So raise your glass
if you're wrong ,
in all the right ways
Quindi alzate i
bicchieri
se siete sbagliati ,
in tutti i modi possibili
( Pink - Raise your glass )
Nessun uomo è
abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato
( Oscar Wilde )
Pioveva .
Ed era una di quelle
piogge fitte e fastidiose che ticchettavano con fare quasi stizzito
sulle casupole tutte ammassate , mentre sui marciapiedi ,
scontrandosi tra loro come tante piccole trottole impazzite , i
parigini di quel piovoso autunno trovavano riparo sotto le tettoie dei
negozi .
Solo una figura ,
piccola e nascosta sotto un vistoso ombrello verde mela ,
trotterellava tranquilla per le vie del centro , attirando su di
sé lo sguardo scandalizzato dei passanti .
Gli occhialini da
lettura a mezzaluna nascondevano le limpide iridi verdi , tanto chiare
da parere quasi trasparenti , mentre la bella bocca rosa si dilettava a
mormorare qualche canzoncina sdolcinata .
Il pesante giaccone
arancio , di due o tre taglie più grandi , nascondeva a
malapena il bizzarro vestito giallo canarino dal taglio inconsueto ,
lungo poco sotto le ginocchia , mentre le ballerine rosso fuoco
affondavano nelle pozzanghere quasi con divertimento .
Poi un rombo di tuono
, improvviso e inatteso , fece balzare più
là qualche persona , ma la ragazza continuava
imperterrita a camminare , non curandosi né del rossore che
le aveva colorato le guance per il pizzicore del gelo ,
né , tanto meno , di come avanzare in quella tormenta
sembrasse oramai impossibile per chiunque .
Qualcuno , forse
rabbonito dai lineamenti delicati della giovane
provò a tirarla sotto un riparo , ma scostandosi con garbo e
un sorriso cortese , la ragazza continuò a passeggiare come
se nulla fosse , rimanendo , alla fine , l’unica ad
affrontare quel diluvio .
Da sotto le tettoie ,
intanto , la gente continuava a lanciarle occhiate spaesate o , almeno
, profondamente rassegnate .
Era raro , infatti ,
che qualcuno non la riconoscesse.
Non che fosse una
fuori legge , o chissà quale delinquente , ma Ermione aveva
imparato a farsi conoscere per la sua bizzarria e per la sua buffa
innocenza .
Buffa
perché , per quanto fosse difficile crederlo , quella
ragazzetta dagli occhi di strega era talmente ingenua e dolce da far
credere , alle volte , di essere un po’ lenta .
Di rado , difatti , la
ragazza perdeva le staffe .
Sempre con quel
sorriso stralunato , gli occhi persi nel vuoto , e quell’aria
trasognata , pareva cadere dalle nuvole quando ci si fermava a
salutarla .
Non che non fosse
educata , anzi , era anche fin troppo quieta per una ragazza
dei suoi tempi , ed era forse per questo che la gente si chiedeva come
mai , una giovane tanto carina e gentile , ospitasse in casa
propria quella sfascia famiglie di Cèline Roux .
Lei si che era una
donna dalla quale stare lontani , o almeno , così dicevano .
Erano noti i
facili costumi di quell’arrampicatrice sociale , scorbutica e
volgare come una scaricatrice di porto , delicata come poteva esserla
una tigre del bengala , e corrosiva come un secchio di acido muriatico
gettato in faccia .
Una donna con un
carattere forte , indipendente , che non voleva saperne di
nulla e nessuno .
Senza un soldo ,
Cèline , abbandonata dai genitori in tenera età ,
cresciuta in orfanotrofio , aveva imparato a procurarsi il pane con
l’unico dono che madre natura le aveva offerto .
La sua bellezza .
Era quella ,
in verità , l’unica certezza che si aveva su di
lei .
Perché
Cèline era e sarebbe sempre stata una donna bellissima .
Una di quelle bellezze
sublimi , dalla perfezione plastica delle statue greche con i suoi bei
boccoli biondi , le forme procaci e due labbra che avrebbero fatto
scalpitare anche il prete più puritano .
La Roux aveva fatto e
faceva girare tutt’ora la testa a molti , donne e
uomini che fossero non aveva importanza , nessuno riusciva a rimanere
impassibile sotto quei due zaffiri baluginanti che la donna ti
puntava addosso come spilli .
Ed era per
questa sua fama da meretrice e poco di buono che anche i suoi
più accaniti corteggiatori preferivano dileguarsi dopo la
notte passata con la donna , lasciando sul comodino quelle banconote
che sarebbero bastate a far campare per qualche altro mese la giovane .
Poi tutto era cambiato
.
D’improvviso
, senza che lei ne fosse pienamente consapevole .
Quando
l’aveva
incontrata .
Un giorno qualunque ,
di una comune settimana di un mese qualsiasi , Cèline si era
scontrata con una piccoletta intenta a leggere per strada .
E quando i suoi
polmoni erano stati lì lì per gonfiarsi ed
espellere veleno , due occhi verdi , dolci e gentili come una
carezza materna , l’avevano fatta sgonfiare come un
palloncino , le guance rosse per l’imbarazzo e una mano corsa
ad aiutare la piccola ragazzina .
Quella piccola cosina
tutta saltellante si era presentata senza che lei
l’avesse chiesto , battendo una mano sulla giacca impolverata
e tirandola per una mano verso una graziosa villetta fuori dal centro .
La casa materna di
Ermione che , dopo quella sera , Cèline si era
riscoperta impossibilitata a lasciare.
Ed erano passati anni
da quel loro incontro , cinque o sei ad essere precisi .
E mentre Ermione ,
appena ventenne , era di ritorno dall’accademia delle arti
presso la quale studiava , in quella piccola villetta , con le luci
soffuse e un aroma di vaniglia a profumare l’aria ,
Cèline gettava a terra l’ultimo test di gravidanza
con un ringhio feroce .
Fu proprio in quel
momento che Ermione entrò in bagno , una borsa della spesa
retta dalla mano destra , mentre quella libera era corsa a stringere
l’avambraccio dell’amica .
- Lin –
chiamò in un soffio la studentessa , la mano piccola e
pallida agguantata da quella abbronzata della bella francese .
La donna infatti ,
abbandonato l’ennesimo flacone a terra , si concesse un lungo
respiro prima di aprire gli occhi gonfi di lacrime e incrociare le
iridi verdi della sua coinquilina .
E quando lo fece ,
tutta la disperazione che fino a quel momento aveva tormentato la donna
evaporò come neve al sole , mentre le gettava le braccia
attorno al collo e singhiozzava poche sillabe incomprensibili .
Poco a poco ,
trascinando l’amica sul grazioso divano verde della cucina ,
Ermione la cinse dolcemente le spalle , una mano corsa ad accarezzarle
i capelli e le piccole labbra che le scoccavano per tutta la chioma
baci delicati .
Con un risolino
rincuorato Cèline si lasciò stendere e coprire ,
mentre la piccoletta trafficava con i fornelli preparando in meno di
dieci minuti due belle tazze di thè fumante.
- Allora ? Che
è successo ? – si volle informare delicata la
giovane , la lunga treccia castano scuro che giaceva mollemente sulle
gambe tirate al petto .
Dalla parte opposta
dalla cucina , con il profumo e il calore della tazza tra le mani ,
Cèline prese coraggio , umettandosi le labbra e distogliendo
lo sguardo da quello perso dell’amica .
Si lasciò
scappare un sorriso quando , vagando per la stanza con gli occhi ,
scoprì la lunga fila di manga e anime che Ermione
collezionava e conservava come una sacra reliquia , una passione
ereditata dalle sue origini giapponesi .
- Lin ? –
tornò alla carica la ragazza , il naso affondato nella tazza
e gli occhiali appannatisi appena per il calore della bevanda .
- Giuri che non ti
arrabbierai ? – pigolò terrorizzata la donna , un
braccio corso a cingere le gambe e la testa gettata
all’indietro , quasi avesse paura di incontrare rimprovero
nel viso dell’amica .
Un borbottio insensato
giunse dall’altro lato , e quando Cèline si
azzardò a gettare un occhiata nella direzione opposta , il
cuore le si sciolse nel petto nel vedere la coinquilina aggrottare le
sopracciglia in modo buffo , continuando a fare ribollire il
thè tra le sue labbra appena dischiuse .
Era dolce ,
così tenera e rilassata che le parole fluirono dalla bocca
della donna in modo quasi naturale . Le confessò di essere
incinta , di averlo scoperto quella mattina e continuò a
sciorinare una lunga lista di scuse che Ermione ascoltò in
silenzio , il solito sguardo perso nel vuoto .
Poi tutto tacque .
Solo il battito
frenetico del cuore di Cèline smuoveva quel manto di
staticità che era crollato nella stanza , su quella piccola
figura seduta dalla sedia che finalmente si mosse .
E quando lo fece , con
un delizioso saltello che la portò a spargere un
po’ di thè sul pavimento , l’aria
tornò ad essere respirabile , la luce divenne meno soffusa e
i rumori tornarono a saturare la cucina .
Poteva dirsi fortunata
, Cèline , ad avere un amica così comprensiva .
Tuttavia , quando la
studentessa le chiese il nome del padre , la donna si
ritrovò a mordersi le labbra improvvisamente livide , mentre
gli occhi tornavano a rifuggire lo sguardo dell’amica .
- Di chi è
Cèline ?
Nel mentre
che la donna bisbigliava il nome del futuro padre , Ermione era
già corsa all’appendi abiti , aveva indossato il
suo cappotto arancione e si era avviata al suo scassato maggiolone
verde pistacchio.
Cèline si
affacciò dalla finestra con orrore, scostando le tendine di
pizzo con una certa ansia negli occhi e gettando una lunga
occhiata al fascio di luci che proveniva dall’irrequieta
discoteca del centro dove , molto probabilmente , la sua amica era
diretta .
§
C’era musica
al Burlesque , una di quelle melodie al cui ritmo file di ragazze
vestite di succinti corpetti diamantati ballavano e cantavano a
squarciagola canzoni che ipnotizzavano gli spettatori seduti ai loro
tavolini .
In fondo alla sala ,
nell’aria riservata agli ospiti di riguardo , una delle
ballerine si era appena ritirata a corto d’aria dal giovane
al quale era languidamente avvinghiata , solo che quando le labbra
rosse e carnose del ragazzo tornarono ad assumere la consueta piega
annoiata , la poveretta capì che per quella sera
l’attenzione racimolata era oramai finita.
Due secondi di
considerazione .
Due secondi che ogni
donna avrebbe preferito alla formula dell’eterna giovinezza .
Perché
avere l’attenzione di Blaise Duval era un privilegio di poche
.
Figlio di un magnate
petrolifero , il giovane Blaise Duval poteva
considerarsi all’età di ventitré
anni una divinità tra mortali .
Ricco , con un
quoziente intellettivo al di sopra della media e , ovviamente ,
bellissimo .
Si mosse con eleganza
naturale , facendo guizzare i muscoli delle braccia quando le
incrociò sul petto , i profondi occhi blu fissi al centro
della pista mentre qualche ricciolo nero andava ad
accarezzargli le lunghe ciglia scure .
Era bello ,
così bello da togliere il fiato e strapparti il cuore dal
petto con un solo respiro .
Una bellezza cherubica
che però nascondeva un animo arido , cinico e meschino
, se non fosse stato per quell’angolo di calore ,
per quel minuscolo pezzo di cuore palpitante che si muoveva per
l’unico familiare al quale poteva dire di provare affetto .
Suo fratello Damien ,
identico a lui se non per gli occhi scuri del padre e un aria
più estroversa e meno minacciosa .
Poco più
piccolo di lui di due anni , Damien , dopo la morte di loro madre
Josephine , era l’unico essere umano per il quale il
primogenito dei Duval provasse un minimo di calore .
Un poco idiota ,
follemente innamorato di una donna che non avrebbe mai potuto
avere , e troppo vulnerabile alla crudeltà
dell’uomo .
Era per quello che
Blaise si era convinto ad accompagnarlo quella sera .
Non perché
avesse voglia di una sana scopata .
Né
perché volesse prendere un po’ d’aria .
Solo per fare contento
quel bambino di suo fratello che sarebbe scoppiato a piangere al suo
minimo rifiuto .
Anche ora , mentre lui
era costretto a sorbirsi i mugugni intristiti di quella ballerina ,
poteva seguire gli inutili tentativi da parte di quel moccioso di
scordare il suo amore impossibile .
Con tante donne , suo
fratello si era innamorato dell’unica che avrebbe
preferito impiccarsi che dargli la benché minima scintilla
di amore .
Cèline Roux
, in fondo , non era conosciuta per il suo buon cuore , e neanche
per l’ intessere in chissà quale
relazione duratura .
Prima Damien lo
avrebbe capito , prima avrebbe smesso di soffrire come un cane .
Era ubriaco , poteva
dirlo dal modo in cui muoveva in maniera scomposta le mani , ma
sembrava divertirsi a ballare con una piccoletta nascosta
nell’ombra , anche se , a ben guardare , quella
ragazza non sembrava affatto ballare .
Sporgendosi poco sopra
il tavolinetto di cristallo , Blaise registrò di striscio il
trillo emozionato che la ragazza al suo fianco aveva emesso nel vedere
i muscoli delle sue spalle tendersi , solo che ora
come ora , il ragazzo non aveva la benché minima voglia di
raggelarla con un occhiata .
Era strana e
sconosciuta quella sagoma , piccola e affusolata , ma dalle forme
femminili che , a causa delle luci , scompariva e riappariva
come per magia .
Seguì con
attenzione i movimenti del fratello , arrestatosi con le braccia in
aria e lo sguardo puntato sulla compagna di ballo che a malapena gli
arrivava alla spalla , mentre quella , vestita di un goffo e poco
attraente giaccone arancione , muoveva in modo elegante la manina
bianca .
Cosa dicessero non era
possibile saperlo dato il volume della musica , tuttavia , Blaise
riuscì ad intuire la sorpresa del fratello quando lo vide
sgranare gli occhi .
Damien
cominciò a gesticolare come un folle , afferrando la ragazza
per le braccia e stringendosela al petto con tale impeto che qualcosa
le cadde di dosso , qualcosa di incomprensibili che rimase abbandonato
sul pavimento .
Fu a quel punto che il
fratello , forse intercettando il suo sguardo , gli gettò
un’occhiata lunga e profonda , salutandolo con una
mano e attirando , così , l’attenzione della
sconosciuta .
Fu un lampo di luce ,
un fascio di grigio perla delle luci che lo colpì come una
scudisciata , mentre due iridi chiare , dal colore indefinibile , lo
fissavano con una certa curiosità prima di tornare a fissare
il giovane brillo .
Poi scomparvero ,
così velocemente che Blaise pensò di
aver sognato tutto .
Solo che quando
raggiunse il punto in cui si trovavano pochi secondi fa ,
sentì un rumoroso
crack sotto le suole delle sue scarpe .
Tornato in piedi
, si rigirò con aria confusa il paio di occhiali
da vista che aveva inavvertitamente calpestato , notando con un
sopracciglio l’antiquata forma a mezzaluna .
Chi poteva portare un
simile insulto alla moda nel ventesimo secolo ?
Questa fu la domanda
che Blaise Duval si pose prima di intascare gli occhiali e dirigersi a
passo annoiato al suo divanetto , deciso ad andare giù
pesante con qualche altro drink , e perché no
,anche con qualche altra ballerina .
Quella sera non era
dell’umore , e suo fratello avrebbe dovuto aspettare la
mattina successiva prima di ricevere aiuto .
In fondo , cosa
avrebbe potuto fare quella piccoletta dagli occhi da strega ?
Quella sarebbe stata
l’identica domanda che , poche ore dopo , Damien Duval
avrebbe posto al suo cervello nel vedere una ragazzina che sembrava
uscita dalle favole tanto era piccola e carina seduta di fronte a lui .
Solo che
l’essere legato ad una sedia , con una sconosciuta che lo
osservava con aria un po’ tonta non era rincuorante , come
non lo era il forse un tantino
minaccioso coltello da cucina che la ragazza continuava a rigirarsi
come se nulla fosse tra le dita .
Chi diavolo era quella
psicopatica , ma , ancor più importante , dove diavolo era
finito suo fratello ?
Continua…
Una
storia senza pretese , di massimo cinque o sei capitoli .
Ne pubblicherò uno ogni mercoledì ,
perchè la storia non è molto lunga e
perchè non mi prenderà molto tempo .
In vista di un periodo stressante , ho voluto rilassarmi con questa
cosuccia , tanto per prendere un pò d'aria .
Gli aggiornamenti sarananno puntuali , se non a volte anticipati .
Ringrazio per la lettura , e per chi seguirà
questa storia .