See that guy, watch that
scene
La
stanza da
letto era completamente avvolta nell’oscurità, ma
David sapeva orientarsi bene
lo stesso.
Si
avvicinò
alla finestra, appoggiò su una sedia il pesante vassoio
ricco di cibarie e
premette il pulsante che alzava le serrande. A poco a poco il sole
incominciò a
entrare nella camera e i suoi raggi illuminarono l’elegante
figura avvolta
nelle lenzuola di seta color prugna.
Giorno fatina! Ti ho lasciato
riposare
fino alle nove e mezza, adesso è ora di alzarsi
però- esclamò
all’indirizzo del compagno
addormentato.
Kurt
aprì le
palpebre e vide per prima cosa il più grande con un enorme
portavivande tra le
mani. Un ampio sorriso si allargò sul suo viso dai
lineamenti delicati.
Dai, ti ho fatto anche la
colazione
per festeggiare la prima di Rent. Sei stato bravissimo ieri sera-
aggiunse David, col petto gonfio di
orgoglio, prima di sdraiarsi accanto a lui e mettergli il vassoio in
grembo.
Kurt era la sua soddisfazione e il suo vanto più grande; non
concepiva di avere
accanto una persona così talentuosa.
Sono stato bravo allora? Il mio
assolo
nel secondo atto è stato fantastico, modestamente!
– disse con entusiasmo il soprano. La
sua esibizione era stata sublime, in ogni dettaglio.
David
si
perse per un attimo negli occhi azzurri dell’altro, ancora
luccicanti di gioia
per il musical, mentre questo addentava una fetta biscottata integrale
–ci
teneva alla linea Kurt!- e apriva un barattolino di yogurt magro
all’ananas.
Dopo
qualche
istante di silenzio, lo studente di legge trovò il coraggio
di parlare.
Ieri Burt mi ha detto alcune
cose
prima che iniziasse lo spettacolo. Ti hanno fatto già ben
due proposte per
andare a lavorare a New York in delle produzioni off Broadway e tu hai
rifiutato. Si può sapere perché diavolo hai agito
così?
– domandò turbato David.
Non
poteva
ancora credere che il suo fidanzato gli avesse nascosto dei fatti
così
importanti.
Loro
si erano
sempre detti tutto, sempre.
Lo
sguardo di
Kurt si appannò all’istante. Posò il
cucchiaino con cui stava mangiando lo
yogurt e fece vagare gli occhi per la camera, senza dire una parola.
David
gli
afferrò il mento con le sue lunghe dita e lo costrinse a
guardarlo dritto in
faccia.
Mi spieghi cosa è
questa storia?
Perché ti sei comportato così?
– gli sussurrò.
Kurt
sospirò
pesantemente, prese forza e spiegò con la voce rotta.
Perché non voglio
lasciarti, non
voglio separarmi da te! Potrei farcela, ma solo se avessi te affianco,
lo so
già. Sai cosa significherebbe trasferirsi a New York? Io non
posso chiederti di
lasciare gli studi qui, farti fare armi e bagagli per la mia carriera
in un
altro Stato. Non posso chiederti di sacrificare te stesso per il mio
sogno! – dichiarò, le parole sparate
l’una
dietro l’altra in modo agitato. Una piccola lacrima scese
sulla sua guancia, ma
venne subito scacciata via dall’indice di David.
Non puoi e non devi scegliere
per me,
Kurt. Tu avresti dovuto dirmelo immediatamente, avremmo trovato delle
soluzioni
insieme. Io sono quasi al termine del mio corso di studi, fare avanti e
dietro
tra New York e l’Ohio non mi peserebbe più di
tanto. Farei di tutto purché che
tu sia felice. Non idea di quanto sia stato fantastico per me vedere te
ieri
sera sul palcoscenico, guardare coi miei stessi occhi quanto tu fossi
padrone
della scena, come dominassi con sicurezza il tutto. Sei nato per vivere
di
applausi. E ti amo. E quindi farò di tutto
affinché tu possa brillare- annunciò
il ragazzo, profondamente
convinto della verità delle sue parole, mentre stringeva a
sé Kurt.
Davvero? Saresti disposto a
lasciare
tutto per venire a vivere a New York con me, se dovesse capitare
l’occasione
giusta? –
chiese il
più piccolo, con vocina dolce e infantile, ranicchiandosi
attorno all’immenso
petto di David.
Questo
annuì
e lo baciò sulle labbra, conquistato come sempre dalla
tenerezza che quel
ragazzo gli riusciva a tirare fuori.
Kurt
Hummel
era specialista nel tirargli fuori cose che nemmeno lui sapeva di
possedere
dentro di sé.
Oddio, la tua bocca sa di ananas
– scherzò David, stringendolo ancora
di più.
Non
gli
importava nulla degli studi o della laurea, avrebbe conciliato tutto.
La sola
persona che contasse era lì, tra le sue braccia.
E
l’avrebbe
seguita anche in capo al mondo.
***
David
Karofsky era in prima fila in un piccolo teatro off Broadway a New
York, in
preda all’ansia che gli storceva lo stomaco. Accanto a lui,
ugualmente tesi,
Burt e Carole.
Era
passato
un anno da quella conversazione con Kurt. Un anno che aveva visto lui
rispettare la propria promessa di rimanere al suo fianco, a qualsiasi
costo.
Viveva
per la
maggior parte a casa loro - un mini appartamento molto carino che Kurt
aveva
trovato persino il tempo di arredare - studiava lì e poi
rientrava in Ohio in
aereo solo per dare gli ultimi esami rimasti. I contatti con amici e
parenti li
teneva via cellulare o Skype; ogni tanto riusciva a passare qualche
giorno coi
suoi e poi partiva di nuovo.
Un’organizzazione
praticamente perfetta, creata da David in pochissimo tempo dopo che
Kurt aveva stabilito
di accettare una proposta per far parte del cast di Wicked, sei mesi
prima.
C’erano
stati
momenti molto duri, non poteva non ammetterlo a se stesso.
Momenti
in
cui si era sentito solo, essendo lontano da casa. Momenti in cui aveva
sentito tutto
il peso della sua decisione sulle sue spalle, quando Kurt passava le
giornate a
provare, provare e ancora provare, lui invece perennemente chino sui
libri in
totale solitudine, senza quasi mai vedersi.
Ma
non si era
mai pentito, nemmeno per una sola frazione di secondo, della sua
disposizione.
Aveva
seguito
il suo cuore ed era fiero di vedere il desiderio del suo fidanzato
finalmente realizzarsi
in concreto.
Anzi,
ormai
era diventato il loro sogno.
Di
entrambi.
Ci
avevano
creduto così intensamente e avevano combattuto per esso
tutti e due. Era una
vittoria il cui merito ricadeva per intero sulla loro forza di
volontà.
Quando
le
luci del teatro si affievolirono e la sala si immerse nel buio, David
tentò di
rilassarsi sulla poltrona di velluto rosso, pensando a quanta strada
avessero
fatto assieme lui e Kurt e a dove erano riusciti ad arrivare
l’uno assieme
all’altro.
Dal
periodo
del liceo ne avevano passate di cotte e di crude.
Avevano
superato così tanti ostacoli.
Gli
atti di
bullismo, il primo bacio rubato negli spogliatoi, la minaccia di morte,
la fuga
di Kurt alla Dalton e poi il ritorno, l’inizio della loro
amicizia, le scuse
fatte piangendo quel giorno di maggio di tanti anni prima nel
corridoio, la
loro elezione a Re e Regina del ballo; e ancora, il difficile e
tormentato
coming out, la rottura del legame tra Kurt e l’ex, la loro
frequentazione
segreta da fidanzati, l’uscita allo scoperto come coppia con
tutti coloro che
conoscevano, la fine della scuola superiore,
l’università, la convivenza… mille
ricordi, mille colori, mille emozioni sovrapposte affollarono la mente
di David
rapide come lampi.
Ognuna
di
quelle immagini era una parte di sé. Una parte della vita
costruita a volte con
fatica ma con intensa devozione assieme a Kurt.
E
nell’esatto
secondo in cui vide quel ragazzo dall’incedere sicuro e col
corpo affusolato
apparire sul palcoscenico e aprire bocca per riempire l’aria
della sua incredibile
voce celestiale, David ebbe la certezza di aver compiuto la scelta
migliore
della sua intera esistenza nel sostenerlo con tutto se stesso.
Niente
era
più importante di Kurt Hummel.
Niente lo
sarebbe mai stato.
__________
Avevo
disperatamente bisogno di fluff, nonostante avessi in mente di scrivere
del sano angst, ma non ce l'ho proprio fatta. Ce l'avevo nel pc da un
paio di giorni già pronta LOL; l'ho scritta praticamente per
sfogare la tensione della 2x20. Adoro scrivere delle futurefic su Kurt
e Dave, io ce li vedo così bene assieme, Dio! *_*
Bon,
Pirati, come sempre è per noi, dedicata con tanto, tanto
ammmore.
Pirates
all around the world, don't give up. *lo dico anche a me stessa XD*
Ps: il titolo è
preso da Dancing Queen *piange al pensiero della scena in cui compare
la song 3* e ho sostituito ovviamente girl con guy ^.^
|