La
petit mademoiselle~
L'incontro.
Dunque,
da dove potrei cominciare? Ah si, ci sono.
Il
mio nome è Leslie, Leslie Writers, ho ventiquattro anni e sono
disoccupata.
La
mia storia è piuttosto riconducibile alla legge di Murphy, avete
presente? “Se qualcosa può andare storto, andrà storto.”
Proprio così, sono perennemente perseguitata dalla sfortuna e
difficilmente riesco a trovare un lavoro, questo a causa del mio
aspetto fisico. E ora non giudicatemi come l'ennesima ragazza
ossessionata con il proprio aspetto, o come una specie di Betty
Suarez del telefilm Ugly Betty, non ho una vertiginosa
svalutazione del mio aspetto fisico e nemmeno sono uno scorfano, ho
solo qualche problemino, tutto qui.
Non
riesco a trovare un lavoro fisso, e nemmeno un part-time che mi
permetta di pagare l'affitto. Se non fosse per quel brav'uomo
proprietario del palazzo e quindi anche dell'appartamento che occupo,
probabilmente sarei stata sfrattata già da tempo. Il signor Bingle
ha un cuore d'oro, non c'è dubbio.
Oggi,
come al solito, ero in giro da presto per cercare un qualsiasi
lavoro. E quando dico qualsiasi, intendo veramente qualsiasi.
Non sono io ad essere schizzinosa, piuttosto lo sono gli altri, per
le persone sono strana, in qualche modo insensata.
Stamattina
per esempio ho incontrato una persona che addirittura ha
chiamato la polizia. Ieri
avevo dimenticato di fare la spesa o meglio, mi ero ripromessa di non
fare colazione, sapete per risparmiare qualche soldo, ma fatto sta
che appena alzata avevo una fame particolarmente indomabile e dunque
non ho potuto far altro che uscire e cercare qualche bar o qualche
caffetteria con prezzi bassi per placare la mia necessità senza
perderci troppo. Ho vagato
a lungo ma alla fine ho trovato un nuovo locale ad un isolato da casa
mia, non immaginate che gioia, stavo proprio svenendo dalla fame, poi
casualmente, mentre mi rifacevo gli occhi con i manicaretti esposti
in vetrina, ho notato il cartello. Detto così sembra una figura
apocalittica, ma non temete, non ho mica trovato il cartello con le
indicazioni per diventare miliardaria, era un semplice “cercasi
commessa” e li li ho
creduto di morire. Potevo fare colazione e trovare un lavoro, per di
più un lavoro che mi piaceva, tramite il quale potevo interagire con
la gente. Trovo questo ultimo dettaglio veramente fondamentale. Un
lavoro con le persone è un lavoro felice. Ma tagliamo corto con le
divagazioni, sono entrata nel locale, il mio stomaco si era
apparentemente placato, la prospettiva di un lavoro era molto più
allettante di un muffin che scivola giù nello stomaco. Mi sono
avvicinata al bancone, il proprietario era di spalle.
-Scusi?
Sono qui per il cartello...-
Ho accennato, la mia voce era piuttosto flebile, forse impaurita, mi
era già capitato di essere subito scartata per il problemino, e non
osate dire che son fissata, guai a voi!
-Oh
ma benissimo, aspetti un secondo che sistemo questi dolci e sono
subito da lei!-
Mi aveva risposto.
Era
un uomo paffuto, dannatamente alto e scapigliato, potevo vederlo
nonostante il cappello da pasticcere. Aveva un accento particolare,
ma io non sono così capace nell'intercettazione degli accenti, per
cui non saprei dirvi di che zona fosse, nemmeno
a grandi linee.
Dopo
circa un minuto si era voltato verso di me e dopo qualche istante di
silenzio, impreziosito dal suo sguardo ebete, si era messo a ridere.
Non
mi sbilanciai molto quando mi resi conto di essere il soggetto del
suo riso, capitava spesso per cui non ero particolarmente ferita.
Alla
fine, forse per via del mio sguardo neutro, si costrinse a smetterla,
poi si sporse dal bancone posandomi la grossa mano sulla testa
accarezzandomela come si fa ad un cagnolino, o ad un bambino, fate
voi.
-Bambina
cara, capisco che tu voglia lavorare in un posto pieno di dolci come
questo, ma noi cerchiamo persone adulte!-
Mi aveva detto riprendendo a ridere.
Io
allora avevo scosso il capo facendo un passo indietro, scivolando via
dalla sua mano, poi avevo aperto la borsa ed estratto la mia carta
d'identità porgendogliela.
-Ma
io non sono una bambina, ho ventiquattro anni, c'è scritto anche li,
vede?-
Gli ho
risposto con un tono piuttosto serio.
L'uomo
aveva assunto un'espressione corrucciata poi, riallungandomi la carta
per poi trattenerla e rigirarsela tra le mani mi aveva detto:
-Sai
che i documenti falsi sono vietati dalla legge? Come ti chiami
ragazzina?-
A
quel punto mi sono avvicinata al bancone e, battendo i pugni su di
esso gli ho risposto:
-Mi
chiamo Leslie Writers, quello non è un documento falso, ho davvero
ventiquattro anni! E adesso la prego di ridarmelo-
Niente
non mi aveva creduto ed anzi, con un'aria seccata e forse anche un
po' nervosa si era guardato attorno in cerca di una collega.
-Claire?
Chiama la polizia, questa bambina mi ha fornito dei documenti
falsi...-
Le aveva detto, e lei, portandosi una mano alla bocca come in un
vecchio film, aveva fatto cenno di si con la testa ed era corsa
subito verso il telefono a gettoni installato all'interno del locale.
Inutile
dire che a quel punto io m'infuriai.
Probabilmente
il mio volto ha preso un insano colorito rossastro, capita sempre
quando mi fanno perdere le staffe, ma visto che non ero davanti ad
uno specchio non saprei dirvi se anche stamattina è successo, ho
afferrato dei volantini che stavano sopra il bancone e per la rabbia
li ho lasciati scivolare, anzi li ho spinti, per terra.
-Oh...
dannazione!-
Ho borbottato emettendo un suono davvero molto infantile.
Quando
poi sono arrivati i poliziotti anche loro non mi hanno creduto finché
non hanno provato a rintracciare la vera
Leslie Writers o comunque qualcuno che la conoscesse e finalmente
hanno capito che di Leslie ce n'è una sola: io.
Ringrazio
ancora tantissimo il signor Bingle per la telefonata perché se non
fosse stato per lui avrebbero addirittura tentato di accusarmi del
furto del mio
cellulare, pensate un po' che gente...
Ovviamente
poi si sono scusati, giustificandosi con il solito ed ormai familiare
“ci scusi ma lei ha
l'aspetto di una bambina, nessuno le darebbe più di quattordici anni
e ultimamente con tutte queste storie di ragazzini che fanno i
documenti falsi per bere birra e altro si è tutti un po' più
sospettosi, sa com'è...”. Si,
so esattamente
com'è, mi fermato tipo tre volte su quattro quando vado in qualche
supermercato nuovo a comprare alcoolici.
Esatto.
Questo è il problema fisico di cui parlavo, per i tardi ecco che ve
lo sottolineo: ho una disfunzione, una specie di blocco della
crescita, ho esattamente lo stesso fisico di quando avevo undici
anni. Si tratta di una
malattia rara e non c'è una cura per cui vengo sempre e comunque
scambiata per una bambina, senza la possibilità che questo cambi.
Certe volte vorrei essere una nana. I nani almeno si vede che hanno
un problema fisico, io no, la mia vita è tutto un “aspetta
che ti spiego”, ed
io non lo sopporto, sul serio.
A
volte mi è anche capitato di essere licenziata perché troppo spesso
persone che non conoscevano la mia situazione, vedendomi lavorare,
pensavano che il proprietario dell'azienda ecc, stesse sfruttando dei
minori, e ok una volta ma dopo sei o sette inizio anche a non
biasimare il capo se mi licenzia.
E
voi che davvero credevate fosse un'ossessione per il mio aspetto
esteriore...
Ci
convivo, come posso ma comunque ci convivo.
Dopo
questa avventura con la polizia eccomi qui a parlare con voi mentre
si fa sera e ancora non vedo l'ombra di altri cartelli con la mia
frase preferita, “cercasi
commessa” se non
l'aveste afferrato. Le strade si stanno svuotando e sono piuttosto
lontana da casa, forse farei meglio a tornare indietro e rimandare la
mia missione
impossibile a domani,
del resto è quello che faccio sempre, però non so, son stanca di
rinunciare così facilmente, non devo arrendermi.
Non
ho appetito per cui penso che salterò la cena, ah dimenticavo! Oltre
che chiedermi scusa il proprietario della pasticceria mi ha anche
offerto la colazione, era il minimo che potesse fare. Ma
ovviamente
non mi ha assunta.
Ve
l'avevo detto io che la gente mi reputa strana...
Saranno
tipo cinque o sei minuti che ho come la sensazione di essere
osservata ed anche insistentemente. Non mi piace, non mi piace
affatto.
Ho
appena svoltato l'angolo e con la coda dell'occhio mi è sembrato di
vedere un'ombra scura che mi fissava insistentemente con
un'espressione davvero raccapricciante, non l'ho visto bene ma mi
sembrava macabramente
eccitato.
Si
tratta di un uomo, ne son sicura però che un uomo mi guardi con
quell'espressione non lascia presagire niente di buono perché visto
e considerato il mio problemino sicuramente quel tizio è... un
pedofilo. Senza ombra di dubbio.
Ok,
devo stare calma, dove mi trovo? Bene, molto lontano da casa e a tre
isolati dal distretto di polizia più vicino, come lo so? Me lo hanno
detto i poliziotti di stamattina.
Forse
dovrei accelerare il passo, ma poi quello capirebbe che mi sono
accorta di lui e mi trascinerebbe in qualche vicolo buio. Deduzione
da film lo ammetto, ma succederebbe sicuramente così, in fondo sotto
tutti quegli intrecci rocamboleschi hollywoodiani c'è qualche
brandello di verità.
Beh,
potrei comunque far scivolare la mano nella borsa e prendere il
cellulare senza farmi vedere, si quest'idea mi piace più della prima
opzione.
Ora
basta semplicemente prendere un respiro, mantenere una certa
disinvoltura e...
-Ehi
piccolina! Che ci fai qui tutta sola? E' pieno di gente pericolosa
sai?-
Oh
dannazione! E' già all'attacco, eccolo che si avvicina. Dio, cosa
faccio?
Un
uomo, forse non molto più grande di me, anagraficamente parlando,
gira l'angolo proprio a cinque o sei metri da dove sono io e allora
mi viene la folgorazione.
Inizio
a correre allargando le braccia, gli vado incontro e lo stringo
forte.
-Papà!
Finalmente sei arrivato! Ce ne hai messo di tempo!-
Esclamo sperando che mi regga il gioco.
Lui
mi guarda dubbioso, tiene una sigaretta tra le labbra, l'ha appena
accesa, ha i capelli scuri e mediamente lunghi per un uomo, ha un
viso affascinante, poi da quel che sento deve anche avere una buona
cura del suo fisico... Ma che dico? Sembro proprio una scolaretta.
Lancia
una breve occhiata nella direzione da cui sono arrivata poi
intercettando il malintenzionato mi afferra un braccio e me lo fa
scivolare sul suo fianco, facendo aderire la mia mano ad un oggetto
metallico di forma quasi ovale. Un distintivo. Che fortuna è un
poliziotto!
Mi
fa l'occhiolino poi mi mette le mani sulle spalle e si china su di
me.
-Tesoro,
scusami! Ma potevi tornare a casa con una delle tue amichette no? O
chiamare la mia segretaria, sai che sono sempre sommerso dal lavoro.-
Bene,
probabilmente vuole continuare questa farsa per accertarsi che quel
tizio sia un pedofilo sul serio o un ubriacone.
-Ma
avevi promesso...!-
Gli rispondo cercando di fare il tono più sommesso possibile.
-Lo
so, lo so. Sono proprio uno sbadato... Aspettami qui che vado a
prendere la macchina, l'ho lasciata parecchio lontano, ci metterò
minimo cinque minuti ok?-
Io
lo guardo confusa, che vuol fare?
-O...ok.-
Gli rispondo, del resto è un poliziotto, saprà il fatto suo.
Mi
molla è torna da dove ho venuto
-Faccio
in un attimo, non ti muovere!-
Mi dice alzando il tono per farsi sentire.
Abbasso
il capo guardandomi le scarpe, che mi stia usando come esca?
Dopo
nemmeno un minuto mi sento afferrare da dietro e tappare la bocca da
una mano sporca e sudicia.
-Fatti
vedere un po'...-
Sibila, è l'uomo di prima, ne sono certa. -Oh
ma come sei carina! Si sei proprio molto ma molto carina. A tuo padre
non dispiacerà se gioco un pochino con te, un fiore
così bello non può certo andare sprecato...-
Dio
mio è un folle! Ma dove è finito il poliziotto? No perché a quanto
sento il mio cuore sta scioperando! Ti prego fermalo subito.
-Mani
in alto! Lascia andare la bambina!-
Gli grida il caro buon poliziotto mentre con la beretta alla mano
tiene sotto mira il mio aguzzino.
Credevo
non arrivasse più, faccio un sospiro di sollievo mentre il pazzo mi
molla lasciandomi libera di respirare anche con la bocca.
-Guardi
che ci dev'essere un equivoco...-
Borbotta tenendo le mani alzate.
Il
poliziotto si avvicina estraendo le manette dalla tasca dei
pantaloni, mi fa cenno di stargli dietro.
-Si
certo, dicono tutti così...-
Gli risponde mentre lo fa mettere faccia al muro e gli infila le
manette -Hai
il diritto di rimanere in silenzio, qualsiasi parola dirai verrà
usata contro di te...-
Lo
acchiappa per la spalla e lo spinge nella direzione da cui era andato
e tornato per aiutarmi.
-Vieni
con me.-
Mi fa indicandomi con la testa la strada da seguire.
In
realtà l'auto non era molto lontana, anzi era praticamente dietro
l'angolo.
Fa
sedere il malvivente sul sedile posteriore poi si focalizza su di me.
-Allora,
tutto a posto?-
Mi chiede, io gli fanno cenno di si con la testa -Bene,
ora andiamo in centrale e chiamiamo i tuoi genitori. Ok?-
Scuoto
il capo in segno di dissenso, presagisco un nuovo giro de “le
tristi spiegazioni di Leslie”
-No,
non è necessario chiamare i miei.-
Gli rispondo estraendo per la seconda volta in una giornata la mia
carta di identità -Sono
maggiorenne.-
Lui
me la prende dalle mani ispezionandola un po' dubbioso.
-Ho
una disfunzione della crescita... Io non...-
Inizio ma mi vedo costretta ad interrompere la giustificazione perché
mi rivedo restituire la carta di identità
L'agente
si raddrizza non mi guarda in volto, è come preso da chissà quale
ragionamento complesso.
-Comprendo.-
Sussurra -Questo
allora cambia tutto...-
Fa
una lunga pausa nella quale mi accorgo che quello schifoso continua a
guardarmi come fossi una bistecca succulenta, mi fa rabbrividire.
Ritorno
a guardare il poliziotto e lo vedo sorridere con una strana luce
negli occhi.
-Allora
forse puoi essermi utile...-
Fine
capitolo.
Ho
passato le ultime tre ore, se non quattro a scrivere questo capitolo,
che è venuto fuori di getto, praticamente quasi da solo, era come se
mi venisse dettato da qualcun altro, non so.
Avviso
i lettori che questa bizzarra idea mi è venuta fuori per lei:
http://www.youtube.com/watch?v=1ajHukZEQMs&feature=share
Se
ascoltate con attenzione potrete sentire anche quanti anni ha.
Ventiquattro. E non
ricordo se nel video lo dica ma è alta un
metro e quarantasette.
In definitiva è la
musa indiscussa di
questo mio scritto.
Spero
che vi abbia in qualche modo intrigato la trama. Almeno un
milionesimo di quello che l'idea ha fatto con me.
Ci
si risente per il prossimo capitolo, grazie di aver letto,
Inglorious.
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