Introduzione:
Lo
avevo detto, non sarei scomparsa.
Certo è passato un anno che non posto nulla di nuovo in questa sezione
ma... l’importante
è tornare, no?
Un
enorme ciao a chi mi conosce e un
altro per chi invece ha la sfortuna d’imbattersi solo ora in una mia
storia. Questa
è l’ennesima folle idea che mi è passata per la testa e mi farebbe un
enorme
piacere condividerla con voi.
Ho
iniziato a scrivere questa follia per una semplice
ragione: sorridere.
È
tutto un po’ strano, c’è un
matrimonio, una Bella che fa l’avvocato divorzista, Jake un po’ diverso
e
soprattutto l’Italia. Ebbene sì, il matrimonio si svolgerà in Italia, a
Firenze
per l’esattezza.
I
protagonisti di questa storia sono
– ovviamente – Bella e Edward ma ci
sono tutti, persino personaggi che nei libri sono stati marginali, ma
chi mi
conosce, sa, che mi diverto a cambiare alcune cosine, a farle
diverse da
come appaiono in altre storie ;) quindi posso
solo sperare che questo delirio
vi possa piacere.
Il rating è arancione, non
volevo
strafare e devo tentare di trattenermi dallo scrivere al rosso
u_ù non può farmi tanto male no?
~ Hopeful heart.
Capitolo
uno: Inaspettata sorpresa.
Isabella pov:
<< Tesoro?
C’è posta.
>> Sospirando, allontano lo sguardo dal computer e appoggio le
gambe a
terra andando verso la cucina, ero così comoda sul mio lettino, ed era
così strano
che alle dieci del mattino nessuno fosse ancora venuto a... beh a
rompere.
<< Ciao
piccolo, come
mai da queste parti? >> Mi appoggio allo stipite della porta e
osservo e
il mio Jake con un sorrisone a trentadue denti mentre si passa una mano
tra i
corti capelli neri.
<< Sono
venuto a
disturbarti e ti ho portato la colazione, sai... per addolcirti un po’.
>> Ridacchio e mi avvicino afferrando la busta con le brioches.
Mi siedo
e azzanno letteralmente il croissant farcito di nutella. Ah! Il vero
godimento
della vita: il cibo!
<< Hai
parlato di
posta? >> Jake annuisce e mi porge una sola busta. Alzo un
sopracciglio e
lui mi sorride divertito. Titubante l’afferro e abbandono la colazione.
Osservo la busta,
è
raffinata, troppo sfarzosa per essere una semplice bolletta. Sospirando
la apro
e sgrano gli occhi non appena le lettere stampate che formano delle
parole mi
entrano nella mente.
“Luke
Burns e Tanya Denali annunciano
con gioia il loro matrimonio”.
In realtà è una
frase senza
senso. Non può essere vero. Non ha logica. Mia cugina Tanya non può
sposarsi.
Soprattutto perché da quello che so, questo Luke non esiste.
Alzo gli occhi al
cielo e li
punto su di Jake che si osserva le unghie.
<< Brutte
notizie mon cher? >>
<< A parte
che una
delle mie tante cugine italiane si sposa? >> Jake sgrana gli
occhi e non
ci vedo smarrimento o confusione ma semplicemente curiosità e felicità.
Lo
guardo trucemente ma il bagliore del suo entusiasmo non viene
minimamente
scalfito.
<<
Matrimonio? Una tua
cugina si sposa? >> Faccio una smorfia mentre lui sorride
raggiante.
<< Sì, è
quello che ho
detto. Perché tanto entusiasmo? È un matrimonio che finirà non appena
diranno il
“sì”. >> Jake si rabbuia e mette su un tenero broncio.
<< Te
l’avevo detto di
non diventare un avvocato divorzista. Credi sempre meno nell’amore!
>>
Sorrido tristemente. Non glielo dico che in realtà dovrebbe togliere il
“sempre
meno”, perché già adesso non ci credo. E conoscendo mia cugina, beh...
do per
scontato che anche lei diventerà ben presto una delle mie clienti.
<< Questo
>>
Sollevo la partecipazione alle nozze. << Significa che devo
andare in
Italia. Dai miei parenti. >> Jake annuisce.
<< Beh
tesoro, tua
cugina si sposa e contando che sono tre anni che non vedi nessuno di
lì, direi
che è il minimo che puoi fare! >> Gonfio le guance. Odio questi
discorsi,
già mia madre me li fa tropo spesso. Mi piace New York, mi piace avere
un
appartamento tutto mio e adoro soprattutto la mia indipendenza. L’Italia
è un
capitolo morto e sepolto, dove ho trascorso i miei primi diciotto anni
di vita.
Sono praticamente scappate a gambe levate da quel posto, dalla mia
famiglia e
da tutto il resto. Qui sto bene, e tornare lì, mi mette ansia e
angoscia. Come
quando ero piccola.
<< Certo
potrei anche
farlo... oppure potrei fingere che l’invito non mi sia mai arrivato.
>>
Jake schiude la bocca indignato ma non può replicare perché suona il
telefono.
<< Pronto?
>>
<< Salve Isabella, sono la donna che ti ha messo al mondo, ti
ricordi di
me? >> Sorrido alzando gli occhi al cielo, trascinandomi il
filo del
telefono, mi vado nuovamente a sedere sulla sedia.
<< Sì, ho un
vago
ricordo. >> E’ strano parlare in italiano dopo tanto tempo, ma è
quella
la mia lingua madre, è solo questione di abitudine.
<< Divertente! Signorina, sappi che sei obbligata a venire al
matrimonio
di tua cugina. Ci devi essere, e non solo per la ricorrenza o per fare
presenza
ma perché voglio abbracciare mia figlia. È dal Natale scorso che non ti
vedo e
se non ti dispiace, io e tuo padre, vorremmo tanto riabbracciarti e
conoscere
il tuo fidanzato. Quindi non mancare. Ti ricordo che devi partire tra
una
settimana, sì lo so che mancherebbero poi una decina di giorni al
matrimonio ma
vuoi stare almeno un po’ con noi? Vuoi gustarti il bello di preparare
qualcosa
per l’evento? Ripeto: sei obbligata! I biglietti li prenoto io –
cioè... li
faccio prenotare da tua cugina Alice, ma è la stessa cosa. Ciao tesoro,
mi raccomando,
ci sentiamo in questi giorni. >> Il “tu-tu” del telefono mi
fa
ridestare. Purtroppo ho sentito benissimo le parole di Renée, anche se
ha
parlato velocemente e ininterrottamente. Mia madre è pazza, però mi
conosce
bene e sapeva per certo che l’invito mi sarebbe arrivato oggi. Sono
fritta,
anzi no, sono semplicemente obbligata a presentarmi.
<< Non è per
farmi gli
affari tuoi, ma tua madre, qualche volta, ti lascia dire qualcos’altro
oltre a Pronto? >> Scoppio a ridere
guardando gli occhi castani di Jake.
<<
Raramente. Comunque
sono obbligata a prendere un aereo per l’Italia. >> Sospiro e
infine
quasi mi strozzo con l’acqua che stavo bevendo quando finalmente metto
a fuoco
alcune parole di mia madre. << Oddio, ma io non ho un fidanzato!
Di che
diavolo stava parlando?? >>
<< Signorina
Swan?
>> Alzo lo sguardo dal mio monitor e li poso sulla mia
segretaria.
<< Una chiamata sulla due. >> Annuisco e agguanto il
telefono.
<< Pronto?
>>
<< Ho trovato una soluzione. >>
<< Jake, sto
lavorando.
>>
<< Lo so, lo so ma... ho trovato una soluzione! >>
Sospiro
sorridendo. Non posso smorzare sempre il suo entusiasmo.
<< Bene. Ok.
Su cosa?
>>
<< Come su cosa? Per il matrimonio! >> Già, sono
passati due
giorni e ancora non ho trovato un modo per disdire l’invito ma a quanto
pare il
mio fidato Jake sì. Quindi cerco di non inveirgli contro per aver
urlato come
un ossesso e adopero il mio tono calmo, professionale.
<< Bene,
sono tutta
orecchie. >>
<< Ti farò da fidanzato. >> Sgrano gli occhi. Il cuore
prende a
battere velocemente.
<< Come
scusa? Penso di
aver capito male. >>
<< No no cara, hai capito
benissimo. Posso farti da fidanzato. Verrò con te in Italia, tanto le
mie
origini Siciliane non sono scomparse e tornare un po’ in quel paese mi
farà
tornare in mente i bei tempi in cui stavo sdraiato in spiaggia e facevo
il
modello a Milano. >>
<< A Milano
non c’è la
spiaggia. >>
<< Dettagli! E poi – se è per questo – Milano non è nemmeno in
Sicilia!
Bella, a te serve un aiuto, non ti puoi presentare lì a mani vuote...
cioè
senza fidanzato e io... beh ne approfitterò per la lingua e il cibo.
>>
<< Che
lingua? >>
Sono sempre più confusa e stento quasi a credere di non avergli urlato
contro
un prolungato no.
<< Quella italiana! Ma Bella! Che mente perversa che ti ritrovi.
>>
Alzo gli occhi al cielo.
<< Certo,
adesso sono
io quella con la mente perversa. >> Non ribatte e io riprendo a
parlare.
<< Tu, verresti veramente a Firenze, con me, al matrimonio della
mia cara
cuginetta con cui ho un rapporto di amore e odio, conosceresti i miei
genitori
e ti fingeresti il mio fidanzato? >>
Qualche attimo di
silenzio in
cui la mia mascella tremola mentre decide se staccarsi e sbattere sul
legno
della scrivania del mio ufficio, oppure se chiudersi per non aprirsi
più.
<< Ok, l’attimo di suspense è stato infinito. Sì. Sì. E lo farò
semplicemente per te. >> Un tenero broncio di commozione mi
attraversa il volto.
<< Solo per
me?
>> La mia voce tenera non fa nessun effetto su di Jake,
soprattutto
perché mi risponde in modo divertito.
<< Beh certo che no! Per te e per ammirare le bellezze della città! >> Rido, capendo il
senso della frase, e alzo gli occhi al cielo.
<< Grazie.
Dico sul
serio Jake. >>
<< Spero solo di non dover cambiare nome. Sarebbe un trauma! Che
cos’avevi
detto ai tuoi genitori? >>
<< Non
ricordavo
nemmeno di aver finto con loro di avere un fidanzato. >>
<< Ah bene. Sempre meglio. Ti aspetto a cena, così mettiamo a
posto il
nostro piano. Ciao Bellina! >> Sorridendo attacco. È assurdo
che Jake
abbia voluto a tutti i costi una copia delle chiavi del mio
appartamento, è
peggio di una suocera quando ci si mette.
Un lieve bussare
alla mia
porta mi ridesta, entra una signora su una cinquantina d’anni, si
presenta e mi
si siede di fronte. I soliti convenevoli e infine la domanda diretta.
<< Perché
vorrebbe
divorziare? >> Osservo la signora di fronte a me, è una bella
donna,
fisico snello, capelli biondi e occhi verdi. È triste, e un po’ mi
spiace ma
oramai sono due anni che faccio questo mestiere, ci ho fatto
l’abitudine ad
annullare i miei sentimenti...
<< Odio la
poltrona di
mio marito. >> ... e i miei pensieri per quanto riguarda le
motivazioni
di un divorzio.
<< Uh. Sono
agitato, è
da un po’ che non prendo un aereo. >> Sorrido voltandomi verso il
finestrino. Io sono tranquilla, lo sono sempre stata. Anche quando a
diciotto
anni, da poco compiuti, sono praticamente scappata dalla mia città.
Avevo
finito gli studi, volevo semplicemente andarmene. Il mio sogno era
sempre stata
l’America, New York, e a quell’età non vedevo semplicemente l’ora che
l’aereo
decollasse per farmi vivere il mio sogno. Ammetto che non è stato
semplice adattarsi
al nuovo paese, alla nuova città – sicuramente più caotica e viva -,
abituarsi
a parlare una lingua diversa, senza un lavoro, un appartamento, beh...
non è stato
per niente facile, però ce l’ho fatta. Ho lavorato per tre mesi
nell’hotel in
cui alloggiavo, ho continuato gli studi, poi ho lavorato in una
pasticceria,
poi ho fatto la commessa in un paio di negozi di abbigliamento e
infine, dove
sono ora, in uno studio legale. Anzi no, non in uno studio legale, nello studio legale – tanto per essere
precisi. Ho sudato tanto per accalappiarmi un posto in questo studio,
ho fatto
la gavetta e dopo un anno e mezzo sono riuscita a farmi conoscere, a
farmi
valere. A essere qualcuno. Alla faccia
dei miei parenti che non hanno mai creduto in me.
<< Oddio,
che sta
succedendo? >> Ridacchio sentendo gli acuti terrorizzati di Jake,
gli
stringo la mano e lo osservo.
<< L’aereo è
in volo.
Si sta alzando. >>
<< Sì, ok ma
deve per
forza farmi salire su la colazione? >> Ridendo appoggio la testa
sulla
sua spalla, una hostess ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa e
neghiamo.
Un’altra hostess, all’inizio del corridoio, ci mostra come adoperare,
in caso
di bisogno, la maschera e l’ossigeno e subito dopo, ci saluta il
comandante
augurandoci buon volo.
<< Tesoro?
>> Mi
volto verso Jake che ha smesso di guardare il film trasmesso che ha
scelto.
<< Dimmi.
>>
Sembra serio e questo mi fa preoccupare – non che non lo sia mai, ma
temo che
abbia avuto un ripensamento.
<< Ma
dovremmo baciarci
di fronte agli altri? >> Mi blocco. Il respiro mi si blocca, il
cuore
scalpita e la mia mente va in confusione. Non posso negare che Jake è
un
bellissimo ragazzo ma... << Non fraintendere, sei stupenda Bella
ma...
sei un’amica. >>
<< Non
sarebbe la prima
volta che mi baci. >>
<< Non penso
che i
nostri sfioramenti di labbra si possano definire baci. >>
Grugnisco, ha
ragione.
<< Beh ma
hai anche
dormito con me. >>
<< Tesoro,
tra amiche si dorme insieme, si scherza, ci
si coccola ma... non ci si bacia! >>
<< Beh
penso... penso
che dovremmo sacrificarci. >> S’imbroncia.
<< Bella,
davvero, ti
voglio bene, sei fantastica ma... sei un’amica. Un’amica. E io
sono gay! >> Rido.
<< Per me è ovvio che tu sia gay, ma loro non lo
sanno, quindi dovrai fingere di essere un uomo al cento per cento!
>>
Sbuffa.
<< Mi
sembrava strano
che il mio piano non avesse una falla. >> Rido nuovamente e torno
al mio
film.
<< Dimmi che
almeno ci
sarà qualche bel fusto su cui sbavare. >> Lo guardo trucemente e
anche
lui torna al film.
L’aeroporto di
Firenze è pieno
di gente e sono già stressata. Jake mi cammina affianco in modo
tranquillo,
come se non gli facessero urtare i nervi tutte queste persone che
borbottano
dopo che sono proprio loro che ti vengono addosso. Dopo aver afferrato
le
nostre valigie – cosa non troppo strana che Jake ne abbia una più di me
– ci
avviamo verso l’esterno ma quando sento una voce famigliare chiamare il
mio
nome, non posso non fermarmi e smettere di ascoltare Jake che continua
ad
avanzare, almeno finché non nota di non avermi più al suo fianco. Prima
che mi
possa sgridare, mi sento richiamare, mi volto e incontro gli occhi
azzurri e i
capelli neri corti e riccioluti di Emmett. Mio cugino. Il mio cuginone!
Un
sorriso enorme prende forma sulle mie labbra. Non riesco a muovermi, e
non solo
perché lui è diventato enorme, tanto da incutermi quasi paura, ma
proprio
perché sono emozionata. Il mio cuore batte forte, i miei occhi cercano
d’inumidirsi ma m’impongo e prendendo dei respiri profondi, faccio un
passo
avanti abbandonando per un attimo Jake e le valigie. Passo dopo passo,
mi
ritrovo di fronte al mega sorriso di mio cugino che sembra stupefatto.
<< Non
ricordavo fossi
così bassa. >> Scoppio a ridere e lo abbraccio forte. Mi
scompiglia i
capelli, mi prende in giro e mi afferra quasi in braccio per
stritolarmi alla
sua altezza. Io mi faccio coccolare e spupazzare, erano anni che non lo
vedevo,
e mi mancava il nostro rapporto, le chiamate, le e-mail... beh non
possono
compensare il nostro rapporto. Il nostro bel rapporto.
<< Allora...
quel
manichino tutto muscoli è il tuo fidanzato? >> Alzo un
sopracciglio non
capendo ma infine ripenso al perché della mia visita e mi volto verso
Jake
annuendo, vedo il mio fidanzato
venirci incontro e mi rivolto verso mio cugino ma... mi specchio in due
occhi
verdi, intensi, profondi e... cacchio come mi chiamo? Cerco di
deglutire e di
raschiarmi la gola mentre lui accenna
un sorriso. Sto continuando a guardarlo, mi rendo conto di star
esagerando...
suvvia, non è educato fissare! Ma è proprio bello. I capelli sono di un
colore
particolare, rossi, biondi... forse ramati, scompigliati ad opera
d’arte e il
suo fisico... beh ne vogliamo parlare? Certo non è Jake ma... beh
niente male.
<< Tesoro
eccomi.
>> Mh? Mi volto incontrando gli occhi curiosi e stupiti di Jake.
Ah sì,
il mio fidanzato.
<< Emmett,
ti presento
Jake. Il mio... fidanzato. >> E’ assurdo persino pensare una cosa
simile
ma... amen, oramai siamo in gioco, e giochiamo.
<< E’ un
piacere
conoscerti. Soprattutto se tratti bene la mia cuginetta e ti piace il
calcio.
>> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake ridendo gli stringe la
mano.
<< Beh
allora il
piacere è tutto mio, Jake. >> Lo osservo, sta squadrando mio
cugino in
modo discreto. Deve fingersi etero, non può osare e soprattutto deve
tenere le
manine a posto, non perché è mio cugino ed è bello, ma perché è
fidanzato e la
sua cara ragazza, potrebbe castrargli
il suo caro amichetto laggiù.
<< Parla
italiano, lo
hai addomesticato? >> Una lieve risata, cattura la mia totale
attenzione,
è il ragazzo sconosciuto e bellissimo che sta ridendo alla battuta di
Emmett.
<< Oh
cacchio, scusami
mi ero dimenticato di te. >> Mio cugino ride sguaiatamente con il
bellimbusto; Jake mi si avvicina e mi fa lievemente cenno di guardare
il
ragazzo di fronte a me. Beh... lo stavo già guardando e mi stavo anche
chiedendo chi fosse, ma sicuramente non glielo posso dire così davanti
a tutti,
no? Ci vuole un po’ di contegno e io Jake non possiamo – di certo –
metterci a parlare
di lui e spulciarlo per bene mangiandocelo con gli occhi!
<< Ragazzi,
vi presento
Edward, è il fratello di Rosalie. >> Edward. Si chiama Edward.
Cavolo, ma
quanto tempo è che mio cugino sta con Rose? Cinque anni?
Jake chiede chi
sia Rose
mentre si presenta al bellissimo amico di mio cugino, e io rimango
inebetita
mentre gli stringo la mano e sento la sua voce.
<< Ho
sentito molto
parlare di te, è un piacere conoscerti. >> Sorrido inebetita
mentre
continuo a guardarlo. Dovrei dire qualcosa vero? Beh non ci riesco, ma
per
fortuna ci pensa Jake che mi circondo con un braccio le spalle.
<< Allora io
avrei un
po’ fame, voi? >>
__
Note dell’autrice – oddio che
parolone!
Sono
emozionata. Può sembrare
stupido ma invece è proprio così.
Bene,
spero di avervi strappato
almeno un sorriso :) ovviamente non vi anticipo nulla sulla trama però... eh sì, c’è un però, in questo gruppo
potrete leggere gli spoiler e chiacchierare con me.
Un
ultima cosa... spero di riuscire
a postare almeno una volta ogni due settimane, più che altro perché
voglio
portarmi avanti con i capitoli... in qualsiasi caso, non sparisco ;)
A presto, Jess.
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