Capitolo 1.
Cosa?! Lei mi licenzia!?
Sono io che mi dimetto!!!
E così, sbattendo violentemente la porta alle mie spalle,
chiusi un altro penoso capitolo della mia vita…
Dopo la laurea in giornalismo ero convinta che avevo un mondo
entusiasmante da scoprire… e invece era da due anni che il
mio curriculum si riempiva solo di incarichi fuori dalla mia
portata… portalettere, commessa, gelataia… e
quando mi avevano offerto un posto in quell’insignificante
giornale di provincia… non ho fatto altro che rispondere con
un sonoro SI
pensando finalmente di poter iniziare a fare la professione per cui
avevo tanto faticato…
Ma quei tre mesi passati lì dentro erano stati un vero e
proprio incubo!
Articoli ridicoli, notizie di poca importanza e soprattutto un capo
presuntuoso e maschilista!
Mentre io aspiravo al meglio, a qualcosa che avrebbe fatto di me la
giornalista del secolo!
E così il tempo passava, i miei sogni si facevano sempre
più grandi e la ragione cercava di farmi pazientare ancora
un po’ sperando che in quel paesino sarebbe successo prima o
poi qualcosa di interessante…
E ogni giorno andavo al lavoro dicendomi – Elena vedrai che
oggi andrà meglio… - ma questo non accadeva mai e
così…
2 settimane
dopo…
Avevo mollato tutto… quel lavoro odioso, il mio appartamento
incasinato, il mio ex bugiardo… tutto… e avevo
deciso di crearmi un futuro lontano da tutti i miei fallimenti.
Benvenuti a Shady
Hill… questa era l’accoglienza della
mia nuova cittadina, della mia nuova vita.
Parcheggiai la mia piccola utilitaria e mi diressi verso
l’appartamento che avevo preso in affitto una settimana prima.
Era un appartamento davvero piccolo, l’unico che potevo
permettermi con i miei risparmi, ma aveva un qualcosa di intimo e
familiare.
Era composto da una camera da letto di modeste dimensioni, un piccolo
bagno con le mattonelle verde acqua e una cucina dai colori pastello
che abbinata al mio enorme divano faceva anche da soggiorno.
Stavo sistemando gli ultimi vestiti nell’armadio che stava di
fronte al grande letto a due piazze, quando la mia gamba
iniziò a tremare a causa del cellulare posto in una tasca
dei miei jeans… - Cassandra!-
risposi felice di sentire la mia migliore amica, lei era
l’unica persona che mi era sempre stata accanto dopo la morte
dei miei genitori, l’unica che mi era dispiaciuto lasciare a
tanti chilometri di distanza… - El! Sei arrivata?! Come
và? Ti piace? Ti trovi bene? Hai mangiato? –
mi tempestò di domande – Calma, calma…se ti
rispondo al cellulare evidentemente sono ancora viva…-
ci scherzai su – Si
si, ridi tu! E io che
sto in pensiero! Menomale che dovevi chiamarmi appena arrivavi eh?!
– caspita me ne ero completamente dimenticata! – Scusa Cass mi sono fatta
prendere dall’entusiasmo di tutte queste novità e
mi è caduto completamente di mente! – mi
giustificai con l’amica…
Chiacchierammo per una buona mezz’ora e alla fine ci
salutammo promettendo di chiamarci ogni sera per mantenerci aggiornate
l’una sulla vita dell’altra.
Ero esausta, il viaggio, le novità e il sistemare
quell’infinità di cose che mi ero portata dietro,
mi avevano distrutta… così finì per
trascinarmi stancamente verso il letto e, appena appoggiata la testa
sul cuscino, mi addormentai profondamente.
Il bip incessante della sveglia mi trascinò via da un sonno
agitato e confuso, popolato da strani sogni in cui correvo stringendo
tra le braccia un antico e pesante libro di cuoio…
Staccai la sveglia con una manata decisa,quasi violenta, ripensando a
quell’incubo… ma il suono del campanello della
porta di casa mi fece rinsavire dai miei pensieri.
Mi infilai di corsa un vecchio pantalone di tuta, perché di
certo non potevo presentarmi alla porta con addosso solo una vecchia
maxi t-shirt, e mi precipitai ad aprire…
Mi ritrovai a fissare due ipnotici occhi verdi che appartenevano a una
ragazzo moro,alto e atletico che con un solo sguardo avrebbe fatto
morire di arresto cardiaco qualsiasi ragazza.
Buongiorno vicina!
– esclamò sorridente lo sconosciuto, rifilandomi
davanti al naso una profumata torta, - ehm… salve!
– esclamai un po’ imbarazzata.
Mi porse il dolce e poi si presentò – Io sono Seth Spencer piacere!
– disse con un sorriso a 32 denti – Elena Colins -
risposi ricambiando un più modesto sorriso;
mi disse che si era accorto che venivano trasportati i miei mobili e
quindi aveva compreso che l’appartamento era stato affittato,
poi si congedò sorridente dicendo semplicemente che era
contento di avere una nuova vicina.
Richiusi con un sorriso la porta, guardando la torta tra le mie mani e
pensando a quell’affascinante e al tempo stesso bizzarro
vicino di casa che mi ritrovavo.
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