1- Sogni di cristallo
Sul
filo del sogno
Sogni
di cristallo
"Hoc argumento eum capiunt:
puellam virginem ducunt
in illum locum ubi moratur et dimittunt eam in silvam solam."
[Con questo stratagemma
lo catturano:
conducono nel luogo dove
quello dimora una fanciulla vergine e la lasciano sola nella selva]
(dal "Fisiologo" latino)
- Quando ci rivedremo ancora noi tre, con tuoni, lampi o raffiche di
pioggia? -. (¹)
- Direi che tutta l'acqua che sta venendo giù sia
più che sufficiente, Minako – fece una giovane
donna la cui lunghissima chioma nera si confondeva con
l'oscurità della grotta – Odio tutta
quest'umidità, guarda i miei capelli! -.
- I miei sono perfetti come sempre, invece –
replicò una terza donna, rimirando le proprie ciocche
ondulate nello specchio intarsiato che portava sempre con sé
– E poi il sole secca la pelle e la invecchia -.
- Ma rende i miei capelli ancor più luminosi! -
protestò la ragazza che aveva parlato per prima, facendo
scorrere fra le dita alcune ciocche color dell'oro – E poi il
problema della pelle secca si presenta solo con l'età -.
- Come ti permetti? - fece, gelida, la donna con lo specchio
– Ti ricordo che nemmeno tu sei più una fanciulla
in fiore -.
- Ma ho sempre un paio di secoli meno della nostra Michiru. Giusto,
Rei? -.
- Silenzio, ora – ordinò la giovane di nome Rei,
puntando gli occhi scuri come la notte nel fuoco che ardeva in mezzo a
loro – Phobos e Deimos l'hanno trovata -.
- Era ora – commentò Minako, accarezzando il gatto
bianco che teneva in grembo – Pensavo fossero annegati nella
notte tempestosa -.
Si beccò un'occhiata bieca di Rei, mentre Michiru
controllava la situazione nel suo specchio.
- Sì, li vedo – disse infine – Sono
riusciti ad entrare -.
Minako e Rei tacquero, pendendo dalle labbra della loro compagna: dalla
missione affidata ai due corvi dipendeva il successo del loro piano.
- La bambina dorme profondamente, come previsto – Michiru
continuò a descrivere la scena – Ora Phobos sta
planando su di lei... no, un momento! Si è rigirata nel
letto in quest'istante, la ragazzina! -.
Una smorfia alterò i tratti delicati della donna, che
tuttavia si ridistesero subito dopo.
- No, ecco, è tornata nella posizione di prima. Ora,
pennuto, ora! -.
- Un po' di rispetto per i miei corvi! - pretese Rei.
- Ecco, ce l'ha fatta! - un sorriso soddisfatto si disegnò
sulle labbra di Michiru, i cui occhi rimasero tuttavia fissi sullo
specchio – La cenere è caduta proprio sugli occhi
della principessa -.
Le tre si scambiarono uno sguardo di trionfo, poi Rei
raddrizzò la schiena e si rivolse al fuoco.
- Allora andiamo a incominciare... -.
Il fastidio improvviso
che aveva sentito agli occhi era scomparso quasi subito, non appena li
aveva aperti. Ma ora non capiva dove si trovasse.
Era un posto che non
aveva mai visto prima, e forse nemmeno esisteva. Somigliava ad un
bosco, questo sì, come quello che circondava il castello e
il villaggio, ma gli alberi erano come ricoperti di vetro. Inoltre non
aveva idea di cosa fossero quelle strane forme luminose che spuntavano
qua e là... sembravano dei cristalli.
E quei colori
così strani, che non parevano essere affatto provocati dalla
luce del sole che filtrava tra le fronde. La prima consigliera di sua
madre, che si occupava anche della sua educazione, non le aveva mai
parlato di una cosa del genere. La foresta intorno a lei sfumava nei
colori più vari: dall'azzurro, al giallo tenue, al rosa che
sembrava lo stesso dei suoi capelli.
Abbassò lo
sguardo sui propri abiti: indossava ancora la camicia da notte ed era
scalza, eppure non sentiva minimamente freddo. L'erba della notte non
era umida di rugiada, come le diceva sempre Ami, e nemmeno il paesaggio
circostante era così buio. Sembrava brillasse di luce
propria; o forse erano quegli strani cristalli, chissà.
Poi alzò gli
occhi al cielo, e fra le stelle della notte scorse come delle onde di
luce colorata, somiglianti alle pieghe di grandi drappi di seta, che
non stavano ferme un momento. Erano uno spettacolo meraviglioso, e in
quell'istante miriadi di stelle si staccarono dalla loro posizione nel
firmamento, iniziando a cadere verso la terra in una scia luminosa:
Chibiusa non ne aveva mai viste così tante tutte in una
volta.
Sentì un
rumore dietro di sé e, quando si voltò, vide
qualcosa di bianco stagliarsi in quello splendore di luci.
- Potrebbe trattarsi dell'aurora boreale –
ipotizzò Ami quella mattina. La prima consigliera della
regina, con profonde conoscenze in qualunque campo del sapere, era
anche la sua insegnante privata – Anzi, ne sono piuttosto
sicura -.
- L'aurora... boreale? - Chibiusa sapeva che l'aurora era il momento
che precedeva l'alba e il sorgere del sole, ma... - Cosa significa? -.
Ami aprì uno degli enormi libri in cui, secondo Chibiusa,
era contenuto tutto il sapere dell'umanità.
- Le aurore boreali sono un fenomeno ottico dell'atmosfera
caratterizzato da bande luminose di colore rosso-verde-azzurro.
È causato dall'interazione di particelle cariche di origine
solare con la ionosfera terr... - Ami si interruppe, notando che
Chibiusa era ammutolita – Sì, beh... dobbiamo
ancora arrivarci. Di solito compaiono molto più a nord,
comunque, e se chiedi in giro ti diranno che sono i riflessi degli
scudi delle Valchirie... -.
Ami sospirò. Che fatica, il progresso della scienza.
- Però è strano – commentò
poi – Come hai fatto a sognarle, se non le conoscevi? -.
- Non lo so -.
- Non è che hai sbirciato in qualcuno dei miei libri e ne
hai visto un'immagine? -.
- Ecco, io... - in effetti l'aveva fatto, e più di una
volta: i libri di Ami erano la cosa più affascinante che
avesse mai visto. Ma non le sembrava di aver mai trovato niente su
quelle "aurore boreali".
- Va bene, non importa. Adesso apri il tuo libro: eravamo rimaste
all'area del triangolo, ricordi? -.
Le bastò dare
un'occhiata intorno per rendersi conto che quello era lo stesso bosco
che aveva sognato la notte prima. Ma non c'erano più quelle
strane fasce luminose che danzavano nel cielo, semplicemente trapunto
di stelle come quello che conosceva.
Tuttavia dei cristalli
luminescenti continuavano a spuntare qua e là fra l'erba,
alla stregua di funghi o fiori, e quella luce soffusa era sufficiente
ad illuminare il bosco quel tanto da non averne paura.
Ora che lo guardava
meglio, somigliava parecchio a quello che circondava il castello,
nonostante lei non lo frequentasse più di tanto. C'era lo
stesso profumo: quell'odore fragrante di muschio, alberi e piante
selvatiche, così intenso da avvolgerla. Malgrado si trovasse
in un bosco, di notte, sentiva di non avere la minima paura: era tutto
immerso in un silenzio ovattato, il silenzio del sonno. Un silenzio
talmente profondo che il nitrito che si udì
sembrò lacerarlo all'improvviso, come il primo raggio di
sole squarcia le tenebre della notte.
Chibiusa non capiva
certo il linguaggio degli animali, ma all'udire quel verso
voltò lo sguardo in ogni direzione, cercando di capire da
dove provenisse. Non sapeva perché, ma le era sembrato che
stesse chiamando qualcuno; che stesse chiamando proprio lei.
- Quanto ci vorrà? - domandò Minako,
attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno a un dito con aria
annoiata.
- Poche notti saranno sufficienti – rispose Michiru,
continuando a seguire Chibiusa nel suo specchio – La piccola
sembra decisamente ammaliata -.
- Comunque continuo a non capire perché non posso farlo io.
Non ci saremmo risparmiate un sacco di scocciature? - insistette la
fanciulla, che adesso aveva preso a tirare scherzosamente la coda al
suo gatto bianco.
- Ci serve una vergine,
Minako – sbottò Rei, alzando per un momento gli
occhi dal fuoco ed interrompendo gli incantesimi che stava bisbigliando
alle fiamme.
- Come se una vergine potesse essere più bella di me! -.
Rei sbuffò, mentre Michiru non riuscì a
trattenere una risatina divertita.
- Suvvia, questa ragazzina non è tanto male –
commentò, osservandola nello specchio e alzando un
sopracciglio un po' scettica – Certo, non fosse per
quest'assurdo colore di capelli... -.
- Che poi chissà da dov'è saltato fuori
– rincarò Minako, che si lanciava in appassionate
discussioni non appena rintracciava nell'aria il minimo sentore di
pettegolezzo – Poteva averli scuri come suo padre, o biondi
come quelli di Usa... -.
- Non pronunciare quel nome! - la ammonì Rei, gli occhi
improvvisamente affilati e pericolosi – I traditori non vanno
nemmeno nominati! -.
Nessuna replicò; in effetti pronunciare il nome della loro
antica compagna di fronte a Rei non era mai una buona idea.
- Beh, sorelle, sbrighiamoci – fece Minako con nonchalance,
cambiando discorso in men che non si dica – La mia pelle
inizia a sciuparsi; diamoci una mossa a trovare quella specie di equino
col corno -.
(¹) Citazione dell'inizio del "Macbeth", Shakespeare: "When shall we three meet
again, in thunder, lightning or in rain?"
E con questa sono a
quattro storie che contengono nel titolo la parola "filo". Non so
perché finisco sempre su questo termine, se vogliamo ricco
di metafore... magari perché sono nipote di una sarta, chi
lo sa.
Comunque sia, questa
storia si è classificata prima al contest "Era
un Sogno" di Fabi_Fabi, dove dovevo prendere spunto da questa
frase: "Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se
muore il sognatore, che ne sarà del sogno...?" di Arthur B.
Chandler. Inoltre dovevo inserire le parole: gatto, corvo, fuoco,
occhi, tempesta e ombra.
Si è inoltre
classificata seconda al contest "Mondi
Paralleli" di Red Diablo e Kiki: qui si doveva ambientare la
storia in un universo alternativo a scelta, e io ho optato per il Mondo
Fantasy.
Anche se alla voce "Personaggi"
c'è scritto "Un po' tutti", metto le mani avanti e vi dico
subito che in questa storia non ci sarà traccia di Makoto,
Hotaru o Setsuna. Più che altro non mi servivano per i ruoli
che avevo in mente, perciò spero non ne rimarrete troppo
delusi. Ami stessa, in realtà, non viene nominata
più di tanto.
Questa fic trae spunto
da una leggenda medievale (vedete la citazione in alto) secondo la
quale, per catturare un unicorno, bisognava mandare una vergine- meglio
se bambina- da sola in un bosco. Solo lei sarebbe riuscita ad
ammansirlo, e in questo modo lo si sarebbe potuto catturare.
Ho poi aggiunto delle
invenzioni mie, ovviamente, ma rimango dell'idea che nel realizzare la
quarta serie di "Sailor Moon" si avesse bene in mente questa leggenda
medievale occidentale...
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