente scivolava via con tranquillità.
Shinji
amava la
tranquillità –un po’ meno i giorni in
cui
iniziavano le svendite e il negozio di affollava.
Aveva
imparato che doveva alzare lo sguardo quando lo scampanellio concitato
proveniente dalla porta lo avvertiva che qualcuno stava entrando, per
poi
salutare e tornare alla rivista che leggeva placidamente dietro la
cassa –era
ormai abbastanza esperto da sapere che la maggior parte della gente che
varcava
quella soglia dava una rapida occhiata solo per passare il tempo.
Quel
giorno, notò distrattamente, fuori dalla finestra i platani
oltre la strada
venivano piegati da un vento tutt’altro che indulgente; le
cime quasi si
sfioravano prima che una folata particolarmente intransigente le
scuotessero
nuovamente.
S’incantava
molto spesso ad osservarli, assorto da nulla in particolare, ma
probabilmente
ciò che faceva più spesso era pensare
–e penare, nella sua misera condizione di
essere umano ancora distante dalla realizzazione.
Shinji
Ikari, per l’amor del Cielo,
aveva
solamente diciassette anni: a quell’età sarebbe
stato impossibile per lui non
porsi patetici quesiti esistenziali sul proprio futuro.
«Buongiorno.»
Voltò
indolentemente il capo, riscuotendosi solo dopo essersi accorto che a
parlare
era stato un ragazzo dall’altra parte del bancone. Si chiese
quando fosse
arrivato, dato che non lo aveva nemmeno visto entrare, e al contempo
sgranò comicamente
gli occhi.
«Sa-salve!
Posso essere d’aiuto?» fece, accomodante, sperando
di rimediare alla propria
mancanza di attenzione nei riguardi dello sconosciuto.
«Vorrei
ascoltare un brano di questo album, è possibile?»
«Certo,
quale traccia?»
«La
numero quindici, grazie.»
Shinji
afferrò la confezione che gli veniva posta con una certa
remissività, prima di
accertarsi che non vi fossero copie già scartate; ne svolse
quindi l’involucro
e inserì il CD nel lettore musicale.
Vi
era una particolare offerta per celebrare i successi dei Queen a
distanza di
vent’anni –in memoria della morte di Freddie
Mercury, per la precisione– perciò
non si stupì non appena lesse il nome della custodia.
«Ah-
Greatest Hits II… credevo che le copie fossero
già esaurite.»
«Suppongo
sia un caso fortuito dunque, il mio.»
Another
red letter day.
So the pound has dropped and the children are creating.
The other half ran
away
taking all the cash and leaving you with the lumber…
I
primi versi si propagarono all’interno del locale con
rapidità; il giovane che
aveva di fronte socchiuse gli occhi e sorrise serenamente, forse colto
da una
nota nostalgica.
Shinji
si prese qualche istante per studiare le fattezze di
quell’individuo che,
nonostante la brezza autunnale, indossava una camicia bianca a maniche
corte
–probabilmente si trattava di una divisa scolastica, ma
questo non giustificava
l’assenza di una giacca sulla sua schiena.
Aveva
un ampio sterno e un collo esile e sottile; era sicuramente
più alto di lui ma
non lo dava a vedere. I suoi capelli bianchi –suonava
assurdo, visto che
avrebbero potuto avere la stessa età– sfioravano
con delicatezza le spalle,
allo stesso modo della frangia che cadeva sulle ciglia, altrettanto
chiare.
Persino
la sua pelle insolitamente pallida ricordava un cencio –aveva
un nome
particolare quella condizione genetica: albinismo, pensò.
«Che
meraviglia il canto, senza dubbio l’apice della cultura
umana. Non lo credi
anche tu… Shinji Ikari?¹»
Lo
vide sporgersi oltre il bancone per leggere il suo nome dalla tesserina
di
riconoscimento che aveva appuntato alla maglia; gli sorrise
cordialmente e notò
che la sua voce era del tutto pulita e virile.
«Questa
canzone, in particolare, esprime con una certa chiarezza ciò
che unicamente a
parole non sarebbe stato altrettanto facile comunicare.»
Annuì,
«Lo penso anche io; questo gruppo ha gettato le basi del rock
e del metal…»
L’altro
replico: «Mi riferivo al testo, in
verità.»
Ascoltò
distrattamente, sistemando con calma il fodero per passarlo al laser ed
attendere che il computer riconoscesse il cofanetto; spese un paio di
secondi
per rispondere, trovando che facesse in qualche modo parte del suo
lavoro.
Quale
opinione poteva fornire a riguardo? Ad un estraneo, poi.
«Personalmente
non trovo l’amicizia così potente, né
tantomeno indispensabile. Insomma, in
fondo è solo uno scambio reciproco di
favori…»
Afferrò
una bustina di plastica e attese che lo scontrino venisse emesso mentre
osservava per la prima volta gli occhi color carminio del ragazzo
–insolito, ma
si trovò affascinato dalla profondità di quelle
iridi.
«Che
visione pessimista. Qualcuno deve averti profondamente ferito per
portarti una
tale sofferenza…»
«Uhm.»
abbassò lo sguardo incerto, sulla difensiva.
«Ritengo
che l’amicizia appartenga alla categoria di sentimenti che
non possono essere
semplicemente spiegati con parole: serve un’esperienza
vivida, per questo mi
farebbe piacere incontrarti nuovamente, Shinji Ikari. Parlare con te
ancora un
po’, se fosse possibile.»
Non
capì cosa volesse dire, né il motivo per cui si
sentiva così assorto dalla sua
presenza e dal suo modo elegante di porsi, ma semplicemente
accettò i soldi che
gli venivano allungati e restituì l’articolo; le
loro dita si sfiorarono e ne
avvertì l’inaspettato calore.
«Hai
una penna?»
«Certo…»
gli diede quella con cui stava risolvendo un rebus prima del suo arrivo.
Lo
vide voltare la ricevuta che aveva pescato dal sacchetto per iniziare a
scrivere
sul retro una serie di cifre; non capì che si trattava di un
numero di
cellulare finché non lo ebbe tra le mani.
«Ma…
tu…»
«Perdona
la scortesia: non mi sono presentato. Io sono Kaworu. Kaworu
Nagisa.»
It’s
not easy love,
but you’ve got friends you can trust:
friends will be friends.
When you’re in need of
love they give you care and attention:
friends will be friends…
Shinji
reputava normale porsi dei
dubbi ed avere le proprie
opinioni, quindi non si era fatto scrupoli nell’eliminare la
possibilità di
rivedere quel fantomatico personaggio; fu con sorpresa
perciò che qualche sera
dopo accettò il suo invito ad uscire.
Si
erano dati appuntamento sotto
l’insegna luminosa del
negozio, prima di recarsi al cinema per guardare un film di
fantascienza. Della
trama ricordava ben poco, se doveva essere sincero, ma per lo
più avrebbe
saputo riprodurre ogni tinta che aveva colorato i capelli argentati del
suo
accompagnatore. Una volta fuori, gli aveva proposto di rifugiarsi in un
bar
poco distante e avevano trascorso la serata di fronte a una cioccolata
calda;
si stupì di non aver mai provato una simile quiete prima di
allora, nonostante
l’avesse cercata fino a quel momento.
Era
trascorsa ormai una settimana e
Shinji aveva rimuginato
per lo stesso tempo sulla questione, fin quando non aveva deciso di
uscire con
alcuni amici per distrarsi.
In
fondo, era stato felice della
serata trascorsa e forse
avrebbe trovato delle similitudini tra quella sorta di viva allegria
che
l’aveva caratterizzata e le sensazioni che provava quando si
incontrava con
Kensuke e Toji –niente di diverso, aveva sperato tacitamente.
Lo
aveva semplicemente colto in
contropiede, si giustificò,
ruotando tra le mani il proprio bicchiere di gazzosa ancora pieno.
Il
locale che avevano scelto,
nonostante il freddo li
costringesse a sprofondare nella sciarpa fino al naso, era un
po’ fuori mano
perché ci potesse andare abitualmente –Shinji non
lo avrebbe comunque fatto; apprezzava
però che fosse sempre semi-deserto.
«Che
avete fatto in questi giorni?» chiese innocentemente Suzuhara
ad un tratto.
«Ho
visto la partita di basket in trasferta, l’altra
sera.» rispose Aida con
prontezza.
Sorseggiò
piano dal suo
bicchiere, senza dire ad alta voce che aveva avuto un appuntamento con
un
ragazzo –con Nagisa, per mantenersi impersonale. Non prese
nemmeno in
considerazione di dire apertamente che era stato bene in
quell’occasione e che,
potendo, avrebbe persino ripetuto l’esperienza.
Ricordava
di come,
una volta entrato
in contatto visivo con Kaworu, non fosse stato più in grado
di liberarsene –non
ci riusciva perché non voleva.
Shinji
continuò a far tacere i
propri pensieri, un po’ a disagio.
In
qualche modo,
scoprì un certo
timore nel provare una tale attrazione per lui: il suo modo di parlare,
le
attenzioni che gli serbava… non era molto esperto nel campo,
ma credeva di
piacergli come ad un uomo non sarebbe
dovuto piacere un altro uomo –ciò che
realmente lo allarmava non era
questo, ma che corrispondeva in pieno se doveva essere onesto con se
stesso.
«Kensuke,
hai presente quando
sei attratto da una persona senza saperne il motivo?» chiese
eludendo
totalmente la domanda.
«Uhm,
no.
Non mi è mai capitato…
Anzi, a pensarci bene, solo con le belle ragazze.»
«Ah,
non
dire assurdità: sai
benissimo il perché in quel caso!» aggiunse
schietto Toji; Ikari ebbe un
sussulto –la pensavano allo stesso modo, quindi.
Shinji
conosceva
l’amarezza
dell’incomprensione e fino a quel momento avrebbe giurato che
gli andasse bene,
tuttavia improvvisamente si accorse che non era quella la compagnia che
voleva
frequentare, né quello in discorso a cui voleva prender
parte.
Essendo
orfano, non
aveva mai
avuto alcun tipo di garanzia sull’affetto altrui: poteva solo
sperare che le
persone attorno a lui lo accettassero per ciò che era. Allo
stesso tempo,
prestava particolare attenzione affinché non fossero loro a
decidere di tradirlo
per una sua mancanza o un suo comportamento, del tutto inconsciamente.
Shinji
non sopportava
l’abbandono,
lo sapeva, perciò si legava poco alle persone ed era
difficile per lui, se non
impossibile, pensare di rinunciare a quel misero contatto umano di cui
disponeva.
Non
vi era comunque
nessuno a
sostenerlo, visto che aveva allontanato chiunque, e da solo non aveva
la forza
di accettare qualcosa come la propria omosessualità.
«E
tu
cos’hai fatto, Shinji? Non hai niente da
raccontarci?»
Se
semplicemente non
ne avesse
dato loro un valido motivo, non gli avrebbero voltato le spalle e lui
non si
sarebbe trovato di fronte alla scelta tra i suoi amici e il ragazzo che
gli
piaceva –in cambio di una piccola, innocente bugia.
«Niente
di interessante.»
When
you’re through with life and all hope is lost
hold out your hand ‘cause friends will be friends;
right till the end…
Durante
il cambio dell’ora
non era raro che l’insegnante tardasse
a raggiungere la classe, dando modo ai ragazzi di avere cinque, a volte
sette
minuti per parlare col proprio compagno o aprire le finestre per
cambiare
l’aria, che nel frattempo il più delle volte si
faceva viziata e pesante.
Ma
l’inverno si avvicinava
ed era sempre più difficile
resistere alla tentazione di alzarsi e serrare quelle dannate persiane.
«Ehi,
leggi qui: parla di Freddie Mercury.»
«Chi,
il bassista dei Queen?»
«No,
il cantante, scemo…»
Shinji
aveva avuto modo di apprendere che Kaworu era un grande amante della
musica e,
in particolare, dei Queen; aveva continuato ad incontrarlo, nonostante
i dubbi
che precedevano e seguivano i loro incontri, e capitava spesso che
parlassero
dei rispettivi interessi –Nagisa, per lo più,
teneva acceso ed interessante il
discorso, a suo parere.
Qualsiasi
cosa vi fosse scritto
sull’articolo che Toji aveva
allungato a Kensuke, prima che la capoclasse lo sequestrasse, era
sicuro di
saperla.
«C’è
scritto che era gay!»
«Già.»
«No,
non ci posso credere…»
Aveva
ragione: ne era al corrente;
Kaworu parlava più di
quanto si aspettasse. Assistente con apatia allo scambio di opinioni,
seppur
riluttante.
«Oh,
ma allora…!»
«Secondo
te lo prendeva davvero… in quel posto?»
continuò il castano per lui, titubante.
«E
che importa?» intervenne totalmente soprappensiero.
Si
stupì di non aver solo pensato
quelle
parole… ma ormai aveva attirato l’attenzione dei
due compagni e non avrebbe
avuto senso tirarsi indietro: «Voglio dire, è un
cantante famosissimo e ha
fatto la storia della musica! Che importa se era omosessuale?»
«Sì,
infatti hai visto com’era informato
Kensuke…» ironizzò il più
alto, incrociando
teatralmente le braccia con una smorfia.
«Secondo
me tu passi troppo tempo in quel negozio. Di’, non
c’è stata una svendita sui
suoi CD poco tempo fa? Cos’è, non riusciva a
vendere più?»
«Vi
sbagliate…» soggiunse fievolmente Ikari.
Capitava
spesso che si sentisse in quel modo –un verme, uno sfigato,
quanti modi vi
erano per dirlo?– ma mai in presenza di Suzuhara e Aida; era
quella la
differenza tra loro e il resto delle persone che gli stavano
indifferentemente intorno,
no?
«Siete
solo due cretini.» brontolò, frustrato.
«Che
hai detto?» rimbeccò immediatamente Toji,
indispettito.
«Ragazzi,
state attirando l’attenzione…»
tentò tempestivamente di intervenire l’altro.
Era
semplicemente successo, lo aveva detto; Shinji sapeva che non sarebbe
stato
tanto grave se non si fosse rivolto alla testa più
calda della scuola.
Si
alzò e si diresse rapidamente nel bagno, per evitare un
conflitto aperto in
classe, non appena l’insegnante raggiunse la loro aula e gli
diede il permesso
di uscire.
Stava
scappando, ma che importava? Non era la prima volta che succedeva,
sapeva che
tra non molto avrebbe regolato i conti –Suzuhara picchiava
duro, prima di perdonare.
«Ci
vediamo fuori,
Ikari!»
When
you’re in need of
love they give you care and attention;
friends will be
friends.
When you’re through with life and all hope is lost
hold out your hand ‘cause friends will be friends…
Un
giorno, con null’altro
da fare, Kaworu aveva proposto a
Shinji di ascoltare l’album che aveva acquistato
–il loro CD, per capirsi.
In
particolare, aveva avuto modo di
leggere i testi e
capirne il significato, quando Nagisa gli aveva suggerito di tradurne
uno; più
specificatamente, il quindicesimo della lista sul retro.
Aveva
esercitato goffamente il
proprio inglese ma, con un
piccolo aiuto, aveva interpretato uno dei brani più famosi
dei Queen –ricordava
a malapena che parlasse dell’amicizia.
“Gli
amici saranno
amici”, e ancora, “È facile ora,
perché
hai amici su cui puoi contare”. Aveva percepito solo in parte
il senso di quelle
parole; era un passo al di fuori della sua comprensione –lo
sentiva vicino, ma
non abbastanza.
Di
cosa si trattava realmente, uno
scambio di favori più elaborato
e lungimirante?
Kaworu
era dell’opinione
che lo avrebbe capito solo nel
momento in cui ne avrebbe percepito l’assenza –come
un parente che viene a
mancare, non importa di che grado.
Era
come se dovesse trattarsi di un
concetto scontato e allo
stesso tempo un dono che in pochi ricevevano; evidentemente il cantante
se ne
vantava attraverso la composizione.
Shinji
non ricordava precisamente le
parole di quella
canzone, ma quando i pugni urtarono con forza contro la sua mascella
ricordò
che erano affiorate –accompagnate da una musica
familiare– nella sua mente; non
aveva reagito in alcun modo, né alle provocazioni
né ai colpi –non che vi fosse
modo di farlo– aveva solo atteso che il tutto cessasse.
Eppure,
dentro di sé,
aveva percepito farsi strada una sofferenza
che non aveva niente a che vedere col dolore fisico a cui si
accompagnavano le
sue smorfie. Il temuto abbandono si avvicinava sempre più,
assieme alla
comprensione e all’angoscia tanto conosciuta che ne derivava.
…
right
‘till the end,
friends will be friends.
When you’re in need of love they give you care and attention;
friends will be friends…
Shinji
era steso sul proprio letto,
nella stanza spoglia che
condivideva con una pila di appunti da riordinare, l’armadio
sgombro e un
calendario su cui non era appuntato nessun importante avvenimento.
Il
lampadario era spento e la fioca
luce del sole, in parte
coperto dalle nuvole, creava delle ombre sfuocate sul muro; non erano
per
niente definite, notò. Il soffitto, la principale attrazione
di quella camera,
era bianco e freddo. Guardarlo non era per niente stimolante, eppure
Ikari lo
faceva in continuazione.
Un
livido piuttosto vistoso occupava
ancora lo zigomo
destro, deturpandolo fastidiosamente; passandoci sopra il dito poteva
sentire
che il sangue coagulato rendeva la pelle molto sensibile.
Stette
in quel modo ancora per un
poco, ascoltando le
sensazioni che in quel momento lo stavano assalendo senza pretendere di
ignorarle ancora una volta; “Friends will be
friends” risuonò nelle sue
orecchie fino a quando non udì distrattamente qualcuno
bussare alla porta. A
quel punto allungò indolentemente un braccio per coprire il
proprio occhio
destro e poi rimase fermo, sperando che chiunque fosse se ne andasse
presto e
lo lasciasse nuovamente solo. Poco dopo, nonostante le sue aspettative,
udì
distrattamente dei passi ovattati nella propria stanza, prima che
Kaworu
entrasse nel suo campo visivo.
«Buonasera»
esordì semplicemente.
Il
sorriso di Nagisa, ogni volta
così pericolosamente simile
a un ghigno, aveva la capacità di tranquillizzarlo o
innervosirlo a seconda
dell’occasione –o del modo in cui veniva usato dal
suo proprietario. Shinji ne
era irrimediabilmente attratto in entrambi i casi.
«Non
sembri molto lieto, ti è forse accaduto qualcosa di
spiacevole?»
«No,
niente.»
«Shinji,
la porta era aperta. È stata una tua mancanza o attendevi
per caso ospiti?»
Anche
quel modo forbito di parlare,
che celava una certa
apprensione, gli era ormai familiare; si voltò
dall’altra parte, dando le
spalle al ragazzo e creando spazio a sufficienza per lui nel caso
volesse
sedersi –non avvertì però alcun
movimento del materasso dietro di sé.
Una
mano premurosa passò un panno gelido sulla sua guancia
–all’interno
probabilmente vi erano dei pezzi di ghiaccio.
«Hai
avuto ancora a che dire con Suzuhara?»
«Uhm,
non è così…»
«Allora
probabilmente stai vivendo la perdita di un legame importante. Hai
finalmente
delineato l’idea di amicizia.»
Fu
a
quel punto che lo sentì avvicinarsi, per sussurrargli
all’orecchio «Sono felice
che tu abbia finalmente capito.»
Shinji,
al contrario, non lo era per
niente.
«Avrei
preferito continuare a ignorarlo se faceva così
male…» sussurrò a se stesso,
con un certo rammarico; si sentiva triste, malinconico come non lo era
da molto
tempo –aveva fatto il grosso errore di lasciar trapelare
dietro la propria
barriera troppi elementi, forse.
«Non
è giusto sottostimare ciò con cui si ha
quotidianamente a che fare: c’è il
rischio di dimenticarne l’importanza… inoltre
esistono iniquità, afflizione,
solitudine e dispiacere: non serve tentare di dimenticarli rifugiandosi
in se
stessi come stai facendo.»
Shinji
non riteneva che una buona
comunicazione servisse
fintanto non si fosse trovato nella situazione di interagire con gli
altri,
eppure per un momento avrebbe voluto possedere una capacità
di esprimersi che
lo liberasse da quella situazione senza ferire o essere ferito da
nessuno.
«Non
ti senti colpevole comunque?»
«Per
cosa?»
«Per
averli tenuti all’oscuro della nostra relazione.»
Non
capì; glielo si
leggeva in faccia.
«Se,
come sembra, sono persone così importanti per te, non
avresti quantomeno dovuto
informarle?» Kaworu si sedette al suo fianco, con calma,
mentre parlava.
«Avevo
paura delle loro reazioni, ne ho tuttora… e poi non credo
che a loro interessi.»
«Non
ti fidi di loro, non apri il tuo cuore eppure soffri quando non
riescono ad
entrare in sintonia con te.»
Ecco,
pensò Ikari: quello
era un sorriso che avrebbe evitato
volentieri di notare.
Era
serafino e sfrontato
–da poco aveva appreso l’arte di
interpretarlo– ma allo stesso tempo godeva della
comicità della situazione,
anche se era data proprio da un suo turbamento –il tutto era
un po’ macabro, in
effetti.
«O
dovrei forse pensare che non merito le tue attenzioni, Ikari?»
«Mh?»
«Non
ho alcuna rilevanza nella tua attuale vita? Non sono di alcun
rilievo?»
Shinji
sussultò appena e un vago rossore colorò le sue
guance; prima di cercare un
diversivo, sentì che il discorso stava prendendo una piega
vantaggiosa per l’altro
ragazzo –manovrare un colloquio era la migliore
abilità che aveva mostrato da
quando lo conosceva.
Era
vero che non aveva mai parlato di Kaworu a Kensuke e Toji ma, forse
proprio in
quel momento, si rese conto di averci pensato innumerevoli volte,
soffrendo
sempre per la decisione di tacerne incondizionatamente.
Non
era vero che Nagisa gli fosse indifferente –come poteva
farglielo capire, però?
«Ad
ogni modo, non è ancora finita…»
Più
che prestare attenzione alle parole, Ikari percepì vagamente
che quelle labbra
sottili si stavano avvicinando piano al suo viso; arrossì
vistosamente –non
poteva confondere il calore delle guance che si infiammavano in quel
modo– e
prese un respiro profondo, pensando che fare coming out non poteva
cambiare di
molto la sua situazione –sicuramente non in peggio, viste le
premesse.
Non
capì realmente quando
Kaworu lo avesse raggiunto e
sovrastato sulle lenzuola sfatte –si vergognò
della propria inerzia, nel poco
tempo che la sua mente rimase lucida, prima di sentire nuovamente
quelle labbra
voluttuose sulle proprie per un nuovo contatto.
Non
era la prima volta che si
scambiavano effusioni, non
aveva motivo per cui esitare in quel modo, eppure era semplicemente
più forte
di lui. Poteva trattarsi di uno sbaglio, ma in qualche modo il
comportamento
affettuoso di Kaworu aveva significativamente arginato questa
possibilità.
Provò
una certa repulsione
nel considerare quel momento dato
da un semplice concatenamento di favori, perciò si
concentrò maggiormente su
quella sensazione travolgente –e in qualche modo
tentò di dimenticare la freddezza
che serbava a Suzuhara e che gli procurava dispiacere da un
po’ di giorni.
Avvertì
il respiro
accelerare, assieme al battito del
proprio cuore, e distinse il sussulto che aveva appena abbandonato le
proprie
labbra con titubanza –era davvero così in balia di
Kaworu?
Fu
persino cosciente dei passi che
risuonavano in
lontananza, ma Nagisa stava abbassando la cerniera dei suoi pantaloni
per
introdurvi la mano con controllata impazienza e non poteva trattarsi di
un suo
proble-
«Ma
cos-?»
«Shinji!
Che stai
facendo?!»
E
se dal canto di suo quella
situazione sarebbe risultata
difficile da spiegare –un tantino, se lo concesse–
non vi fu alcun dubbio per
Kensuke e Toji.
Tutt’altro,
trovare Shinji
steso sotto un altro ragazzo
–stava ghignato, lo aveva visto!–, preda per altro
delle sue mani, dava spiegazioni
più che sufficienti ad entrambi per capire come mai Ikari
avesse offeso
Suzuhara apertamente dopo il commento sull’articolo.
Bisognava ammettere che la
scena appariva semplicemente –come dire?– naturale,
a quel punto.
D’altro
canto, Aida aveva
solo accompagnato il suo amico a
scusarsi: non sopportava troppo a lungo le situazioni pesanti ma, per
un
attimo, tutto ciò che gli venne in mente di fare fu
sbattersi una mano in
faccia con enfasi. Come avevano potuto non accorgersi delle preferenze
sessuali
di Shinji in tutto quel tempo? La colpa era in parte anche sua, in fin
dei
conti.
When
you’re through with life and
all hope is lost,
hold out your hand ‘cause right ‘till the
end
friends will be friends
♥
¹
citazione di Kaworu, puntata
ventiquattro.
Grazie
a DenaDena
e a Himechan84
per i banner;
Friends
will be friends © Queen
Giudizio
~ Queen Contest indetto da
Himechan84 [Òttavo posto]
Grammatica e sintassi: 9/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi:
9/10
Stile: 9/10
Gradimento personale: 3/5
Utilizzo della citazione: 5/5
Totale: 45/50
Non conoscevo il fandom di Evangelion, ma ho letto qua e là
sia la trama, che
la caratterizzazione di alcuni personaggi: a quanto ho capito una delle
peculiarità
dell’anime è una forte introspezione nei
personaggi, cosa molto interessante
direi, e motivo che ho trovato ricorrente anche nella tua fic. Devo
dire che
pur capendo ben poco, guardando la puntata 24 come da te consigliato,
ho amato
subito il personaggio di Kaworu. Nonostante sia un
“angelo” e dunque il nemico,
sceglie di sacrificarsi per il bene dell’umanità,
è un personaggio complesso,
particolarmente intelligente, e che nella tua storia, a mio parere
sembra un
po’ rappresentare la coscienza di Shinji. Il protagonista
è un personaggio
disilluso per quanto riguarda i rapporti umani e l’amicizia
in particolare, ma
sembra che con Nagisa abbia un rapporto molto particolare: del resto
Kaworu
sembra quello che riesce davvero ad entrare in sintonia con lui, a
fargli
cambiare l’opinione cinica che Ikari ha del rapporto di
amicizia visto come
mero scambio di favori, gli fa capire che solamente la mancanza del
rapporto
gliene farebbe comprendere la vera importanza. E’ un peccato
che nonostante il
rilievo che Kaworu ha ai fini della storia, compaia solamente per pochi
minuti,
sembra un personaggio davvero interessante e da scoprire. Comunque
brava anche
a te! Nonostante alcuni piccoli errori di sintassi hai uno stile pulito
e
corretto che scorre piacevole alla lettura.
Complimenti!
La
storia è stata
gentilmente betata da Urdi,
il mio generoso angelo custode momentaneo. Si è presa la
briga di leggerla,
correggerla, rileggerla corretta per accertarsi che non ci fossero
altri
problemi… ed è arrivata ottava e quinta. Mi piace
solo per la fatica e
l’energia che ci ha speso.
Se
può consolarla, non
appena leggerà, sappia che la storia
è dedicata interamente a lei; con tanto affetto (e tanta
pazienza).
Grazie
infinitamente, tata ;)
Per
il giudizio del secondo contest,
a cura di Roe,
potrete controllare tra i commenti: si
è messa a
disposizione per fornirmelo in questo modo, sotto mia richiesta.
Nella
sezione
‘Evangelion’ esiste solo una fan fiction sotto
l’avvertimento -Yaoi- e ciò che ne risulta non
è altri che Shonen-ai. La
differenza può sembrare sottile, ma esiste.
Questa
è Shonen-ai.
La prossima sarà Yaoi.
È
un avvertimento.
Any
Ikisy ♥
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