Giulietta non
ha mai
chiesto di innamorarsi di Romeo, ma è successo.
Un amore inaspettato,
breve e doloroso. Lei è andata contro il volere dei
genitori, lei ha preferito
l'amore alla famiglia. Lei ha finto la morte per stare con lui.
Lui che era la luce, era
la vita. Lui che era tutto.
Stavo vagando per i corridoi del palazzo, senza
una meta,
quando una voce agitata chiamò il mio nome.
- Giulietta –
- Sì,
chi mi vuole? –
chiesi affacciandomi sul cortile interno.
- Tua madre ti cerca –
Controllai in fretta i capelli, e corsi verso la
stanza di
mia madre.
Era il primo agosto, mancavano ancora due
settimane al mio
quattordicesimo compleanno e per mia madre era arrivato il tempo di
trovarmi
marito.
- Dimmi Giulietta, ti piacerebbe prendere marito?
–
La volontà di mia madre era ben chiara
e io non avrei mai
potuto andare contro il volere della donna che mi aveva messo al mondo.
Bastò uno sguardo per far andare in
frantumi tutti i buoni
propositi.
La festa era incominciata e con essa anche le
danze.
Due occhi si incatenarono con insistenza i miei
tanto da
indurmi ad avvicinarmi allo sconosciuto. Il giovane si
avvicinò e con parole
argute suggellò l’inizio del nostro tormentato
amore.
Il conte Paride mi baciò la mano e se
ne andò. L’incontro di
poco prima mi fece capire che non avrei mai e poi mai potuto sposarmi
per il
solo volere di mia madre, Madonna Capuleti.
Senza amore non ci sarebbe stato alcun matrimonio
e ormai il
mio cuore apparteneva a un altro.
- Balia sai dirmi il nome del ragazzo con la
maschera? –
chiesi con bramosia.
- Oh, non lo so –
- Vai, informati – e la spinsi nella
mischia.
Il tempo di battere le ciglia e la balia
tornò con nefaste
notizie.
- Quello è un Montecchi e si chiama
Romeo. L’unico figlio
del vostro nemico – disse la donna con disperazione.
Il cuore cedette mentre guardavo andar via il mio
amore nato
dal mio unico odio.
Il destino mi aveva teso una trappola e io
c’ero caduta. Era
troppo tardi per dire al cuore di non amare il mio mortale nemico.
Notte inquieta. Non riuscivo a dormire, avevo
bisogno di
stare sola e pensare.
Uscii sul balcone in cerca di un po’ di
pace. Con la testa
sorretta dal braccio sinistro iniziai a pensare a voce alta.
- Ma perché sei Romeo. Rinnega tuo
padre, rifiuta il tuo
nome e in cambio avrai tutta me stessa … -
Non mi importava chi fosse, mi avrebbe avuta
comunque.
La vergogna si impossessò di me quando
il mio amore sbucò da
uno dei cespugli.
I suoi lineamenti, le sue parole …
tutto in lui era amore.
Non si può scegliere chi amare. La
scintilla scatta punto e
basta.
L'amore non dipende dalle nostre scelte.
È l’amore stesso a
sceglierci, è lui a muovere le fila della nostra vita.
Quell'amore travolgente che ti investe in
qualsiasi momento,
che ti lascia senza fiato e che, a volte, ti fa più male di
una coltellata.
Io appartenevo solo a lui, e lui a me. Ma la
paura
incondizionata di quello che sarebbe potuto succedere a volte mi
annebbiava la
vista, mi faceva pensare a cose spiacevoli.
E allora come andare avanti?
Ero sposata da neanche un giorno con la persona
che amavo e
Romeo era stato bandito. Troppo sangue era stato versato nella bella
Verona il
giorno delle mie nozze. Prima Mercuzio, poi Tebaldo e ora Romeo. Romeo
non era
ferito, non era morto concretamente, ma per me era come se lo fosse.
Pensare a Romeo era molto più che
doloroso.
Mi mancava tutto di lui. Il profumo, i baci
fugaci e il suo
sguardo. Quello sguardo pieno di amore che riservava solo a me.
I ricordi erano dappertutto, riportavano indietro
tutto in
modo così chiaro.
Da quando se n’era andato il mio cuore
sanguinava e non
aveva intenzione di smettere.
Mio padre mi inveì contro.
Dovevo sposare il conte Paride.
Era un ordine.
Come avrei potuto dirgli che mi ero sposata
segretamente con
l’uomo che aveva ucciso Tebaldo qualche ora prima?
Se non avessi sposato il conte mio padre mi
avrebbe buttata
fuori di casa.
Che fare?
Per un attimo ebbi un tentennamento. Non vedevo
vie d’uscita
all’orizzonte.
Romeo era bandito, la balia continuava a
ripetermi che
Paride era un uomo d’oro e giovedì
si
avvicinava.
La lucidità svanisce in certe
occasioni.
Il mondo sembrava sfumare di fronte ai miei occhi
perché non
mi rendevo ancora conto di quello che stava accadendo. Gli avvenimenti
avevano
preso un corso così assurdo che era impossibile credere a
quello a cui stavo
assistendo. Forse con il tempo avrei capito che non poteva andare
diversamente,
o forse non lo avrei mai accettato.
Frate Lorenzo era la mia unica e ultima speranza.
M’accasciai a terra e iniziai a piangere.
- Ho un’idea figliola –
Coraggio. La parola chiave
dell’infinito discorso che mi
fece il frate.
Sarei stata disposta a fare qualsiasi cosa,
piuttosto che
andare in sposa al conte Paride. Mi
sarei buttata giù da un torre oppure fatta seppellire con il
sudario putrefatto
di un cadavere.
Tornai a casa, acconsentii al matrimonio con
Paride e il
giorno seguente bevvi tutto d’un fiato la fiala del frate.
I battiti del cuore rallentarono, un freddo
ancestrale mi
avvolse e i muscoli non risposero più ai comandi.
Pensavo fermamente che tutti noi eravamo
predestinati a
qualcosa.
Combattevamo o ci arrendevamo perché
"qualcosa"
dentro di noi ci diceva di arrenderci o di combattere.
Il destino ci fa incontrare o evitare le
situazioni, le
persone, i luoghi.
Il destino esisteva e io e Romeo ne eravamo la
prova.
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